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Crime Magazine: Serial killer
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Crime Magazine: Serial killer

Author: Cristina Brondoni

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Perché uccidono? Come? E quanto? Casi noti e meno noti affrontati con una certa dose di ironia e solide basi scientifiche da Sara Uslenghi e Cristina Brondoni.
31 Episodes
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Trick or treat? Dolcetto o scherzetto? Halloween è ormai popolare anche in Italia, e la tradizione vuole che si vada di casa in casa a chiedere dolci e caramelle. Ma c'è chi di Halloween ha approfittato per commettere omicidi orribili. Un padre che ha ucciso suo figlio. Una donna che, per scherzo, ha ucciso una collega. E anche Ted Bundy e i temibili Toolbox Killers (Bittaker e Norris) hanno ucciso proprio la notte di Hallween. Ecco le loro storie.
Scomparire in una setta è più semplice di quanto si pensi. La setta, infatti, per come è organizzata pensa a tutto. Ospitalità, lavoro, e soprattutto accoglienza emotiva. Chi è fragile, ed è in cerca di risposte semplici a temi complessi, più facilmente può cadere vittima di aggregazioni di persone in stile settario. In Italia, secondo il saggio "Nella setta" di Piccinni e Gazzanni, si stima che almeno 4 milioni di persone siano affiliate a una setta. E le sette, si sa, non sempre sono legali. Una volta che una persona è coinvolta in una setta, il mondo "fuori" resta escluso. Restano esclusi amici e parenti che, spesso, non sanno come fare per ritrovare la persona che a tutti gli effetti è scomparsa. L'episodio è dedicato a chi scompare nelle sette.
Di Steven Hicks, la prima vittima di Jeffrey Dahmer, non si seppe nulla dal 1978, quando scomparve, fino al 1991 quando Dahmer venne arrestato e confessò gli omicidi. Incluso quello di Steven. Tredici anni durante i quali i genitori e gli amici del giovane sperarono che fosse fuggito. O almeno che fosse ancora vivo. In Italia, molto spesso, le persone scomparse non vengono ritrovate o vengono ritrovate cadavere. Come, per esempio, Elena Ceste: secondo il marito, era uscita di notte, senza effetti personali, nuda. E solo per fargli un torto. Ma come funziona la ricerca di una persona scomparsa? E chi scompare? Ed è davvero possibile, nel 2023, scomparire senza lasciare alcuna traccia?
Natale è il periodo dell'anno in cui si dice che siamo tutti può buoni. Ma c'è anche chi, a prescindere che sia o meno Natale, resta sopraffatto, violato dalla felicità altrui. Magari perché infelice, magari per solitudine. O per entrambe le cose. La felicità come movente di un omicidio è piuttosto rara, ma c'è. Spesso degenera nell'invidia che porta alla rabbia. E infine all'omicidio.
Le liti tra vicini di casa sono all'ordine del giorno. E talvolta possono degenerare in omicidi. Una tv a volume troppo alto, mobili spostati alle tre del mattino, pessimo uso degli spazi comuni sono solo esempi dei motivi del contendere. Ma quando e come e perché si arriva all'omicidio?
Daniela Cecchin è sempre stata solitaria. O meglio sola. Ormai adulta, per caso, ritrova un uomo che, ai tempi dell'università, si era mostrato gentile con lei. Lo pedina, lo spia e scopre che ha una famiglia. L'odio e la rabbia travolgono Daniela Cecchin che decide di uccidere per vendicarsi della felicità delle vite degli altri.
Shanda aveva 12 anni quando le sue amiche l'hanno attirata in trappola, torturata e uccisa. Il movente? La gelosia di una loro, Melinda Loveless. O almeno così è scritto nei verbali di polizia. L'omicidio, infatti, è maturato in contesti familiari violenti e disfunzionali. Ma un'amicizia tossica, senza arrivare all'omicidio, può capitare a chiunque. Come uscirne?
Mark Twitchell era un aspirante regista, e un aspirante serial killer. Fan di Star Wars e di Dexter ha usato la fiction come trampolino per una carriera criminale. Fortunatamente stoppata sul nascere. Ma non a sufficienza per evitare vittime.
Dana Sue Gray era shopaholic: acquistare era una dipendenza. Come la droga. Rimasta disoccupata ha deciso di uccidere per appropriarsi delle carte di credito delle vittime per proseguire nei suoi raid in centri commerciali dove arrivava a spendere 1500 dollari al giorno.
Nascere nobili ha indubbiamente dei vantaggi, primo e non trascurabile quello di poter contare su consistenti risorse di denaro. Ma gli svantaggi possono essere perniciosi, come la perdita della libertà di operare scelte proprie. La storia racconta di principesse, re e contesse che hanno usato ricchezze e dominio per compiere delitti che, in qualche caso, sono rimasti impuniti. Nella foto (dal web) una rappresentazione della contessa Bathory (presunta serial killer).
Il bullismo è presente nelle scuole a ogni latitudine. Con enormi differenze: dai casi piuttosto leggeri, in cui il bullo viene individuato e fermato da educatori o genitori, a quelli con epiloghi drammatici, spesso letali. Individuare il bullismo può essere complesso, perché le dinamiche tra studenti spesso restano appannaggio solo loro, e non del personale docente o dei famigliari. Questo episodio è e vuole essere solo una riflessione, uno spunto, sul fenomeno. E non una soluzione a comportamenti che devono essere analizzati caso per caso. Si parte da un classico horror "Carrie" di Stephen King che, a parere nostro, dovrebbe essere letto nelle scuole. Perché spiega, nel dettaglio, il bullismo. Nella foto di copertina un frame di Sissy Spacek nei panni insanguinati di Carrie White di "Carrie - Lo sguardo di Satana" (1976) di Brian De Palma.
Il gaslighting è un abuso psicologico. Viene messo in atto dall'autore che, per ragioni sue, vuole far passare la vittima per matta. Il termine è derivato dal film di George Cukor del 1944 Gaslight (in italiano Angoscia) in cui un marito vuole fare interdire la moglie, facendola passare per pazza. Lo fa manomettendo il sistema di luci a gas e facendo credere alla donna che il fatto che si affievolisca l'intensità della luce sia frutto della sua mente malata (la foto è tratta proprio dal film). Ma ci sono molti molti casi reali.
La famiglia perfetta esiste solo nelle pubblicità. E nei primi quattro minuti dei film horror. C'è chi, ancora, considera il divorzio come un fallimento, qualcosa di cui i vicini parleranno, un evento talmente insostenibile da scegliere l'alternativa definitiva: l'omicidio. Tre casi, tutti e tre americani, in cui le relazioni personali hanno avuto finali tremendi. Sara è riuscita, però, a dire anche "macramè" forse ispirata dal tè delle cinque che Cristina ha preparato. (Nella foto, Chris Watts inquadrato dalla bodycam di un agente di polizia).
Dennis Nilsen ha ucciso almeno dodici giovani uomini e ne ha conservato i corpi in casa. Era un necrofilo. Il rituale prevedeva che, dopo l'omicidio, Nilsen lavasse, asciugasse, rivestisse il cadavere così da avere compagnia. Una compagnia silenziosa in una parodia di intimità famigliare. Bambole, e non più persone. E proprio la bambola è tra gli oggetti che più hanno ispirato la fantasia di scrittori e sceneggiatori horror.
Il cannibalismo o antropofagia è vecchio quanto il genere umano. Molti i motivi. Per fame, per possedere forza e vitalità del nemico (e per fargli sapere definitivamente chi ha vinto), per rituali volti a ingraziarsi divinità. I serial killer cannibali sono parecchi che, in una sorta di frenesia di possesso, hanno ucciso, cucinato e mangiato (parti di) esseri umani. Tutti, una volta catturati, hanno detto la loro su come sia davvero la carte umana. La fiction, in questo senso, è un passo indietro, anche se Hannibal Lecter è un cult.
Bessie, Alice e Margaret si erano appena sposate quando morirono affogate in una vasca da bagno. Qualcuno ritenne la coincidenza talmente bizzarra da avvisare Scotland Yard. L'indagine portò a un bigamo e truffatore. E omicida.Anche sulla scomparsa di Cora, moglie del dottor Crippen, qualcuno si insospettì. Scotland Yard indagò e grazie all'uso del telegrafo arrivò a una conclusione. Due casi vintage di scienza forense.
Quando si dice che un posto di lavoro è un "ambiente tossico" di solito ci si riferisce alla sola (e più che sufficiente) atmosfera pesante. Ma c'è, cogliendo alla lettera il senso, ha avvelenato i propri colleghi e capi. C'è anche chi ha sparato: in America ogni anno ci sono stragi sul lavoro. I moventi? Vecchie ruggini, certamente, ma anche nuove invidie, rancori per fallimenti più o meno dichiarati e malattie mentali mai diagnosticate.
Vip&Crime

Vip&Crime

2020-12-1658:53

Quando la morte, soprattutto quella violenta, riguarda le celebrità l'attenzione del pubblico oscilla tra la fiction e la realtà. Così come i fan che decidono di uccidere una star, a volte per farsi notare, altre per vendetta. Come accadde con Mark David Chapman che uccise John Lennon perché in disaccordo con alcune affermazioni del cantante (nella foto Lennon che firma l'autografo al suo futuro assassino).
La casa è il porto sicuro a cui approdare, il nido, un luogo in cui vi è sicurezza. Per questo, quando la casa diventa il posto in cui sono commessi i peggiori crimini, la risonanza è enorme. Qui si parla della vera storia di Amityville, dei serial killer Ed Gein e John Wayne Gacy e di come il tema della casa perfetta dia spesso vita a racconti e film horror. In foto: la casa al 112 di Ocean Avenue, Amityville, New York (sul cartello c'è scritto High Hopes, grandi speranze, quelle nutriva il signor De Feo).
La necessità di correlare gli omicidi, soprattutto quelli seriali o di massa, alla musica, ai fumetti, ai videogame nasce dalla volontà di trovare una spiegazione semplice, facilmente individuabile e a portata di mano che possa giustificare stragi e violenza. Il panico morale evita quindi di analizzare le cause e provare a risolvere i problemi: sarebbe più difficile. E molto, molto costoso.
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Comments (2)

ID21083021

L’episodio lo vidi anche io...avevo forse 6 anni...ora ne ho 49...ancora ci penso terrorizzato e ricordo la scena del forno...non so perché ma il volto del pupazzo li ricordi a forma...di manico di ombrello...non so perché...comunque bravissime ottimo podcast

Feb 5th
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claudio aba galli

Ascolto interessante e piacevole. atmosfera rilassata nonostante l'argomento non sia detto più... adatto ad animi sensibili. brave

Sep 21st
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