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Author: BastaBugie

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L'etica ci aiuta a comprendere la distinzione tra bene e male in modo da fare buon uso della libertà
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7734LA PAURA TI BLOCCA? SEI PUSILLANIME?Il pusillanime crede troppo in sé stesso, e così rimane bloccato (la soluzione è ritornare a Dio)di Luisella Scrosati"Frutto della vana gloria e figlia dell'incredulità" (La Scala, XX,1): è questo, secondo san Giovanni Climaco, l'albero genealogico della pusillanimità. Mai come il nostro tempo la paura è divenuta il pane quotidiano degli uomini, con noi cristiani purtroppo in cima alla lista. Note o ignote disgrazie, probabili o improbabili calamità all'orizzonte , presunte profezie o angoscianti vaticini di uomini che giocano a fare i semidei: tutto acquista peso nel cuore del pusillanime. Non è il semplice fatto di avvertire la paura a essere una patologia dell'anima, ma lasciare che la paura prenda piede, detti le nostre decisioni, penetri i nostri pensieri e i nostri atteggiamento. "L'anima superba è schiava della pusillanimità: confida in sé stessa e poi si spaventa davanti al minimo rumore e all'ombra delle creature!" (XX,3). Il superbo non confida che in sé stesso, nelle proprie forze e convinzioni; il suo coraggio poggia dunque su fondamenti corruttibili, precarie, limitate, e non appena un pericolo lo minaccia la sua fragile fortezza vacilla. E non vedendo che se stesso e le proprie soluzioni, egli vive in una concreta, e a volte teorica, incredulità. Se infatti la superbia e la vanagloria riguardano l'eziologia della pusillanimità, l'incredulità ha a che fare con la patogenesi: è infatti attraverso il processo "fisiologico" della mancanza di confidenza in Dio, causata dalla superbia, che si manifesta della pusillanimità. Secondo la scuola del monachesimo antico, la soluzione alla paura che affligge il pusillanime non risiede nelle rassicurazioni bonarie degli amici e ancor meno nel ricorso alle soluzioni umane della scienza, della politica, della tecnologia. Per non parlare dell'illusoria esortazione a "credere in se stessi", che è invece proprio la causa di questa malattia spirituale. Non c'è che una sola terapia bifronte per il pusillanime: l'umiltà e la confidenza in Dio. La vera umiltà confida audacemente in Dio, la vera confidenza teme il Signore; l'umiltà del pavido non è invece che una forma di larvata incredulità, e la confidenza del temerario un nuovo volto della superbia. Invece, "chi è diventato servo del Signore, teme il proprio padrone, e lui solo; ma chi ancora non lo teme, spesso si spaventa davanti alla sua stessa ombra" (XX,10).La vittoria della pusillanimità non nasce se non da una continua confidenza nel Signore, tagliando corto su ogni pensiero che possa insinuare che il Signore non è in grado di prendersi cura di noi, o, peggio ancora, che non c'è alcun Dio che ci soccorra. Giovanni Climaco propone un esercizio concreto: "non esitare a recarti in piena notte nei luoghi in cui di solito hai paura, perché se ti lasci andare un po' a questa passione ridicola e infantile, essa finirà per rinvecchiare con te! Mentre ti stai recando là, armati della preghiera e, quando sei arrivato, stendi le braccia e flagella i tuoi nemici con il nome di Gesù: non esiste infatti arma più potente né in cielo né in terra!"(XX,6). A noi figli del secolo che ha fatto ironicamente della sicurezza il principio di ogni cosa, la semplice idea di seguire questo consiglio fa scatenare tuttala contraerea di obiezioni piene di "ragionevolezza": occorre essere prudenti, non bisogna tentare Dio, quei tempi non sono come i nostri, la preghiera sola non basta, in televisione hanno detto che sono aumentati i lupi e gli orsi. E così via, in un'infinita serie di litanie traboccanti della sapienza di questo mondo, che inibiscono la litania del ricorso a Dio.Eppure, San Giovanni Climaco non ha dubbi sull'efficacia della terapia e nemmeno sul modo per non perdere più la sanità dell'anima: "una volta guarito da questa malattia, eleva un canto a colui che ti ha liberato, perché se gli dimostrerai gratitudine, egli ti proteggerà in eterno" (Ibi).
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7700I CELLULARI FAVORISCONO IL RICORSO AL SEXTING di Alessia BattiniSono sempre di più e sempre più sconvolgenti le minacce e le insidie del web, soprattutto per i ragazzi più giovani, che ormai lo vivono come qualcosa di completamente normale, senza riuscire a comprenderne i rischi e i pericoli. Un pericolo tanto più da denunciare in occasione del Safer Internet Day (SID), la giornata mondiale per la sicurezza in Rete, che si è celebrata ieri - 6 febbraio 2024 - in contemporanea in oltre 100 nazioni in tutto il mondo. Di recente sono aumentati i casi, riportati dai media, di ricatti e minacce compiuti per lo più nei confronti di ragazzine da parte dei loro coetanei, che hanno per oggetto la diffusione di foto senza vestiti, sia reali sia create tramite l'intelligenza artificiale.I cellulari favoriscono il ricorso al sexting, ovvero lo scambio di immagini intime, in alcuni casi anche tra minorenni, e a causa di questo stanno aumentando anche i casi di ricatti agli stessi adolescenti che le inviano in momenti di debolezza. In Canada la polizia ha dichiarato che le immagini vengono inviate anche da ragazzini di soli undici anni, il che significa che si tratta a tutti gli effetti di pornografia minorile.Si cominciano già a contare le vittime di questa terribile pratica. Proprio pochi anni fa, nel marzo del 2021, Mia, una ragazzina inglese di soli quattordici anni, si è suicidata nella sua abitazione situata nella zona nord-est di Londra. All'udienza tenutasi lo scorso gennaio, si è poi scoperto che nella scuola di Mia erano diversi i bambini che subivano bullismo sui social media come Tik Tok e Snapchat, e che alcuni ragazzi avevano creato una chat di gruppo per condividere scatti intimi delle compagne, in alcuni casi incollando i loro volti sui corpi delle pornostar per infastidirle.Sebbene non ci fossero prove che questa esperienza fosse stata vissuta anche da Mia, sicuramente l'atmosfera iper-sessualizzata e l'ossessione per l'aspetto fisico che pervadevano l'ambiente scolastico che lei stessa frequentava l'avrebbe immersa in un profondo disprezzo di sé. Lo dimostra anche una nota, scritta da Mia, letta in aula durante l'udienza: "Mi guardo. Sono così brutta. Non mi merito di vivere."Pare che situazioni di questo tipo siano più comuni di quanto pensiamo, infatti, secondo la giornalista di Vanity Fair Jo Sales, autrice del libro American Girls: Social Media and the Secret Lives of Teenagers, gruppi di questo tipo, dove si condividono scatti intimi, reali o creati tramite l'intelligenza artificiale, esistono in quasi tutte le scuole americane. Ovviamente questo causa un tormento non indifferente nelle vittime, che vivono questa vergogna nello stesso momento in cui sono costrette ad affrontare tutte le altre difficoltà tipiche della pubertà e dell'adolescenza.Il mondo in cui stanno crescendo questi ragazzi però, è stato creato dagli adulti, che quindi hanno la responsabilità di affrontarlo. I genitori di oggi non riescono a comprendere che i loro figli abitano in un mondo completamente digitalizzato, e quindi le difficoltà che incontrano sono molto diverse da quelle che ricordano della loro stessa infanzia. È necessario intervenire, impedendo ai bambini e agli adolescenti di utilizzare i cellulari ed educandoli all'utilizzo della tecnologia e ai pericoli della pornografia. Il sexting, che oggi viene vissuto come qualcosa di assolutamente normale, dovrebbe essere combattuto, così come le applicazioni che lo agevolano che andrebbero eliminate quando possibile. [...]
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7701IL MALE NON E' FRUTTO DELLA TROPPA LIBERTA' di Roberto MarchesiniC'è una tendenza chiara in questi ultimi anni: regole, divieti, sorveglianza scrupolosa anche grazie a volonterosi delatori. Togliamo la patente, vietiamo il barbecue, l'uso dell'automobile, censura contro le fake-news e i "discorsi di odio", denunciamo pubblicamente gli eserciti che non emettono lo scontrino, ci vogliono più leggi, regole più severe e applicazione più stringente.Eppure, più leggi ci sono, più la società sembra andare a rotoli: violenze, stupri, aggressioni, rapine, città sporche e sempre meno sicure. La soluzione proposta è come omeopatica: più leggi, più severità, più divieti! Questo atteggiamento mette d'accordo tutti: destra e sinistra.A tutti sarà capitato di sentire, a conclusione di un discorso sul degrado della società moderna, la frase :"C'è troppa libertà!". Sarà vero? Dubito fortemente e credo che questa tendenza indichi una progressiva "protestantizzazione" della nostra società tradizionalmente cattolica. Protestantizzazione che preluda alla sua dissoluzione, ovviamente. Mi spiego.Il punto di divaricazione tra cattolicesimo e protestantesimo è teologo, ma anche antropologico. Il ritiene che, dopo il peccato originale, l'uomo sia irrimediabilmente corrotto; che non possa fare il bene, ma solo il male. L'unico modo per fargli fare i bene è costringerlo con una serie di regole a fare il bene; limitare quindi sua libertà (di fare il male).Il cattolicesimo, invece, insegna che, l'uomo, dopo il peccato originale, è semplicemente inclinato al male. Cosa significa? Significa che "io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio" (Rm 7,19). Compio il male, ma non voglio: io voglio il bene. Il problema è che (a causa del peccato originale) è più facile fare il male che il bene; non è però impossibile fare il bene e, soprattutto, io voglio il bene, tendo al bene, sono orientato al bene.Cosa mi impedisce di fare il bene che voglio? Il peccato. Il peccato non è dunque, come ritengono i protestanti, il frutto della libertà; ma al contrario, di una libertà limitata dal peccato. Infatti "chi fa il peccato è schiavo", non libero. Se fossimo liberi dal peccato non faremmo tanto male, ma tanto bene; più libertà, meno male.Quindi "c'è troppa libertà" lasciamolo ai protestanti; semmai, ce n'è troppo poca, di vera libertà.Un'altra riflessione: senza libertà le nostre azioni non hanno un valore morale, sia nel male che nel bene.Partiamo dal male. Perché sia un peccato grave, occorrono tre condizioni:1) materia grave (violazione dei dieci comandamenti);2) piena avvertenza (cioè devo sapere che sto per fare un azione moralmente malvagia);3) deliberato consenso (cioè devo dare la mia libera adesione al male).La gravità di un peccato mortale dipende dal grado di libertà: più sono libero, più sono responsabile, e, quindi, colpevole. Meno sono libero (a causa di vizi, compulsioni o altri problemi psicologici) e meno sono responsabile e, quindi, colpevole. Un po' come la differenza tra un omicidio colposo (non voluto) e doloroso (cioè liberamente voluto): la pena è molto diversa.Questa cosa vale anche per il bene. Se io esco di casa e incontro una persona bisognosa, gli do qualche euro perché possa sostenersi; faccio, cioè, un'opera di misericordia corporale e ne guadagno un merito che spero di poter far valere nel giorno del giudizio particolare. Mettiamo invece il caso che quel bisognoso mi punti un coltello alla gola; io farei lo stesso gesto: aprirei il portafogli e gli darei qualche euro. Ma in quel caso non sarebbe un gesto di carità, perché io non sarei libero. Non avrei avuto la libertà di scegliere se compiere o meno quel gesto. Venendo meno la libertà, non avrei guadagnato alcun merito. La libertà, dunque, è necessaria per la vita morale. Infine: se Gesù stesso si è presentato come liberatore ("se il Figlio vi farà liberi, siete liberi davvero",Gv 8,36), può essere la libertà un male? Può il Figlio, il Logos incarnato, volere il nostro male?Impariamo, quindi, ad apprezzare la libertà che, in fondo, è il fine della nostra vita; e cerchiamo di fare attenzione, che la superficialità dei discorsi non ci faccia perdere di vista i fondamenti della nostra esistenza. "libertà va cercando, chè si cara, come sa chi per lei la vita rifiuta", ha scritto Dante, non solo poeta ma profondo teologo: cerchiamo di ricordarcene.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7653LO SPORT FA BENE... BASTA CHE NON SIA FITNESS di Roberto MarchesiniAi miei pazienti maschi consiglio spesso di trovare del tempo, in settimana, per dedicarsi a uno sport; non importa quale, basta che non sia fitness. Perché? Qual è la differenza tra queste due attività, in apparenza così simili? Partiamo dall'etimologia. Sport è la parola inglese per l'italiano "diporto", cioè divertimento. E il divertimento, ci ricorda san Tommaso, è necessario all'anima come il riposo è necessario al corpo (summa theolologiae, II-II, q.168,a.2). Anche fitness è una parola inglese e ha, almeno per me, uno strano sapore. In italiano si può tradurre con "idoneità", che significa l'essere in possesso dei requisiti richiesti per una certa attività. Quale attività? L'attività fisica stessa? Ovviamente no. Sono i requisiti necessari per sopravvivere e riprodursi. In questo senso, infatti, Darwin usava questa parola: la lotta per la sopravvivenza porta alla sopravvivenza del più idoneo; a far che? A sopravvivere e riprodursi, appunto. In sostanza, chi pratica il fitness (cioè che è magro, muscoloso, allenato...) avrebbe i requisiti per lasciare un'impronta ecologica su questa terra e perpetuare il proprio patrimonio genetico. E gli altri? Eh...ORIGINI NELL'ANTICA GRECIAQuando e dove nasce lo sport? Beh, è facile. Nasce nella culla della nostra civiltà, in Grecia, con lo scopo di preservare e migliorare l'attitudine al combattimento degli uomini. Corsa, lancio del peso o del giavellotto... tutte queste cose che si mettevano in pratica, fuori dallo stadio, in guerra. Lo sport nasce quindi come preparazione a morire nel modo allora considerato più nobile: in guerra. La stessa cosa vale per gli sport medievali, che erano una riproposizione incruenta (e va bene meno cruenta) della guerra: il calcio fiorentino, il palio di Siena, la giostra del saracino, la quintana...E gli sport moderni? Il rugby nacque nelle isole britanniche nel 1823; il calcio nello stesso luogo qualche anno più tardi, nel 1848; il polo idem, a cavallo tra Ottocento e Novecento, e via dicendo. Insomma gli sport inglesi nacquero nel periodo della cosiddetta pax britannica, quando cioè l'impero era stabilizzato e il problema era non far perdere ai giovani lo spirito guerresco che portato l'Inghilterra a dominare il mondo. Ecco, dunque, la nascita dello sport, un combattimento simulato che permette di tenere in allenamento il corpo e, soprattutto, le virtù guerresche.Stessa cosa negli Usa: baseball 1846, football 1861, basket1891, pallavolo 1895.Anche questi sport nacquero in un Paese guerriero in un periodo di pace.IL FITNESS È UN'AMERICANATAE il fitness? Quando nasce il fitness?Gli storici della disciplina fanno risalire anche il fitness ai Greci, come per lo sport, ma credo non sia corretto: lo sport non aveva come scopo la "forma fisica", ma era funzionale ad altro (come abbiamo visto). Diciamo che il proto-fitness nasce durante l'epoca dei nazionalisti, quando la salute e l'aspetto estetico della popolazione era l'indice di superiorità raziale rispetto agli altri popoli.Tuttavia, il fitness vero e proprio, che conosciamo noi, nasce negli Stati Uniti negli anni Settanta. Perché nasce, con quale scopo? Negli anni Settanta, in quella nazione, i medici cominciarono a riscontrare una serie di gravi problemi di salute legati al sovrappeso e all'obesità, in poche parole alla pessima alimentazione. Cosi, nel febbraio 1977, il governo pubblicò un documento intitolato Dietary goals for the United State (obbiettivi dietistici per gli Stati Uniti), nel quale i medici raccomandavano di mangiare meno e di ridurre le calorie individuando come responsabile del problema le soft drinks, le bevande zuccherate e gasate che gli americani consumavano in quantità spropositate.Il documento suscitò aspre proteste da parte dell'industria alimentare nazionale e venne pubblicato nel dicembre dello stesso anno; tuttavia, la raccomandazione di rinunciare alle bevande zuccherate e gasate restò.Quale fu la reazione delle industrie produttrici di fronte a queste accuse? Misero in etichetta immagini disgustose sulle conseguenze del consumo eccessivo di tali prodotti? Adottarono un codice di regolamentazione? Cambiarono ricetta? Nemmeno per idea. Idearono una strategia geniale: l'obesità non è causata dalle nostre bevande. Essa è data da un rapporto errato tra le calorie introdotte e quelle consumate. Gli americani non consumano troppe bevande gasate: sono pigri e si muovono poco. Vogliono dimagrire? Si muovano, consumino calorie, diventino fit, idonei.IL CASO DEL DOTTOR COOPEREcco, quindi, nascere una nuova industria - quella del fitness - per riparare ai danni causati da un'altra industria - quella delle bevande gassate. Sarà un caso, ma è curioso che l'inventore dell'aerobica (cioè la forma più pura di fitness, movimento senza alcuno scopo se non bruciare calorie) sia il dottor Kenneth Cooper, collaboratore di pepsiCo. E come negare che la concorrente principale della pepsi sia lo sponsor principale delle olimpiadi moderne? In questo modo le bevande zuccherate, da principale pericolo contro la salute e la forma fisica, hanno associato indelebilmente la loro immagine a corpi scolpiti a ragazzi giovani, sorridenti e attivi. Voilà.Le conferme non mancano. Nel 2012 la Soda industry (il cartello delle aziende delle bevande gassate) ha pubblicato un documento sul New England journal of medicine, in risposta alla marea di ricerche che associavano questo prodotto a obesità e a problemi di salute, nel quale viene ripetuto il loro slogan preferito: l'obesità è un problema molto grave di salute pubblica; non c'è nessuna causa diretta tra il consumo di bevande zuccherate e l'obesità; è colpa degli americani perché non fanno attività fisica. Questa posizione è stata confermata da un'altra ricerca condotta nel 2018 in Spagna: i ricercatori hanno scoperto che la Coca Cola, nel paese iberico, tra il 2010 e il 2016 ha speso più di sei milioni di euro per finanziare direttamente o indirettamente (tramite fondazioni) medici e, in particolare, cardiologi. Lo scopo, ormai, lo abbiamo capito.DIFFERENZE TRA SPORT E FITNESSUn'ultima considerazione, di natura morale, sulle differenze tra sport e fitness.Lo sport, lo abbiamo visto opera per migliorare la persona: accanto all'allenamento fisico propone una sfida, il rispetto delle regole e dell'avversario, la lealtà. Quello, cioè, che è stato chiamato "spirito sportivo" o fair play. Oltre al corpo, allena lo spirito, stimolando lo sviluppo delle virtù cavalleresche: onore, lealtà cameratismo e coraggio in primis.Il fitness, ha, invece, solo l'obbiettivo di produrre un corpo allenato ed esteticamente gradevole. Non ha alcun effetto sull'anima? Non è il suo obbiettivo, ma probabilmente qualche ricaduta morale ce l'ha. Ad esempio, identifica l'idoneità con l'estetica, tralasciando l'anima (la parte più importante dell'uomo); sviluppa il narcisismo, considerando che le palestre di fitness sono tappezzate di specchi.Infine: chi pratica fitness vuole un corpo muscoloso, tonico e magari abbronzato... senza meritarselo. Cosa significa?Guardiamo le fotografie del mare e confrontiamo le nostre con quelle dei nostri genitori e dei nostri nonni. Nelle nostre vediamo o persone obese o in sovrappeso; oppure (ben poche) fit, palestrate.Nelle foto dei nostri nonni, invece, erano poche le persone in sovrappeso: la maggior parte erano in splendida forma, toniche, se non muscolose, abbronzate. Si allenavano in modo diverso? Non si allenavano: vivevano (e si nutrivano) in modo diverso. Senza schermi elettronici, con una vita sociale vivace, all'aria aperta, pieni di energia e di voglia di fare, avevano un corpo molto gradevole che era il risultato del loro stile di vita sano, gioioso, vivace. Non facevano attività fisica? Certo: giocavano a calcio, sciavano, camminavano in montagna; ma con lo scopo di divertirsi, di stare in compagnia con amici e familiari, non di bruciare calorie in eccesso e di dare una immagine fit di se stessi. Quello che vuole la maggior parte delle persone oggi è avere quel corpo senza una vita sana e attiva. Fare una cosa non per il suo fine naturale, ma per il vantaggio che essa porta: non è questa la radice del peccato? Mi spiego: come insegna san Tommaso, "la natura ha legato il piacere alle funzione necessarie per la vita dell'uomo"(II-II, q.142, a.1).Pensiamo al cibo, il cui fine è il sostenimento; o al sesso, il cui fine è il bene del coniuge (significato unitivo) o della prole (significato procreativo). Quando l'uso del cibo e del sesso diventano peccato? Quando li cerchiamo non per il loro fine, ma per il piacere che danno in sovrappiù.Non è così per il fitness?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7606BAMBINI MORTI IN PALESTINA, ABORTI E CUORI PRELEVATI PER IL TRAPIANTO DA PERSONE VIVE di Roberto De MatteiIl mondo si commuove per i bambini che muoiono sotto le bombe in Palestina ma non versa lacrime per la piccola Indi, condannata a morte in Gran Bretagna dalle autorità dello Stato contro la volontà dei genitori. Ma perché questo può accadere? Perché la vita è considerata solo sotto l'aspetto materiale ed utilitaristico. Ci si dimentica che ogni uomo, anche un cerebroleso, vive perché ha un'anima e in quanto ha un'anima, ha una insopprimibile dignità, che comporta il diritto alla vita.Una delle ragioni per cui oggi un essere umano innocente può essere condannato a morte, va ricercata nel concetto di morte cerebrale, nato nel 1968, quando un'Università americana, quella di Harvard, propose una vera e propria rivoluzione antropologica.Fino a quella data al medico spettava accertare che la morte fosse avvenuta, individuarne le cause, ma non definirne l'esatto momento. L'accertamento avveniva attraverso il riscontro della definitiva cessazione delle funzioni vitali: la respirazione, la circolazione, l'attività del sistema nervoso.Nell'agosto del 1968 la Harvard Medical School, propose un nuovo criterio di accertamento della morte fondato su di un riscontro strettamente neurologico: la definitiva cessazione delle funzioni del cervello, definita "coma irreversibile".C'è uno stretto rapporto tra la definizione della morte cerebrale proposta dalla Harvard Medical School, nell'estate del 1968, e il primo trapianto di cuore di Chris Barnard del dicembre 1967.COSA PREVEDEVANO I TRAPIANTI DI CUOREI trapianti di cuore prevedevano che il cuore dell'espiantato battesse ancora, ovvero che, secondo i canoni della medicina tradizionale, egli fosse ancora vivo. L'espianto, in questo caso, equivaleva alla soppressione di una vita umana, sia pure compiuto "a fin di bene". La scienza poneva la morale di fronte a un drammatico quesito: è lecito sopprimere un malato, sia pure condannato a morte, o irreversibilmente leso, per salvare un'altra vita umana di "qualità" superiore?Di fronte a questo bivio, che avrebbe dovuto imporre un serrato confronto tra opposte teorie morali, quella tradizionale e quella neo-utilitaristica, l'Università di Harvard si assunse la responsabilità di una "ridefinizione" del concetto di morte che permettesse di aprire la strada ai trapianti, aggirando il problema etico.Per superare il problema, per proseguire sulla via dei trapianti, una strada che avrebbe salvato la vita a molti uomini, ma che si presentava anche come estremamente lucrosa per l'industria medica e farmaceutica, c'erano due possibilità: o si modificava la legge morale, rendendo lecita l'uccisione dell'innocente, o si modificava il criterio di accertamento della morte, definendo morto chi, fino a quel momento, era considerato dalla scienza vivo.La prima strada era quella di modificare la morale tradizionale, secondo cui non si può uccidere l'innocente, in nome di una nuova etica utilitaristica. La seconda strada, è quella della ridefinizione del concetto di vita, affermando che l'essere che si sopprime non è un essere umano . E' quanto accadde con la definizione di Harvard del 1968.DIFFUSIONE A MACCHIA D'OLIOLa ridefinizione della morte di Harvard venne accettata in quasi tutti gli Stati americani e, in seguito, anche nella maggior parte dei Paesi cosiddetti sviluppati. In Italia, la "svolta" fu segnata dalla legge 29 dicembre 1993 n. 578 che all'art. 1 recita: «La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello».Si trattava di una Rivoluzione antropologica perché l'identificazione della morte con la cessazione di tutte le funzioni del cervello equivale a negare l'esistenza di un'anima spirituale, come principio vitale del corpo e identificare la vita con l'attività fisiologica del cervello. L'uomo viene ridotto ad organismo corporeo e il principio vitale di quest'organismo è situato nell'attività cerebrale. Si tratta di quella concezione filosofica che riduce il pensiero, la coscienza ed ogni attività spirituale a "prodotti del cervello umano".Oggi quindi per giustificare la soppressione di un cerebroleso o si fa ricorso ad un'etica utilitaristica, per cui, si può sopprimere l'essere umano, se ciò conviene alla società: oppure si nega la coesistenza tra individuo biologico e individuo umano, affermando che poiché l'uomo è un animale razionale, ossia un essere animato di natura razionale, quando manca la razionalità, come è il caso degli embrioni, dei feti non ancora autocoscienti, ma anche dei bambini anancefalici o dei morti cerebrali, la soppressione del vivente è lecita, perché si tratta appunto di un vivente privo di razionalità.In realtà, sia la scienza che la filosofia dimostrano che l'irreversibilità della perdita delle funzioni cerebrali, accertata dall'"encefalogramma piatto", non dimostra la morte dell'individuo. Chi vuole approfondire questa importante questione può ricorrere aI volume "Finis Vitae. La morte cerebrale è ancora vita?", pubblicato in coedizione dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Rubbettino (Soveria Mannelli 2008), con il contributo di diciotto studiosi internazionali.La vita e la morte non si costruiscono a tavolino, e neppure in laboratorio. La vita inizia quando Dio infonde l'anima nel corpo, e finisce quando il corpo si separa dall'anima. Il principio vitale del corpo non è il cervello, destinato a corrompersi con il corpo, ma l'anima, che è una realtà incorporea, immateriale, spirituale, e in quanto tale incorruttibile ed eterna. L'uomo ha un'anima. Quest'anima è destinata all'eternità. Ricordiamolo sempre.
VIDEO: The Social Dilemma ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Ko2YcD0iYpcTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7612CHI FAREBBE GIOCARE I BAMBINI CON LA DINAMITE? di Francesca Romana PoleggiChi metterebbe in mano ad un bambino del materiale esplosivo? Noi, in realtà, facciamo di peggio ogni volta che mettiamo in mano ad un bambino uno smartphone o un tablet.I Lettori che pensano che questa affermazione sia l'esagerazione di una vecchia bacchettona all'antica, abbiano la compiacenza di leggere fino in fondo questo articolo.Tanto per cominciare, la Federazione Italiana Medici Pediatri ha pubblicato una guida per "Bambini e adolescenti in un mondo digitale", dove si spiega il rischio di comprometterne la crescita e creare loro problemi durante lo sviluppo, anche se sembra che i piccoli sappiano padroneggiare abilmente dispositivi che noi adulti abbiamo fatto fatica ad imparare ad usare. Spiegano i pediatri che prima dei tre anni i bambini devono imparare a costruire i loro riferimenti spazio-temporali, e lo schermo che è solo a due dimensioni potrebbe rallentare la loro crescita. Dai 3 ai 6 anni, poi, per i bambini è essenziale il rapporto con il mondo fisico, reale: con le cose che si toccano e che si rompono, con le persone con cui si creano relazioni e contatti "fisici": anche le baruffe tra bambini servono per crescere (certamente con la mediazione di educatori che insegnino a non essere maneschi) e si imparano le regole sociali stando con gli altri bambini e giocando. Secondo i medici, quindi, prima dei 9 anni niente "touch-screen".Poi, dice la guida, i ragazzini iniziano ad affacciarsi sul mondo e possono farlo anche attraverso il web. Ma sotto controllo degli adulti e senza social network.Ma non è finita qui. Ancor più severi dlla FIMP, molti esperti di igiene digitale sono dell'avviso che uno smartphone collegato a internet con la libertà di aprire degli account sui vari social media sia assolutamente sconsigliato prima del 18 anni. Del resto, si vietano le automobili (e per quelle di grossa cilindrata non bastano 18 anni) perché sono oggetti estremamente pericolosi per la vita propria e altrui: internet e i social sono la stessa cosa.È un'esagerazione anche questa?THE SOCIAL DILEMMAPrima di pensarlo, tutti guardino (e facciano vedere ai ragazzi) il docufilm "The Social Dilemma" in cui ingegneri ed esperti ex dipendenti del "GAFAM" (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) e delle altre grandi imprese "Big Tech" raccontano di aver lasciato i loro lucrosissimi impieghi per motivi etici. Si sono resi conto di aver contribuito a creare un mostro.Il sistema di cervelli elettronici e di algoritmi che si trovano dall'altra parte dello schermo registra tutte le nostre azioni, registra il tempo in cui ci soffermiamo su un determinato filmato o su un determinato post. Attraverso la "sentiment analysis", cioè lo studio delle parole che digitiamo, registra i nostri stati d'animo: in poco tempo la macchina ci conosce meglio di quanto conosciamo noi stessi. Trova il modo di tenerci attaccati allo schermo più tempo possibile - rubandoci la vita, perché il nostro tempo è la nostra vita - in modo da "venderci" alle imprese che si fanno pubblicità sui loro canali: il nostro cervello e il nostro tempo si traducono in profitti a nove zeri per Big Tech.E non basta ancora. Non solo rubano il nostro tempo (e i nostri dati, età, gusti, preferenze ecc.), ma sono in grado di modificare la nostra personalità e le nostre scelte secondo quello che è l'interesse dei loro clienti. Per raggiungere il massimo profitto, non usano alcuno scrupolo e non hanno alcuna remora. Frances Haugen (ex dipendente di Facebook) ha portato davanti al Parlamento americano, francese ed europeo le prove scritte: quando hanno fatto presente a Zuckemberg che da quando è di moda Istagram il numero di adolescenti femmine che compiono atti di autolesionismo fino al suicidio si è impennato vertiginosamente, il proprietario di Facebook-Meta, che è anche proprietario di Istagram, ha risposto che cambiare il sistema e gli algoritmi avrebbe comportato un decremento dei profitti, e perciò non hanno fatto alcuna modifica - che pure sarebbe stata possibile.L'ESEMPIO DI INSTAGRAMÈ ovvio che questo potere di persuasione e manipolazione è tanto più efficace quanto più l'utente del dispositivo è fragile, quindi giovane. L'esempio di Instagram è probante: le ragazzine, più che i maschi, sono molto sensibili all'apprezzamento sulle foto che esse pubblicano. Diventano dipendenti dai "like" come dalla droga (infatti i "like" sono stati studiati per scatenare a livello cerebrale un rilascio di dopamina). Quando i "like" non arrivano, o peggio quando si perdono i "follower", in un'adolescente è facile scatenare la depressione, con tutte le conseguenze.Ecco perché leggiamo di bambini e di giovani adulti che arrivano al suicidio, per colpa dei social.Guardate "The Social Dilemma". Cercate su internet la testimonianza della Haugen, se non credete a quanto state leggendo.Un'ultima considerazione sociale: Alison Beard, nell'articolo "È ora di reinquadrare Big Tech?" ("Time to Rein In Big Tech?") apparso su Harvard Business Review (numero di novembre-dicembre 2021), scrive che i GAFAM «nel 2020 hanno guadagnato collettivamente quasi 200 miliardi di dollari su ricavi di oltre 1 trilione di dollari». Ma al successo di tali aziende e ai ricchi stipendi dei loro dipendenti non è corrisposto un maggiore benessere per i cittadini, utenti dai quali esse hanno estratto dati personali e intimi fonte primaria dei loro profitti. «I salari della classe media e bassa ristagnano, le piccole imprese stanno lottando per sopravvivere, le infrastrutture, l'istruzione e l'assistenza sanitaria rimangono sotto-finanziate, la criminalità informatica è in aumento, e la società è sempre più polarizzata a causa della disinformazione e del vetriolo on line» (perché le fake news e i conflitti servono anch'essi a tenere attaccate le persone agli schermi).PORNOGRAFIAE infine, come tutti ormai sanno, con un telefonino in mano si viene esposti alla pornografia, al rischio di adescamento da parte di pedofili o di predatori sessuali, al rischio di lavaggio del cervello da parte di sette o di gruppi LGBT che convincono i nostri adolescenti - che naturalmente vivono un periodo di disagio rispetto al corpo che cambia - d'essere nati in un corpo sbagliato e li avviano verso il baratro del cambiamento di sesso. Per non parlare del rischio di truffe, di "challange", cioè di sfide e giochi pericolosi per sé e per gli altri...E più in generale, c'è il rischio di rimanere invischiati e avviluppati in un mondo virtuale, finto, senza più rapporti con il reale: sono almeno 100.000 in Italia gli hikikomori, cioè giovani tra i 14 e i 30 che si rinchiudono nella propria stanza con il computer per anni, senza alcun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori.Dobbiamo acquisire consapevolezza noi adulti che non siamo più i padroni dei nostri telefonini, ma ne siamo posseduti.Per i bambini e i ragazzi che stanno crescendo è sicuramente peggio.Impariamo a compiere gesti di libertà: per esempio, spegniamo il telefonino per un certo numero di ore al giorno, specie durante i pasti. Cancelliamo i nostri account dai social: non si può vivere "disconnessi"? Va bene. Ma non serve avere diversi profili su diverse piattaforme: ce ne possiamo far bastare una?Diamo il buon esempio ai nostri ragazzi.E lottiamo con le unghie e con i denti in modo da rimandare al più tardi possibile il momento in cui mettiamo nelle loro tasche dispositivi molto più pericolosi - perché molto più insidiosi - della dinamite: gli esplosivi tutti sanno che devono essere maneggiati con cura.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2484DICIAMO LA VERITA': NOI NON VOGLIAMO CONVERTIRCI di Mauro LeonardiQual è la parola sulla pace che solo il cristiano può dire? Tutti sappiamo che, in estrema sintesi, lo specifico cristiano è il segno della Croce: quel gesto che tracciamo sul nostro corpo dicendo con le labbra «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen». In quella assoluta semplicità ci sono i due misteri principali della nostra fede:1) il mistero di Dio Uno e Trino, e2) il mistero del Verbo che si incarna morendo e risorgendo.E proprio alla croce ci conduce il Vangelo se lo interroghiamo a proposito di quale sia il cammino della pace.1) LA VERA PACEDice Gesù: «Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11, 28-30).Dobbiamo ammettere però che queste parole sono tutto il contrario di quello che avremmo desiderato ascoltare. Capire che il ristoro per la nostra vita, cioè la pace, scaturisce dal giogo di Cristo, cioè dalla croce, è veramente tutto il contrario di quello che ci saremmo aspettati, e quindi accettarlo richiede un nostro radicale cambiamento.Noi infatti pensiamo esattamente il contrario; siamo convinti di essere affaticati e oppressi proprio a causa delle contrarietà grandi o piccole, ovvero dalle croci: non sospettiamo minimamente di essere ristorati dalla croce. Nella tradizione cristiana si è soliti chiamare questo radicale cambiamento con il termine dì conversione. Dunque, ecco la parola che solo il cristianesimo può dire: Dio può dare la pace solo se ci convertiamo.2) CONVERSIONE: IL PROTAGONISTA È DIOConversione. Quante volte l'abbiamo sentito dire? Eppure spesso non è cambiato proprio nulla. Sappiamo, è dottrina cattolica chiaramente definita che la grazia ha l'assoluta priorità. Ciò è vero sia per la conversione iniziale, che per quella continua: la grazia precede, accompagna e segue in ogni passo. Il protagonista non è il mio sforzo umano e la mia volontà, ma Dio che suscita e richiede la mia corrispondenza. È sempre la grazia che ci previene e ci invita a pregare sinceramente, a confessarci bene. La confessione, che è veicolo fondamentale di conversione, non è il primo passo. È lo Spirito Santo che ci convince di peccare: la conversione non è frutto del lavoro «solo umano», per quanto ben fatto, della nostra corrispondenza alla Grazia. Tutto ciò è parte della dottrina di sempre, della fede cattolica. Nelle prossime righe però, vogliamo mettere a fuoco un aspetto, solo un aspetto, che riguarda proprio la nostra corrispondenza all'azione della grazia, che sappiamo essere sempre abbondante.3) LA RINUNCIA AI GIOCATTOLI (ECCO PERCHÉ IO NON VOGLIO CONVERTIRMI)Vogliamo parlare di una verità semplice e tremenda: a volte devo avere il coraggio di dirmi che io non voglio affatto convertirmi. Per farmi capire userò un esempio. Ho letto da qualche parte che i migliori psicoterapeuti dicono che le persone che vanno da loro per essere curate, a volte, in realtà, non vogliono realmente essere curate. Quello che cercano è un sollievo. Una cura sarebbe troppo dolorosa.Quei medici cioè, mi viene da pensare, paragonano i malati a bimbi che si trastullano con i loro giocattoli e che vanno da loro solo per farsi riparare l'orsacchiotto quando si e rotto. È vero che affermano di voler guarire, cioè di voler uscire dall'asilo e di voler diventare grandi, ma in realtà non credono a quello che dicono. E finche si rimane in quell'atteggiamento, non si può essere curati, non si può finché si desidera solo che vengano aggiustati i propri giocattoli rotti."Ridatemi il mio lavoro. Ridatemi i miei soldi. Ridatemi il mio amore. Ridatemi la mia reputazione, il mio successo".Ecco i giocattoli. Se ci pensiamo bene, che cos'è la conversione? Non è altro che scoprire che, quando abbiamo Dio, abbiamo tutto: liberarci dai giocattoli. Ma questo è proprio quello che non vogliamo.Sei andato male all'università? Che t'importa, tanto hai Dio.La tua fidanzata ti ha lasciato? Che t'importa, tanto hai Dio.Hai perso il lavoro, i figli, il marito, la salute? Che t'importa, tanto hai Dio."Che m'importa? Scherziamo?! Io voglio che mi siano ridate la moglie, la salute, i figli, il successo. Io voglio avere una vita «normale». Come tutti. Una vita in cui possa, come un bimbo, trastullarmi innocentemente con le mie cose".Ma i santi, quando ci parlano di conversione, non ci parlano di questo. Ci parlano di Dio e dicono che chi possiede Dio non manca di nulla. Chi possiede Dio ritiene il resto come un nulla."È un nulla. Ah sì? Beh, allora mi sono sbagliato. Non dovevo bussare a questa porta. Grazie per il disturbo, ma non mi interessa".Ecco qual è a volte il nostro vero atteggiamento verso la conversione.Ecco perché la verità tremenda è che, spesso, io non voglio convertirmi.4) L'INQUIETUDINE CHE CI GUARISCEA volte l'azione di Dio avviene attraverso cose che ci inquietano. In quei casi, è necessario scoprire pregando che non dobbiamo guarire da quella inquietudine ma è quell'inquietudine che ci guarisce. Quell'inquietudine, l'unica quiete che vuole turbare è delle cose della nostra vita che dobbiamo cambiare. «Non dobbiamo guarire dall'inquietudine, ma è l'inquietudine che ci guarisce».Quest'affermazione, paradossale ripeto, si comprende se viene letta alla luce della parabola del figliol prodigo, considerata per eccellenza quella della conversione. È successo quello che tutti sappiamo ed è arrivato il momento nel quale il primo dei due figli, quello «prodigo», apre gli occhi sulla sua situazione. Il Vangelo di Luca dice: «Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: Quanti, salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Sì alzò e tornò da suo padre» (Le 15, 14-20).5) PERCHÉ IL FIGLIO PRODIGO SI CONVERTE?Vediamo da soli che la conversione radicale, che avviene nel figlio, non deriva per nulla da una riflessione su quello che è giusto o sbagliato, su ciò che è bene o male, sulla necessità di essere generosi e su quanto sia brutto essere egoisti. Niente di tutto ciò. Per carità, queste sono tutte cose molto importanti, ma le si può veramente capire solo dopo che ci si è convertiti. Ai fini della conversione non servono praticamente a nulla.La conversione viene descritta esattamente così: «Ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!». È come un risveglio, è una nuova comprensione. Ritornò in sé stesso, cioè «capì». A un certo punto a questo giovane uomo cadono le scaglie dagli occhi, e si rende conto che la vita che sta conducendo gli fa male.È come se un pesce d'acqua dolce capisse che vivere nell'acqua salata gli fa male e quindi decidesse di lasciarla. Immaginiamo che un pesce di un grande fiume, un grande fiume americano o africano, arrivi per sbaglio alla foce e continui a nuotare in un'acqua che, con l' addentrarsi nell'oceano, diventa sempre più salata. Che cosa farebbe a un certo punto? Quello che faremmo tutti: tornare indietro. Che cosa diremmo di un pesce che non lo facesse? Che è strano, che è malato. Che il suo atteggiamento è incomprensibile. Ecco, il figliol prodigo è come un pesce d'acqua dolce che, resosi conto di nuotare in un liquido sempre più salato, ha deciso di invertire la rotta. Appunto di convertirsi.Chiunque, leggendo la parabola, direbbe che sarebbe ben strano se il figliol prodigo non lo facesse. Sarebbe come un pesce d'acqua dolce che, inspiegabilmente, stando sempre peggio, continuasse a nuotare verso l'oceano. Gesù insegna qualcosa del genere anche in altre due parabole su che cos'è il regno di Dio.6) UNA QUESTIONE DI FURBIZIA«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra» (Mt 13, 44-46).
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7601LETTERA ALLA LEGGE NATURALE (VISTO CHE NESSUNO LE SCRIVE) di Alfredo Maria MorselliCarissima legge naturale,Il mio caro Vescovo, Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Matteo Maria Zuppi (che saluto filialmente), ha scritto una Lettera alla Costituzione italiana. Seguendo il Suo esempio, ho pensato di scrivere a Te: vedendo che sei così dimenticata, trascurata, e che nessuno ti scrive, ti scrivo io, povero parroco di un paesino di montagna.Non c'è più pietas per gli anziani e tu hai più anni della Costituzione italiana, che al tuo confronto è meno di una neonata. Tu esisti da quando è stato creato il cuore del primo uomo, e sei come relegata in casa di riposo. L'assemblea costituente che ti ha generato era composta da Tre Persone non elette, ma, a differenza dei non eletti che attualmente governano l'Italia, avevano tutto il diritto di promulgarti.Erano l'On. Padre, l'On. Figlio, e l'On. Spirito Santo. Pur non conoscendo personalmente gli Autori, anche i pagani ti hanno riconosciuto nel profondo del loro cuore e hanno compreso che ciò che percepivano non era farina del loro sacco, ma opera di qualcuno più grande di loro.Ad esempio Cicerone aveva già spiegato che «certamente esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla natura, la si riscontra in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi precetti richiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall'errore; ma essa però non comanda o vieta inutilmente agli onesti né muove i disonesti col comandare o col vietare. A questa legge non è lecito apportare modifiche né toglierne alcunché né annullarla in blocco, e non possiamo esserne esonerati né dal Senato né dal popolo, né dobbiamo cercare come suo interprete e commentatore Sesto Elio; essa non sarà diversa da Roma ad Atene o dall'oggi al domani, ma come unica, eterna, immutabile legge governerà tutti i popoli ed in ogni tempo, ed un solo dio sarà comune guida e capo di tutti: quegli cioè che elaborò e sanzionò questa legge; e chi non gli obbedirà, fuggirà se stesso e, per aver rinnegato la stessa natura umana, sconterà le più gravi pene» (1).Tu non permetti all'uomo di decidere ciò che è giusto, ma insegni agli uomini a fare i giusti. Non ti moltiplichi in mille articoli o commi, ma sei di poche parole; in dieci parole dici già tutto a chi vuole intendere.Non permetti di uccidere l'innocente, nemmeno nel grembo della madre. Non permetti il divorzio, non permetti l'adulterio, non tolleri la menzogna, esigi la famiglia formata indissolubilmente da un uomo e una donna, e non chiami genitore uno o due il padre e la madre. Non permetti in pratica ciò che tante costituzioni non solo permettono, ma dichiarano "incostituzionale" il contrario.Non permetti che l'uomo si ponga come centro assoluto, non sei "naturalista", ma rimandi a un ordine superiore, non creandolo tu stessa, ma quasi aspettando un cenno dall'alto. Ci dici che siamo fratelli, ma ci dici che per esserlo dobbiamo avere lo stesso Padre.Sei molto discreta, o Legge naturale; non imponi vaccini, non dici di accogliere indiscriminatamente tutti gli immigrati; ma ci dici di amare la vita e di essere solidali, e lasci all'uomo il compito di decidere prudentemente e generosamente come.Sopra di Te non c'è una corte costituzionale, e neppure un parlamento, perché sei immutabile, come la natura umana. La ragione può leggerti, ma non ti può contraddire.Accetti di buon grado che il Magistero della Chiesa ti ricordi agli uomini quando questi, feriti dal peccato e attratti un po' troppo dal male, fanno finta di non sentirti e dimenticano qualche tuo dettame.Ma anche il Magistero non si mette sopra di Te, ma ti ribadisce inchinandosi alla Tua autorità. O cara legge naturale, così dimenticata e negletta, ma così grande ed eterna, ricevi l'omaggio non di un Cardinale, ma di un povero parroco; a Bologna c'è un proverbio che dice "Piuttosto che niente, meglio... piuttosto".Ma quando trionferà il Cuore Immacolato di Maria - e trionferà sicuramente, perché la Madonna a Fatima non era in campagna elettorale e, a differenza di tanti politici che invocano la costituzione, mantiene le promesse - riceverai di nuovo gli onori dovuti, gli onori della fede e della ragione, ovvero - come diceva S. Giovanni Paolo II - delle ali dell'anima umana per volare fino a Dio.
VIDEO: La morte celebrale ➜ http://www.youtube.com/watch?v=TAIoI5cen-ATESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7596LE ESPERIENZE PRE-MORTE NON HANNO SPERIMENTATO LA MORTE di Roberto De MatteiNovembre, mese dei morti ci spinge ad alcune riflessioni. San Gregorio Magno dice che il pensiero dei predestinati è sempre fisso verso l'eternità; essi anche quando sono felici in questa vita, anche quando non sono in pericolo di morte, considerano sempre la morte come presente. (Lib. Mor. VIII, cap. 12). La morte è la porta dell'eternità, il momento in cui finisce tutto ciò che è temporale e passeggero e inizia ciò che è eterno, ciò che non ha mai fine. La nostra vita è una corsa vertiginosa verso questo momento da cui dipenderà la nostra felicità o infelicità eterna.La morte è un mistero, ma c'è chi pretende di sapere che cosa accade in quel momento e di raccontarlo. Nel 1975 è uscito un libro del medico americano Raymond Moody, Life After Life, "La vita dopo la vita", che ha avuto milioni di lettori in tutto il mondo. In questo libro l'autore raccoglie una serie testimonianze di persone che sono uscite da uno stato di "morte clinica»" e che hanno raccontato con le loro parole che cosa c'è oltre la morte. Il tema dominante è quello di un oscuro tunnel al termine del quale saremmo attesi da una luce abbagliante e poi da un'ineffabile sensazione di pace e amore e dalla scomparsa di ogni dolore e paura. Ma tutto ciò, se può riguardare la cosiddetta morte cerebrale, ha poco a che fare con la vera morte, che non è la cessazione delle attività cerebrali, ma la separazione dell'anima dal corpo, conseguente alla cessazione delle attività cardiorespiratorie.COSA DICE LA SCIENZA, QUELLA VERAActualités, una pubblicazione della Fraternità San Pio X, ha segnalato un interessante articolo scientifico, pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences che descrive questo tipo di esperienze. La rivista scientifica americana riporta i risultati di una ricerca dell'Università del Michigan, che ha monitorato in ogni fase il cervello di quattro persone connesse a sistemi di supporto vitale e senza possibilità di sopravvivenza. Queste persone indossavano cuffie per elettroencefalografia che hanno registrato la loro attività elettrica negli strati superiori del cervello nel corso dell'intero processo del fine vita. Naturalmente nessuna di queste persone si è risvegliata per raccontare la propria esperienza però è stata individuata un'attività cerebrale che sembrerebbe specifica delle ultime fasi di vita, e che potrebbe spiegare i tratti comuni di quelle che vengono chiamate esperienze pre-morte.L'analisi degli elettroencefalogrammi dei quattro pazienti alla fine della vita ha dato gli stessi risultati: dopo la privazione del sistema di respirazione artificiale, sono state registrate rapide onde gamma, a testimonianza di un'esplosione di attività cerebrale senza precedenti che precede la morte. In particolare, poco prima dell'ultimo respiro, gli scienziati hanno osservato un'accelerazione della frequenza cardiaca e un picco di onde gamma emesse da un'area posteriore del cervello, quella associata alla coscienza, ai sogni, alla meditazione o al recupero della memoria.UNA TEMPESTA DI ATTIVITÀ ELETTRICA"Se questa parte del cervello viene stimolata, significa che il paziente vede qualcosa, può sentire qualcosa e potenzialmente percepisce sensazioni al di fuori del proprio corpo", ha spiegato Jimo Borjigin, autore principale dello studio, aggiungendo che questa parte sembrava "in fiamme"."È come una tempesta di attività elettrica appena prima dell'encefalogramma piatto", ha spiegato Steven Laureys. Per questo ricercatore, che dirige il Brain Centre dell'Università di Liegi, questa esplosione cerebrale è "di un'intensità insospettata, ma sembra essere confermata".La scienza può determinare le reazioni fisiologiche del nostro corpo al momento della morte, ma nessun dato sperimentale può farci conoscere un evento di natura spirituale; ovvero la scienza nulla può dirci su ciò che realmente l'anima prova nel momento della morte. I pazienti che hanno vissuto le cosiddette esperienze NDE (sigla dell'espressione inglese Near Death Experience) non hanno sperimentato la morte. Queste esperienze sono esperienze di pre-morte, non di post-morte: ovvero di persone che sono sulla soglia della morte, ma che sono ancora vive, e non di persone che hanno passato la soglia della morte e tornano indietro per raccontarci che cosa c'è dopo.I pazienti che sono "tornati" da una NDE non hanno sperimentato la morte in senso stretto, quanto piuttosto l'imminenza e la vicinanza di quella morte che - per una volta - li ha risparmiati. E questo per una ragione molto semplice: la "morte cerebrale" non è vera morteLa morte è il misterioso momento della separazione dell'anima dal corpo, il punto terribile che è sospeso tra il tempo e l'eternità. Dalla morte non si torna indietro, a meno di un miracolo voluto da Dio. È certo dunque che dobbiamo morire, ed altrettanto certo che non sappiamo come e quando moriremo. Possiamo solo prepararci alla morte, per prepararci all'eternità che ci aspetta. Novembre, il mese dei morti, è un buon momento per farlo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7587PER COLPA DEL CELLULARE L'ACCESSO ALLA PORNOGRAFIA INIZIA A 10-14 ANNI di Manuela AntonacciL'accesso alla pornografia fin dalla preadolescenza è una piaga, in Francia. Lo dimostra un rapporto pubblicato da La Fondation des Apprentis d'Auteuil, un'organizzazione francese che sostiene ogni anno quasi 40.000 giovani e 8.000 famiglie fragili, grazie ai suoi programmi di accoglienza, istruzione, formazione e integrazione anche a livello internazionale.Nel Rapporto si legge che, in Francia, l'esposizione a contenuti porno online avviene, per la prima volta, tra i 10 e i 14 anni in media.Numeri che si attestano tali dal 2017, frutto dell'indagine IFOP commissionata dall'Osservatorio Genitorialità ed Educazione Digitale Adolescenti e porno: verso una Generazione Youporn?Negli ultimi anni, gli adolescenti avrebbero visto sempre più materiale pornografico online, anche se la legge lo vieta ai minori di 18 anni. Tanto che sarebbe divenuta, ormai la loro principale fonte di educazione sessuale.Il 63% dei ragazzi e il 37% delle ragazze tra i 15 e i 17 anni hanno già navigato almeno una volta su un sito pornografico, e la maggior parte della fruizione avviene tramite siti gratuiti. L'accesso alle immagini a luci rosse, insomma, non è mai stato così facile come oggi.Ma la cosa più grave è che proprio l'immediato accesso a internet esporrebbe i giovani ad immagini spesso scoperte casualmente attraverso un semplice click sul cellulare.Oltre allo shock suscitato dalla scoperta, le immagini trasmettono tra gli adolescenti una concezione totalmente disumanizzata della sessualità, insieme ad un'immagine alterata della donna. I maschi pensano di avere il diritto di possedere il corpo femminile e, invece, le ragazze che hanno interiorizzato i comportamenti degradanti trasmessi dalla pornografia arrivano a tollerarli su loro stesse.Un fenomeno preoccupante, come rileva il Collegio nazionale dei ginecologi e degli ostetrici francesi (CNGOF) gruppo di specialisti che ha pubblicato nel giugno 2018 un rapporto allarmante che collega l'accesso troppo facile ai contenuti pornografici con l'aumento dei danni alla salute delle ragazze.Nel documento si parla addirittura di consulti di giovanissimi per lesioni vaginali (dovute all'inserimento di oggetti), gravidanze precoci o imeni da ricostruire. Senza contare gli stupri in aumento tra i minorenni, gli aborti e le infezioni sessualmente trasmissibili.Secondo Thierry Delcourt, psichiatra infantile di Reims, «I minorenni non hanno le armi per decifrare ciò che vedono e poiché non hanno esperienza, pensano che la pornografia dia un'immagine realistica della sessualità. Il pericolo è che immaginino che si riduca a questi atti brutali».Un'altra grande verità emersa dai sondaggi è che i giovani non ricevono informazioni affidabili perché non ci sono adulti capaci di dialogare con loro in modo responsabile su questi temi, motivo per cui si rivolgono alla rete. Proprio quest' ultima sarebbe la causa, come riporta il Rapporto de La Fondation des Apprentis d'Auteuil, dell'alto numero (37%) di ragazzi che hanno subito violenze sessiste o sessuali da parte di altri giovani.L'indagine conferma la gravità del problema. Quasi un giovane su tre afferma di aver visto materiale pornografico prima dei 12 anni. In totale, il 42% dei ragazzi e il 29% delle ragazze affermano di consumare materiale pornografico per conoscere la sessualità. Di conseguenza, il 27% dei giovani ritiene che i desideri sessuali dei ragazzi siano incontrollabili e il 25% è convinto che le ragazze possano godere addirittura di rapporti sessuali forzati.Inoltre, secondo il sondaggio, i giovani si sentono obbligati a soddisfare i desideri sessuali del proprio partner. Ad esempio, circa il 44% ha accettato un rapporto sessuale per compiacere l'altro. [...]
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7555IL COITO INTERROTTO E I RAPPORTI ANALI SONO SEMPRE IMMORALI di Padre Angelo BellonSalve Padre,sono coniugata con due figli. Mio marito a volte mi chiede, in intimità, di avere per alcuni momenti un rapporto come quello che hanno gli omosessuali per intendersi (ovviamente però con me).Mi chiede se voglio oppure no e io a volte per concedermi di più acconsento anche perché è rispettoso anche in quei momenti.Mi vergogno anche a farle questa domanda perché sono cattolica e una volta quando l'ho confessato il sacerdote mi ha detto che non era peccato perché Dio non sta a guardare queste cose quando due coniugi sono in intimità e perciò lo chiedo anche a lei.Grazie e a presto e che il Signore la benedica.FedericaRISPOSTA DEL SACERDOTECarissima Federica,rispondendo alla tua domanda colgo l'occasione di ripresentare una sentenza della Sacra Penitenzieria apostolica del 3 aprile 1916.Ricordo che questa sentenza è un'espressione del Magistero della Chiesa, il quale si evolve in maniera omogenea e non discontinua o dialettica. Pertanto si evolve senza mai rinnegare le affermazioni precedenti. D'altra parte non si tratta di una determinazione della disciplina della Chiesa, ma della legge di Dio. E questa legge evidentemente non cambia.La Sacra Penitenzieria si pone una duplice domanda.La prima riguarda la colpa di Onan, in altri termini il coito interrotto. Quest'azione è sempre peccaminosa perché altera in maniera palese il disegno di Dio sulla sessualità.Ma la Sacra Penitenzieria si poneva il caso di una donna che fosse costretta dal marito sotto minacce di violenza o addirittura di morte.La Sacra Penitenzieria dice che in questo caso, sebbene non voglia l'azione, tuttavia può permetterla e subirla perché il male di cui viene minacciata non la spinge ad opporsi fino in fondo, anche perché lei inizia l'atto coniugale in una maniera che non è contraria alla legge di Dio e non coopera attivamente all'azione.La seconda domanda riguarda un rapporto coniugale compiuto secondo l'uso dei sodomiti, e cioè degli omosessuali. Qui la risposta è del tutto negativa. La moglie non può permetterla in nessuna maniera perché l'azione - anche da parte sua, e non solo del marito - sarebbe viziata fin dall'inizio.Ecco allora la domanda posta alla Sacra Penitenzieria: "Può una moglie cooperare lecitamente ad una azione del marito che, per darsi al piacere, vuole commettere la colpa di Onan o dei Sodomiti, e, se non obbedisce, la minaccia sotto pena di morte o di gravi molestie?"La prima risposta riguarda la colpa di Onan. "Se il marito nell'uso del matrimonio vuole commettere la colpa di Onan, spargendo cioè il seme al di fuori del vaso naturale, dopo aver iniziato la copula, e minaccia di morte o di gravi molestie la moglie se non si sottomette alla sua perversa volontà, la moglie, secondo l'opinione di provati teologi, può in questo caso congiungersi così con suo marito, dal momento che lei da parte sua dà corso ad una cosa ed azione lecita, mentre permette il peccato del marito per un grave motivo che la scusa, poiché la carità, per la quale sarebbe tenuta ad impedirlo, non obbliga di fronte ad una così grave molestia"Ed ecco la seconda risposta che riguarda il tuo caso: "Ma se il marito vuole commettere con lei la colpa dei Sodomiti, poiché questo coito sodomitico è un atto contro natura da parte di entrambi i coniugi che così sì congiungono e questo, a giudizio di tutti i dottori, è gravemente cattivo, la moglie, per nessun motivo, neppure per evitare la morte, può lecitamente in questo caso compiacere al suo impudico marito" (DS 3634).Devo concludere che il sacerdote al quale ti sei rivolta probabilmente non ha capito oppure è del tutto fuori strada. Non basta che i coniugi siano nell'intimità coniugale perché tutto sia corrispondente al disegno di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma che "i coniugi cristiani non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa, docili al magistero della Chiesa, che in modo autentico quella legge interpreta alla luce del vangelo" (Gaudium et spes 50).E "quando si tratta di comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina" (GS 51).Paolo VI nell'enciclica Humanae Vitae insegna che "nel compito di trasmettere la vita i coniugi non sono liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all'intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall'insegnamento costante della Chiesa" (HV 10).Ti ringrazio di avermi dato l'opportunità di presentare ai nostri visitatoti gli insegnamenti della Chiesa su alcune questioni riguardanti l'intimità coniugale.Il senso di tutto è questo: anche nell'intimità coniugale siamo chiamati ad essere santi, e cioè conformi alla luminosità e alla bellezza del disegno di Dio sulla sessualità.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7552NON SGRIDARMI: IL DRAMMA DI UNA SOCIETA' DI BAMBINI di Roberto MarchesiniTorna alla ribalta il caso Pifferi, dal nome della donna di 37 anni che ha lasciato la propria bambina di 18 mesi da sola, in casa, con un biberon di latte o poco più. Ovviamente, la bambina è morta di stenti.La consulente della difesa, che ha somministrato alla donna un test del QI, ha dichiarato che la sua cliente «ha un ritardo mentale e un QI di 40, al limite tra l'insufficienza mentale media e l'insufficienza mentale grave». Questa diagnosi è stata avvalorata dall'atteggiamento della Pifferi in aula, che si è rivolta al pubblico ministero con queste agghiaccianti parole: «Le chiedo gentilmente di non sgridarmi. Io pensavo che il latte nel biberon che le avevo lasciato in casa bastasse». Ma la sorella, zia della bimba, non ci sta: «Ha recitato tutta la vita. Adesso è diventato cattivo quello di Leffe. Si è confermata: è sempre colpa di qualcun altro».Che dire, di fronte a questo nuovo abisso che ci si è spalancato davanti ai piedi: ovviamente, nulla, meglio tacere. Innanzitutto per rispetto di fronte a questa tragedia; e poi perché sarebbe impossibile (e poco serio) esprimersi su una questione clinica (insufficienza mentale o menzogna?) senza conoscere a fondo la questione.QUALCHE RIFLESSIONE DI CARATTERE GENERALENon ci resta che stendere qualche riflessione di carattere generale, suscitata dalla frase «le chiedo gentilmente di non sgridarmi». È possibile che una persona anagraficamente adulta si comporti e pensi in modo infantile? Partiamo dalle differenze tra bambini e adulti.Innanzitutto, i bambini non sono responsabili; gli adulti si. Cioè: i bambini non «rispondono» (non subiscono le conseguenze) di ciò che fanno, contrariamente agli adulti.Adesso guardiamoci intorno. Innanzitutto, mi viene da osservare, la nostra società ha creato una società nella quale l'atto sessuale non ha (fingiamo di crederci) conseguenze. La conseguenza prima e più importante di un atto sessuale è la nascita di una nuova vita; tuttavia, contraccezione e aborto hanno disgiunto il sesso dalle sue conseguenze.Possiamo avere tutto il sesso che vogliamo, non dovremo assumercene la responsabilità. Questo atteggiamento, ossia fare ciò che voglio senza pagarne le conseguenze, è tipico della modernità: posso avere un lavoro comodo e al riparo, ma non le conseguenze (corpo pallido e flaccido), grazie a palestra e lettini abbronzanti; posso addirittura mangiare quanto voglio senza ingrassare, grazie ai nuovi ritrovati della dea scienza.Pensiamoci un attimo: la maggior parte dei nostri problemi di salute (compresa la salute psicologica) sono in gran parte causati dal nostro stile di vita, ne sono conseguenza. Ciò che noi vogliamo, tuttavia, non è cambiare il nostro stile di vita: vogliamo continuare a vivere in modo malsano senza subirne le conseguenze.Proprio perché responsabile, l'uomo adulto sa che azioni, parole e pensieri hanno delle conseguenze: i bambini no. Mi ha molto colpito un episodio riguardante la chiusura dell'azienda FPT (gruppo FIAT) di Pregnana Milanese, causata dalla deindustrializzazione e dal passaggio a una economia green. Mi ha colpito, dicevo, la presenza ai cancelli dell'azienda di rappresentanti di Friday For Future, l'organizzazione che aveva come punto di riferimento Greta e che ha precorso l'attuale Ultima Generazione.UNA SOCIETÀ DI BAMBINIIl giovane continuava a ripetere che le conseguenze della deindustrializzazione non dovevano pagarle gli operai. E chi cavolo dovrebbe pagarle, Babbo Natale? Se eliminiamo l'auto di proprietà, chi vi accompagnerà a scuola e ritorno, visto che non si usa più andare a scuola a piedi o in bicicletta? Se digitalizziamo tutto, cosa accadrà se dovesse andare via la corrente? Quali potrebbero essere le conseguenze della politica «zero emissioni», della «decarbonizzazione»? Se eliminiamo l'agricoltura, con cosa riempiremo gli scaffali del supermercato? Ovviamente, nessuno di questi attivisti (o attori sedicenti attivisti) è mai sfiorato da simili pensieri. Loro vogliono «zero emissioni», punto; che la cosa avrà delle conseguenze non importa.Procediamo: gli adulti, in confronto ai bambini, hanno una «personalità». Cos'è la personalità? È il nostro modo unico e irripetibile di vivere nel mondo, frutto di esperienze (cioè errori), riflessioni, relazioni. L'uomo adulto, insomma, ha opinioni salde, meditate, uniche; è profondo, sicuro, saldo e punto di riferimento per altri. Bene: come abbiamo visto in questi anni, l'uomo moderno non ha opinioni, non ha valori, non ha profondità. Non pensa: pensa di pensare. In realtà ripete cose ascoltate o semplicemente sentite alla televisione e assorbite in modo passivo e acritico. Ecco un altro punto: lo sviluppo di una capacità critica era, fino a qualche decennio fa, un obiettivo dell'istruzione pubblica (quando il clima culturale era ancora cattolico e tradizionale) mentre ora è addirittura motivo di derisione e sospetto. «Sei virologo? Vuoi saperne più dei medici? Dovrebbe parlare solo chi ha i titoli per farlo...».Potremmo continuare parlando dei capricci («Se non ottengo ciò che voglio, faccio casino!»), della incapacità di differire la gratificazione e di tante altre differenze tra adulti e bambini. La realtà apparirà chiara e luminosa: a dispetto dell'anagrafe, la nostra è una società di bambini. Chi sarà la bambinaia?
VIDEO: I tatuaggi e la Bibbia ➜ https://rumble.com/vhyb99-posso-farmi-un-tatuaggio-cosa-dice-la-bibbia.htmlTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7542LA VIRILITA' PERDUTA: BARBA, TATUAGGI E PALESTRA di Roberto MarchesiniCi sono tre caratteristiche che, negli ultimi anni, caratterizzano l'uomo moderno: barba, tatuaggi e palestra. Rappresentano il minimo comune denominatore della virilità attuale. Moda? Certamente. Ma forse c'è di più.Ormai è risaputo: insieme al quoziente intellettivo, negli uomini abitanti l'anglosfera (il cosiddetto «Occidente») sta calando progressivamente anche il livello di testosterone. Le cause, dicono gli esperti, sono parecchie. Sicuramente l'alimentazione moderna favorisce l'obesità, la quale riduce la presenza di questo ormone nel corpo. Ma l'alimentazione è solo uno degli aspetti di un intero stile di vita, quello moderno, che inibisce la produzione di testosterone, fin dalla pubertà. Fin da bambini, infatti, i maschietti fanno una vita sedentaria, sempre meno all'aria aperta e sempre meno ricca di relazioni; non corrono, non si arrampicano, non fanno a botte, non vivono avventure «pericolose», sfide, non affrontano fallimenti. Gli sport competitivi, di squadra, con contatto fisico sono in declino. Tutte queste cose, che - magari al prezzo di qualche sbucciatura - aiutavano uno sviluppo fisico sano e livelli di testosterone adeguati durante pubertà e adolescenza, sono passate di moda a causa di cambiamenti culturali importanti. L'assenza del padre che, anche quando è presente, è un «mammo»; la negazione della competizione e della lotta nel nostro mondo moderno; infine l'educazione gender-free, che vede di malocchio (come prodromi di virilità tossica) l'attrattiva che i maschietti provano verso certi giochi e attività fin dai primi mesi.IL TESTOSTERONE CAMBIA L'ASPETTO FISICO DEGLI UOMININon solo: la plastica che il capitalismo mondiale ci obbliga a ingerire perché contenitore di tutto ciò che mangiamo o beviamo, dall'acqua al pane, è uno dei principali IE (Interferenti Endocrini), ossia una sostanza che altera il nostro equilibrio ormonale ed è uno dei principali nemici del testosterone. Fosse finita qui: ormoni antagonisti del testosterone sono presenti dovunque, nel nostro ambiente, dall'acqua che beviamo al cibo che mangiamo. Sapete che, ormai da anni, i pesci del Lambro stanno cambiando sesso? No, non sono pesci-trans: sono femminilizzati dall'enorme quantità di ormoni antagonisti del testosterone che finiscono nei nostri fiumi attraverso gli scarichi. Significa che qualcuno versa tonnellate di ormoni femminilizzanti nelle nostre acque? E i milioni di pillole anticoncezionali (cioè estrogeni e progestinici) che le donne prendono fin dall'adolescenza dove pensate che finiscono? Che scompaiano nel nulla? Ma la scienza non ci ha detto che gli anticoncezionali sono «sicuri ed efficaci»? Vabbeh, questo è un altro discorso...Insomma, il risultato è un calo progressivo di testosterone negli uomini «occidentali», con gravi conseguenze sul loro benessere psicologico, sulla loro salute, capacità riproduttiva eccetera. Non c'è bisogno di studi scientifici: questo è un cambiamento che si vede anche a occhio nudo. Infatti, il testosterone cambia l'aspetto fisico degli uomini: la loro postura (spalle arretrate, petto aperto, schiena dritta), la conformazione fisica (gambe dritte, evidente massa muscolare, torace ampio) e del volto (mascella squadrata, mento prominente, lineamenti squadrati).TEST FACILEPer rendersene conto, è sufficiente aprire qualche vecchio album di famiglia e confrontare l'aspetto fisico degli uomini degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso con quelli che compaiono sul nostro cellulare. Oppure, basta confrontare gli attori del secolo scorso con le star attuali. Ma guardiamo anche i calciatori: pensiamo all'esordio di Giuseppe Bergomi in nazionale, ai mondiali del 1982, a diciotto anni. Quello era l'aspetto di un diciottenne del secolo scorso; il confronto con un diciottenne attuale (anche calciatore) è impietoso. Da una parte abbiamo uno sguardo serio, concentrato, lineamenti «tagliati con l'accetta»; dall'altra un orsacchiotto «carino», dai lineamenti morbidi e, immancabilmente, sorridente. Il primo comunica, se non paura, rispetto, tutto di lui dice «pericolo»; il secondo appare completamente innocuo, anche sessualmente.Ok, ma che c'entrano barba, tatuaggi e palestra? C'entrano, c'entrano. Sono un tentativo di mascherare gli imbarazzanti esiti del calo di testosterone nelle giovani generazioni. La barba dà importanza a un mento sempre più sfuggente, quando ancora esiste. I tatuaggi vorrebbero comunicare un esemplare dedito alla «vita spericolata». Un tempo, i tatuaggi erano il segno visibile di altri segni che la vita aveva lasciato nell'anima dell'uomo: la vita di mare, il carcere, l'appartenenza a un corpo militare d'élite... Ora hanno l'effetto di un cartello «Attenti al cane» con la foto di un chihuahua. E poi la palestra, ossia il tentativo di gonfiare artificialmente dei muscoli che, un tempo, erano la naturale conseguenza di una vita attiva e all'aria aperta, del lavoro manuale e una certa sfrontatezza di fronte al pericolo. Ecco quindi che, anche le mode, ci parlano del declino dell'uomo e, con lui, di tutta la nostra civiltà.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7529DISORDINI ALIMENTARI: PER SCONFIGGERLI ALLA RADICE BISOGNA RILEGGERE I PADRI DELLA CHIESA di Luisella ScrosatiMangiare non è solo consumare cibo; almeno per l'uomo. L'atto del cibarsi porta infatti in sé il principio della relazione: relazione con il mondo materiale, che porto in me e assimilo; relazione con il prossimo, con il quale condivido la mensa; relazione con Dio, dal quale ricevo il nutrimento dell'anima e del corpo e al quale rendo grazie. È in questa tridimensionalità ordinata che avviene l'atto umano del cibarsi.Dando un rapido sguardo alle Scritture e all'Insegnamento di quei grandiosi "psicologi" dei primi secoli dell'era cristiana, ovvero i Padri della Chiesa e i Padri del Monachesimo, ci accorgiamo che l'alimentazione occupa un posto centrale. Dalle prime pagine del libro della Genesi, Dio indica all'uomo il modo di nutrirsi (cf. Gen 1,29-30), mostrandogli fin da subito il limite che corrisponde alla sua natura (cf. Gen 2,15-17), al di fuori del quale non avrebbe conseguito un perfezionamento del proprio essere, ma sarebbe al contrario decaduto.Il peccato originale è giustamente descritto dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n° 397) come una disobbedienza, alimentata dalla perdita della fiducia in Dio: "l'uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nel suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio". E aggiunge che, "in seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà".Disobbedienza, mancanza di fede, sono la sostanza del peccato originale e di ogni peccato; ma la sua materializzazione, quasi il detonatore dell'esplosione, e un altro , come chiaramente il testo della Genesi 3,1-6 indica. Qui compare per sette volte la parola "mangiare"; e poi nei versetti 11-13 per altre tre volte. Decisamente troppo per passare inosservato dai Padri. Evagrio Pontico è, al riguardo, piuttosto lapidario: "il desiderio di cibo ha generato la disobbedienza, e il dolce gustare ha scacciato dal Paradiso" (gli otto spiriti della malvagità 1). E non è il solo a collegare il peccato originale al desiderio di un alimento; Sant'Ambrogio, per esempio, nell'opera De Iacob et vita beata (I, 2-8), sottolinea che dal momento in cui i nostri progenitori "non mantennero la temperanza, i trasgressori di questa virtù fondamentale furono esiliati dal Paradiso, senza aver più parte all'immortalità".IL DISORDINE RELAZIONALE DIVENTA ALIMENTAREInsomma, l'atto del cibarsi porta in sé molto più di quanto non appaia a prima vista. Torniamo al racconto genesiaco. La fame è l'appetito primordiale, al quale è legato il mantenimento della vita e della salute del corpo; introdurre in sé un alimento indica poi un con la creazione molto intimo: significa far entrare in sé il mondo naturale, trasformarlo in sé. Ora, è chiaro che un disordine di questa dimensione concupiscibile significa disordine nel desiderio e nella relazione; il problema del peccato primordiale non è quello di mangiare un frutto, ma di disprezzare Dio, disubbidendo al suo comando con l'illusione di diventare come Lui. Il punto però è che, molto realisticamente, le Scritture ci indicano che questo disprezzo si consuma si consuma nell'atto di prendere cibo. Anche Esaù concretizzò il proprio disprezzo per la primogenitura - essere l'erede della promessa! - mangiando un piatto di lenticchie (cf. Gen 25, 29-34). E Giuda consumò il proprio tradimento mangiando il boccone datogli dal Maestro e Signore (cf Gv 13,27). Stringiamo ulteriormente la riflessione. Il cibarsi in modo disordinato nella bibbia è la cifra di un problema relazionale: i progenitori si distolgono si distolgono da un rapporto di fiducia con Dio e mangiano ciò che non devono ; Esaù non considera il bene più prezioso l'essere l'oggetto dell'elezione divina e si butta su un piatto di lenticchie; Giuda tradisce l'amore di Gesù e riempie il suo ventre del boccone del tradimento.Non c'è disordine relazionale che non si traduca in un "problema alimentare". E viceversa la follia del ventre, la gastrimargìa, è vera e propria idolatria, come insegna San Paolo (cf Fil 3,19), e dunque mina, fino a distruggerlo, il rapporto con Dio e con il prossimo. Mangiare solo quello che piace, quando ne abbiamo voglia e quando ci pare: sono questi i tre campanelli d'allarme che tradizionalmente i padri indicano come spie della passione della gola, dell'idolatria del ventre.I padri vi dedicano grande attenzione, così come ai rimedi dell'astinenza e del digiuno, perché ogni passione è una malattia dell'anima - che poi traduce anche in un malattia del corpo, si somatizza - , non solo le sue manifestazioni catalogate nel Dms.Essi sanno molto bene che quando la sfera del concupiscibile cerca soddisfazione nei piacerei della carne - gola, lussuria, avidità, etc -, l'anima si "appesantisce" e Dio sparisce dall'orizzonte. Il desiderio dell'anima viene così sviato dal suo fine proprio: "l'occhio è stato creato per la luce, l'orecchio per i suoni, ogni cosa ha il suo fine e il desiderio dell'anima per slanciarsi verso Cristo" (Nicola Cabasilas, la vita in Cristo, II, 90). Il desiderio di cibo è il più primordiale nell'uomo: per questo il demonio ha tentato lì i progenitori; per questo la prima battaglia di ogni cristiano è quella di ripristinare il primato di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (cf. M.t 4,4). Ed ancora per questa ragione il figlio di Dio diventa nostro cibo, per colmare ogni desiderio dell'uomo.L'ILLUSIONE DELLA COMPENSAZIONEProviamo adesso a chiudere il cerchio. La persona con un disturbo alimentare è disperatamente affamata: il suo desiderio non riesce a trovare soddisfazione nell'apertura relazionare, che anzi è stata ed è una sofferenza. Nell'anoressia questo si traduce nel rigetto: il rifiuto della relazione che ferisce diviene rifiuto di cibo, controllo maniacale di ciò che entra in me, di ciò che in qualche modo penetra nella mia persona. La persona che ne soffre si difende chiudendosi a riccio, respingendo ogni forma di "intrusione" nella propria persona, che il cibo incarna perfettamente. La persona bulimica si una relazione contraria, ma in fondo c'è lo stesso problema: il tentativo di saziare la propria disperata fame primordiale di relazione si traduce questa volta nell'introdurre cibo in quantità e modalità sregolate, rigorosamente in solitudine, cercando così di occupare lo "spazio" vuoto della relazione; eccesso che poi viene "compensato" ricorrendo all'assunzione di lassativi, al vomito autoindotto e altre modalità. Compensazione che non si trova invece nella persona affetta da binge eating. Anoressia, bulimia, binge eating sono vere e proprie patologie che, nell'ottica delle Scritture e dei Padri, devono essere comprese come devastazioni del desiderio, che si incaglia nei beni sensibili per compensare un vuoto relazionale. Una compensazione ingannevole e insalubre, destinata al fallimento , poiché conduce verso l'oblio di Dio, relazione fondamentale, Sommo bene capace, solo, di dare pienezza al desiderio dell'uomo.I disordini alimentari di ogni tipo devono essere riconosciuti, senza coprirli con una vergogna fallace, perché sono un campanello d'allarme che rivela questa dinamica di uno sviato amore di sé, brillantemente descritta da San Massimo Confessore: "più l'uomo andava verso cose sensibili attraverso i suoi soli mezzi, più l'opprimeva l'ignoranza di Dio; più era soggiogato dall'ignoranza di Dio, più si abbandonava al godimento delle cose materiali (...); più egli si impregnava di questo godimento, più eccitava la filautìa (amore disordinato di sé, n.d.a) che ne era la conseguenza; più coltivava la filautìa, più inventava molteplici modi per ottenere il piacere, frutto e scopo dell'amore di sé" (Questioni a Talassio, Prologo).Rendersene conto non è la parola ultima di un fallimento, ma l'inizio prezioso e indispensabile del percorso di guarigione. Il cui esito è la piena comunione con Dio, che le Scritture descrivono come un banchetto di gustose e abbondanti vivande.Dio colma con sovrabbondanza il desiderio dell'uomo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7524ROCCO SIFFREDI ALLEATO DEL MINISTRO DELLA FAMIGLIA... QUALCOSA NON TORNAAltro passo falso di Eugenia Roccella che si accorda con Siffredi nel denunciare la pornografia per i minorenni, ma dimenticando che la pornografia è il suo lavorodi Andrea ZambranoMa il Rocco Siffredi che a Eugenia Roccella parla di educazione da portare nelle scuole per spiegare che cosa sono il porno e la sessualità è lo stesso Rocco Siffredi che non più tardi di due giorni fa proponeva alla cantante Arisa di fare un porno educativo insieme?Qualcuno avverta la ministra che se intende lanciare la crociata del porno vietato ai minori pensando di imbarcare una variegata compagnia che va da don Maurizio Patriciello al pornodivo abruzzese, significa che almeno uno di loro è fuori posto. Che cosa ci sarebbe infatti di educativo in un porno? O, riformuliamo, quale è il concetto di educazione che Siffredi può portare ai giovani ai quali vorrebbe vietare l'accesso libero dei portali web per dirottarli, da adulti, sui suoi canali?Registriamo che la calda estate 2023 verrà intanto ricordata per la prima "alleanza" tra un ministro della Repubblica e un pornodivo, con la scusa dell'educazione. Nel dibattito iniziato con la Roccella nel puntare il dito contro il porno, che ultimamente è diventato violento e proseguito con il signorsì di Siffredi, abbiamo assistito anche all'accalorata ripresa della ministra della famiglia nello sdilinquirsi per l'adesione di Siffredi alla sua proposta di vietare il porno ai minori. "Non me lo aspettavo il suo sostegno, non era scontato".Bene, adesso, dunque, che nel nome dell'educazione, Siffredi è salito sul carro del governo per la crociata anti-porno selvaggio e pro-minori, è bene però che qualcuno si chiarisca le idee su che cos'è l'educazione di cui parla Siffredi, non sia mai che si rischi di prendere qualche abbaglio.NON ESISTE UN PORNO ACCETTABILEPerché è facile pensare di vietare ai minori portali ad accesso gratuito come pornhub o youporn, più difficile mettere a sistema il fatto che non è che esiste un porno accettabile - o educativo - contro uno selvaggio, sregolato, che nutre sentimenti di violenza nei confronti delle donne. Se non si comprende che il problema non è il porno ai minori, ma il porno in sé, quando questi saranno maggiorenni, approderanno senza problemi alla visione di filmini dopo essere stati preparati da un sistema di social e mediatico che è fortemente permeato di pornografia."Continua sempre a inseguire i tuoi sogni". Questo innocuo augurio, dal vago sapore romantico educativo, compare nella pergamena consegnata da Siffredi alla vincitrice della sua Academy, nel giugno scorso. Lei, Shelena come nome d'arte Elena all'anagrafe, proveniente da Ragusa, sorride emozionatissima per l'esperienza appena terminata che le frutterà l'ingresso nel "magico" e perverso mondo dell'hard.I giornali siciliani sono entusiasti come se avesse vinto il Festival di Sanremo e presentano la giovane 23enne come una piccola star che da Onlyfans è approdata alla corte di Re Rocco per coronare il suo sogno. Ed è qui che si consuma il grande inganno di Siffredi, che con una mano dice di voler vietare l'hard sui siti ad accesso libero, ma con l'altra costruisce la sua rete proprio grazie ai social che veicolano certi messaggi.Shelena infatti, come tutte le giovanissime ragazze appena maggiorenni che Siffredi arruola, utilizza proprio i social per farsi conoscere. Il suo profilo Istagram, ad esempio, conta 77mila followers, ed è pieno di foto ammiccanti, certo non pornografiche, ma che rimandano ai link di Telegram e Onlyfans dove l'adulto, pagante, potrà dar sfogo alla sua lussuria. Il minore che segue viene così attratto e in un qualche modo anche se non può entrare guarda dal buco della serratura e nel frattempo coltiva la libido.È un meccanismo che si nutre di esche, prede e lupi che adescano. L'ipocrisia di Siffredi è evidente: parla di educazione nel porno, si scandalizza per l'hard a portata di mano dei minori, ma è il primo a servirsi del web libero per gettare la sua rete dove esche giovanissime e appena maggiorenni catturano le prede.È questa educazione? No, come non è certo educazione il fatto che sui social si censurino le opinioni di chi è contro i vaccini, ma si lascia tranquillamente scorrazzare chi invita alla pornodipendenza.MANCA UNA CULTURA CHE CONSIDERI LA PORNOGRAFIA COME UN MALE IN SE'Ma bloccare i social è davvero difficile. Nel frattempo, però, mentre il governo dovrà illustrare il suo piano d'azione, è bene informare che qualche strumento in più è pronto a entrare in campo. Entrerà in funzione in autunno il sistema di parental control licenziato nell'ambito del Decreto giustizia del 2020 che impone ai produttori di smartphone e pc di offrire di default alla vendita delle app attraverso cui i genitori possano regolare l'accesso dei figli a internet.Ci sono voluti quasi tre anni per farlo entrare in funzione, perché nel frattempo, complice un emendamento votato dalla Sinistra, l'Autorità garante delle Comunicazioni si è presa tutto il suo tempo per studiare la faccenda. Ma a volere quel controllo era stato l'allora parlamentare leghista Simone Pillon, che fece approvare un emendamento grazie al quale ora il parental control può entrare in azione. «Considero quell'emendamento uno dei miei principali successi politici», ha spiegato Pillon alla Bussola.Dunque, gli strumenti ci sono. Quello che manca però è una cultura che consideri la pornografia il male in sé e non una degenerazione di volta in volta da condannare: per minori, con oggetto le violenze e gli stupri etc... Semmai queste sono "aggravanti" di un fenomeno che è sdoganato e accettato ormai dal comune sentire come normale. Del resto, se non fosse normalizzata la pornografia, il Comune di Ortona si sarebbe ben guardato dal consegnare al suo "illustre" cittadino Rocco Siffredi la massima onorificenza della città.E invece il pornodivo viene invitato come ospite d'onore, intervistato dal media system come una celebrità mentre sui social è acclamato e ammirato dai giovanissimi come un eroe nazionale. Qui stanno l'ipocrisia e la mala educaciòn di un sistema perverso, che spaccia il porno come qualcosa di accettabile e per nulla degradante l'umano.Hai voglia a oscurare i siti gratis se poi il re dell'hard viene osannato da un sistema oliato e ormai pervasivo come un illustre italiano di cui andare fieri. Almeno essere chiari sulle finalità di certi provvedimenti e sulla compagnia che si spera di avere al proprio fianco sarebbe cosa saggia.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Andrea Zambrano, nell'articolo seguente dal titolo "La porno morale di Rocco: l'hard fa male, ma solo il suo è buono" parla dell'ipocrita dibattito su stupri e pornografia tra il ministro della famiglia Eugenia Roccella e Rocco Siffredi nella parte del moralizzatore per vietare l'hard ai minori e regolamentare l'accesso ai siti. Una trappola per un porno sdoganato e per pubblicizzare la sua Academy con relativi profitti. Ma tacendo che la pornografia è sempre violenza con devastanti ricadute.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 28 agosto 2023:Timeo danaos et dona ferentes («Temo i Greci, anche quando portano doni»). L'antica frase di Laocoonte di fronte al cavallo di Troia può essere un punto di riferimento per inquadrare il curioso e paradossale dibattito tra il ministro della Famiglia Eugenia Roccella e il porno attore Rocco Siffredi. Curioso, perché solo in un Paese come il nostro, all'appello sensato di un ministro di vietare la pornografia ai minori, ha risposto, condividendolo, chi non solo ha fatto del porno la sua ragione di vita, successo e guadagno, ma che ha letteralmente sdoganato l'hard facendolo diventare pop.Ma proprio le parole di Siffredi, apparentemente censorie della pornografia ad accesso libero per i minori, nascondono invece un cavallo di Troia, un rischio enorme, un'ipocrita via d'uscita al problema degli stupri, che farebbe aprire una nuova finestra di Overton consegnandoci una pornografia regolamentata e quasi moralizzata e dilagante. Pronta all'uso proprio dei più giovani.Tutto nasce con il commento della Roccella ai casi di stupri di Caivano (Napoli) e Palermo e ad una recente sentenza della Corte di Cassazione che assolve degli stupratori in ragione della percezione errata del corpo della donna mutuata dalla pornografia.La Roccella ha denunciato al QN che «la pornografia è molto cambiata ed è sempre più violenta e umiliante nei confronti delle donne. C'è un'esposizione precoce: l'età media del primo accesso al porno è stimata in 7 anni». Da qui l'appello, come legislatore, a vietare ai più giovani l'accesso ai video pornografici che tra Tik tok, Youporn, Pornhub, Onlyfans e altri siti è ormai fuori controllo e sempre più accessibile. Piccolo inciso: l'analisi della Roccella è parziale. Non è che la pornografia è sempre più violenta, perché violenta lo è sempre stata.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7527UNA TRAPPOLA SENZA VIA D'USCITA PER GLI ANZIANI di Barbara PavarottiCentinaia di migliaia di anziani sono costretti a pagarsi la loro morte in Rsa e in "case di riposo" private. Un business spaventoso sulla pelle dei più fragili. In queste strutture ben 100.000 persone sono tuttora sottoposte a contenzione. E quasi tutti hanno un amministratore di sostegno che, per legge, decide tutto al posto dell'anziano, lo priva giuridicamente di ogni diritto e libertà.Questa figura è stata istituita per legge nel 2004. Nata con le migliori intenzioni - tutelare chi non ce la fa da solo, nel suo esclusivo interesse - è diventata, negli anni, una "camicia di forza". Un'interdizione mascherata. Perché gli amministratori di sostegno non hanno alcun limite al loro potere: gestiscono i conti correnti; vendono beni e proprietà degli amministrati; li ricoverano contro la loro volontà; decidono dove devono vivere e quali cure devono seguire; possono isolarli dal mondo e spezzare legami affettivi decennali. Si sostituiscono agli amministrati in ogni decisione economica e pratica che li riguardi. La volontà degli interessati conta meno di zero, benché la legge dica altro.Gli amministratori di sostegno vengono nominati dai giudici tutelari dietro istanza, spesso, delle stesse famiglie, che non sanno a cosa vanno incontro. Pensano che possano essere d'aiuto nella gestione del congiunto, invece si ritrovano poi esclusi da ogni scelta. Il loro operato dovrebbe essere controllato dai giudici tutelari, ma la realtà è ben altra. I tutelari hanno troppo da fare e, una volta nominato il "sostegno", ben raramente intervengono.MUOIONO SOLISi arriva al paradosso che l'amministratore di sostegno può non fornire ai figli informazioni sanitarie sul genitore, in quanto "sono dati sensibili che non possono essere rivelati a terzi". È successo a Carla, la cui madre è morta senza che lei potesse sapere quanto fosse grave. Poi c'è il padre di Cristina, che è stato legato al letto per tre mesi solo perché ogni sera preparava il bagaglio per uscire dalla Rsa e voleva a tutti i costi andarsene. È morto.Muoiono tutti, muoiono soli, fra estranei, col divieto, imposto spesso dall'amministratore di sostegno, di ricevere visite ritenute - a esclusivo arbitrio dell'amministratore - "pericolose". Perché costoro devono sospendere ogni contatto col mondo, altrimenti non si abituano. Nessuno di loro può mai più rivedere la propria casa che, in genere, viene smantellata e monetizzata dall'amministratore di sostegno - col pieno consenso del giudice tutelare - per pagare la retta del luogo di morte. E a moltissimi - appena entrati in Rsa - l'amministratore di sostegno arriva a sequestrare il telefono, in modo che non abbia più possibilità di parlare con nessuno, con la scusa "tanto non lo sa più usare".I divieti degli amministratore di sostegno, avvalorati spesso col silenzio-assenso dei giudici tutelari, rasentano i "crimini contro l'umanità". [...]E tutto questo accade per una legge, la numero 6 del 2004, che è quanto di più vago ci sia, quindi si presta a ogni abuso e interpretazione distorta. La legge dice solo che l'amministratore di sostegno «deve fare l'interesse del beneficiario con la minore limitazione possibile». Ma a stabilire questo "interesse" di fatto è una sola persona. Come può un unico individuo decidere il destino di un altro? Quanto alla «minore limitazione possibile», nel corso degli anni, è diventata un bluff.UNA REALTÀ OSCURAGli amministratore di sostegno, col giuramento, diventano pubblici ufficiali, ma abusano del loro potere alla grande, quasi sempre nella totale indifferenza dei giudici tutelari, che non hanno nemmeno un termine per rispondere alle istanze di chi segnala abusi e sopraffazioni. Possono rispondere dopo mesi o mai. E intanto i tutelati, per i quali il tempo è ormai agli sgoccioli, muoiono e il problema finisce.Questa è una realtà oscura di cui non parla nessuno, perché in ballo ci sono troppi interessi. I media si occupano di casi struggenti, di anziane in fuga dalla Rsa, ma mai osano toccare il problema che c'è dietro: l'amministrazione di sostegno.Amministrazione data a pioggia quando sei anziano e cominci a sfarfallare. È questa davvero la soluzione giusta per chi invecchia? No. Gli anziani non devono mettere piede nei tribunali, non sono dei criminali. Ogni volta che un anziano viene trascinato in tribunale senza nemmeno capire cosa gli sta accadendo è una sconfitta. Finisce intrappolato in un tunnel giudiziario da cui non uscirà mai. La liberazione è solo con la morte. [...]Sandro, ricoverato da oltre un anno, dice: «L'amministratore di sostegno mi ha tolto tutto: cellulare, documenti, la mia casa. Non ho un centesimo in tasca e non so più quale sia la mia casa, perché sono rinchiuso, con le sbarre dovunque. Non posso andare in bagno la notte, che dura dodici ore. La devo fare nel pannolone che la struttura mi ha imposto appena entrato. Prima camminavo, ma già dopo due mesi ero in carrozzella, legato. Per la mia sicurezza, hanno detto. Mi danno cibo per vecchi, ho dimenticato odori e sapori che amavo. In un anno ho perso 15 chili. Io volevo solo morire a casa mia, l'amministratore di sostegno me l'ha tolta, smantellata di tutto, e l'ha affittata per pagarmi la mia morte a 2.500 euro al mese».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3751CINQUE MODI IN CUI LA PORNOGRAFIA ROVINA LA VITA di Roberta SciamplicottiOgni anno, l'industria della pornografia guadagna più di NFL, NBA e Major League Baseball [le leghe professioniste dei maggiori sport americani: football americano, basket, baseball, N.d.BB] tutte insieme. Alcuni affermano che la pornografia è una forma innocua di intrattenimento che non danneggia nessuno, ma non è vero. La pornografia è un business estremamente lucroso che distrugge l'amore e danneggia chiunque sia coinvolto. Ecco solo cinque modi in cui la pornografia ferisce le persone (ma questo non è affatto un elenco esaustivo):1. FERISCE LE DONNELa pornografia ferisce le donne che vengono guardate. Molte delle donne coinvolte nell'industria pornografica sono state abusate da bambine o sono cresciute con una vita spezzata. C'è un alto tasso di mortalità (suicidio, overdose, omicidio...), per non parlare del fatto che molte star dei film porno hanno visto il proprio corpo completamente distrutto da malattie, un gran numero di aborti o per altre ragioni. Alle donne che riescono ad abbandonare questo stile di vita servono anni di terapia.2. FERISCE IL MATRIMONIOLa pornografia è il grande distruttore del matrimonio e della vita familiare, ed è impossibile amare pienamente un'altra persona se si è dipendenti dalla pornografia. Gesù è morto, svuotandosi sulla croce per amore della sua sposa, la Chiesa. La Scrittura dichiara che i mariti devono amare le mogli con lo stesso amore disinteressato, ma la pornografia inverte questo fatto. Il porno porta a una mentalità consumistica e fa sì che si cerchi il piacere per se stessi anche a spese dell'altra persona. Al contrario, il vero amore si dona in modo disinteressato, facendo sempre ciò che è bene per la persona amata, anche quando è un sacrificio.Ho conosciuto personalmente coppie sposate che non sono durate neanche un anno perché la gente trasferiva le proprie fantasie sul coniuge ed era tutto finito ancor prima di iniziare. Ovviamente vale in entrambi i sensi. Ho anche sentito di donne che non riuscivano ad amare a causa delle loro fantasie irrealistiche "da romanzo". Il porno offre una gratificazione immediata con ritratti immaginari di persone piuttosto che il sacrificio generoso e la disciplina necessari ad amare davvero un'altra persona.La persona che utilizza materiale pornografico (lo legge, lo guarda o qualsiasi altra cosa) non si sta allenando alla fedeltà al futuro coniuge. Piuttosto, sta trascinando innumerevoli altri "amanti" nel letto coniugale, che dovrebbe essere riservato alla persona che si è sposata. Non ne deriva nulla di positivo.3. FERISCE CHI NE FA USOLa pornografia ferisce chi ne fa uso. La gente che guarda materiale pornografico si accontenta di "relazioni" false e di un'intimità falsificata anziché cercare esperienze reali. Nel porno, gli uomini guardano alcune delle donne più belle a livello estetico per 30 secondi prima di annoiarsi e passare a quella successiva.Gli uomini si stanno allenando ad annoiarsi con le donne più belle che ci siano sulla terra. Come andrà il paragone con la moglie? Delusi da lei o incapaci di sostenere un rapporto sessuale, si annoieranno e torneranno al porno o vivranno in una situazione di estraniamento, dando un colpo mortale al matrimonio. Questo può avvenire in entrambi i sensi, ovviamente, perché lo stesso si può dire delle donne che trasferiscono sul proprio marito le proprie fantasie romanzesche sull'uomo perfetto. La scienza moderna ha dimostrato gli effetti dannosi che ha la pornografia su una persona. La scienza ci mostra che la pornografia stravolge realmente il cervello di una persona e rilascia sostanze chimiche e ormoni potenti dal cervello che cambiano il modo in cui le persone agiscono e si relazionano alle altre in un rapporto. Per non parlare di come chi fa uso di materiale pornografico perda la capacità di legarsi a un'altra persona per lunghi periodi di tempo.4. FERISCE I GIOVANII buoni matrimoni non capitano, si costruiscono! Bisogna insegnare agli adolescenti com'è un rapporto sano e come coltivarne uno in modo adeguato. Il porno allena i giovani a valorizzare la gratificazione istantanea e le cose che sono l'opposto dell'amore. Un giovane che inizia a guardare materiale pornografico avrà difficoltà a superare la dipendenza, e il risultato sarà una serie di relazioni spezzate, essendo incapace di relazionarsi in modo sano. Purtroppo, quando gli adulti sono dipendenti dal porno non possono insegnare ai propri figli le lezioni di cui hanno bisogno sull'amore e i rapporti.5. FERISCE LA NOSTRA ANIMA ETERNALa cosa più importante è che la pornografia ferisce la nostra anima eterna e il nostro rapporto con Dio. Gesù ha insegnato che anche desiderare qualcuno è commettere adulterio con quella persona (Mt 5, 28). Il desiderio e la pornografia feriscono il nostro rapporto con Dio e mettono a rischio la nostra anima.DUE MODI DI VIVERE IL PROBLEMA PORNOGRAFIAC'è una grande distinzione, ad ogni modo, tra coloro che lottano per superare questo problema e quelli che lo giustificano. I primi avranno la misericordia incondizionata di Dio, la grazia e l'aiuto nella loro lotta, gli altri stanno scegliendo intenzionalmente una perversione del grande dono divino. Siamo stati creati per qualcosa di ben più elevato – il vero amore!Se avete un problema con la pornografia, non disperate! Iniziate a combatterla oggi. Iniziate oggi e lavorate sodo per sradicarla dalla vostra vita. Potrà volerci molto tempo, ma alla fine ne varrà la pena! Fatelo per il vostro bene, per quello del vostro coniuge futuro e per il vostro rapporto con Dio.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1968LE DEVASTANTI CONSEGUENZE DELLA PORNOGRAFIA di Maurizio RavasioUna delle conseguenze più concrete della secolarizzazione è senz'altro la difficoltà per molti di riconoscere un significato vero della propria vita e il conseguente disperato desiderio di placare questa insoddisfazione perenne con tentativi anche parziali ed effimeri. Tra questi vi è l'idolatria violenta della sessualità, la cui diretta conseguenza è la pornografia. (...) Con la diffusione di internet, poi, la pornografia è diventata facilmente accessibile a chiunque e dovunque come mai era successo prima: sia il suo consumo che la sua produzione sono infatti in continua espansione.Tutto ciò contribuisce a fare dell'industria del porno un business sempre più redditizio che nei soli Stati Uniti muove almeno quattro miliardi di dollari all'anno. Un business che però non è privo di conseguenze. Proprio delle conseguenze sociali della diffusione della pornografia si è occupato recentemente "The Social Costs of Pornography", studio plurale coordinato da diversi istituti di ricerca statunitensi che ha raccolto i lavori di decine di accademici ed esperti di diversi settori: dalla medicina alla psicologia, dalle scienze sociali al diritto, con lo scopo di delineare un quadro a tuttotondo del fenomeno e delle sue conseguenze.DIPENDENZALa pornografia via internet, si legge nel report dello studio, può ingenerare comportamenti che la letteratura clinica e psicologica non esita a definire dipendenza: «proprio come la dipendenza da alcol, nicotina e altre sostanze. La dipendenza dalla pornografia può diventare persino più patologica» influendo negativamente sulle relazioni sociali dell'utente. La pornografia on line offre infatti un harem senza fine di intrattenimento hard, i suoi consumatori compulsivi finiscono così per iperstimolare il loro sistema emotivo provocando ripercussioni a livello neurologico: «gli uomini che ai loro computer utilizzano assuefatti la pornografia – dice lo psichiatra Norman Doidge – sono sorprendentemente simili ai topi in gabbia [di certi esperimenti scientifici] che premono la leva per ottenere una goccia di dopamina». Il terapista J.C. Manning mette in guardia dal sottovalutare il fenomeno: «coloro che sostengono che la pornografia sia un intrattenimento innocuo, un'espressione sessuale benigna o un aiuto coniugale, evidentemente non si sono mai seduti in uno studio di un terapista con individui, coppie o famiglie che tremano a causa dell'effetto devastante di questo materiale».IL PIANO INCLINATOA causa dell'onnipresenza della pornografia, avverte "The Social Costs of Pornography", si assiste oggi ad un fenomeno di saturazione culturale per cui la televisione, le riviste e le canzoni pop contengono regolarmente «immagini, situazioni e testi che una generazione fa sarebbero stati etichettati come "soft porn"». La pornografia desensibilizza i suoi spettatori e di conseguenza muta non solo per quantità ma anche per qualità. I porno-utenti sono infatti portati ad utilizzare un immaginario sempre più hard che una volta avrebbero ritenuto sconvolgente: «i resoconti di chi l'ha visto descrive ciò che ora viene considerato "hard-core" in termini che sbalordirebbero l'immaginazione e scioccherebbero la coscienza di chiunque non sia un utilizzatore di pornografia hard-core», afferma il professor James Stoner.IMMAGINE DELLA DONNALa cultura pornografica contribuisce in maniera fondamentale a veicolare un'immagine degradante delle donne. Diversi studi accademici hanno mostrato che i ragazzi esposti all'intrattenimento sessualizzato dei media hanno una propensione sensibilmente maggiore a «guardare la donna come un oggetto sessuale» invece che come una persona, mentre l'esposizione abitudinaria alla pornografia può predisporre le adolescenti a comportamenti sessualmente rischiosi. Inoltre «le ragazze esposte alla pornografia hanno più probabilità di essere vittime di violenza sessuale. La normalizzazione della promiscuità porta le adolescenti anche ad un rischio maggiore di contrarre malattie sessualmente trasmissibili».FAMIGLIANel bilancio nascosto dell'industria del porno c'è spazio anche per altre vittime: le famiglie. La scoperta che il partner ricorre alla pornografia ha spesso delle ripercussioni nei rapporti interpersonali: costi psichici, oltre che una maggiore probabilità di rottura dell'equilibrio famigliare. In più, come afferma il terapista Manning, la pornografia «è spesso associata ad attività che minano l'esclusività e la fedeltà coniugale e aumentano il rischio di trasmissione di malattie veneree». Al riguardo, uno studio pubblicato su Social Science Quarterly rivela che tra i clienti delle prostitute i porno-utenti sono quattro volte più numerosi di chi non ricorre all'intrattenimento hard. Lo stesso studio mostra che tra coloro che hanno una relazione extraconiugale è tre volte più probabile trovare un uomo che utilizza pornografia on line, rispetto ad uno che non ne fa uso.BAMBINI E ADOLESCENTINon c'è nessun dubbio, afferma la ricerca, sul fatto che oggi bambini ed adolescenti siano esposti alla pornografia come mai era successo prima d'ora. Quest'esposizione risulta particolarmente dannosa per i più piccoli perché è un «modo brutale di essere introdotti alla sessualità» ed è il viatico per comportamenti sessualmente aggressivi. La correlazione pornografia/violenza è ricorrente in diversi studi in materia: alcune ricerche sull'argomento, tra cui una italiana, hanno mostrato che gli adolescenti che utilizzano materiale hard hanno più probabilità di «aver tormentato sessualmente un coetaneo o aver forzato qualcuno ad avere un rapporto sessuale» rispetto ai loro pari che non ricorrono alla pornografia e che la quasi totalità dei giovani sex offenders è stata esposta a materiale a luci rosse durante l'infanzia.PORNOGRAFIA E VIOLENZALa pornografia, sostiene la psichiatra Mary Anne Layden dell'Università della Pennsylvania, ha la capacità «non solo di insegnare attitudini e comportamenti sociali, ma anche di dare il permesso per metterli in pratica». La legittimazione dell'uso della forza per fini sessuali è considerata dagli studiosi l'influenza più insidiosa della pornografia, soprattutto di quella che ricorre ad un immaginario violento. Tra i sex offenders l'83% degli stupratori e il 67% dei molestatori di minori ha dichiarato di fare uso di materiali hard-core, mentre tra i non-offenders la percentuale scende di molto (29%). Gli studi in materia rivelano che più frequentemente gli uomini usano la pornografia e più violento è il materiale utilizzato, più aumenta la spinta a compiere aggressioni sessuali. «Complessivamente – osserva in conclusione la psichiatra – il corpo della ricerca sulla pornografia rivela una quantità di atteggiamenti e comportamenti negativi che sono connessi al suo uso. La pornografia funziona come un maestro, una legittimazione ed un pulsante di accensione per questi comportamenti negativi. Il danno si riscontra in uomini, donne, bambini e in adulti sia sposati che single. Riguarda comportamenti patologici, comportamenti illegali e alcuni comportamenti che sono sia illegali che patologici».
VIDEO MUSICALE: Più del sesso ➜ http://www.youtube.com/watch?v=kn3-8jUUsooTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7505LA MADRE DELLE TENTAZIONI: LA RICERCA DEL PIACERE SESSUALE di Luisella ScrosatiSembra partita persa anche il solo parlarne. La ricerca del piacere sessuale, fai-da-te o in "compagnia" di altri, reale o virtuale, "classico" o con chissà quali artificiali inventati ormai dalla perversione dell'uomo è ormai una regola. La castità assoluta è ritenuta innaturale, il celibato una castrazione e la continenza periodica una specie di sadismo. Per non parlare dei "problemi di salute" che di certo emergeranno a chi non pratica la sessualità o almeno la masturbazione. Niente di sorprendente: in un mondo di matti i pochi che cercano la salute appaiono patologici.L'USO DELLA SESSUALITÀ AL DI FUORI DEL MATRIMONIOEppure, l'insegnamento dei Padri non lascia spazio a equivoci: quando l'uomo vive la propria sessualità in vista del solo piacere è malato. E la malattia si chiama porneìa, o lussuria. Perché il piacere sessuale è ordinato alla procreazione e all'unione dei coniugi, non al godimento di chi lo prova. Per questa ragione l'uso della sessualità al di fuori del matrimonio costituisce sempre un disordine grave. Il matrimonio, tuttavia, non dev'essere inteso come via libera per questa passione: la lussuria è sempre distruttiva dell'uomo, perché non considera più il prossimo come persona, come immagine di Dio, bensì come oggetto per procurarsi piacere; e parimenti non tratta più il proprio corpo come tempio dello Spirito Santo (cfr. 1 Cor 6,19) e casa di preghiera (cfr. Mc 11,17), ma ne fa un spelonca di ladri e luogo di meretrico idolatrico.San Paolo non dava spazio a fraintendimenti, chiamando "volontà di Dio" l'astenersi dall'impudicizia ed esortando a "mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, e non come oggetto di passione e libidine, come i pagani che non conoscono Dio." Conoscendo la capacità dell'uomo di raccontare storie a se stesso e al proprio fratello, l'apostolo aggiungeva: "che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice su tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito" (1 Ts 4,3-8).UNA MALATTIA DELL'ANIMAAnche la lussuria, pur esprimendosi prevalentemente nel corpo, ma è una malattia dell'anima; tant'è vero che possiamo peccare anche con i soli pensieri. San Giovanni Crisostomo, infatti considera la lussuria come una "oftalmia (...) non degli occhi del corpo, ma degli occhi dell'anima" (Omelie sulla penitenza VI,2). Come tutte le passioni, anche la lussuria nasce piccola come un pensiero, che poi alimenta un desiderio, il quale a sua volta suscita una pulsione fisica, più o meno forte. San Gregorio di Nissa riconosceva che la lussuria è la passione che esercita la forza maggiore: "tra le numerose passioni che assediano il cuore umano, non ve n'è alcuna che abbia contro di noi una forza paragonabile a quella della frenesia della voluttà" (vita di Mosè, II, 301). Quanto più l'uomo si lascia trascinare da questa pulsione, tanto più il suo spirito ne risulterà ottenebrato, intorpidito e appesantito.Com'è possibile che una una passione così grossolana, così umiliante la natura spirituale dell'uomo sia in realtà la più diffusa? San Giovanni Climaco spiega la tecnica raffinata del "nemico disumano che presiede al vizio della fornicazione", il quale, una volta che è accesa in noi la passione, tranquillizza le coscienze suggerendo che "Dio è amico dell'uomo e che è pronto a perdonare questa passione poiché essa è legata alla nostra natura" (La Scala XV, 31). Salvo poi farci sprofondare nella disperazione una volta commesso il peccato. Già: Dio è misericordioso e non può pretendere comportamenti così "innaturali", non può chiedere cose impossibili, non può essere fissato su una cosa in fondo così innocente, mentre ci sono altri peccati ben più gravi. Dice il demone della lussuria.Nota di BastaBugie: il gruppo "The Sun" ha composto la canzone "Più del sesso" che ben esprime, con linguaggio giovanile, l'attrazione per la sessualità, ma al contempo la pericolosità di considerarla un gioco o un semplice soddisfacimento di istinti. La canzone infatti conclude significativamente con: "L'eccitazione fine a se stessa conquista ma non ti sazia".Interessante inoltre il riconoscimento della diversità uomo-donna anche nel modo in cui viene vissuta la sessualità. Si lascia intuire questa differenza al termine della canzone: "sento che lei ha un mondo diverso, il sogno di un bacio che poi è più del sesso".Nel video di YouTube si può ascoltare la canzone rock di cui sotto è riportato il testo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7486IL VIZIO PIU' PERICOLOSO: ''NON FACCIO NULLA... DI MALE'' di Luisella ScrosatiÈ la passione più pericolosa, il demone più temuto dai monaci. È il Balrog che Gandalf avrebbe voluto evitare in ogni modo, ma che a un certo momento della vita dobbiamo affrontare: "Qualcosa giungeva alle loro spalle. Non si riusciva a distinguere cosa fosse: era come una grande ombra, nel mezzo della quale si trovava una forma scura di dimensioni umane, o anche più grossa; potere e terrore parevano sprigionarsi da essa e precederla (...) e la luce si offuscò, come se una nube vi si fosse posata sopra". Così Tolkien descrive ne la Compagnia dell'anello il flagello di Durin, il demone del mondo antico. Una descrizione che ben si adatta al demone dell'accidia. I padri lo chiamano anche "demone meridiano", perché aggredisce l'uomo nel mezzo della giornata e nel mezzo della vita. Meglio: quel demone che ci insidia a metà delle nostre giornate, ci studia per poi presentarsi in tutta la sua tenebra nel mezzo della vita. Non a caso l'incipit della Divina Commedia indica la selva oscura proprio "nel mezzo del cammin di nostra vita". Il demone meridiano, in effetti non è facilmente distinguibile e piomba sull'anima come una grande ombra in grado di ottenere qualsiasi luce. Esso ha a che fare con una depressione dell'anima, che fa avvertire noia, pigrizia, disgusto, scoraggiamento fino ad avvertire una sorte di torpore e pesantezza che trascina a terra anche il corpo. In questo languido abbattimento l'uomo inizia a vagare: vorrebbe essere altrove o in altro tempo, fare qualsiasi altra cosa da quella che dovrebbe compiere, essere con altre persone piuttosto che con quelle che ha al suo fianco, attaccar bottone con tutti e con qualsiasi preteso.L'ACCIDIA È LA MADRE DELLO ZAPPINGLa particolarità di questa passione è la sua evanescenza: non è qualcosa di preciso, che risiede in una facoltà dell' anima, perché in realtà le inattiva o intorpidisce tutte. Insomma, una brutta bestia, fatta di fuoco e ombra, che vuole trascinare nella propria instabilità coloro che tenta, impedendo loro di avere vita regolare, solida, ordinata.Da sempre l'accidia è la madre dello "zapping", in tutte le forme; e di certo l'era digitale non ha fatto altro che darle ancora più opportunità, convincendoci che essere sempre connessi e informati sia assolutamente necessario.I padri precisano che l'accidia colpisce soprattutto la vita di preghiera; san Giovanni Climaco ce ne dà una descrizione semplicemente realistica, dove è facile riconoscersi e sorridere un po' della propria "statura" spirituale "quando siamo in preghiera ci fa venire in mente qualche dovere urgente, e mette in moto ogni espediente per trascinarci via di là con buone ragioni (...). Appena giunge l'ora della preghiera, il corpo si sente di nuovo appesantito; e, mentre siamo in preghiera, ci immerge di nuovo nel sonno e con inopportuni sbadigli ci strappa di bocca i versetti (...). Aggiungeremo però ancora questo: che quando non è il momento della salmodia, l'accidia non si fa vedere; e quando l'ufficio è terminato, i nostri occhi si riaprono" (La Scala, XIII, 4, 5, 8).Non dobbiamo ingannarci: l'accidia non ha solamente il volto della pigrizia e dell'indolenza; essa sa spingere anche a un'attività frenetica, incapace di fermarsi per vacare Deo, lasciare cioè il tempo libero per Dio, fare il vuoto affinché Dio lo possa riempire. Dietro la nostra continua agitazione, il nostro oberarci di impegni (spesso non così indispensabili), che noi amiamo considerare nobili forme di dovere per gli altri, o vivace interesse per la vita, si nasconde in lui il demone meridiano, il più opprimente di tutti. [...]IL NOSTRO MONDO È GRAVEMENTE MALATO DI ACCIDIACi facciamo aiutare dalla penetrante analisi di dom Jean - Charles Nault, abate di Saint - Wandrille. Nel suo libro il demonio meridiano, egli mostra come dietro i mali devastanti del nostro tempo ci sia proprio la firma di questa bestiaccia. Prendiamo, per esempio, il nichilismo dilagante, che va dalle sue teorizzazioni più sottili a una nausea esistenziale.Secondo la sua rodata strategia, questo demone ci ha messo davanti tutto quello che volevamo, ci ha travolto in un mordi e fuggi continuo, facendoci spizzicare qua e là cibi stuzzicanti ed eccitanti. Questa frenesia, questa vita per l'orgasmo, presenta però il conto di una noia insanabile. Perché, come scriveva Ratzinger anni fa, "i piaceri proibiti hanno perso la loro attrattiva appena han cessato di essere proibiti. Anche se vengono spinti all'estremo e vengono rinnovati all'infinito, risultano insipidi, perché sono cose finite, e noi invece, abbiamo sete d'infinito (...). L'uomo che non voleva più essere che il proprio creatore, e desiderava dominare la creazione per una sua migliore evoluzione, quest'uomo finisce nell'autonegazione e nell'autodistruzione".Secondo aspetto messo in evidenza da Nault: l'accidia spinge in continuazione l'uomo al passaggio per evitare il superamento. La nostra vita si dibatte in cose da vedere e realizzare, di cui spesso ci lamentiamo; salvo poi procurarcene in continuazione. Questo passare febbrile di cosa in cosa, di notizia in notizia, di effetto in effetto è La distrazione perfetta per distogliere l'uomo dal superamento, ossia dal raggiungimento di un fine elevato, adeguato all'uomo e orientato verso il supremo superamento verso Dio tramite la grazia. L' uomo passa dalla presunzione di voler essere come Dio senza Dio, alla pusillanimità. Il delirio di poter fare tutto, come se si fosse un dio, va di pari passo con l'affossamento nelle possibilità di un mondo sempre più orizzontale, un rifiuto di un superamento verticale, ovvero una forma finissima del supremo orgoglio: ammattarsi della falsa umiltà di non voler puntare alla vita santa, accontentandosi della tiepida mediocrità di non essere né' troppo malvagi né troppo zelanti del bene. È l'etica del "non faccio nulla di male".Dall'orgoglio mascherato di umiltà, alla superbia del progressismo ideologico. Il demone dell'accidia è detto meridiano, perché colpisce quando il sole è allo zenit: "allo zenit... non c'è ombra", spiega dom Nault, "è come dire che non c'è "mistero". Le scienze umane, filosofiche e anche teologiche devono essere in grado di spiegare tutto".Si tratta di una "fiducia illimitata nel progresso dell'umanità e della scienza, per cui non si deve accettare nulla che non possa venire verificato, dimostrato o sperimentato dalla ragione (...). L'utopia più recente è quella della perfetta salute: quanti pazienti pensano che è diventata non solo una possibilità, ma un diritto". Molto attuale. Ancora una volta l'accidia ci schiaccia.
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