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Audiodocumentari di Olmo Cerri
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Audiodocumentari di Olmo Cerri

Author: REC

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Viaggi sonori, a cura di Olmo Cerri (www.olmocerri.ch)
14 Episodes
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In onda a Laser (Rete 2, RSI) sabato 11 marzo 2023 alle 9’00.Fra il 1996 e il 2003 il Canton Ticino era diventato una piccola Amsterdam, un’isola allucinata al centro dell’Europa che attirava i migliori coltivatori di canapa da tutto il mondo e orde di consumatori. I “sacchetti odorosi” che dovevano servire a profumare gli armadi venivano invece in gran parte fumati. Questo mercato in espansione generava molte preoccupazione: abusi, mercato nero e esportazioni illegali. Questa puntata di Laser riprende e condensa l’ultima fase di questa vicenda, tratta dal podcast in cinque episodi, realizzato da Olmo Cerri per Audiofiction di Rete2 intitolato “Quegli stupefacenti anni zero”. Una fase contraddistinta da grandi operazioni di polizia, capitanate dal procuratore Antonio Perugini, finalizzate alla cessazione di questo mercato.
Tre anni di prigionia durissima nel carcere argentino di Coronda (tra Rosario e Santa Fe). Padiglione numero cinque, l’ala riservata ai detenuti politici che la dittatura di Videla inseriva nel cosiddetto “programma di pensionamento” - rassicurante eufemismo dietro al quale si celava l’obiettivo di distruggerli psicologicamente. Ma oggi, di fronte agli occhi vivaci di Sergio Ferrari, ai suoi modi gentili, alla sua travolgente vitalità, sappiamo che quel programma - almeno per lui - ha fallito. A sorprendere nella testimonianza di Ferrari, oggi apprezzato sindacalista e giornalista in Svizzera, non è solo il racconto delle sofferenze e delle torture subite, ma soprattutto la sua reazione e quella dei suoi compagni di sventura, capaci di mettere in piedi un incredibile sistema clandestino di solidarietà per sopravvivere all’interno di quelle mura invalicabili. Un percorso di resistenza collettivo raccontato in un volume di recente pubblicazione - “Grand Hotel Coronda”, edizioni Albatros - proprio dai protagonisti di quella vicenda riuniti nel Collettivo El Periscopio.
Il ‘68 in Ticino è arrivato con un po’ di ritardo. Qualche occupazione, manifestazioni e soprattutto l’indimenticato “Cantiere della Gioventù”, che si è svolto a Locarno presso i Giardini Rusca, tra il 24 aprile e il primo giugno 1971. Un evento che ha coinvolto migliaia di giovani, ricordato e citato da molti, e che ha dato vita ad alcune esperienze che sopravvivono ancora oggi. Una sorta di tendopoli auto-organizzata, con al centro il Forum, una discoteca, un bar sistemato su un albero e diversi atelier per i gruppi di espressione artistica. L’idea, dopo qualche diffidenza iniziale, viene accettata e sostenuta dalle autorità e riscuote un certo successo.Durante le cinque settimane di esistenza, le attività vengono completamente autogestite. Atelier di teatro, di cinema, una camera oscura per le fotografie. Conferenze sui più svariati temi che appassionavano la gioventù dell’epoca (dall’alpinismo al conflitto israelo-palestinese). Torniamo sui luoghi del cantiere esattamente cinquant’anni dopo, per ricordare collettivamente questo spaccato di storia locale.GRAZIE: Oltre a Peter Schrembs, Pietro Künzle e Francesca Machado abbiamo sentito le voci di Patrizia Gusman e di Moreno Gilardi. Fra i vari spezzoni musicali che hanno accompagnato questo audiodocumentario anche alcuni estratti da una rara registrazione dei The Nightbirds, la band che si dice che abbia portato il rock in Ticino (e che si era anche esibita al cantiere.) Grazie a Corrado Knobel per le registrazioni. Grazie a Michela, Santuzza Oberholzer e a tutti i partecipanti del gruppo FB dedicato al Cantiere.
Nel 1875 viene introdotta in Svizzera una nuova e moderna legge che regolamenta l’esercizio della caccia e che pone precise regole e limiti al prelievo venatorio. È in questo periodo che iniziano a muoversi nei nostri boschi due figure opposte ma complementari: il guardiacaccia e il bracconiere. Sono stati recentementi ritrovati in Capriasca i quaderni di servizio di uno dei primi guardiacaccia della nostra regione: Giovanni Nesa di Lugaggia, nato nel 1830. Nesa si è occupato di sorvegliare la bandita del Camoghé fra il 1880 e il 1884. Attraverso la lettura delle pagine di questo singolare “diario di lavoro” possiamo seguire i lunghi tragitti nei boschi percorsi nel tentativo di scoprire gli illeciti, le minuziose e quasi poetiche osservazione del “selvagiume”, la difficoltosa ricerca dell’ultimo orso del sottoceneri, ma possiamo anche gettare uno sguardo nella vita privata e nella quotidiana di una famiglia ticinese. I diari sono stati recentemente pubblicati in un volume intitolato “Con il canochiale o veduto tre camozze…”.La pubblicazione è frutto del lavoro di conservazione e ricerca curato dall’Archivio Audiovisivo di Capriasca e Valcolla, ente che si occupa di conservare e tutelare le immagini e le testimonianze orali che costituiscono la memoria collettiva della regione.In questo viaggio sonoro incontreremo il responsabile dell‘Archivio Nicola Arigoni, collaboratore del Centro di dialettologia e di etnografia e lo storico e appassionato cacciatore Flavio Zappa, che ci guideranno tra le pagine di questo diario e ci accompagneranno nei boschi e sui sentieri della bandita sorvegliata dal guardiacaccia Nesa.
Può un’elefantessa indiana di quasi tre tonnellate aiutarci a raccontare la storia di una città? Forse sì, se l’elefantessa in questione è Bombay: la star indiscussa dell‘ormai scomparso zoo di Milano.Preda di una battuta di caccia nel Nord dell’India, arrivata in Europa nel 1932 dopo un lungo e avventuroso viaggio in nave, osserverà, dal suo troppo piccolo recinto all‘interno dei Giardini di Porta Venezia, i cambiamenti della città. Sopravviverà ai bombardamenti alleati con una ripiegata provvidenziale nel parco di Monza.Nel dopoguerra divertirà i bambini indossano dei grossi occhiali bianchi e suonando una piccola armonica con la sua grossa proboscide. Non si farà spaventare dal clima pesante degli anni di piombo e nemmeno dall‘arrivo dell‘eroina nel parco che è stato la sua casa per quasi settant‘anni.Nulla poté però contro le spinte ecologiste degli anni ’80 che faranno chiudere il suo zoo, lasciandola, come una diva dimenticata, senza il suo amato pubblico, che era forse l‘unico scopo di una vita priva di libertà.In questo audiodocumentario ripercorreremo la storia di questo grosso e quasi mitico pachiderma, nato libero lungo il fiume Brahmaputra e morto in una gabbia tra le nebbie padane.RingraziamentiSi rigraziano per le preziose testimonianze: Mami Azuma, Valerio Meletti, Marta Njiaus, Davide Pinardi (che per primo mi ha parlato di questo zoo), Francesco Borella e il tassidermista Ermano Bianchi.
Il tassidermista

Il tassidermista

2020-01-2223:41

L’essere umano ha sempre cercato delle tecniche per evitare o ritardare la decomposizione dei cadaveri: per motivi rituali, spirituali, politici o scientifici. Dalle mummie dell’antichità, alla salma di Lenin nel suo mausoleo, dai cadaveri pietrificati da Gorini a Lodi, alle preparazioni tassidermizzate e catalogate ordinatamente nelle teche dei musei.Per saperne di più su questo procedimento, a metà strada fra scienza ed arte, scendiamo nei seminterrati del palazzo neogotico che ospita il Museo di Storia Naturale di Milano.Fra pentoloni per bollire le ossa, scatole piene di occhi di vetro e una collezione di strumenti chirurgici, incontriamo Ermano Bianchi. Lui gli animali li ama, ed è proprio per evitare che le prede di un parente cacciatore venissero gettate che ha iniziato, giovanissimo, ad interessarsi a questa pratica.Il suo sguardo è fiero e le sue parole lasciano trasparire passione ed entusiasmo, ma la pensione non è lontana e non ci sono sostituzioni in vista. Sarà forse lui l‘ultimo tassidermista del museo?
Orsanti

Orsanti

2019-03-1124:04

A partire dal Settecento e fino agli anni ‘50 dello scorso secolo ha avuto luogo un fenomeno migratorio particolarmente curioso: quello degli ammaestratori ambulanti di animali. Dagli appennini parmensi sono partiti migliaia di artisti transumanti che, muovendosi a piedi per l’Europa, facevano esibire animali ammaestrati: orsi, cammelli, dromedari e scimmie, ma anche capre, pappagalli e cani.Le compagnie, composte da quattro o cinque uomini e qualche bambino per raccogliere il denaro, raggiungevano località anche molto remote dell’Europa, ritornando nelle terre natali ogni tre o quattro anni. Viaggiavano lontani dai grandi centri, toccando anche piccoli villaggi e comunità minori, in modo da poter continuare quotidianamente le esibizioni (e garantire così una continuità di guadagno). I proprietari delle compagnie riuscivano alle volte ad accumulare delle piccole fortune e, in alcuni casi, arrivarono a possedere dei circhi veri e propri.Relativamente a questo fenomeno, sono diverse le domande fondamentali a cui i ricercatori non sono ancora riusciti a dare una risposta. Dove si procuravano gli animali? Chi ha insegnato a queste popolazione montane ad addestrare animali feroci? Cosa resta oggi di questa incredibile tradizione?In questo viaggio alla scoperta degli orsanti ci accompagnerà Carlo Stiaccini, ricercatore dell’università di Genova e Carlo Cavalli, collezionista e cultore di storia locale ed erede di due dinastie di orsanti.Visiteremo i villaggi abbandonati ai piedi del monte Pelpi e frugheremo tra le carte di un archivio a Bedonia, alla ricerca dei tragitti di questi ambulanti, che attraversavano spesso e volentieri anche la Svizzera e il Canton Ticino.
La prima Colonia Libera Italiana in Svizzera viene fondata a Ginevra nel 1925, con l’idea di organizzare gli esuli antifascisti e di sensibilizzare gli emigrati italiani ai valori democratici e di interessarli al processo di ricostruzione del paese.Con il tempo, in tutti i principali centri dell’emigrazione in Svizzera, nascono delle sedi delle Colonie Libere che, accanto all’attività, sociale, culturale e aggregativa, porteranno avanti numerose battaglie per i diritti dei lavoratori e degli immigrati in generale.Nel novembre del 1943 le dieci Colonie presenti sul territorio svizzero (Ginevra, Baden, Zurigo, Lugano, Losanna, Sciaffusa, San Gallo, Kreuzlingen, Arbon e Grenchen) si uniranno, a Olten, in una Federazione. Con questo audiodocumentario, cogliamo l’occasione del 75° anniversario di questa istituzione, per intraprendere un viaggio – in due tappe – sulle tracce della storia delle Colonie Libere, con uno sguardo sulle prospettive e sulle battaglie future.Questi 75 (e più) anni di attività della Federazione delle Colonie Libere sono stati ricchi di storia e di battaglie. Alcune perse e altre vinte, come quelle per l’abolizione dello statuto dello stagionale.E’ nell’ambito di quest’esperienza che nascono strutture fondamentali per la comunità italiana in Svizzera: l’ECAP in campo formativo e l’INCA in quello previdenziale.Come si concretizza oggi l’attività della Federazione. Qual è il senso oggi di questa realtà?Audiodocumentario di Olmo Cerri, con le testimonianze di Anna Maria Cimini, Andrea Ermano, Gianfranco Bresadola, Maurizio Spallaccini, Margherita Pugliesi Nuzzo, Maddalena Stabile Perrenoud, Claudio Micheloni, e le voci di tanti membri e simpatizzanti delle Colonie Libere Italiane. La colonna sonora è di Victor Hugo Fumagalli.Si ringrazia Mattia Lento, Daniel Bilenko e la FCLI per il sostegno.
La prima Colonia Libera Italiana in Svizzera viene fondata a Ginevra nel 1925, con l’idea di organizzare gli esuli antifascisti e di sensibilizzare gli emigrati italiani ai valori democratici e di interessarli al processo di ricostruzione del paese.Con il tempo, in tutti i principali centri dell’emigrazione in Svizzera, nascono delle sedi delle Colonie Libere che, accanto all’attività, sociale, culturale e aggregativa, porteranno avanti numerose battaglie per i diritti dei lavoratori e degli immigrati in generale.Nel novembre del 1943 le dieci Colonie presenti sul territorio svizzero (Ginevra, Baden, Zurigo, Lugano, Losanna, Sciaffusa, San Gallo, Kreuzlingen, Arbon e Grenchen) si uniranno, a Olten, in una Federazione. Con questo audiodocumentario, cogliamo l’occasione del 75° anniversario di questa istituzione, per intraprendere un viaggio – in due tappe – sulle tracce della storia delle Colonie Libere, con uno sguardo sulle prospettive e sulle battaglie future.Questi 75 (e più) anni di attività della Federazione delle Colonie Libere sono stati ricchi di storia e di battaglie. Alcune perse e altre vinte, come quelle per l’abolizione dello statuto dello stagionale.E’ nell’ambito di quest’esperienza che nascono strutture fondamentali per la comunità italiana in Svizzera: l’ECAP in campo formativo e l’INCA in quello previdenziale.Come si concretizza oggi l’attività della Federazione. Qual è il senso oggi di questa realtà?Audiodocumentario di Olmo Cerri, con le testimonianze di Anna Maria Cimini, Andrea Ermano, Gianfranco Bresadola, Maurizio Spallaccini, Margherita Pugliesi Nuzzo, Maddalena Stabile Perrenoud, Claudio Micheloni, e le voci di tanti membri e simpatizzanti delle Colonie Libere Italiane. La colonna sonora è di Victor Hugo Fumagalli.Si ringrazia Mattia Lento, Daniel Bilenko e la FCLI per il sostegno.
Fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80 in Svizzera vi era un grande fermento legato all’organizzazione di cineclub dedicati agli emigranti italiani: nel 1969 se ne registrano 12, e nel 1974 sono già 23 i gruppi recensiti.Fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80 in Svizzera vi era un grande fermento legato all’organizzazione di cineclub dedicati agli emigranti italiani: nel 1969 se ne registrano 12, e nel 1974 sono già 23 i gruppi recensiti.Migliaia i tesserati che accorrono mensilmente per godere delle pellicole e per discutere insieme dei temi sollevati dalle proiezioni. Questi cineforum sono stati importanti esempi di autogestione migrante del consumo cinematografico. Sono però ricordati anche come degli importanti momenti di formazione culturale e politica per le decine di migliaia di lavoratori italiani presenti in quegli anni.Con il tempo si crea una collezione di film, che verrà organizzate in una vera e propria cineteca, dedicata ad Alfredo Pollitzer, uno dei più attivi animatori culturali di questa esperienza, prematuramente deceduto.Questo desiderio di cultura, anche cinematografica, che dagli anni ’60 si manifesta in maniera sempre più preponderante, riceve importante impulso da due organizzazioni italiane, la Società Umanitaria di Milano e l’Arci che creano i presupposti per l’avvio delle attività cinematografiche della Federazione delle Colonie Libere con l’obbiettivo, secondario ma ben chiaro a tutti, di creare un legame con il movimento politico, sociale e sindacale svizzero.I circoli dei cinema della Federazione delle Colonie libera Italiane in Svizzera (l’organizzazione che dal 1943 si occupa di tutelare i lavoratori italiani emigrati in Svizzera e di coordinare le attività sociali e culturali) hanno proiettato nel corso degli anni centinaia di film e documentari in occasione dei tanti appuntamenti organizzati.Le attività dei cineforum si arrestano all’inizio degli anni ’80. Alcuni tentativi di rifondare la cineteca sono stati fatti. Oggi le Colonie continuano ad organizzare saltuarie proiezioni, rassegne ed eventi cinematografici, ma è abbastanza evidente che la situazione è molto diversa. Il consumo cinematografico è profondamente cambiato, non esistono più cineforum strutturati e la cineteca Pollitzer rimane solo un fondo depositato alla Cineteca Nazionale. Ma il bisogno di cinema, da parte degli emigranti, è scomparso?Audiodocumentario di Olmo Cerri, con le testimonianze di Morena La Barba, Paolo Tebaldi e Gianfranco Bresadola e gli estratti di numerosi film depositati presso la Cineteca Pollitzer o mostrati in occasione delle tante attività proposte.
L’Archivio della scrittura popolare di Trento raccoglie migliaia di scritti personali: lettere, quaderni di scuola, libri dei conti e appunti, che permettono di ricostruire la quotidianità delle persone in un determinato periodo storico.L’archivio, infatti, conserva la memoria culturale di uomini e donne appartenenti sopratutto ai ceti sociali più bassi. Fra i vari fondi conservati vi è quello della popolare cantante veronese Gigliola Cinquetti che, nel corso della sua carriera, ha ricevuto e conservato oltre 140’000 lettere scritte dai suoi ammiratori e dalle sue ammiratrici. Molte di queste vengono dalla Svizzera e raccontano la difficile esperienza migratoria degli italiani in terra elvetica.Accompagnando il Professor Quinto Antonelli e la storica ticinese Daniela Delmenico andremo alla scoperta di questo inaspettato fondo archivistico, che può aiutarci a raccontare un periodo complesso della nostra storia recente.Un audiodocumentario di Olmo Cerri. Con la collaborazione di Simona Casonato. Si ringrazia Daniel Bilenko. Musiche composte da Victor Hugo Fumagalli e tratte dal documentario “Non ho l’età”, il ritornello che ha commosso una generazione di migranti – prodotto da Amka Films. Realizzazione: REC, Lugano. Registrazione: Adriano Schrade
Badolato è un bel borgo medioevale della provincia di Catanzaro arroccato su una collina a pochi chilometri dal mare. Negli anni, moltissimi dei suoi abitanti sono emigranti, prima nelle americhe e poi, soprattutto dopo l’alluvione del 1951, in Svizzera. A Wetzikon, nel canton Zurigo, esiste infatti la più grande comunità di badolatesi al mondo e i due paesi oggi sono legati da un gemellaggio istituzionale. Decine di emigranti, impiegati nella fabbriche e nei cantieri in Svizzera, hanno scelto di rimanerci, spopolando così il villaggio calabro. Le case, dopo diversi anni in cui sono rimaste abbandonate, sono state ripopolate, con il consenso dei proprietari, grazie ad una preziosa esperienza di accoglienza e integrazione. Con la supervisione del Centro Italiani Rifugiati decine di migranti hanno trovato accoglienza nel borgo, dapprima i curdi sbarcati sulle coste calabre, e poi iraqueni, magrebini e siriani che hanno ridato vita alle strade semi abbandonate del villaggio.Note: Registrato fra il 9 e il 10 novembre 2015 a Badolato Vecchia (Cz), la fanfara è stata registrata in occasione della processione per il patrono Sant’Andrea da Avellino, così come la litania conclusiva.
La Svizzera e la Calabria sono due realtà distanti (oltre 1100 km) ma profondamente interconesse. Sono decine di migliaia i calabresi che negli ultimi cento anni sono emigrati e continuano ad emigrare in Svizzera e che hanno creato un forte legame fra i due paesi, fatto di rimesse economiche, affetti e famiglie divise.Il mezzo di trasporto più pratico ed economico per spostarsi da un paese all’altro sono i pullman. Sono diverse le linee che garantiscono settimanalmente il collegamento transfrontaliero. Questo audiodocumentario racconta un viaggio. Da Nord a Sud, a seguito di uno di questi pullman. Nelle ventidue ore di viaggio ci sarà l’occasione di conoscere le storie personali dei viaggiatori. Emigranti, della prima ora, oggi pensionati in Svizzera si mescolano con i nuovi migranti, giovanissimi e formati, che sfuggono da una terra senza opportunità alla ricerca di lavoro. Conosceremo anche la storia, particolarmente emblematica, della famiglia Pellagi e dell’azienda di famiglia.Note: Registrato fra il 4 e il 5 novembre 2015 sull’autobus della Calanda Reisen in viaggio fra Coira e Chiaravalle. Si ringrazia il titolare Antonio Pellagi e tutto il suo staff per la disponibilità.
Nicole et Martin

Nicole et Martin

2015-05-0823:26

Nicole e Martin sono due giovani svizzeri che da ormai più di dieci anni hanno intrapreso una scelta di vita radicale e fuori dagli schemi. Con molto coraggio hanno deciso di lasciare una vita sicura e tutto sommato agiata basata su una carriera teatrale classica, per lanciarsi in una coraggiosa avventura, inizialmente dagli esiti incerti e che oggi si è però dimostrata un successo: la vita dei circensi.(2014)
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