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Costanza Miriano - BastaBugie.it

Author: BastaBugie

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La giornalista e scrittrice Costanza Miriano, arrivata al successo con il best seller "Sposati e sii sottomessa", continua a dispensare consigli su come vivere il rapporto di coppia, ma anche come affrontare i problemi di ogni giorno
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7661NON SONO D'ACCORDO CON LA BENEDIZIONE DELLE COPPIE GAY di Costanza MirianoHo ascoltato il consiglio dei difensori di Fiducia Supplicans e l'ho letta con attenzione, fino in fondo, con la leale intenzione di cogliervi il bene e di cambiare la mia iniziale idea negativa. Poi l'ho riletta e sottolineata, ci ho riflettuto. Ma niente. Non c'è proprio possibilità di salvarla. Mi dispiace. Una grande confusione la anima dall'inizio alla fine. Molte parole che girano e rigirano a vuoto. Soprattutto c'è un vuoto logico che non viene mai colmato, fino all'ultima riga. Un vuoto enorme come un baratro. Un salto che viene spiccato senza nessuna spiegazione.Come si passa dal benedire le persone singole, a benedire un'azione che fa il loro male? Che bisogno c'è? Che valore ha l'atto di benedire non una persona - cosa sacrosanta - ma la sua decisione di male, cioè di radicarsi in una situazione oggettivamente disordinata? Perché non la benedizione della persona, invece che della azione che oggettivamente la tiene attaccata alla sua ferita? Perché benedire il tumore, e non il malato di tumore? Qual è il significato? Qual è il bene? Non basta a far sentire accolta una persona omosessuale il fatto di essere benedetta, assolta, perdonata, abbracciata, incoraggiata a proseguire il suo cammino alla ricerca di Dio?Praticamente la Dichiarazione dice e ripete in tutti i modi che la Chiesa ama tutti gli uomini, li ama e li accoglie anche quando sono nel peccato (cioè sempre, cioè tutti). Ripete poi che il matrimonio è solo fra un uomo e una donna, e che solo lì dentro "i rapporti sessuali trovano il loro senso naturale, adeguato e pienamente umano". Infine afferma - senza nessun passaggio che spieghi il senso - che le unioni omosessuali possono essere benedette, cioè si può dire che sono bene. Anche se poco prima si è detto che sono innaturali, inadeguate e non pienamente umane.ERRORE DI SEMPLICE LOGICAMi sfugge il passaggio logico. Ho riletto alla ricerca delle parole che lo spiegassero, ma non c'è. Tante parole che coprono questo vuoto, e non rispondono all'unica domanda che suscita il documento. Perché non dovrebbe bastare che Gino e Pino vengano benedetti come persone? Perché si dovrebbe benedire il loro avere rapporti "innaturali, inadeguati e non umani", come dice il documento stesso? Che poi io una benedizione così manco la vorrei: "tienitela pure", direi al sacerdote che dovesse fare tutti questi distinguo. La verità è che più di così non si poteva dire, al momento, senza cambiare il Catechismo. È ovvio che tutte le persone possono e devono essere benedette, ma non tutte le loro azioni. Non l'azione dello stare insieme (trovo molto temerario e improprio anche il fatto di usare la parola coppia per due persone dello stesso sesso, dal punto di vista della Chiesa). Ma perché non si possono benedire le unioni?Certo, io non sono teologa e sono solo andata al catechismo, ma una cosa mi è chiara. Il peccato offende Dio non perché Dio sia un legislatore sadico e dispettoso, che ha messo delle regole a suo piacimento. La legge di Dio è come funziona il cuore dell'uomo, andare contro la legge fa soffrire. Dio non benedirà mai ciò che ci fa male. Dio è il Padre più tenero e innamorato, e quello che ci dice di non fare è quello che fa male prima di tutto a noi, esattamente come un buon padre o una buona madre si farebbero ammazzare per i propri figli (e lui lo ha fatto), ma non potranno mai incoraggiarli quando vanno a farsi del male. La mamma benedice e accoglie il figlio drogato, ma non benedice il suo atto di drogarsi; il padre benedice il figlio ladro ma non benedirà l'atto di rubare. Sinceramente mi fa anche ridere scrivere simili banalità da quarta elementare e non mi spiego come si sia potuta creare questa confusione, davvero impresentabile a livello logico prima ancora che teologico. A meno che non ci sia un fine che io nella mia ingenuità non vedo.INTRINSECAMENTE DISORDINATINe consegue che o si cambia il CCC sull'omosessualità, smettendo di dichiarare i rapporti sessuali con persone dello stesso sesso "intrinsecamente disordinati", oppure si correggerà il tiro della presente dichiarazione, anche ascoltando - in nome della sinodalità - le voci di diverse conferenze episcopali nel mondo, come quella polacca, ungherese, kazaka, diverse africane e altre, più alcune voci di singoli pastori in Italia e in tutto il mondo, e anche l'affermazione della Chiesa ortodossa, che dichiara chiusa in seguito questa posizione della Cattolica ogni possibilità di ricongiunzione.Ma io prima di tutto vorrei che venisse ascoltato il grido di dolore delle persone che provano attrazione verso lo stesso sesso, e che finora hanno trovato nella Chiesa l'unica voce che indicasse loro la verità. Perché io non so dove vivano quelli che lavorano alla Congregazione per la Dottrina della fede, ma nel mondo, almeno in Europa, Usa, Canada, in tutto il mondo occidentale l'omosessualità è non solo non condannata né stigmatizzata, ma anzi incoraggiata. I colossi dell'entertainment pagano dazio alla lobby mettendo almeno una coppia dello stesso sesso in ogni serie o film, altrimenti neanche ottengono l'imprimatur. Le scuole promuovono le carriere alias anche contro la legge, attivisti del mondo lgbt vengono chiamati a pontificare per insegnare a tutti che quello è l'amore vero, perché bisogna essere inclusivi (che orrore leggere quella parola anche in Fiducia supplicans, ormai l'unica opera che non usi "inclusivo" nel suo vocabolario è il Vangelo, e io due domande me le farei). Quindi, se il motivo di questa dichiarazione fosse che la Chiesa si sente in dovere di non far sentire giudicate le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso, io vorrei dire che la Chiesa non deve farsi mettere all'angolo dal mondo, magari per paura di dispiacere, ma deve essere umilmente fiera di Cristo che sa, solo Lui, cosa è nel cuore dell'uomo, solo Lui lo sa! A giudicare le persone omosessuali è solo il loro personale dolore, è la verità intima che li fa soffrire, non lo stigma sociale. Ma quello che si aspettano dalla Chiesa è la Verità, che ci fa liberi davvero, e un incoraggiamento a proseguire nella ricerca di Dio, perseguendo la castità, come molti omosessuali cattolici fanno. Sono loro le vere vittime di Fiducia supplicans.Infine, a chi dice che si sta sempre con il Papa, rispondo che sono d'accordo. Sono pronta a morire per la Chiesa, davvero. Ma essere con il Papa significa anche esercitare la corresponsabilità dei fedeli laici e aiutare a far sì che intervenga presto una correzione del tiro che è richiesta da tante autorevoli voci di pastori nel mondo, e che non dubito avverrà presto, essendo questo un pronunciamento evidentemente provvisorio, dal momento che apre e lascia sospese troppe questioni di fondamentale importanza.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7381SENZA FIGLI L'ITALIA STA MORENDOCi stiamo estinguendo ed è abbastanza divertente (se non fosse drammatico) leggere le ricette che vengono proposte di giornali e televisioni per invertire la tendenzadi Costanza MirianoVedo oggi che i giornali si strappano i capelli per la drammatica denatalità italiana: ci stiamo allegramente e baldanzosamente estinguendo ed è abbastanza divertente leggere le ricette che vengono proposte per invertire la tendenza.Peccato che quei giornali siano gli stessi che da decenni attaccano sistematicamente e ferocemente il luogo dove la vita nasce e può essere custodita fino all'indipendenza, la famiglia, e con quella attaccano una sessualità integrale (cioè non solo genitale) e fondata sulle relazioni profonde e vere, attaccano la responsabilità, l'identità sessuata come caratteristica ricevuta alla nascita e non autodeterminata (non decidi tu di che sesso sei), il maschile in generale, promuovendo una femminilità aggressiva e snaturata; gli stessi che si sforzano con ogni mezzo di convincere le donne a non farsi fregare dalla maternità, a rimandarla più possibile, a pretendere asili nido sempre e comunque, e possibilmente dal terzo mese (quando i neonati prendono solo il latte della mamma), salvo poi raccontare con toni melensi e struggenti l'impegno delle donne che non riescono ad avere figli perché ci pensano tardi, e peccato se nei tentativi vengono uccise tante vite, gli stessi giornali che blaterano di diritto all'aborto messo in pericolo, come se esistesse in Italia una sola donna che dal '78 a oggi sia stata privata di questo "diritto", per non contare le ragazzine che grazie a Speranza possono andare in farmacia dopo un rapporto sessuale a prendersi una bomba di veleno e uccidere il loro figlio senza la prescrizione richiesta invece per l'antibiotico, e senza che i genitori neppure sappiano che un loro nipotino sta morendo.Questi media che si interrogano sulla denatalità fanno davvero ridere, perché sono loro che da decenni contribuiscono a costruire la cultura che ha prodotto questa desolazione.È inutile proporre assegni e piccole misure, come cerottini da mettere su uno squarcio che ci sta dissanguando, e che ci porterà presto a morte certa. Il cambiamento che ci è chiesto è una conversione epocale dello sguardo. Una conversione innanzitutto alla realtà: siamo maschio o femmina, la sessualità ha alcune caratteristiche che non puoi cambiare (non puoi fare figli per tutta la vita, per esempio, ma solo per un periodo relativamente breve); se provi a manipolare la fertilità ti può andare bene, ma anche no; di sicuro non va bene a tutti quei bambini che vengono concepiti e non fatti nascere (uccisi o lasciati nei frigo).La Chiesa la sua proposta coraggiosa l'ha fatta [...] e tutto ciò che la Chiesa propone corrisponde alla verità profonda dell'uomo, che funziona così come la Chiesa annuncia, anche se lui non lo sa.C'è un sacco di gente che ci ha scommesso la vita, su quella Parola della Chiesa, gente che si è fidata di Dio, e ha visto fiorire la sua vita, riempirsi di gioia la casa, moltiplicare le benedizioni [...] perché quello che conta è avere un cuore e un corpo aperti e disponibili alla vita. È una grande rivoluzione, è un modo coraggioso e insieme responsabile di vivere, è una profezia per questo mondo stanco, depresso, disperato, sempre più alla ricerca di senso (in tutto il mondo occidentale il disagio psichico è alle stelle).
VIDEO: Storie di aborto... e salvezza ➜ https://www.youtube.com/watch?v=f-ZQbcmfmQQ&list=PLolpIV2TSebVzYmc5B11R08Qd2ib0ZEgLTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6719UN LIBRO PER GUARIRE DALLE FERITE DELL'ABORTO di Costanza MirianoQuesto è un libro davvero necessario, quello che mancava, una piccola chiave preziosa per cercare di aprire il cuore, di sfondare quella barriera che sembra inesorabilmente dividere quando si parla di aborto, di comunicare nel modo giusto con le donne che sono tentate dal dire no alla vita, ma soprattutto con quelle che hanno già fatto quel passo.È un libro che parla ai cuori spezzati con un cuore spezzato dal loro dolore, capace di una compassione profonda, che credo oggi sia l'unica via da provare a percorrere per trovare ascolto anche tra le orecchie più chiuse dai preconcetti.È incredibile come Jorge Randle riesca a giudicare con chiarezza le azioni, mantenendo nello stesso momento uno sguardo dolcissimo e misericordioso sulle persone, senza mai lasciarsi sfuggire un giudizio e soprattutto senza perdere la speranza per le donne, annunciando loro che anche se le azioni fatte non possono essere cambiate, e di quelle si portano comunque le conseguenze, è possibile però ricevere un cuore nuovo, essere perdonate se si comprende che c'è qualcuno a cui chiedere perdono, qualcuno che desidera darci quel perdono più di quanto noi capiamo.GUARDARE ALLA PROPRIA STORIA CON ALTRI OCCHISono anni che mi scervello su questo tema, perché sono convinta che anche se può succedere che una nuova vita arrivi a distruggere dei progetti, a fare paura, a scatenare ansie, a cambiare il corso delle esistenze, sono ancora più convinta che ogni donna, se aiutata e sostenuta, sarà comunque benedetta se riuscirà a dire sì a quel bambino. Quel guastafeste, quell'impiccio, quel problema, quel dramma a volte, quella creatura che magari porta dentro di sé il patrimonio genetico di un uomo egoista o irresponsabile che si vorrebbe cancellare dalla propria vita, quel bambino lì, proprio lui, in qualche modo si rivelerà sempre un incredibile motore di vita nuova, di risorse, di gioia. A una condizione: che la donna non sia lasciata sola, che ci sia intorno a lei non solo una cultura favorevole alla vita, ma anche risorse concrete, aiuto pratico, una rete che si stringa intorno a lei senza giudicarla, ma sostenendola perché ogni nuova vita è un bene per tutti, e una mamma che riesce a dire sì anche quando costa molto è un'eroina.Una donna che dovesse trovarsi davanti alla scelta - a volte drammatica, lo riconosco - di dire sì o no a questo sconvolgimento della propria esistenza, qui troverebbe un grande aiuto per guardare alla sua storia con altri occhi.UN CAMMINO VERSO LA GUARIGIONEMa soprattutto tra queste pagine c'è il coraggio di guardare alle donne che il loro bambino lo hanno rifiutato. Qui c'è un percorso concreto, dettagliato, utilissimo per aiutare le donne che hanno abortito. Un percorso studiato conoscendo le dinamiche profonde, basato sulla conoscenza teorica e sull'esperienza pratica.Non parole di circostanza, non una generica assoluzione, non uno sminuire la portata dell'aborto, ma una possibilità di intraprendere un cammino verso la guarigione. Si sa che ogni guarigione è possibile solo se prima c'è una diagnosi accurata, e Don Jorge rivela qui una conoscenza non comune del cuore femminile, delle sue dinamiche, delle sue possibilità di ripresa. E poi dopo la diagnosi c'è la terapia, cioè l'indicazione di un cammino da percorrere, che deve essere necessariamente tagliato su misura, no, di più, cucito al millimetro per ogni singola storia, ma che deve avere delle tappe precise e comuni per tutte.Non voglio svelare altri dettagli, perché anche per il lettore questo sia un piccolo viaggio nel cuore di quello che per me è il dramma più grande dell'umanità contemporanea. Per concludere dico solo che ogni sacerdote, ma anche ogni persona che ha a che fare con il cammino interiore di altre persone (di solito sono le donne a scegliere l'aborto, ma non dimentichiamo che c'è sempre anche un uomo a cui viene ucciso un figlio, che egli abbia responsabilità o meno) dovrebbe leggerlo, perché aiutare i cuori spezzati è un'impresa difficile e fondamentale, ma non disperata. I cuori spezzati possono essere rimessi insieme, con qualche cicatrice, ma capaci di nuovo di amore, anzi, forse capaci di una nuova qualità di amore, ancora più grande.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6657VIDEO: DDL Zan - Attacco alla libertà ➜ https://www.youtube.com/watch?v=QVjphx_-L1ULA NUOVA BUFALA DI ZAN, CIOE' CHE LA TEORIA DEL GENDER NON ESISTE di Costanza MirianoChiariamo sulla nuova bufala di Zan, cioè che la teoria del gender non esiste.Dunque. Da qualche centinaia di migliaia di anni l'uomo sulla terra nasce maschio o femmina (salvo rarissimi casi di malformazioni genitali). E continuerà a farlo. Il sesso si riceve durante lo sviluppo embrionale, e da allora marchia tutte le cellule del bambino, tutte, non solo quelle legate alla genitalità. Gli esseri umani sono maschi o femmine.Hanno un cervello maschile o femminile, velocità e forza e vista e udito e capacità maschili o femminili. Non ruoli, molti di quelli sono intercambiabili, ma diversi strumenti per esercitarli, con ricchezze e capacità diverse.Quanto al sesso, di solito i maschi sono attratti dalle femmine e viceversa. È previsto dalla natura perché solo così si trasmette la vita. Poi - per una serie di motivi che sarebbe lungo esplorare qui - si può provare attrazione verso lo stesso sesso (in pochissimi casi rispetto al totale dell'umanità ma molto rumorosi), ma in ogni caso un uomo rimane un uomo anche se non va a letto con le donne, e non può essere totalmente definito dalla sua attrazione sessuale.Invece le teorie del gender - che vengono anche insegnate e sostenute in specifici corsi universitari fuori dall'Italia (e se passa il ddl Zan anche da noi) - affermano semplicemente che il genere può non corrispondere al sesso biologico e che una persona viene definita da come si percepisce. A partire da ciò deve essere considerata, con il pronome o l'asterisco giusto, e con infinite conseguenze legali e sociali e culturali. Questa è la teoria del gender che non solo esiste, ma che il ddl Zan vuole rendere legge e quindi cultura, anche attraverso iniziative nelle scuole.
VIDEO: Sposa sottomessa ➜ https://www.youtube.com/watch?v=PjsApsZvqbA&list=PLpFpqNiJy93sQRsyBRv8K8UVUyrl6N9lHTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6550Ogni tanto scopro di essere una giornalista sovranista e di estrema destra. L'ultima volta qualche giorno fa: è sicuro perché l'ho letto sul giornale (cerco di non ridere mentre lo scrivo). Umbria 24 infatti dava notizia di una polemica aperta da Pd Cgil Anpi e Sinistra italiana contro il Comune di Todi, reo di ospitare il festival letterario Todi città del libro, che ha in programma ospiti senza il bollino rosso della sinistra, quindi automaticamente di destra, e tra questi citava me, "autrice del capolavoro letterario Sposati e sii sottomessa" (risata).A parte che, anche se fosse, vorrei sapere in quale articolo di legge si prevede che le sole ad avere diritto di parola pubblicamente siano le persone di sinistra. Ci deve essere, da qualche parte, questa legge; almeno un articolino, un comma scritto in piccolo, perché le suddette presidiano praticamente tutti gli spazi pubblici, e si sentono investite della superiorità morale che consente di alzare il sopracciglio con sdegno ogni volta che si provi non dico a dissentire, ma anche a cercare di capire meglio, di farsi qualche domanda a proposito dei diktat del pensiero unico su alcuni temi sacri e intoccabili: porti aperti, riscaldamento globale, gender (il tuo sesso lo scegli tu), aborto come diritto, gli uomini sono tutti cattivi, soprattutto se bianchi ed eterosessuali (i cattolici poi non ne parliamo), le divise stiano chiuse in caserma, le donne sono tutte vittime, sarebbero bravissime e farebbero magnifiche carriere e invece vengono pagate di meno perché schiavizzate da uomini cattivi, e via dicendo. Le obiezioni e le domande sono vietate. I dati, proibiti (le donne non sono pagate di meno). La libertà, permessa solo se rispondente ai canoni (sei libera di fare carriera, ma non sei libera di volere più tempo per stare a casa e occuparti di chi ami, se no sei una minus habens e non una donna liberata).Sono idee, per carità, si può essere liberi di pensare qualunque cosa (anche che i cattolici siano dei mentecatti). Il problema è che il pensiero unico è diventata una religione. E così gli uomini che non credono più a nulla, hanno finito per credere a tutto, e hanno sostituito Dio con delle divinità intoccabili. Per dire, se tu osi soltanto chiederti se davvero l'Unione Europea - almeno così come è gestita - ci spalanchi le magnifiche sorti e progessive, sei sovranista. Il covid invece deve essere europeista visto che, offeso, se ne è andato dalla Gran Bretagna, dopo che tutti i giornali ci avevano parlato per mesi della catastrofe sanitaria che sarebbe succeduta alla Brexit (non ho letto nessun mea culpa, nessuno "scusateci, forse ci siamo un po' sbagliati", neppure una rettifica in ultima pagina in corpo 6).Se dici che forse in una situazione di giganteschi squilibri macroeconomici mondiali, con popoli interi alla fame, aprire il porto di Lampedusa forse, e dico forse, non è una magnifica soluzione ma una misera toppa, e rischia piuttosto di aumentare i naufragi e incentivare il mercato degli uomini, carne da macello, i quali poi non potranno che andare a ingrossare le file alla mensa della Caritas, se dici questo sei egoista, e razzista (oltre che sovranista, ça va sans dire), anche se ti spendi come puoi per quelli che alla mensa dei poveri ci finiscono davvero.Se dici che i maschi sono maschi e le femmine femmine, e che la realtà ha alcuni connotati che non dipendono dalla tua percezione, poi, sei veramente una brutta persona.Forse ho un'accezione un po' naif della mia professione (sarei una giornalista, oltre a scrivere libri) ma io credo che l'unico patrimonio di chi fa il mio mestiere sia la lealtà. Gli ex giornaloni italiani si sono trasformati come mai prima d'ora in fanzine, sembrano i giornaletti che distribuivano quando andavo in curva nord a tifare il Perugia. Ormai non sono più fonte di informazione, ma veicoli di appartenenza. Nessun problema, l'importante è dichiararlo, e non atteggiarsi a "professionisti dell'informazione" oggettiva (ci sarebbe un lungo discorso da fare: il case study potrebbe essere la vicenda Trump, ma andremmo fuori tema). L'informazione non ha più assolutamente nulla di oggettivo, è tutta emozione, è tutta superficie, è tutta fuffa. Il Nobel della pace preventivo al guerrafondaio Obama e le zero guerre di Trump il cattivone: la narrazione decisa da tutta la stampa mondiale prescinde totalmente dai dati di fatto, dalla realtà.E qui arriviamo al mio minuscolo, trascurabile caso. Se fossi sovranista e di destra come afferma l'articolo, dichiarerei la mia appartenenza senza problemi, ma il fatto è che io sono solo cattolica - e mi glorio di dichiararlo (è la formula che usavano i primi martiri, tanto prima o poi faremo questa fine, soprattutto se passa il ddl Zan) - e cerco di ragionare sulle cose a partire dalla realtà, questa sconosciuta. Le due cose per me sono totalmente sovrapponibili: fides et ratio.Ho scritto Sposati e sii sottomessa perché nei primi anni di matrimonio mi sono accorta che tutte le balle che mi ero bevuta su uomini e donne, sulla carriera, sulla parità e la divisione dei compiti in parti identiche si infrangevano contro questa cosa testarda che è la vita vera. Non è un capolavoro letterario, né pretende di esserlo, però decine e decine di migliaia di donne non solo in Italia lo hanno letto, per moltissime è stato un libro rivelatore, e in tante mi hanno detto di avere trovato lì una corrispondenza che non hanno certo con le battaglie delle michelemurgia sui metoo e i soffitti di cristallo. Non so se questo sia di destra.Ho scritto altri libri - come Quando eravamo femmine - per ricordare che esistono moltissime donne, la maggioranza, che non hanno il problema di diventare amministratore delegato, ma quello di non riuscire a stare abbastanza con i propri figli; ho scritto per ricordare che quella fioritura dello spirito che fu all'inizio il femminismo era in realtà una ricerca dello sguardo su di sé, quello che vuole ogni donna, e che non serve deprezzare gli uomini. Non so se questo sia di destra.Ho organizzato con degli amici il family day perché per fare una famiglia servono un uomo e una donna, e perché sfruttare le donne per farle partorire a pagamento è una cosa abominevole. Non so se questo sia di destra: di politica so pochissimo, ma sono quasi sicura che la sinistra non sia nata per difendere i desideri di gente molto ricca che per soddisfarli sfrutta le donne povere, pagando moltissimi soldi, quasi tutti ai trafficanti di bambini. Se questa è la bandiera della sinistra, io mi metto dall'altra parte.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6470SANTA GIUSEPPINA BAKHITA, DA SCHIAVA A FIGLIA DI DIOBakhita era schiava ed è stata liberata da Gesù, ma in realtà siamo tutti schiavi, prima che la nostra relazione con Dio diventi la più importante di tuttedi Costanza MirianoBakhita [...] era una bambina nera che viveva in un villaggio africano e che a sei anni venne rapita dai mercanti di schiavi, e portata al mercato. Strappata dalle braccia della mamma e separata dai fratelli e dalle sorelle (aveva anche una gemellina), incatenata e frustata a sangue, è talmente impaurita che dimentica tutto, persino il suo nome e quello della sua mamma.Assiste a crudeltà inenarrabili, come alla scena di una madre che non riesce a far tacere il suo bambino attaccato al seno svuotato di latte dalla marcia estenuante, e che si vede strappare dalle braccia il piccolo. Il mercante di schiavi lo prende per i piedi, lo fa roteare in aria e lo lancia contro una roccia, dove la sua testa si sfracella. La madre, pur stremata, in quel momento diventa una iena e si lancia contro il mercante, che la ammazza a calci, pugni e frustate. Bakhita - che vuol dire “felice”, e che è un nome assegnatole per scherno da un guardiano - ha molte di queste immagini scolpite negli occhi. Lei stessa subisce percosse di ogni tipo, passando di mano in mano per vari padroni. La sua pelle viene anche incisa per fare dei disegni decorativi sul corpo che era sempre nudo, come toccava a tutte le schiave, solo per un capriccio della padrona. Dopo l’incisione, dentro la ferita fatta col rasoio, viene messo e stropicciato del sale, affinché si formino delle cicatrici più grosse e indelebili, poi le schiave vengono buttate sulle stuoie in preda alla febbre per l’infezione, al delirio, sanguinanti. I NUOVI PADRONIMolte muoiono. Bakhita si riprende, dopo due mesi, così “decorata”, e si rimette in piedi a servire, subendo molto altro nella casa di un generale turco dove è finita a servizio. Infine viene comprata dal console italiano: è finalmente in una vera famiglia, le danno per la prima volta in vita sua, a diciotto anni, una tunica per coprirsi (fino ad allora aveva vissuto nuda). Riceve per la prima volta gesti umani, non viene più picchiata. Non è certo trattata da donna libera, ma almeno da persona, conosce per la prima volta una sorta di dignità. Così, quando il console rientra nel suo paese, chiede di partire con lui e la moglie e, arrivata in Italia, viene “regalata” a una famiglia di amici. I nuovi padroni hanno una bambina piccola, la quale si affeziona moltissimo a Bakhita, che dorme con lei nella stessa cameretta, e le fa da mamma. Dopo tre anni la famiglia decide di trasferirsi in Africa, ma prima sono necessari dei preparativi, e diversi sopralluoghi: per molti mesi Bakhita e la bambina vengono lasciate da alcune suore a Venezia.E qui succede il miracolo: per la prima volta sente parlare di Dio, e quando le dicono che attraverso il battesimo anche lei può diventare figlia di Dio, «anche mi, povera negra!», impazzisce di gioia. Lei, proprio lei che aveva subito le più atroci torture e le più totali umiliazioni, era figlia del padrone dell’Universo? Se quello era suo padre, lei era dunque una principessa? Questa notizia per Bakhita diventa la cosa più importante di tutte, capisce che è la cosa più preziosa della vita e non la vuole più perdere. Quando i suoi padroni tornano in Italia dall’Africa, dove avevano aperto un albergo, per portarci lei e la bambina e assegnarle il ruolo di barista, lei, che pure in qualche modo sarebbe stata “promossa” e avrebbe finalmente avuto un lavoro retribuito, dignitoso, non vuole lasciare le suore che per prime le hanno parlato di suo Padre, il Re dei re, e di sua madre, la Madonna, versione celeste e potenziata di quella mamma per cui aveva tanta nostalgia, pur non ricordando nulla di lei.FELICE E PIENA DI GRATITUDINE, NONOSTANTE LE UMILIAZIONIIl resto della sua vita - ottiene di rimanere in Italia, dove la schiavitù non esiste, e trova il coraggio di chiedere di essere ammessa tra le suore - trascorrerà nello stupore e nella riconoscenza, rinnovata ogni giorno per cinquant’anni, di essere considerata degna non solo di essere trattata come un essere umano, ma addirittura dell’amore di Dio, morto per lei. Come le invidio questo stupore, io che mi addormento alle messe (ho sviluppato una tecnica mimetica ma, se mi vedete con la testa fra le mani, voi ormai lo sapete, non sto riflettendo), e come le invidio l’umiltà con cui diceva dei suoi aguzzini che «non erano cattivi, solo che non conoscevano Dio», io che mentre prego in macchina e mi sento al massimo dell’ascesi, se solo uno non fa lo stop, desidero profondamente inchiodargli davanti e scendere a picchiarlo con il cric.Bakhita è finalmente felice e piena di gratitudine, anche se per lei continuano le umiliazioni: era raro ai primi del Novecento vedere in Italia una donna di colore. I suoi piccoli allievi dell’asilo la schifavano, all’inizio, e se lei li toccava correvano a lavarsi. Una volta una donna in treno le chiese se i palmi delle mani le si fossero schiariti a forza di lavarle, e lei rispose che sì, e che comunque le si sarebbero schiariti anche i dorsi, col tempo. Era una donna veramente libera, libera da tutti i condizionamenti e dagli sguardi degli altri, perché le interessava uno sguardo solo. Dimenticavo di dire che con il battesimo ha preso il nome di Giuseppina, ed è diventata santa Giuseppina Bakhita. Titolo originale: Giuseppina Bakita, figlia del creatore dell’UniversoFonte: Blog di Costanza Miriano, 8 febbraio 2021Pubblicato su BastaBugie n. 704
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6098CORONAVIRUS: LA FASE 2 DEVE PERMETTERE LE MESSE di COSTANZA MIRIANOUna volta, quando avevo i figli piccoli, mi capitava di non riuscire ad andare a messa quando si trovavano a scuola, così li portavo con me nel pomeriggio. Ovviamente loro non ne avevano nessuna voglia, per cui, da irreprensibile educatrice quale sono, tentavo di comprarmeli, perché nel contratto madre-figli era contemplata solo la messa festiva. Una messa feriale = un ovetto kinder o una bustina dal giornalaio. Una volta ebbi un rigurgito di serietà, per cui decisi di provare a convincerli senza regalo, spiegando loro quale privilegio sia assistere a una messa, per cui non solo non si ha diritto a nessun regalo, ma anzi è chi è invitato a partecipare che dovrebbe farlo, un regalo.Da quella finestra del tetto della chiesa entra un raggio fortissimo di Spirito Santo - raccontavo con grande enfasi - e davanti a noi Gesù è di nuovo crocifisso, muore e si spezza per noi, anche se non lo vediamo, e il pane diventa veramentissimamente il suo corpo. I cieli si squarciano, si apre un varco nel tempo. Diventiamo contemporanei di Gesù, e possiamo stare davanti a lui, vivo, in carne ed ossa e sangue. Il racconto era pieno di particolari e serissimo, e le più piccole mi ascoltavano a bocca aperta. [...] Detto in termini da asilo nido, questo è quello che succede davvero. Miliardi di persone in duemila anni hanno creduto questo, alcuni sono morti per affermarlo. Molti episodi riconosciuti dalla scienza lo confermano.Ovviamente la maggior parte della gente non lo crede, ma i cattolici che cercano di vivere - con tutti i limiti e le cadute - in ragione del proprio battesimo, lo credono. È una cosa che non si può affermare in un salotto televisivo né del mondo, né in un contesto politico, senza rischiare di essere considerati degni di un TSO, però è la nostra fede. L'esercizio di questa fede è tutelato, è un diritto costituzionale, ancora, almeno sulla carta.ANDARE ALLA MESSA NON È ASSISTERE A UNO SPETTACOLOA desumere dalla decisione presa dal governo, immagino che nessuno dei membri pensi davvero che questa verità per cui molti martiri sono morti sia una cosa seria - dalla incerta esposizione del presidente Conte sulla Pasqua sarei autorizzata a pensarlo, ma comunque il suo cuore lo conosce solo Dio - altrimenti non avrebbero considerato la messa alla stregua di un qualsiasi assembramento. Andare alla messa non è vedere un film, assistere a una conferenza o uno spettacolo [...] e a differenza della finale di Champions si può svolgere senza che nessuno dei presenti si sfiori.D'altra parte, i membri del governo sono in buona compagnia: non sono molti, neanche fra i battezzati, a crederlo seriamente. Infatti quella volta che convinsi i miei figli a venire a messa solo per assistere a questo prodigio, invisibile ma vero, quando entrarono nella chiesa quasi vuota, con poche vecchiette che sembravano piuttosto assuefatte alla celebrazione (come spesso capita anche a me, purtroppo), Lavinia, anni due e mezzo, mi chiese: "mamma, ma a lolo non glielo ha spiegato nessuno che sta succedendo? Lo devi spiegale anche a lolo. Diglielo, che è lisolto!"Insomma, si parla di fase due, riaprono diversi tipi di negozi, le librerie "perché nutrono lo spirito" ma non si parla di riapertura delle messe ai fedeli. Ci sono posti nel mondo dove la gente va a messa a rischio della vita, si vede che c'è davvero qualcosa di grosso, che per qualcuno è molto più di una libreria (non conosco nessuno che sarebbe pronto a morire per leggere un libro di Saviano, per esempio).Ovviamente il mondo non sa manco cosa sia, una messa. Ho sentito in tv il vaticanista del Fatto dire che alla gente manca la messa perché mancano gli abbracci e il contatto. Devo spiegare anche a lui, con le parole dell'asilo nido, cosa succede in realtà a una messa. Ho sentito i giornalisti di Sky parlare della preghiera del 27 marzo in piazza san Pietro come "la messa del Papa". Non c'è stata alcuna messa in piazza il 27, ma è ovvio che giornalisti e politici per la maggior parte non hanno la minima idea di cosa sia una messa. Con loro non me la prendo, mi dispiace per loro che non sanno cosa si perdono.PERÒ È COMPITO DEI PASTORI RICORDARLOChiedere con tutte le forze che questa cosa preziosissima non ci venga tolta. Spiegare cosa succede, e quanto è fondamentale per noi, chiarendo quanto è diverso parlare al telefono con una persona o vederla dal vivo (se volete vi mando mia figlia, lei lo sa). Il fatto è che la Chiesa è complessata, si vergogna di se stessa, ha paura di essere impopolare o di creare problemi, e sa bene che è accettata solo quando fa del bene, e ne fa tantissimo, più di tutti. Ma non è compresa quando parla di croce e vita eterna e novissimi e sacramenti. È un argomento sconveniente in pubblico, non lo si può mettere a tema.Quanto alle chiese domestiche che tanti ci dicono che dobbiamo apprezzare grazie alla mancata partecipazione alle messe, è ovvio che la chiesa domestica è la realizzazione quotidiana del sacramento, non è in alternativa a esso, e per quanto mi riguarda non si può vivere senza quello: se uno va a messa mezz'ora, ha il resto del giorno e della notte per pregare dal bagno, dalla cucina, per dare la vita ai propri cari, per amare e fare tutte le cose che ci suggeriscono di fare i sostenitori della sospensione delle messe, come se chi va a messa poi nel resto della giornata si sentisse autorizzato a essere una brutta persona. Al contrario, a me sembra che quando mi allontano dai sacramenti lo sono molto di più, una brutta persona. [...]Non dico che non possano esistere in via teorica delle condizioni in cui davvero potrebbe essere pericoloso stare in un ambiente chiuso a quattro metri di distanza. Ma una peste che non colpisce nei supermercati dove si toccano le cose toccate da altri, e invece colpisce nelle chiese con le persone distanti come abbiamo visto a San Pietro, non mi pare credibile. [...]IN SINTESIDi fronte alla enorme posta in gioco, con le messe, sono assolutamente certa che non ci si sia provato abbastanza, prima di accettare la chiusura ai fedeli. Lo so, mi ripeto, ma ci sono mille accorgimenti che si potrebbero tentare: numero chiuso, prenotazioni online (lasciando dei posti liberi per gli anziani che non hanno internet), messe all'aperto, in strada, in piazza, nei cortili, messe moltiplicate e con brevissime omelie, o nessuna. A San Pietro abbiamo visto alla messa del Papa i fedeli uno per panca (e senza mascherina): non conosco nessuna chiesa nella quale tutte le panche sarebbero occupate, nei giorni feriali. Ci si potrebbe mettere uno ogni 10 panche, ogni 4 nelle più affollate. È un'offesa alla nostra intelligenza e alla realtà proibirle, ed evidentemente chi ha fatto questa richiesta alla Cei non va a una messa feriale da molti decenni.Quanto a quelle festive, ripeto, facciamo turni, messe multiple, prenotazioni, mascherine, guanti e tutto quello che si vuole. Dubito che non si riuscirebbe ad accogliere tutti, ma nel caso, pazienza, si aspetterebbe la domenica successiva. Una messa festiva ogni due è meglio di niente messe per tre mesi, e voglio essere ottimista.Sennò ecco, rimane solo un'opzione, visto che a nessuno importa niente dei diritti dei cattolici: che Salvini faccia un energico, fermo e vigoroso appello affinché le chiese rimangano chiuse fino a Natale. È l'unica speranza, riaprirebbero domattina.Nota di BastaBugie: il 95% dei lettori avranno capito che l'articolo si conclude su una battuta (che non vogliamo spiegare per non offenderne l'intelligenza). A scanso di equivoci e per evitare che il 5% ci scriva criticando la citazione di Salvini, ci teniamo a chiarire che l'autrice dell'articolo non pensa affatto che Salvini sia la soluzione al problema della possibilità per il popolo di partecipare alle Messe.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5966BUON COMPLEANNO A MIO MARITO di Costanza MirianoAuguri all'uomo che ancora stamattina era indeciso su quanti anni avrebbe compiuto oggi perché "i compleanni sono roba da scuola media", e infatti quest'anno si è dimenticato anche il mio e io sono offesa a morte solo che lui non se ne è manco accorto;- all'uomo che mi regge da 23 anni pur essendo l'essere più diverso da me dell'intero sistema solare fatta eccezione per alcune specie di alghe;- al marito che resiste solidamente imperturbabile a tutti i miei cambi di umore, le mie proposte, le iniziative, rispondendo no a qualsiasi idea io lanci con entusiasmo, all'uomo a cui a volte salterei al collo, ma che più spesso mi salva la vita, contenendomi, potando ciò che non serve, mantenendomi con i piedi non dico per terra, quello no, ma almeno nel raggio dell'atmosfera terrestre dove ancora la forza di gravità mi può riacchiappare;- auguri all'uomo che quando lo chiamo al lavoro mi risponde a monosillabi perché il modello base è programmato per fare una cosa alla volta, e quando lavora si dimentica che io esisto e ogni volta la sera mi devo presentare di nuovo - "salve, sono la bionda finta con cui hai fatto quattro figli" -;- auguri all'uomo che mi ha raccattato quando ero così squinternata che adesso in confronto sembro un ingegnere svizzero in pensione e che mi è stato accanto mentre diventavo una donna e poi una mamma e poi molte altre cose, e si è adattato a tutti i cambiamenti brontolando ma alla fine restando, solidamente presente;- auguri all'unico analista politico di cui mi fidi, all'unico che mi spiega tutte le cose che non mi va di capire, le strade, le guerre, la storia, la tecnologia, e che si rifiuta categoricamente di interessarsi di frange e piume, e mi guarda schifato quando mi leopardo, ma alla fine mi tiene così come sono;- auguri al mio navigatore personale nel mondo, quello che chiamo per sapere cosa devo pensare su tutto lo scibile umano;- auguri al padre più amorevole che potessi sognare per i nostri figli, capace di giocare e sgridare nelle giuste dosi, di tagliare i cordoni ombelicali, di lasciar uscire di casa i figli, di permettere che facciano esperienze e si tolgano golfini (l'indumento che i figli indossano quando la mamma sente freddo), di sedare le mie ansie e protrarre i permessi di uscita oltre i miei limiti (ma non all'infinito), capace di intervenire quando serve e di tacere, quasi sempre (infatti quando lui parla i figli ascoltano);- auguri all'uomo a cui posso confidare tutte le vicende delle mie amiche, tanto non gliene importa niente e se le dimentica subito, ma negli anni ha imparato a fingere di ascoltare fissando un punto a caso dietro la mia testa, però alla fine le cose importanti di noi due le ricorda tutte;- auguri all'uomo che mi perdona ogni giorno;- auguri all'uomo più di poche parole che conosco, ma quelle poche pensate con cura;- all'uomo che mi lascia libera di organizzare cose folli, correre sotto la neve, viaggiare alle tre di notte da sola con le lenti a contatto spaiate sotto il traforo del Gran Sasso e che si arrabbia tantissimo con me, che poi è il suo modo di dirmi che si preoccupa e mi ama, ma non sia mai che lo dica.Insomma, auguri alla mia versione personale - un po' ridotta, ma va be' - di san Giuseppe. Anche io provo della stima per te.Grande stima.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5936I REGALI DI NATALE E QUELLI DI TUTTI I GIORNI di Costanza MirianoNon è perché ho appena ricevuto in regalo una borsa strepitosa: già da qualche giorno mi frullava in testa l'idea di fare non una lista con i regali da chiedere a Gesù Bambino, ma una di quelli ricevuti, che sono proprio tantissimi, non solo adesso e non solo a Natale, ma tutta la vita. Lo so, non è che la mia lista interessi a nessuno, però io ve lo volevo dire: la sto facendo, e scopro che è vero quello che dice Chesterton, che "la misura di ogni felicità è la riconoscenza". Più punto lo zoom sulle grazie che ho ricevuto, più ne vedo.SE RINGRAZIASSIMO GESÙ PER TUTTO CIÒ CHE ABBIAMO...Cominci l'elenco e te ne viene in mente un'altra. È come un pozzo senza fondo. Mio marito mi ha parlato prima delle 7.42 di mattina, il che è già una notizia grossa. Abbiamo il latte per la colazione, il gas per scaldarlo, i biscotti da mangiare, ci siamo svegliati vivi in un letto caldo dentro una casa che sta in piedi. Abbiamo un lavoro e delle scuole dove andare. Non ho ancora messo i piedi per terra che ho già sette, otto grazie di cui rallegrarmi. È una sorta di allenamento dell'anima, ci si educa a vedere quanto si è ricevuto e si zittisce radio Satana, che da dentro mormora in continuazione, non gli sta mai bene niente, e cerca di rovinarti tutto (vedi la casa come è in disordine? Vedi quanto è silenzioso tuo marito? Ma ci pensi che dovrai correre come una pazza fino a sera, non finirai la metà delle cose che devi fare, e non avrai neanche nulla da mettere?).I miei figli ogni tanto mi prendono in giro per questa mia testarda Pollyannaggine estrema, ma io dico sempre che non è un giochetto di società, non è un vezzo, è solo la scoperta di essere figli: può tuo Padre permettere che il male vinca? Può lasciare che il dolore e la fatica siano senza senso? E per quanto grandi, saranno sempre più piccoli di noi, come è più piccola e controllata da noi la nostra ombra. Perché per quanto dolore ci tocchi, siamo venuti alla vita, proprio noi e non un'altra combinazione di cromosomi, noi e non un altro, noi siamo stati voluti.... NON CI RESTEREBBE TEMPO PER PENSARE A CIÒ CHE CI MANCATi svegli, apri gli occhi e ci vedi, o almeno il tuo cuore batte, respiri e dunque oggi ancora hai tempo di convertirti a Dio. Puoi volere bene a qualcuno, puoi rendere più bella o più lieve o meno dolorosa la vita di un'altra persona. E se non hai nessuno da amare, puoi raccogliere una cartaccia da terra, puoi offrire una fatica che stai facendo, puoi accogliere una sofferenza senza lamentarti. Soprattutto, puoi pregare. Questo lo possono fare tutti, anche chi è immobilizzato a un letto, anzi. Chi ha mille cose da fare - basta ogni tanto rimettere il cuore nella direzione giusta, è sufficiente una giaculatoria - e chi non ha niente, come magari qualche vecchio in un ospizio dimenticato, di provincia (ne conosco una che in cielo brillerà come una super stella).Ecco, pregare. Volevo dire che in questo tempo ho sperimentato la potenza della preghiera: il fatto è che noi non ci crediamo, e non ci decidiamo a chiedere con convinzione. È ovvio che la preghiera non è una cosa magica, e Dio non è un juke box. Lui ci dà il meglio per noi, che non sempre coincide con quanto chiediamo, ma io per esempio non sempre chiedo, non abbastanza. Però Dio vuole che chiediamo, nel vangelo lo dimostra a ogni pagina: Gesù accorda le grazie a chi gliele chiede, perché lui vuole educarci a essere figli, e i figli chiedono ai genitori. Non è vero che lui sa di cosa abbiamo bisogno, e quindi non serve chiedere. Lui sa, ma desidera che chiediamo, perché senza il nostro consenso non interviene nella nostra vita, non viene a violare la nostra libertà, che è sacra per lui. [...]
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5866LILLI GRUBER VORREBBE I MASCHI MENO MASCHI di Costanza MirianoLa Gruber parla per se stessa, [...] pensando di dar voce a un'esigenza di tutte o almeno della maggioranza delle donne, ma io devo darle una notizia. Le donne che conosco io non vogliono uomini con meno testosterone, ne vogliono di più. Vogliono uomini veri, virili, diversi da loro, capaci di dare la vita per le loro donne e per i loro figli.Innanzitutto la minore empatia degli uomini è una loro caratteristica provvidenziale. Serve per esempio ai padri a fare i padri, perché entrano meno in risonanza con le reazioni dei figli. I padri devono, dovrebbero - ma essendo troppo empatici non sono più capaci di farlo - mettere le regole e tenere il punto, senza lasciarsi intenerire dalle emozioni dei figli. Ovviamente sto parlando di padri ragionevoli e intelligenti, che amano davvero, non di padri padroni, stiamo parlando insomma di situazioni non patologiche. La minore empatia dei maschi è anche un servizio a noi donne, ci aiuta a mantenere le cose nei giusti confini, a non essere vittime delle emozioni come a volte ci capita, mentre la maggiore empatia femminile aiuta il cuore del compagno a essere più misericordioso. Quanto alla diplomazia, lo stesso: se ci sono uomini capaci di risultati andando dritti alla meta, non ce ne importa molto della forma. Ovviamente poco sotto la Gruber parla malissimo del cattivo per eccellenza, Trump, dei suoi modi orribili volgari e sessisti, ma intanto è il presidente americano meno guerrafondaio della storia recente, e il signorino Obama, che si è preso pure un ridicolo Nobel per la pace, ha avuto una politica estera molto più aggressiva da un punto di vista militare.Infine la pazienza: la Gruber immagino non frequenti per esempio scuole, parchi, luoghi in cui girano bambini, ma io sì, e posso dire che i padri di oggi non sono minimamente paragonabili a quelli delle generazioni precedenti, e di pazienza ne hanno fin troppa. Permettono a questa generazione comportamenti in assenza totale di regole che non si spiegano se non con la drammatica assenza del padre dalla nostra società. Siamo in una società femminilizzata e permissiva - non si boccia a scuola, si mette in discussione l'autorità dei prof, si permettono uscite e orari e utilizzo della tecnologia senza freni: i padri di oggi hanno pazienza in quantità industriali, e se ne avessero meno sarebbe proprio un bel regalo per tuttiLE DONNE SONO PIÙ BRAVE?Ovviamente il passo successivo per la Gruber in questo ragionamento è che le donne sì che sono migliori, loro sì che sarebbero brave: "tasse, disoccupazione, fuga dei talenti, mancanza di servizi, disuguaglianze, scuole e ponti che crollano, il territorio che si disgrega. La battaglia per il potere alle donne va di pari passo con la battaglia per la sopravvivenza del pianeta".Punto primo: che le donne siano più brave è tutto da dimostrare, ci sono donne brave e donne no (Roma non è mai stata così sporca e disastrata come da quando ha un sindaco donna), esattamente come per gli uomini. Se un uomo avesse scritto un libro al contrario, per dire che gli uomini sono tutti bravi e le donne no sarebbe stato appeso al pennone più alto della nave. Invece contro gli uomini si possono dire le peggiori cattiverie, e le più ritrite banalità. Anche contro i fatti, che, come diceva sempre Caffarra, sono testardi, e continuano a esistere anche se noi non siamo d'accordo; infatti, pensa, l'America è in ripresa economica, nonostante la Gruber scriva di Trump "Come si può pensare di affidare il Paese a un uomo che ha detto una cosa simile? Come minimo, maltratterà le donne e i cittadini. L'incontinenza in generale, verbale o sessuale, non può non portare a mala gestione del potere e di tutto il resto".Per combattere la realtà, però, è abbastanza utile presentare i dati in un modo diciamo orientato ideologicamente, e quindi serve sempre rispolverare i vecchi cavalli di battaglia, come l'accesso al potere più difficile per le donne, o la disparità di stipendi. Ovviamente non esiste nessun contratto collettivo che preveda stipendi più bassi per le donne a parità di lavoro, scatterebbe subito una denuncia e i titoloni dei giornali per mesi.Nella realtà - questa testarda sconosciuta - esistono invece donne che non sono disposte a contrattare una presenza smisurata sul posto di lavoro in cambio di più soldi, e invece piuttosto pagherebbero per avere più tempo per stare con i propri figli (altro che obbligo di portarli all'asilo nido, come prospetta Renzi!).Do a entrambi questa notizia: moltissime, moltissime donne desiderano stare con i propri figli piccoli, e sarebbero pronte a pagare pur di farlo, e invece sono costrette dalla necessità economica a separarsene precocemente. Della libertà di queste donne non si occupa nessuno, la loro libertà è meno sacra di quella delle donne che vogliono tornare al lavoro, per non parlare di quella, sacrissima, di quelle che vogliono abortire. Insomma, sei libera di non essere madre, o di esserlo a tempo ridotto o ridottissimo, ma se desideri fare la mamma a tempo pieno sono cavoli tuoi.LE DONNE CHE NON VANNO IN TVNon sto dicendo quale sia il modo migliore di essere mamma, ognuna ha i suoi equilibri, dico solo che se una donna desidera stare con i figli molto spesso questo le è negato. Non parliamo poi delle donne nel grembo della mamma, quelle piccolissime donne non hanno nessun diritto.Le donne che conosco io non sono probabilmente importanti come quelle che popolano il salotto della Gruber, però sono donne normali e sono sicuramente moltissime, moltissime di più, e hanno altri problemi: non vogliono più potere, ma più libertà di conciliare e tempo per sé e più figli e più uomini veri, e sono stanche di essere difese solo da un certo tipo di femministe, o da donne di potere che non conoscono la realtà, che tra una riunione di lavoro e i compiti di un figlio che fa fatica a scuola non ci mettono un secondo a scegliere il lavoro.La maggioranza delle donne normali - in senso statistico, cioè quelle in numero maggiore - ha piacere di seguire i figli, di stare del tempo con loro, ha problemi di parcheggio davanti allo studio della pediatra e di sovrapposizioni dei saggi di fine anno, e di arrivare in tempo al supermercato prima che chiuda perché il capo ha messo una riunione alle sei di sera, e con il traffico della città (governata da una donna) ci vuole un'ora e quaranta a fare cinque chilometri; la maggioranza delle donne quando diventa madre scopre che il mondo si cambia un figlio alla volta, e vorrebbe continuare a dare il suo contributo femminile al mondo del lavoro, ma senza far soffrire i suoi figli, perché lei sì che ha empatia, e i figli, anche in questo i fatti sono testardi, li fanno sempre e solo le donne.IL BELLO DI ESSERE DONNADevo dire che nell'intervista un passaggio apprezzabile su questo c'è: "Da loro dobbiamo imparare, cambiando gli orari della giornata lavorativa. La vita migliora per tutti se si adottano modalità femminili nella gestione del tempo e del potere". Ma subito con una precisazione, troppa realtà rischia di dare alla testa: "Non credo nelle teorie della differenza, ma nell'abitudine concreta alla organizzazione e gestione sì". Le donne, invece, sono differenti dagli uomini, e non solo la cosa è da accettare, ma è anche una benedizione, è l'origine della vita, ed è una trovata fantastica. Nella differenza fai un incontro.La donna ha un genio speciale nella relazione, come insegnano Edith Stein e Giovanni Paolo II, tra i tanti. Infatti persino la Gruber lo riconosce: "Se poi si pensa alle guerre, le donne sono le prime vittime ma anche le prime a trovare soluzioni per gestire le conseguenze dei conflitti, la mancanza di cibo, acqua, elettricità e le prime a ricostruire e rimettere insieme i cocci".È che la donna è chiamata a custodire la vita quando è più debole, e questo è perché è programmata per essere mamma, una cosa enorme, gigantesca. Che poi possa anche guidare governi, aerei, trasmissioni televisive o multinazionali, è ovvio, ma è davvero una quisquilia in confronto al dono di mettere al mondo un essere umano. Metterlo al mondo infinite volte, non solo al momento del parto, aiutandolo a stare nella realtà, a rifornirsi di scorte di affetto, di certezze, di senso, e questo avviene solo in una relazione costruita nel tempo. Proprio quello che vogliono togliere alle donne.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5753LA VICENDA DEI BAMBINI A BIBBIANO TOLTI ALLE FAMIGLIE MI SPEZZA IL CUORE di Costanza MirianoMi dispiace, non sono riuscita a scrivere che qualche post su facebook su Bibbiano, perché proprio mi si blocca il cervello, mi si chiude lo stomaco, mi si spezza il cuore. Non riesco a leggere oltre un certo punto. Non sono riuscita a guardare neanche mezzo video. Non riesco a dire nulla di intelligente, anzi, che dico, non riesco a dire niente. D'altra parte se ti raccontano che hanno sgozzato dei bambini e tu sai che è già successo e non puoi fare niente per fermare la lama, che puoi dire? Per come la vedo io strappare un figlio ai genitori con l'inganno, distruggerne anche il ricordo, affidarli ad altri che nella migliore delle ipotesi non li amano come i genitori (nella peggiore volevano i soldi dell'affido) è come sgozzarlo, quel bambino. Ti hanno detto che è successo, ti muore il grido in gola...L'AGGRAVANTE DELL'IDEOLOGIA LGBTI miei figli mi prendono in giro perché da venti anni, da quando invento racconti per loro (le dodicenni me li chiedono ancora), racconto sempre la stessa storia: un bambino che si perde o viene rapito, i genitori che lo cercano. Può cambiare il luogo - il bosco o una città - il colpevole - un mostro o un killer - i particolari - i vestiti direbbe Sally a Harry... - cambia tutto, ma il fatto rimane quello: una mamma che perde suo figlio. È stato il mio modo per esorcizzare la mia più grande paura da quando ho figli. La vicenda di Bibbiano per ogni mamma è la paura delle paure, l'incubo che diventa realtà, ed è peggio di come noi avevamo potuto immaginarlo.Ci sarebbe l'aggravante di un sistema contro cui sembrava impossibile ribellarsi - la macchina della burocrazia - perché un serial killer che ti strappa un figlio puoi sempre inseguirlo e ammazzarlo di botte, invece di fronte a un sistema - assistenti sociali, psichiatri, giudici, autorità locali - puoi solo impazzire, ti sembra di stare nel Processo di Kafka, solo che la vittima è tuo figlio. Ci sarebbe l'aggravante di vedere che a far del male ai bambini sono persone che vanno nelle scuole a insegnare cosa è l'amore. Ci sarebbe l'aggravante dell'ideologia lgbt a cui aderivano alcuni degli indagati, con un'idea folle dell'amore, con un'ostilità cieca nei confronti della famiglia naturale. Ci sarebbe qualcosa di indicibile, e continuo a dire ci sarebbe perché spero che non sia vero altrimenti sarebbe qualcosa di demoniaco.COSA SAREBBE SUCCESSO SE...E noi, che per decenni ci siamo dovuti sorbire le lodi degli asili modello Reggio Emilia, noi che adesso assistiamo attoniti al silenzio quasi totale dei media mainstreaming (che quando non tacciono, provano a confondere le acque o addirittura ironizzare, "e allora Bibbiano?"), noi che sappiamo che se l'amministrazione coinvolta fosse stata di destra questa storia avrebbe preso le prime pagine per i prossimi venticinque anni, non parliamo poi di cosa sarebbe successo se un prete fosse stato tra i colpevoli (invece uno, accusato, è morto di crepacuore e allora va tutto bene), noi che vediamo chiaramente come l'esperimento mostruoso sia germogliato su un terreno di odio alla famiglia naturale, un terreno concimato abbondantemente e da decenni da una informazione tutta schierata a sinistra, noi che sappiamo tutto questo, innanzitutto siamo molto riconoscenti a chi sta conducendo questa indagine. Ma soprattutto chiediamo ai mezzi di comunicazione di accendere i riflettori su questa mostruosità, ma non una torcia, qui serve un faro, e che la luce non si spenga mai più. [...] Non lasciamo soli quei bambini, quei genitori, chiediamo che sia fatta giustizia, e che la deportazione dei bambini non possa più neanche essere pensata.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Bibbiano... e la patetica lotta dei politici che vorrebbero difendere la famiglia tradizionale" fa notare la debolezza di chi dice di combattere per i bambini, ma poi non combatte l'ideologia contro la famiglia naturale che dei bambini è la prima barriera protettiva.Ecco l'articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 24 luglio 2019:In questi giorni - seppur in maniera ancora non soddisfacente per motivi che sono facilmente intuibili - si sta parlando del caso Bibbiano. Anche noi lo abbiamo fatto.Coloro i quali si pongono giustamente dalla parte di chi vuole che i fatti si approfondiscano e che soprattutto si facciano adeguate indagini sul sistema degli affidi, mostrano però un punto di indiscussa debolezza.Costoro (ripetiamo: giustamente!) si riconoscono in culture di difesa della famiglia naturale, ma nell'agone del dibattito politico sono costretti ad arrampicarsi sui proverbiali specchi.Veniamo al dunque.Quando abbiamo trattato del caso, ci tenemmo a sottolineare che questa gran brutta faccenda non sta tanto (il che sarebbe già gravissimo) in eventuali interessi economici a favore di case-famiglie e organizzazioni varie, quanto in un sottofondo "ideologico" che sta sempre più permeando le reti che lavorano in questo settore.Uno degli psicoterapeuti di riferimento della cooperativa "Hansel e Gretel", Claudio Foti, ha recentemente dichiarato, nel tentativo di difendere il suo operato, che starebbe "pagando" il suo aver voluto mettere in discussione il concetto tradizionale di famiglia. Parole, queste, che sono un'ammissione di quanto i servizi sociali (ovviamente non tutti) e i sistemi di affido lavorino facendo leva su convinzioni ideologiche ed antropologiche ben precise.Infatti, il nocciolo della questione è questo: superare il concetto tradizionale di famiglia!Indubbiamente, da un punto di vista giuridico si è in una situazione in cui non ci sono appigli su cui poggiare, anzi si è costretti inevitabilmente a cadere perché appoggi su cui reggersi non ve ne sono. Leggi come quelle che riconoscono le unioni civili (votate anche da politici di estrazione "cristiana" e adesso accettate pressoché dall'intero mondo cattolico), leggi contro espressioni "discriminanti" di fatto non solo rendono impossibile un'autentica difesa della famiglia tradizionale, ma impediscono di porre argini verso possibili affidi che invece di riparare danni possono accentuarli. E' il caso (non temiamo di dirlo) degli affidi di bambini a favore di coppie omosessuali.Nei dibattiti televisivi fa specie vedere politici, che è risaputo come la pensino sul punto, non poter dire nulla, dribblare sulla questione degli affidi a coppie omosessuali come talentuose "mezzepunte" su un prato verde, e cercare pateticamente di difendere principi sottintesi dopo aver spuntato la propria spada.In questi giorni, uno dei genitori che si è visto togliere un figlio, ha raccontato che l'assistente sociale gli ha chiaramente detto che non avrebbe potuto rivedere il figlio fin quando non avesse accettato le unioni di genere. Il genitore in questione, infatti, non aveva voluto accettare che il figlio andasse a vivere con la madre che a sua volta aveva iniziato una relazione di coppia con una donna.Quanti di noi la pensano come quel genitore?E quanti di noi non hanno il coraggio di dirlo?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5740SULL'UCCISIONE DI VINCENT LAMBERT NESSUN COMPROMESSO E' ACCETTABILE di Costanza MirianoHo letto la sconcertante posizione del presidente della Pontificia Accademia per la Vita sull'uccisione di Vincent Lambert: innanzitutto Dio non viene neanche nominato, il senso religioso è assente, e si parla di un generico "amore che sconfigge la morte", ma a me risulta che non sia un sentimento a vincere il dramma che incombe su di noi: è invece una persona, Gesù Cristo in croce, con il mistero della passione che ha sconfitto la morte.Per il resto, l'articolo uscito su Famiglia Cristiana è tutta un distinguo, un invito alla cautela, un richiamo al dialogo, mi raccomando non litighiamo mentre ammazzano un uomo. Ma per invitare al dialogo bisogna sottilizzare, confondere le acque, è necessario non chiamare le cose con il loro nome (c'era uno che diceva il vostro parlare sia sì, sì, no, no, tutto il resto viene dal maligno). Allora diciamolo chiaramente, a Vincent Lambert non sono state sospese le cure, non si è "lasciato che morisse": è stato ucciso attivamente, fatto morire di fame e di sete. Non sono state sospese le cure. Non era un malato terminale. E non è stata eutanasia, parola evocata da Paglia. Intanto perché non è eu (buona) per niente, ma una tortura crudele durata dieci giorni (una fibra piuttosto resistente per un malato terminale, che infatti non era terminale per niente, lo ripeto). E poi perché appunto è stata una morte inflitta con le deprivazioni atroci che non augurerei a nessuno di sperimentare. C'era una famiglia, c'erano tanti amici che erano pronti a farsi carico di lui a proprie spese, invece sono stati cacciati dalla stanza, e per salutare il proprio figlio torturato hanno dovuto esibire i documenti. Che dialogo vuoi fare in questi casi. Già non imbracciare un bazooka vuol dire avere dialogato, già avere opposto una resistenza per vie legali vuol dire avere dialogato. se succede a un mio figlio mi do fuoco dentro all'ospedale.IL DIALOGO NON È UN VALORE ASSOLUTOVorrei però soprattutto dire a monsignor Paglia che il dialogo non è un valore assoluto: il dialogo è uno strumento, è un metodo, e avviene necessariamente così: la mia posizione è questa, la tua è quella, io posso arrivare fino a qui, ma c'è un punto oltre al quale non si va. Cibo e acqua non sono cure. E in un mondo che va compatto, inarrestabile, come un caterpillar con tutti i suoi soldi e i canali di comunicazione, il dialogo può arrivare solo fino a un limite invalicabile. Cerco di spiegarti con calma e non ti aggredisco, ma se stai uccidendo mio figlio prima lo salvo, poi parliamo.È rimasta solo la Chiesa ad affermare che ogni vita è sacra dall'inizio alla fine naturale, perché pensata e voluta da Dio prima che il mondo esistesse. Dio ce la può togliere in qualsiasi momento, in un soffio, quando vuole. Non accanirsi a curare va bene, ma far morire di fame e di sete è un'altra cosa. Il mondo, i radicali, l'amico di monsignor Paglia, Marco Pannella, pensano che sulla vita si possa esercitare un giudizio. A volte vale la pena, a volte no, se non rispetta certi standard, o se la volontà del malato va in un altro senso. La Chiesa non dice questo. Il dialogo possibile non è: veniamoci incontro a metà strada, perché se apriamo il capitolo "Giudizio sulla qualità della vita", o sul mio volerla vivere o meno, è il caos. Si cominciano a eliminare i malati rompiscatole, i depressi, quelli che non hanno speranza di guarire, i disabili gravi. E si va su un piano inclinato pericolosissimo (già oggi ci sono persone che hanno paura a portare in ospedale i propri figli disabili).LA MISSIONE DELLA CHIESAMi chiedo: è leggerezza o dolo? Perché nel momento in cui un malato non terminale viene ucciso semplicemente togliendogli la flebo che lo nutriva e lo idratava, quindi viene ucciso attivamente, Paglia ricorda che "Papa Francesco ci ha peraltro ricordato che occorre evitare un indiscriminato prolungamento delle funzioni biologiche, perdendo di vista il bene integrale della persona"? Qui il Papa si riferiva all'accanimento terapeutico, ma l'acqua non è una terapia. Perché citarlo ora? E comunque, qual è il bene integrale della persona, se non essere amato, e accudito fino alla fine della vita? Vincent era importante per la sua famiglia, e già questo dava un senso alla sua vita. Ma anche quelli che non sono importanti per nessuno lo sono per Dio, e se questo non lo ricorda la Chiesa, chi lo ricorda?Il popolo di Dio, già circondato da un mondo che va aggressivamente in un'altra direzione, trema di fronte a pastori che, in nome del dialogo, in nome dei maestri spirituali (così Paglia ha definito il padre della legge che ha ucciso sei milioni di bambini in Italia, Pannella) smettono di tenere accesa la speranza che ci viene solo da Cristo e non dalle " forze che la cultura ha sempre mobilitato nella storia dell'umanità, in tutte le sue espressioni simboliche, da quelle artistiche a quelle religiose, offrendo ragioni per vivere". A me non me ne frega niente (licenza poetica) delle forze simboliche e tanto meno di quelle religiose: io voglio essere amata, e da uno pronto a morire per me, uno che non è stato geloso della sua natura divina, ma venuto a farsi uomo e a morire crocifisso per me, una cosa che non c'entra niente coi simboli e la religione. Una persona viva qui, oggi e presente adesso vicino a me. Questo solo dà senso alla vita, e che non lo sappia Pannella passi, mi dispiace per lui (adesso però lo avrà capito). Che una parte della Chiesa - una parte minoritaria ma purtroppo con un incarico molto significativo - smetta di annunciarlo è davvero un dramma. Spetta a noi, soldati semplici di questo scalcagnato popolo, ricordarlo. E affiancare i tanti consacrati che in nome di Cristo assistono i malati eroicamente, nel silenzio.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5700GAY PRIDE: ORGOGLIO DI COSA? di Costanza MirianoAdesso, a prescindere dal tipo di inclinazione sessuale - solo per un momento, facciamo finta che esista qualcosa di diverso dal sesso, maschio e femmina - a me pare che organizzare delle parate per celebrare l'orgoglio della propria inclinazione sia davvero surreale. Uno è orgoglioso perché ha fatto qualcosa di grande, qualcosa che non tutti fanno, o almeno non automaticamente.I MOTIVI DELL'ORGOGLIOUno è orgoglioso perché ha dato la vita a dei figli o ha custodito altre persone, le ha sfamate o aiutate, perché si è speso per qualcosa in cui crede, perché ha combattuto per il bene del proprio paese o ha fatto qualcosa di serio, che ne so, con il suo impegno, nel lavoro, nello studio. Uno è orgoglioso perché ha vinto un oro olimpico, perché ha fatto una maratona sotto il suo tempo limite, ma anche perché ha vinto il torneo parrocchiale di ricamo o la selezione per l'ammaestratore di pulci, qualsiasi cosa, per carità, non è che tutti vincano il Nobel o il Pulitzer o l'Oscar o l'oro (io no per esempio), però per essere fieri di qualcosa bisogna FARE qualcosa. Come si fa a fare una parata per cercare di convincere la gente che si è fieri di una inclinazione, che è peraltro diventata quella più di moda, sponsorizzata da tutto il mondo della finanza, dai grandi marchi commerciali, dunque funzionale in fondo, banalmente, tristemente, a un modello di consumo che ci vuole pecoroni omologati? C'è qualcosa di cui essere fieri? C'è qualcosa che si è fatto, un risultato conseguito, un limite - fosse anche il proprio, personale - superato?FARE QUELLO CHE TI PARE NON È EROICOIl problema è che viviamo in un'epoca di confusione tragica, non dico dei valori, che saremmo già oltre, ma persino della logica elementare del ragionamento. Un mio amico la chiama la palude dell'inconscio, qualcun altro la dittatura del desiderio. Per cui si può chiamare "orgoglio" il fare quello che viene, la più banale delle scelte. Per secoli, millenni ci hanno insegnato che il desiderio andava giudicato ed educato (Ulisse, le colonne di Ercole, eccetera, insomma, l'uomo che supera se stesso, che si educa in un cammino di ascesi in senso lato, non necessariamente religioso, cioè che trascende la povera carne di cui è fatto, che va oltre il limite della morte, se non grazie a Cristo almeno grazie al proprio valore, come era nelle civiltà non cristiane, pensiamo ad Achille, Patroclo eccetera). Adesso invece ci insegnano che il desiderio va sempre e comunque assecondato, io sono l'unico arbitro del mio desiderio, e non solo ho il diritto di assecondarlo, ma ne vado fiero, come se fosse difficile.C'è un piccolo particolare: assecondare i propri desideri è una cosa che sanno fare tutti, meglio di tutti i bambini, ancora ineducati, che sono desiderio puro senza ragione e senza giudizio. Insomma viviamo nell'epoca dell'infantilismo, nel paese dei balocchi; purtroppo, come insegna Pinocchio, non siamo uomini veri finché non riconosciamo di avere un padre. La differenza è che Lucignolo sapeva di non essere un eroe quando faceva i comodi suoi, faceva semplicemente quello che sanno fare tutti. Ma orgoglio di cosa?Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).LA CONSULTA RIBADISCE IL DIVIETO ALLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE PER COPPIE GAYDue giorni fa la Corte Costituzionale si è riunita in camera di consiglio e ha deliberato che le coppie omosessuali, così come prescritto dalla legge 40, non possono accedere alla fecondazione artificiale. Dunque quel divieto non è costituzionalmente illegittimo.L'eccezione di incostituzionalità era stata sollevata dai tribunali di Pordenone e Bolzano e il caso riguardava una coppia lesbica che voleva accedere alla fecondazione extracorporea.Una volta tanto il fronte LGBT ha perso la sua battaglia. Ma state pur certi che torneranno all'attacco.(Gender Watch News, 20 giugno 2019)UN CARDINALE GAY FRIENDLY ALLA CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICAIl card. Joseph Tobin, arcivescovo di Newark, New Jersey, è diventato membro della Congregazione per l'Educazione cattolica. In una intervista al programma televisivo "Today Show" mons. Tobin ha affermato che le espressioni contenute nel Catechismo riferite all'omosessualità sono "un linguaggio molto sfortunato. Speriamo che alla fine quel linguaggio sia un po' meno doloroso".Il 21 maggio del 2017 Tobin diede il suo consenso ad un "pellegrinaggio LGBT" nella cattedrale basilica del Sacro Cuore e accolse personalmente tutti coloro che entrarono in chiesa.Mons. Tobin ha anche apprezzato il libro "Costruire un ponte" di padre Martin, libro in cui l'autore si dichiara a favore dell'omosessualità nella Chiesa: "in troppe parti della nostra Chiesa - ha affermato - le persone LGBT sono state fatte sentire sgradite, escluse e persino piene di vergogna. Il nuovo libro di Padre Martin, coraggioso, profetico e ispiratore, segna un passo essenziale per invitare i responsabili della Chiesa a svolgere il ministero con più compassione, e per ricordare ai cattolici LGBT che essi sono parte della nostra Chiesa come qualsiasi altro cattolico". Bene accogliere le persone omosessuali, male accogliere l'omosessualità. Inoltre parlare di "cattolici LGBT" è una contraddizione in termini perché l'orientamento omosessuale e le condotte omosessuali non hanno nulla di cattolico.(Gender Watch News, 13 giugno 2019)LA LOBBY GAY ESISTE (LO DICONO LORO STESSI)I gay mettono la cravatta è il titolo dell'articolo di Edoardo Ballone pubblicato su La Stampa del 22 gennaio 1982 (numero 18, pagina 6), articolo in cui l'autore racconta il congresso nazionale del Fuori, dal nome appunto I gay mettono la cravatta.Nel gennaio del 1982, a Vico Equense, in provincia di Napoli, si è tenuto l'ultimo congresso del Fuori (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano), il movimento fondato nel 1971 da Mario Mieli e Angelo Pezzana. Questo congresso ha sancito lo scioglimento del Fuori, una fine voluta dallo stesso Pezzana che in un'intervista per il quotidiano La Stampa del 1982 aveva motivato la propria decisione affermando senza mezzi termini di voler trasformare la sua organizzazione in una vera e propria lobby:Dopo dieci anni di lotte intense costellate di ingiurie, pugni nello stomaco e arresti nei nostri confronti, il FUORI ha deciso di non essere più un movimento e di trasformarsi in una lobby, cioè in un gruppo di pressione di tipo inglese. È decisamente una nostra crescita. Guai sopravvivere a se stessi, si rischierebbe di scomparire (...). Non più di cento persone che dovranno svolgere pressioni capillari negli ambienti industriali, politici, amministrativi e religiosi.I movimenti Lgbt, quindi, sono una lobby: poche centinaia di persone, non elette da nessuno, che si arrogano il diritto di parlare a nome di decine di migliaia di persone che non li hanno eletti, che hanno fondi statali, che incidono enormemente.Questa vicenda sembra anticipare di qualche anno il libro After the ball. How America will conquer its fear & hatred of Gays in the 90's, cioè: "Dopo il ballo. Come l'America sconfiggerà la sua paura e il suo odio verso i gay negli anni Novanta". Questo libro è stato pubblicato nel 1989 da Marshall Kirk, "ricercatore in neuropsichiatria, logico-matematico e poeta" (p. I), e da Hunter Madsen, "esperto di tattiche di persuasione pubblica e social marketing" (ibidem).Il "ballo" a cui gli autori fanno riferimento è il baccanale provocatorio e oppositivo innescato dalla rivoluzione gay degli anni Settanta e Ottanta, lo stile volutamente "folle", alla Mario Mieli per intenderci, con continui riferimenti al marxismo più spinto. Questa prima strategia, fallita secondo gli autori, andava rimpiazzata da una strategia di gente normale con la cravatta, sfruttando l'AIDS:Per quanto cinico possa sembrare, l'AIDS ci dà una possibilità, benché piccola, di affermarci come una minoranza vittimizzata che merita legittimamente l'attenzione e la protezione dell'America (p. XXVII). Stiamo parlando di propaganda (After the ball, p. 160).A pagina 360 c'è un "Codice di autocontrollo sociale", che comprende "regole" per le relazioni con gli eterosessuali, con altri gay e con sé stessi:Se sono un pedofilo o un masochista lo terrò nascosto e starò lontano dalle parate del Gay Pride [If I am a Pederast or a Sadomasochist I'll keep it under wraps and out of gay pride marches (ibidem)].Nel libro si parla serenamente di Gay Rights National Lobby: che il movimento sia una lobby è detto e ripetuto più volte. I primi a parlare di lobby gay, in Italia ma anche all'estero, quindi, sono stati proprio gli attivisti gay, eppure molti parlano di complottismo quando si cita la lobby gay. Non c'è niente di male a essere una lobby, la politica funziona così. Chiunque voglia ottenere qualcosa deve diventare un movimento di pressione, in inglese lobby.Qualcosa di sbagliato c'è invece a negarlo, forse per non perdere l'aurea di vittima indifesa, forse per negare le pressioni che stanno modificando ambienti industriali, politici, amministrativi e religiosi, ma soprattutto per negare il diritto ai propri avversari di battersi. È un diritto creare una lobby, un diritto appartenerle, un diritto altrettanto sacro avversarla. Alcuni amici hanno provato a riportare queste notizie, le parole di Pezzana, le affermazioni di After the ball, su Wikipedia, integrandola nella voce "Lobby Gay", dove è scritto che "Non si hanno prove dell'esistenza di questa organizzazione" ma la loro modifica è stata cancellata.Angelo Pezzana ha avuto e ha molto coraggio nel battersi contro le persecuzioni terribili e mortali nei Paesi islamici, è un uomo molto onesto. Prediamo atto della sua affermazione. I movimenti Lgbt sono una lobby. "Non si hanno prove dell'esistenza di questa organizzazione", scrive Wikipedia. Non è vero, ci sono. Ringrazio anche per questo Angelo Pezzana, uomo onesto, avversario corretto.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5638CARI GAY, FATELO COME VOLETE, MA NON TRADITEVI di Costanza MirianoQuindi alla fine la diocesi di Torino è andata avanti, e dopo avere rimandato ha infine tenuto davvero il corso per "insegnare la fedeltà alle persone dello stesso sesso".Il Catechismo della Chiesa Cattolica però continua ad annunciare che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati, quindi non vedo come una diocesi della Chiesa Cattolica possa permettere che si insegni la fedeltà a un disordine. Come si può insegnare a rimanere in qualcosa che ferisce l'uomo nella sua più profonda identità, come si può aiutare qualcuno a rimanere nel peccato, che vuol dire "sbagliare mira"? E' come se una mamma che vede suo figlio che si fa del male lo aiutasse a rimanerci sempre più dentro.E' legittimo (e anche molto comune) pensarla diversamente, ma non è legittimo insegnare diversamente a nome della Chiesa Cattolica, perché la Chiesa ha duemila anni di storia, si fonda sul sangue dei martiri, consegna un sapere che non è di nessuno se non di Cristo, e nessuno lo può modificare a suo piacimento.Si può sempre fondare un'altra chiesa, ma non si può fare quello che si vuole della nostra.Ovviamente l'obiezione più comune, che alcuni fanno persino in buona fede (non chi dovrebbe conoscere la nostra fede, come per esempio padre Martin e molti altri), è che la Chiesa come madre deve amare tutti i suoi figli, inclusi quelli che hanno attrazione verso lo stesso sesso. Ma la Chiesa, proprio perché ama, vuole che ogni uomo realizzi il disegno di Dio, perché sa che solo così potrà essere pienamente felice.COSA DICE LA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDEEcco cosa tuttora insegna la Chiesa, nonostante i tentativi di cambiare la dottrina attraverso la pastorale: "Il cap. 3 della Genesi mostra come questa verità sulla persona umana quale immagine di Dio sia stata oscurata dal peccato originale. Ne segue inevitabilmente una perdita della consapevolezza del carattere di alleanza, proprio dell'unione che le persone umane avevano con Dio e fra di loro. Benché il corpo umano conservi ancora il suo « significato sponsale », ora questo è oscurato dal peccato. Così il deterioramento dovuto al peccato continua a svilupparsi nella storia degli uomini di Sodoma (cf. Gen 19, 1-11). Non vi può essere dubbio sul giudizio morale ivi espresso contro le relazioni omosessuali. In Levitico 18, 22 e 20, 13, quando vengono indicate le condizioni necessarie per appartenere al popolo eletto, l'Autore esclude dal popolo di Dio coloro che hanno un comportamento omosessuale. Sullo sfondo di questa legislazione teocratica, San Paolo sviluppa una prospettiva escatologica, all'interno della quale egli ripropone la stessa dottrina, elencando tra coloro che non entreranno nel regno di Dio anche chi agisce da omosessuale (cf. 1 Cor 6, 9)"INSEGNARE AD ESSERE FEDELI A QUALCOSA CHE PORTA ALLA DANNAZIONEDunque un sacerdote della Chiesa cattolica non può fare, in un convento, a nome dell'autorità di cui è rappresentante, un corso per insegnare a essere fedeli a qualcosa che non permette di entrare nel regno dei cieli secondo la stessa Chiesa che gli dà l'autorità di parlare.Se invece diciamo che ci può essere una gradualità nell'avvicinarsi al compimento del disegno di Dio su di noi, questo è sicuramente vero, e lo è per tutti noi che combattiamo contro peccati sicuramente gravi, alcuni più, alcuni meno di quelli, ma non importa. [...]Quello che è drammatico è invece il fatto che sia proprio la Diocesi stessa a proporre un cammino, in modo ufficiale. Nella migliore e più benevola delle ipotesi si tratta di un grave errore pastorale che produce confusione. Nella peggiore invece si tratta di un tentativo di cambiare la dottrina, svuotandola dal di dentro, proponendo quella omosessuale come una delle varianti della sessualità umana, cosa che Sua Eccellenza Monsignor Cesare Nosiglia dovrebbe sconfessare pubblicamente.Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "La diocesi benedice i Cattogay: purché siate fedeli" spiega come la spinta omoeretica che lavora nelle diocesi, dopo il tentativo stoppato l'anno scorso, stavolta sia riuscita ad organizzare, prima nel nascondimento poi pubblicizzandolo a cose fatte, il ritiro pasquale per riflettere con i gay cattolici sulla fedeltà. Addio castità: basta avere un solo partner. Della serie: fatelo come volete, ma non traditevi.Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 30 aprile 2019:Il titolo dice già tutto: "Gay in convento a studiare la fedeltà". Alla fine ce l'hanno fatta. Complice lo stile "carbonaro" scelto: un incontro di nascosto, senza clamori e senza gli annunci trionfali sui giornali. L'anno scorso, di questi tempi era stato proprio l'emergere di questo ritiro spirituale per la fedeltà delle persone omosessuali a scatenare un putiferio e a costringere il vescovo di Torino ad annullarlo. Il promotore, don Gianluca Carrega, delegato per la pastorale della cultura e - tra le varie deleghe - responsabile della pastorale per gli omosessuali, dovette incassare lo stop.Eppure quell'incontro nasceva dalla necessità - si diceva allora - di colmare una lacuna della legge Cirinnà sulle Unioni civili: il riconoscimento della fedeltà dei due contraenti. Come se adesso la dottrina cattolica debba rincorrere le istanze delle leggi civili. E pazienza se è proprio la fedeltà ad essere assente nel rapporto tra persone attratte dall'altro sesso. Ma la sfida era di quelle potenzialmente dirompenti: la Chiesa proibisce gli atti omosessuali? Ma se fossero fatti fedelmente? Con questo stratagemma don Carrega ci ha riprovato l'anno successivo. Riuscendoci.Dal resoconto che ne ha fatto il quotidiano di Torino La Stampa a "giochi fatti" sembra proprio che stavolta abbiano trovato una chiave per far digerire il tutto. Anzitutto muovendosi di nascosto e poi perché è noto che gli arieti, dopo il secondo tentativo incontrano un ostacolo sicuramente più fiacco.Ecco il punto di rottura con l'omoeresia di fondo che si cela dietro questo ennesimo tentativo di picconare la dottrina morale della Chiesa. Secondo l'articolo che ha citato frasi di un attivista gay, Massimo Battaglio e di Padre Piva dalle colonne di Avvenire "l'esperienza dell'amore fedele di Dio è un modo per mettere ordine nelle relazioni disordinate omosessuali o eterosessuali che siano". Come a dire: non è l'omosessualità ad essere disordinata, ma l'assenza di fedeltà nelle relazioni. E riguarda anche le cosiddette famiglie normali. Basta mettere la fedeltà e otterrai l'ordine. Lo suggeriva lo stesso quotidiano dei vescovi un anno fa a conclusione della vicenda. È uno scimmiottare l'amore cristiano, che non può non essere che perverso.Eppure, stavolta l'iniziativa ha avuto il via libera del vescovo Nosiglia, del quale non si sa se abbia benedetto la cosa, ma è evidente che se don Carrega è ancora al suo posto, vorrà dire che andrà bene nel suo incarico e nel modo in cui propone la pastorale per le persone con attrazione per persone dello stesso sesso: dunque, niente castità, niente amicizia disinteressata. La parola d'ordine adesso è fedeltà: fedeltà a Dio e fedeltà tra i partner. Della serie: "Fatelo, ma non traditevi".A supporto di questa omoeresia istituzionalizzata dalla Chiesa sotto la Mole, c'è il solito sistema dell'appropriarsi della Bibbia facendo dire alla Bibbia ciò che non ha mai detto. L'archetipo a cui ci si aggrappa è l'amicizia tra Davide e Gionata. Ma era un'amicizia e basta, dato che nel racconto biblico non si mette in discussione la legge naturale universale.Ovviamente nessuno si è chiesto come sia possibile che la Chiesa possa insegnare e caldeggiare la fedeltà a quello che il Catechismo chiama ancora un disordine morale oggettivo, l'omosessualità, e la sua pratica erotica, una perversione della natura e un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio.Di questo passo - ha commentato qualche arguto opinionista spiegheremo "agli adulteri come cornificare le mogli o i mariti secondo il Vangelo?" E faremo "esercizi Spirituali per insegnare ai ladri a rubare con pietà cristiana?".La domanda è di quelle provocatorie, ma, razionalmente parlando, non fa una piega. [...]La sconfortante immagine che ci lascia la Chiesa di Torino è quella di una madre che, mentre vede il figlio farsi del male, lo aiuta a restare in quel dolore con la falsa consolazione di una vicinanza che asseconda quell'errore.Di questo passo è legittimo per ogni genitore chiedersi se affiderebbe a sacerdoti che calpestano la morale in questo modo l'educazione dei propri figli. E anche domandarsi per quale motivo i vescovi, quasi fossero ricattati per il loro passato, cedano così insistentemente alle pressioni di una lobby gay che ha mostrato molto bene di quali e quante armi può disporre. A cominciare dalla dissimulazione e dall'inganno.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5611IL BAMBINO, IL GRANDE ASSENTE NEL DIBATTITO SULL'UTERO IN AFFITTO di Costanza MirianoDunque secondo la Corte Europea di Strasburgo, anche se in Francia l'utero in affitto è vietato, i registri nazionali dovranno in qualche modo tenere conto della posizione del "genitore intenzionale" dei bambini comprati all'estero. Che cavolo vuol dire "genitore intenzionale"? Io mi dichiaro proprietaria intenzionale della borsa di quella signora che è passata adesso; me la posso intestare anche se lei non è d'accordo? Da quando l'intenzione genera un diritto? Soprattutto se per realizzare la mia intenzione commetto un reato, come possono dei giudici legittimare questo?È evidente che l'ideologia sta minando le basi dell'oggettività del diritto. Se conta l'intenzione, il diritto diventa dettato dalle emozioni, dai sentimenti, e non si è mai vista una roba del genere (credo che Giustiniano si rivolti nella tomba). Ovviamente il diritto creativo vale per alcuni, non per tutti. Perché se io vado all'anagrafe e dico che il figlio della mia amica a cui voglio tanto bene è mio, vado in carcere, e se lo fa uno che lo ha pagato no (ovviamente la balla è che si tratti solo di copertura delle spese, ma chi se ne frega: il figlio non è tuo, e che te lo regalino o te lo facciano pagare non è tuo punto e basta, o non è solo tuo perché gli hai tolto il padre o la madre).E MENO MALE CHE LA CORTE SI CHIAMA DEI DIRITTI UMANIIn tutta questa storia, compreso il dibattito che ieri sera mi ha costretta ad attendere fino a tardi il finale di Porta a Porta (no comment), sono proprio i diritti di chi non si sa difendere a essere spariti. Il diritto del bambino. Gli altri i diritti se li prendono con la forza. Pagando una donna per esempio. Andando a farsi inseminare all'estero. Escludendo un padre dalle proprie scelte, come nel caso dell'aborto. Peccato che il diritto dovrebbe esistere proprio per tutelare chi non riesce a difendersi da chi impone il proprio desiderio, le proprie voglie, le proprie idee. Voglio un figlio, me lo prendo.In tutta la discussione secondo me sfugge sempre il centro della questione: i bambini hanno un padre e una madre, e hanno diritto a crescere con loro. Gli uomini e le donne non hanno diritto a un figlio. I figli sono un regalo immenso che però può anche non arrivare, e nessuno ha il diritto di prenderselo.E' questo il punto che non viene mai nominato. Quasi mai, a dire il vero, perché ieri alla Lumsa si è tenuto un bel convegno che avrebbe dovuto essere preso d'assedio dagli uomini e dalle donne di buona volontà, e invece purtroppo è stato quasi disertato, nonostante il livello di eccellenza dei relatori. Già il titolo del convegno lasciava presagire che sarebbe valsa la pena di andare. "Nascere da madre surrogata": dunque una buona volta il punto di vista è quello del bambino. Finalmente. Come ha detto lo psicologo Giampaolo Nicolais, non importa poi come staranno i bambini nati dall'utero in affitto, o quelli separati da un genitore biologico. L'essere umano è resiliente, e come si sopravvive a genitori abusanti o maltrattanti, ce la si può cavare in qualsiasi situazione. Il problema è che noi non possiamo soddisfare i nostri desideri pensando che i bambini se la caveranno, noi dobbiamo rispettarli, rispettare i loro diritti fondamentali, e anteporli ai nostri desideri. E' la base della civiltà.LA NATURA LA RICEVIAMO, NON CE LA DIAMO DA SOLINoi non siamo solo prodotto della nostra cultura - cogito ergo sum - noi siamo anche natura, cioè noi siamo "nature and nurture" si è detto al convegno. E la natura la riceviamo, non ce la diamo da soli e non la possiamo dare. A certi bambini la parte di natura viene violentata da adulti che vogliono soddisfare i loro desideri, seppur di per sé buoni. Questo patrimonio è scritto nei nostri geni e si plasma nel grembo materno. Questi due elementi, patrimonio genetico materno e paterno, e dialogo col corpo materno, sono incancellabili dalla nostra storia. O meglio, si possono cancellare come fa chi compra i figli, o il seme, o l'ovulo, ma non senza un prezzo altissimo da pagare, e tutto a carico dei bambini. Non basta che poi i genitori siano pieni di buona volontà e intenzionati ad amare questi bambini. Probabilmente molti dei violentatori della natura dei loro figli - quelli che li privano del padre, della madre, ma anche i genitori maschio e femmina che fanno l'eterologa - saranno genitori al meglio delle loro possibilità (sicuramente migliori di me), ma non sarà il meglio per quei bambini. Un bambino sente il battito della madre, ne riconosce la voce, le carezze, il latte (appena nato distingue un batuffolo imbevuto di latte della mamma da quello di un'altra donna). Un bambino ha bisogno del padre e di conoscere la propria storia, di cui è erede.Un bambino non è un diritto anche se l'infertilità è ormai un problema generazionale, legato ai nostri stili di vita, come ha ricordato Daniela Bandelli, che sta conducendo uno studio su casi di maternità surrogata in vari paesi del mondo. Dell'orrore nascosto nei contratti che le madri surrogate firmano ha raccontato Jennifer Lahl, che è stata la prima a sollevare il velo sulle sofferenze che sconvolgono le vite di tante madri surrogate: dolore, malattia, morte, abbandono totale nel caso che le cose vadano male. Donne disperate: non tutte, ma molte, che a volte vagano anni all'affannosa (e vietata dai loro contratti) ricerca di notizie dei bambini che hanno portato in grembo, come ha raccontato Monica Ricci Sargentini, da sempre in prima fila in questa battaglia. Una delle poche giornaliste - con lei Paola Tavella, che era in sala - che racconta la verità su questo, mentre si permette che utenti dell'utero in affitto vadano in tv a parlare di quanto è bello essere genitori, senza che nessun collega abbia l'onestà di fare l'unica domanda che c'è da fare: quanto ha pagato per commettere quello che nel nostro paese è un reato?Che qualcuno sveli una buona volta "di che lacrime grondi e di che sangue" la realizzazione di un desiderio che la natura non ha permesso di compiere.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5593FILOTEA, IL LIBRO SPIRITUALE CHE TUTTI DOVREBBERO AVER LETTO di Costanza MirianoLo so che san Francesco di Sales era ieri, e quindi avrei dovuto scrivere l'altro ieri in modo da pubblicare nel giorno giusto, ma invece mi sono ritrovata a finire l'ufficio delle letture alle 23.52, e quindi niente, eccomi. Che santo fosse lo sapevo, perché è il patrono dei giornalisti, e allora mi ricordo ogni anno che sta per scadere la tassa annuale di iscrizione all'Ordine (ognuno ha i suoi promemoria).Insomma, mi ritrovo che è già domani, e io ancora sto leggendo il brano tratto dall'Introduzione alla vita devota. Mi ricordo così che la Filotea campeggia da anni in quella sezione della mia libreria, che attualmente consta di tre scaffali, dedicata ai libri che assolutamente devo leggere, che ho comprato e messo da parte per quando smetterò con questa illogica abitudine di andare anche a dormire, ogni tanto.Però, quando un libro te lo consigliano tipo otto sacerdoti, probabilmente il cielo ti sta facendo arrivare un messaggio, neanche troppo criptato: LEG-GI-LO, zuccona! (Zuccona l'ho aggiunto io ma Dio non potrà che concordare).E così questa sera mi ci sono messa. Che dire, giusto una giornalista poteva recensire un libro senza averlo finito, però ecco, mi premeva non lasciar passare la sua festa senza dare anche a voi questo compito a casa che mi sono assegnata. Il monaco wi-fi non dovrebbe mancare la lettura di questo classico, che è stato il primo a prendere sul serio il desiderio di Dio dei laici, e a proporre alle persone che vivono nel mondo un piano intelligente e organizzato "per condurre l'anima dal primo desiderio della vita devota fino alla ferma risoluzione di abbracciarla".Non si può non amare questo vescovo nobile nato nel '600 in Savoia da famiglia ricca e molto ben inserita, insomma il massimo dello chic, che rinuncia a tutto, e che ha il coraggio di dire "scrivo di vita devota senza essere devoto, ma non mi manca il desiderio di diventarlo" (si sa che i santi più sono santi più vedono i propri limiti, perché illuminati inpieno dalla luce di Dio).Il trattato è diviso in cinque parti: nella prima parla di come organizzare seriamente i nostri buoni propositi, nella seconda dei mezzi per avvicinarsi a Dio (sacramenti e preghiera), nella terza delle virtù e dei consigli per rafforzarle, nella quarta degli inganni del nemico, mentre nella quinta "guida l'anima un po' in disparte per rinfrescarsi", prima di riprendere il cammino più speditamente.Il brano che ogni anno la Chiesa ci ripropone all'Ufficio delle letture [vedi nota in fondo all'articolo, N.d.BB] è quello in cui ci ricorda che una madre di famiglia non può non metter da parte nulla come i cappuccini, né un artigiano passare tutto il giorno in chiesa come un religioso (insomma, il famoso fenomeno delle parrochesse, le donne che stanno più in parrocchia che in casa).Davvero una miniera di intuizioni e chiarimenti lucidi e intelligenti, come sto sbirciando qua e là tra le pagine. Mi rituffo nella lettura... [...]Nota di BastaBugie: nell'articolo è stata citato un brano tratto dalla Filotea o introduzione alla vita devota di S. Francesco di Sales (Parte 1, Cap. 3), che spiega come la vera devozione sia possibile in ogni vocazione e professione.Eccolo nella sua interezza:Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna «secondo la propria specie» (Gn 1, 11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione.La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall'artigiano, dal domestico dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta; bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona.Dimmi, Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini? Se l'artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come il religioso e il religioso si esponesse a qualsiasi incontro per servire il prossimo come è dovere del vescovo? Questa devozione non sarebbe ridicola, disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso. No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa.L'ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio.Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l'unisce alla devozione. La cura della famiglia è resa più leggera, l'amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili.È un errore, anzi un'eresia, voler escludere l'esercizio della devozione dall'ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. È vero, Filotea, che la devozione puramente contemplativa, monastica e religiosa può essere vissuta solo in questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizioni secolari. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5571LA FESTA DELLA DONNA E IL VOLANTINO DELLA LEGA DI CROTONE di Costanza MirianoBuona festa della donna alle mie ormai migliaia di amiche e conoscenti che se ne fregano della festa della donna, che non hanno rivendicazioni da fare, che sono felici di avere avuto la incredibile fortuna di poter essere al servizio della vita - sia che i figli non arrivino, sia che ne arrivino otto, nove, undici o dodici: quello che conta è la disponibilità - che amano farsi i fatti degli altri, prendersi cura, farsi carico, che vogliono essere alleate dei loro uomini, imparare a tradurre il loro linguaggio, stare dalla loro parte, aiutarli a essere migliori, mentre loro le proteggono.Buona festa alle donne - tutte quelle che conosco - che non trovano assolutamente niente di strano nel volantino della Lega di Crotone: tutte noi pensiamo che l'utero in affitto sia una vergogna, che ci chiamiamo mamma e non genitore 2, che non siamo interessate alle quote rosa ma ad avere uno stile di lavoro diverso da quello degli uomini, che tenga conto del fatto che siamo più brave a prenderci cura delle persone piccole e deboli, siamo più brave e ci gratifica molto, buona festa a noi che pensiamo che prenderci cura della famiglia è per noi naturale; [...] a noi che, come dice il volantino dello "scandalo" (che a noi sembra semplice buon senso) ci sentiamo strumentalizzate da chi afferma di difenderci ma lotta solo per permetterci di abortire, mai per aiutarci a far nascere e tanto meno a crescere i nostri figli.Questo è semplice buon senso, ed è davvero paradossale e francamente irritante che dire queste cose sia considerato "di destra": a me per esempio la politica non interessa, ma questa è la realtà, e la realtà non è di destra né di sinistra. È la realtà. Le donne partoriscono, gli uomini no. Le donne allattano, gli uomini no. Gli uomini che vogliono figli senza una donna devono per forza pagarla e poi portarglieli via. La realtà non è di destra, è la realtà.È QUESTA SINISTRA RADICALE CHE HA PERSO IL CONTATTO CON LA REALTÀRenzi nel suo libro, e anche da Fazio, ha detto che il popolo del Family Day gliel'ha giurata, e che questo ha fatto sì che perdesse l'elettorato di centro. A me piacerebbe credergli. Mi piacerebbe pensare che quelle nostre piazze che abbiamo contribuito a riempire abbiano avuto così tanto potere. In realtà purtroppo la gente non si è allontanata dal Pd perché sensibile ai valori cristiani (e caliamo un pietoso velo su Galantino che, scrive Renzi, ha dato il suo placet alle unioni civili, ma d'altra parte se per lui Sodoma si è salvata, è tutto a posto), la gente si è allontanata dal Pd perché il tema delle unioni civili che ha monopolizzato mesi di governo interessava solo una percentuale risibile di popolazione, l'1% delle famiglie, mentre il 99% si è sentito abbandonato da un Parlamento che è stato fagocitato da un dibattito che interessava solo la sinistra radicale, non il paese vero (litigare per mesi sulla stepchild adoption, quando le pochissime persone che sono disposte e possono spendere 150 mila euro per procurarsi un figlio non è che spostino queste grandi percentuali di elettorato; e in più la gente senza fare grandi studi di psicologia, senza leggere i rapporti dell'università di Vattelapesca, ci arriva a capire che i bambini vogliono la mamma, e non il concetto antropologico). [...]Anche noi, come gli autori del volantino dello scandalo, crediamo che il vero aiuto alla donna sia quello di permetterle di essere sé stessa, diversa dall'uomo. La pari dignità la diamo tutte per scontata, nessuna donna intellettualmente onesta in Italia potrà dire di essere stata discriminata in quanto donna. [...] Un accenno al fatto che il gender gap sui salari non esiste: portatemi un contratto collettivo in cui sia scritto che a parità di lavoro le donne guadagnano meno degli uomini: non c'è; la contrattazione personale è un altro conto, ma se gli uomini sono più bravi a farsi pagare di più è perché sono più aggressivi nel chiedere e più concentrati sul lavoro.NOTO UN CERTO NERVOSISMO IN MERITO, DI RECENTE, IN GIROInsulti alla mamma di undici figli, articoli pseudoscientifici che dicono che un figlio toglie alla mamma undici anni di vita (io sono praticamente morta, le mie amiche Chiara e Francesca sono sepolte da tempo, con i loro 11 e 12 figli) e che rovina il sonno dei genitori per sei anni, omuncoli che affermano le donne colte non possono desiderare molti figli (le mie amiche psichiatra, filosofa ed ematologa mamme di sei e sette devono avere comprato la laurea coi punti dell'ammorbidente), insomma un'insofferenza crescente verso tutto quello che parla di famiglia. Non solo le donne non devono essere costrette a fare le mamme, come sostengono le femministe, ma se vogliono farlo, soprattutto se di tanti figli, sono delle povere dementi. Una furia contro la persona umana che non si spiega: le manifestazioni contro il comune di Verona che ha stanziato aiuti alle mamme che preferiscono non abortire sono state incomprensibili. Ovviamente nessuno ha parlato (purtroppo, aggiungo) di chiudere i reparti in cui si fanno aborti: si voleva solo aiutare chi vi rinuncia. Apriti cielo. Non solo le donne devono poter abortire, ma se invece vogliono accogliere il bambino non vanno aiutate, per le femmine accecate dall'ira. Una furia contro gli obiettori di coscienza all'aborto che non è assolutamente spiegabile con i fatti concretamente avvenuti nel nostro paese: MAI nessuna donna in Italia con la 194 ha cercato di abortire e le è stato negato a causa di una carenza di medici. Mai. Perché dunque questa furia? Perché questo odio per la vita?DISCRIMINATI GLI OBIETTORI DI COSCIENZAPerché Zingaretti ha fatto un bando dal quale erano esclusi i medici obiettori, quando questo non è mai stato realmente un problema in Italia, visti i 120 mila aborti fatti ogni anno a spese nostre? Perché la Cirinnà grida scomposta contro la manifestazione di Verona, che sarà semplicemente sulla bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, l'ecologia umana integrale, la donna nella storia, dando come sempre degli omofobi agli organizzatori, quando l'omosessualità non è proprio messa a tema in quei giorni? Perché i giornali rilanciano bufale ("il governo finanzia e patrocina la manifestazione di Verona", "ci sono relatori favorevoli alla pena di morte per gli omosessuali")? Chi viene offeso da questo annunciare la bellezza della famiglia? [...]Le lobby lgbt sono l'unica categoria protetta e intoccabile, altro che omofobia. Però organizzare una marcia pacifica per continuare a dire che la famiglia è bella è offensivo?Non paghe di avere sparso tanto odio e tanta bruttezza attorno a sé, le femministe di senonoraquando propongono uno sciopero per l'8 marzo. Una delle forme suggerite è lo sciopero del sorriso per chi fa lavori di cura e di servizio, o di rapporto con clienti. E qui scadiamo nel grottesco. Se chi serve qualcuno - pazienti o clienti - lo fa senza sorriso, perde tutta la bellezza di quello che fa. Propongo invece di fare un contro sciopero domani, e di spargere sorrisi (magari se avete i denti dritti postate le vostre foto sui social) per annunciare al mondo che siamo felici di essere donne e uomini che danno la vita per gli altri, perché la vera grandezza è servire, ed è povero e triste solo chi vive per sé.Nota di BastaBugie: l'articolo cita il volantino della Lega di Crotone dal titolo "8 marzo: chi offende la dignità della donna?". Qui sotto trovate la trascrizione integrale del volantino. Purtroppo il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, commentando il volantino ha incredibilmente dichiarato: "Non ne ero a conoscenza e non ne condivido alcuni passaggi. Lavoro per la pari dignità uomo-donna e papà-mamma".Le ministre M5s, Elisabetta Trenta, Giulia Grillo e Barbara Lezzi, hanno definito il volantino "scioccante". "Leggere che 'offende la dignità delle donne chi ne rivendica l'autodeterminazione suscitando un atteggiamento rancoroso nei confronti dell'uomo' ci riporta indietro di decenni. Come donne di questo governo esprimiamo la nostra più profonda preoccupazione. Ci auguriamo e confidiamo che i vertici della Lega prendano quanto prima le distanze". Come abbiamo visto, tale presa di distanza è ahimè prontamente avvenuta.Ecco dunque la trascrizione integrale del volantino dello "scandalo":8 Marzo: Chi offende la dignità della donna?- Chi sostiene una cultura e promuove iniziative favorevoli alla vergognosa e ignominiosa pratica dell'utero in affitto;- chi sostiene proposte si legge (anche a livello regionale) che tendono a imporre la neo-lingua che sostituisce i termini "mamma e papà" con "genitore 1 e genitore 2";- chi ritiene che la donna abbia bisogno di "quote rosa" per dimostrare il proprio valore;- chi sostiene una cultura politica che rivendica una sempre più marcata e assoluta autodeterminazione della donna che suscita un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti dell'uomo;- chi contrasta culturalmente il ruolo naturale della donna volto alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia;- chi strumentalizza la donna, come anche i migranti e i gay, per finalità meramente ideologiche al solo scopo di fare la "rivoluzione" e rendere sempre più fluida e priva di punti di riferimento certi la società.La Lega Salvini Premier di Crotone è convinta che la donna ha una grande missione sociale da compiere per il futuro e la sopravvivenza della nostra nazione, non sia, pertanto, mortificata la sua dignità da leggi e atteggiamenti che ne degradano e ne inficiano il suo infungibile ruolo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2514 di Costanza MirianoDunque, fatemi capire se ho capito bene.Secondo la vulgata, i bambini devono essere lasciati liberi, ma come diciamo noi. Quindi per cominciare i loro sentimenti vanno anestetizzati. Che siano liberi da comandi repressivi, però, per cortesia, che non siano molesti, non conoscano dunque né il vuoto né la noia (e per questo tra tempo pieno a scuola e impegni pomeridiani le loro vite sono ferocemente organizzate). Devono esprimersi liberamente, ma sempre sotto il controllo di un adulto.Non possono arrabbiarsi se i genitori, per esempio, si separano. Non possono essere tristi, depressi, disperati. Non devono provare rancore se i genitori partono alla ricerca di se stessi. Insomma possono essere come vogliono, a patto che siano come vogliamo noi. Questo più o meno il messaggio che arriva ai bambini sfogliando i giornali, o, anche, in libreria la maggior parte dei libri scritti per loro ai giorni nostri, come per esempio Diverso come uguale, di Luana Vergari, casa editrice Becco Giallo, che recita esattamente così: "Tony ha una stanza fichissima nella sua casa numero 2, dove abitano i suoi 2 papà. Tanto tempo fa il papà n. 1 di Tony e sua mamma erano sposati, ma poi hanno deciso che era meglio se s'innamoravano di altre persone. Allora il papà n.1 di Tony si è innamorato di Raul che è anche lui maschio, ed è diventato il suo papà n.2. La mamma di Tony non si sa, ma se si innamora di un maschio anche lei allora Tony ha anche il papà n.3!" Tutto ciò è illustrato con disegni che tentano di essere allegri, a colori disperatamente sgargianti. (Gli errori grammaticali, fatti immagino per rendere più amichevole il testo, sono nell'originale).Anche questa per me è violenza sui bambini. Vuoi fare i tuoi comodi, senza curarti delle conseguenze che questo avrà su tuo figlio, o almeno non lasciandoti fermare da questa preoccupazione? Non gli togliere, almeno il diritto, di odiarti, di pensare che questo non è "fichissimo", non cercare di convincerlo che ha un papà numero due o numero tre, perché lui sa e saprà sempre che ne ha solo uno, e senza numero. Lasciagli il diritto di essere arrabbiato, e disperato. Lasciagli desiderare disperatamente che i suoi genitori stiano insieme. Lasciagli odiare il "nuovo compagno" di mamma e papà.Un'amica mi ha detto che ha conosciuto una neuropsichiatra infantile chiamata sempre più spesso dalle maestre a cui i bambini dicono "voglio morire". E il problema, dice lei, sono sempre più spesso le famiglie allargate, questi ogm descritti dalla tv, dal cinema, da tutti come situazioni allegre e piene di simpatiche novità. Come se non sapessero che invece vanno a toccare quanto ogni bambino ha di più sacro, gli archetipi più profondi, quello che un giorno contribuirà a determinarne l'identità in modo incancellabile.Ieri sera ho imprudentemente letto alle mie figlie un libretto che non avevo ispezionato prima. Si chiama La principessa della luna, di Francesca Lazzarato. La copertina diceva che era per lettori di 5-6 anni, i bei disegni mi hanno ingannata, e quindi mi sono trovata alle prese con una principessa alata che viene dalla luna. Sposa un contadino, hanno una bambina. Lui le nasconde il vestito ma un giorno lei lo ritrova, prende in braccio la sua bambina e vola via, perché certo, chiosa l'autrice, sapeva che prima o poi sarebbe dovuta tornare a casa sua. Il contadino era troppo pesante, non poteva portarlo con sé.Immagino che questo sia un altro dei libri pensati per far entrare nell'inconscio dei bambini l'idea che i genitori a un certo punto debbano inseguire il loro destino, a qualsiasi costo. Le mie bambine, comunque, alla fine si sono molto divertite, perché quando ho visto la mala parata ho cominciato a usare il libretto come carta igienica, fazzoletto da naso, filo interdentale, bastoncino per le orecchie, ed è finita che si sono ribaltate sul letto dalle risate, cosa che ha rallentato l'addormentamento, ma ha insegnato che i libri si possono leggere criticamente, e anche strappare e buttare nel secchio.Genitori senza regole e senza comandamenti, poi, producono figli ingovernabili. Deve essere per questo che ha preso così tanto piede l'insana, folle, inspiegabile, assurda piaga degli animatori delle feste per bambini. Soggetti che indossano un microfono appeso all'orecchio, e urlano "tutti su, tutti giù, lanciate in aria i pallonciniiiii" come dei pazzi, con la musica – rigorosamente orribile – a tutto volume (c'è una infallibile corrispondenza tra la bruttezza della musica e il volume a cui viene lanciata). Qualche giorno fa, credo per la prima volta in vita mia, me ne sono andata da una festa, accogliendo di buon grado la richiesta delle bambine, che odiano come me gli animatori e la confusione insensata. Eravamo andate per conoscere le amichette e le mamme della prima elementare, ma sommerse dal rumore e dai palloncini sponsorizzati dal centro commerciale era impossibile anche dire "piacere mi chiamo Costanza".Mi chiedo perché questo succeda sempre più spesso. Non me lo spiego. Io faccio feste a casa al termine delle quali ci vuole non l'animatore, ma casomai il rianimatore. Perché i genitori pensano che i loro bambini non possano semplicemente stare insieme nella stessa stanza senza essere intruppati e organizzati? Cos'è questo horror vacui? Non sanno che alla fine si organizzano? Chiacchierano. Iniziano a giocare con il nulla, anche che ne so con le bottiglie della Coca Cola vuote, con i tovagliolini di carta (ottimi per vestire i peluche), con le lattine usate come birilli. Si inventano dei giochi meravigliosi se noi ci fidiamo della loro intelligenza.Dopo la festa ho chiamato la mamma che l'aveva generosamente organizzata, per scusarmi di essermene andata (avrei detto che avrei aderito all'iniziativa della prima festa della nuova classe solo a patto che, appunto, non ci fosse l'animatore). E lei ha ribadito che sopra un certo numero è impensabile fare a meno dell'opera del soggetto col microfono all'orecchio, perché altrimenti i bambini cominciano a tirare le sedie e rovesciare i tavoli. Eppure lì, in quella sala, nel pomeriggio, era pieno di genitori. Seduti, mentre l'animatore urlava come un forsennato. E mi chiedo: ma non siamo capaci di chiedere niente a questi bambini? Nessuna frustrazione, nessun comando, nessuna regola? Ci fidiamo così poco di loro? Abbiamo una meta così bassa per loro? O forse il problema è che è bassa la nostra, di meta?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2238IL NOSTRO REGALO PER L'8 MARZO SONO GLI UOMINI di Costanza MirianoAmo i maschi perché si prendono selvaggiamente a colpi di spada di legno per contendersi il titolo di Supremo Sovrano del Corridoio, e tredici secondi dopo essersi scannati si dividono maschiamente una bottiglia di coca cola, per poi ricominciare a giocare come se niente fosse.Li amo perché non faranno mai uno psicodramma, come le loro coetanee, non scenderanno negli abissi singhiozzanti della disperazione solo perché qualcuno "mi ha detto che sono cattivaaaa".Li amo perché il massimo della ripicca che possono concepire è un calcio, e non faranno mai perfidi commenti sottovoce sul colore della maglietta della loro nemica, alle sue spalle.Li amo perché sono il modello base, la fiat 127 del genere umano: senza optional ma solidi e irrinunciabili.Amo gli uomini quando montano mensole, riempiono buchi con lo stucco, trovano canali e accroccano soluzioni. Quando non vogliono fermarsi a chiedere la strada, e alla fine, pur facendo sei volte il giro della piazza la trovano, mantenendo un dignitoso contegno.Li amo anche se fanno domande e poi quando lei comincia a rispondere escono dalla stanza.Li amo quando, interrogati: "ti ricordi quello che ti ho detto ieri di Annalisa?", con gli occhi persi nel vuoto frugano affannosamente nella memoria e fingono di sapere bene e rispondono a monosillabi per non tradirsi, per non lasciar trapelare che del segreto dell'amica si sono dimenticati nell'istante stesso in cui glielo avete solennemente confidato.Amo l'uomo anche quando ha lo sguardo assorto, si chiude nel silenzio e nel lasso di tempo in cui voi vi convincete, in una escalation di pessimismo, che presto vi dirà che il vostro rapporto è al capolinea, loro in realtà hanno elaborato complessi pensieri del tenore di: quasi quasi ordino una pizza; questo divano è scomodo; speriamo che esonerino l'allenatore.Amo gli uomini perché senza le femmine sono totalmente disabili alla vita sociale, si aggirano nel mondo persi e disadattati. Li amo perché ci fanno sentire indispensabili.Amo come scrivono, come suonano, come cantano. Li amo perché loro sì che hanno gusto nella musica, nell'architettura, nell'arte.Amo gli uomini perché sanno mantenere uno sguardo di insieme, e analizzare lucidamente le economie globali, ma non riusciranno a concepire un piano organizzativo che riesca a conciliare pediatra e lezione di danza e merenda.Li amo anche quando, certi dell'amore della loro diletta – che trascorre ore a cercare di mantenere un accettabile livello estetico, a levigarsi e profumarsi e depilarsi ogni area critica – gironzolano per casa con abiti informi.Li amo anche quando buttano le chiavi di casa nel cassonetto della spazzatura, si confondono i giorni della settimana e gli amici dei figli, portano trionfanti a casa buste della spesa piene di oggetti inutili.Li amo perché non si perdono nei dettagli, e sanno mantenere salda la bussola, ed essere lucidi e razionali e affidabili quando noi precipitiamo nei gorghi misteriosi che ci portiamo dentro.Li amo perché fanno il lavoro grosso per noi, e quando noi complichiamo troppo le cose, sanno invocare al momento giusto il Grande Capo Estiqaatsi.Amo gli uomini perché sono loro il nostro regalo per l'8 marzo.
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