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FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
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FILM GARANTITI - Il meglio del cinema

Author: BastaBugie

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Quando il grande schermo produce capolavori. Recensioni a cura del sito FilmGarantit.it
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VIDEO: Le migliori scene di The Chosen ➜ https://www.youtube.com/watch?v=x6vxvzEVA2QTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7721LA NEOLINGUA NON LASCIA IN PACE NEANCHE I DINOSAURI di Matteo DelreSiete pronti per una nuova avventura nell'abisso della cancel culture? Bene. L'ultima assurdità woke è quella della proposta di cambiare i nomi dei dinosauri perché in alcuni casi non sono inclusivi o richiamano a personaggi "controversi" o perché riflettono una cultura sessista, razzista o coloniale.Tutto vero. Lo ha affermato il team della paleobiologa Emma Dunne dell'Università Friederich-Alexander di Erlange-Norimberga, in uno studio che invece di diventare il copione per qualche stand-up comedy viene addirittura ripreso e rilanciato dalla rivista "Nature". Vi si specifica che questi casi di non conformità dei nomi sono pochi, anzi pochissimi «ma sono comunque significativi in termini d'importanza», ci ammoniscono i cervelloni dell'università tedesca, supportati da alcuni altri colleghi in giro per il mondo.«Non diciamo che da domani bisogna cambiare tutto», spiga uno dei ricercatori, «ma dobbiamo rivedere criticamente ciò che abbiamo fatto, per correggere cose che non abbiamo fatto bene». Il problema è sempre lo stesso, quello che ossessiona gli eterni offesi di questa nostra infelice epoca: gli stereotipi. O presunti tali.«Meglio - spiegano - d'ora in poi scegliere nomi che facciano riferimento alle caratteristiche fisiche dell'animale, ai luoghi di ritrovamento e anche alla lingua e alla cultura delle popolazioni locali, spesso dimenticate». Poco importa che così si rischi di chiamare una conchiglia fossile con un nome lungo come il titolo di un film della Wertmüller, l'importante è che non si dimentichi nessuno della lista. Non viene chiarito però come gestire la situazione se si fa riferimento alle caratteristiche fisiche. Metti che si ritrova un dinosauro fossile con una grande pancia, che si fa, si rischia il body shaming?LA FOLLIA DELLA CANCEL CULTURELa Commissione internazionale sulla nomenclatura zoologica (ICZN) al momento - meno male! - non ha preso in considerazione le assurdità di questi studiosi per quanto riguarda i nomi già dati, mentre si è mostrata - ahinoi - disponibile per le eventuali nuove scoperte, sebbene il problema sollevato non riguardi le diciture scientifiche (quelle binomiali in latino, per intenderci, come Anas platyrhynchos per il germano reale), bensì i nomi comuni degli animali.Tanto per fare un esempio pratico - e attuale - pensiamo al grazioso oriolo di Audubon (che non è neanche un dinosauro vero e proprio), ovvero un uccelletto giallo e nero classificato dall'ornitologo americano John James Audubon (1785/1851), il cui nome, collegato al suo lavoro scientifico, andrebbe cancellato perché prima suo padre e poi lui sono stati proprietari di piantagioni di canna da zucchero che utilizzavano schiavi. Sì, avete capito bene.La proposta degli studiosi appare però abbastanza ideologica e poco supportata da riscontri davvero reali quando si vanno a vedere i numeri. Nel voler trovare, infatti,  "nomi problematici" di dinosauri, ossia legati a "razzismo e sessismo" oppure nominati in "contesti coloniali o in onore di figure controversi", gli esperti hanno individuato 45 nomi potenzialmente offensivi, corrispondenti a meno del 3 per cento degli esemplari esaminati. Noi stessi, d'altra parte, per trovare un esempio di nome controverso in zoologia, abbiamo dovuto scavare nei peggiori recessi dell'internet woke per scovare l'oriolo di Audubon.Siamo cioè in un'area di nicchia dell'isterismo globale della cancel culture, ed è forse per questo che la follia emerge in modo così lampante.Si dovrebbe invece avere la consapevolezza che cambiare 45 nomi già dati ai dinosauri o modificare la nomenclatura dei ritrovamenti futuri (nel caso ce ne fossero) non cambierebbe nulla, non renderebbe la scienza più "inclusiva", ma servirebbe al massimo a chi procede al ri-battesimo per sentirsi buono e in pace con se stesso, nel concetto distorto di pace in vigore nell'attuale distopia occidentale.NEOLINGUAMa è solo questo? È davvero soltanto l'effetto concreto della propaganda martellante? Probabilmente no. In realtà occorre provare una profonda pietà per la professoressa Emma Dunne e il suo team, forzati a esporsi a questo livello di ridicolo perché forse soltanto così, oggi, si può accedere a corposi finanziamenti per la ricerca accademica. La piena conformità al dettato del pensiero unico, a partire dall'Agenda 2030 dell'ONU, sembra infatti essere - con tutta probabilità - criterio di base per rispondere ai bandi di finanziamento e ricevere i fondi connessi.Newspeak, lo chiamava George Orwell. Nella traduzione italiana viene detta Neolingua, ovvero una tecnica per esprimersi e chiamare le cose imposta dal potere con l'obiettivo di non far pensare chi parla, o meglio di farlo pensare come vuole il potere. Il pericolo dietro queste iniziative dunque non è soltanto che rischiamo di trovarci a non poter più ascoltare la musica di Carl Orff o Richard Strauss perché aderirono (sbagliando! ovvio!) al nazismo. Il rischio è che ci privino delle parole per descrivere la realtà, per poi imporci le loro parole. Parole non ordinarie, ma cariche di un significato morale e politico uniformato e uniformante, nascosto sotto il vello di pecora della "bontà" e "inclusività" e che, soprattutto, nulla hanno a che fare con la realtà, storica o attuale che sia.Senza più parole che la descrivano, la realtà non esiste più, se non nella versione che le parole consentite ci permettono di concepire. È un'operazione deliberata, partita con la sovversione della definizione del sesso degli esseri umani e penetrata così profondamente da arrivare a occuparsi di 45 nomi di dinosauri. Ridiamoci su, d'accordo, ma non smettiamo di suonare il campanello dell'allarme.
VIDEO: Intervista a Federica Picchi su TGCOM24 ➜ https://www.youtube.com/watch?v=THQgRp3tMI8TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7689SOUND OF FREEDOM SVELA LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI MINORI di Marco BegatoLo riconoscono persino sullANSA: "negli USA è stato uno dei casi cinematografici dell’anno e tra pochi giorni arriverà anche in Italia". Stiamo parlando di "Sound of Freedom - il Canto della Libertà", il film che appunto in questi giorni esordisce in anteprima sui grandi schermi italiani di alcune città, in attesa della proiezione ufficiale prevista per il 19 e 20 febbraio per la distribuzione di Dominus Production (la realtà distributiva fondata da Federica Picchi Roncali).Ma quali sono gli ingredienti che rendono speciale questa pellicola? Partiamo dal primo e più accattivante: si tratta di un prodotto di ottima qualità. Musiche, fotografie, attori e trama garantiscono due ore abbondanti di intrattenimento che non delude. Il genere è quello di un film d’azione, con qualche tocco di poliziesco, un’ambientazione molto sudamericana, sigari, modelle e una missione di salvataggio non proprio impossibile, ma di grandissima suspense e tensione (anche perché tratta di una storia vera!).Il secondo aspetto concerne la tematica, scottante a dir poco. Protagonisti dello sceneggiato sono i bambini, rapiti nelle strade e nelle piazze, adescati nelle scuole, sottratti con l’inganno a genitori sprovveduti, per poi essere destinati ai più squallidi traffici di questo pianeta. "Sound of Freedom" in particolare si sofferma sul mercato sessuale e sul commercio pedofilo, specialmente quello di alto rango.E qui si raccoglie la scommessa dei produttori, che riescono a toccare un tema di assoluta delicatezza, ma con un’astuzia narrativa di rara genialità. Il film infatti mostra molto chiaramente che il più devastante giro di pedofilia sulla terra non è legato a pornomani solitari incollati al proprio computer in qualche soffitta, bensì a vere e proprie compravendite di giovani schiavi che i ricchi possidenti dei vari ambienti bene della società organizzano su isole viziose e ripugnanti. Ora, il main carachter incarna un personaggio reale, l’agente Timothy Ballard che sta a capo di un’associazione internazionale di lotta al traffico sessuale minorile. Ma l’utente medio non può non ritrovare, dietro questa quasi commerciale pellicola d’azione, la denuncia e la descrizione di quel mondo mostruoso che negli ultimi mesi si sta affacciando sulla scena pubblica attraverso le denunce e le rivelazioni correlate a Jeffrey Epstein, alla compagna Ghislaine Maxwell, al Mossad e all’abominio pedofilo cucito intorno a nomi internazionali della politica (Andrea di Windsor l’unico a essere caduto in pubblica disgrazia finora. E per ora), dell’industria e dello spettacolo.Chissà che proprio questo spieghi la freddezza della critica, di contro al successo smaccato ai botteghini. La critica deve in qualche modo ridicolizzare Sound of Freedom, al fine di arginare la diffusione del messaggio pericolosissimo che esso diffonde a danno dei padroni della comunicazione. Il pubblico applaude invece un girato di grande piacevolezza, mentre solidarizza con le avventure di Ballard e con la sua missione, acquisendo man mano consapevolezza dell’enormità delle oscenità che insozzano molti gabinetti della globalizzazione e molti schermi di successo.La minaccia che questo film rappresenta non sta nel dirci che la pedofilia esiste e che tante categorie ne sono afflitte, ma sta in quel che non ci dice, sta nell’accendere i fari della denuncia pedofila in una stagione giuridica estremamente rischiosa per i 200 clienti di Epstein ancora a piede libero e in una stagione culturale che vorrebbe sdoganare la dignità delle PAM (persone attratte dai minori), magari passando attraverso l’edulcorazione dei Pride e del transgenderismo.In attesa di gustarci Il Canto della Libertà nelle nostre sale, non possiamo non augurarci che il destino del film si intrecci con quello dei corsi storici prossimi venturi: che un popolo sempre più grande prenda coscienza del marcio in essere e si attivi per sgominarlo, nonostante la resistenza di eserciti del conformismo pagati all’uopo, e confidando nella guida coraggiosa di qualche eroe sconosciuto ma determinato. Se poi l’eroe ha il volto cinematografico di Gesù (Ballard è impersonato da Jim Caviezel - cfr. The Passion of Chirst) allora l’augurio si fa preghiera.
VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.youtube.com/watch?v=BUANdC8xRTA&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7654THE FAMILY PLAN, UN AVVINCENTE MIX TRA AZIONE, COMMEDIA E DRAMMA FAMILIARE di Don Stefano BimbiThe Family Plan è un avvincente mix tra azione, commedia e dramma familiare che narra la vicenda del protagonista in bilico tra due mondi opposti. Il film, uscito il 15 dicembre in esclusiva su Apple TV+, riesce a divertire, ma anche a far riflettere sull'importanza della famiglia, quella naturale: marito, moglie, figli. Di questi tempi disastrati è un lusso che raramente ci possiamo permettere.Il protagonista è interpretato magistralmente da Mark Wahlberg che ricordiamo in Father Stu, un bel film del 2022, basato sulla storia vera di un alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, che si innamora di una ragazza messicana. Lei è cattolicissima e lui, ateo, per amor suo, accetta il battesimo nella Chiesa Cattolica. Poi si converte davvero al punto che sente la vocazione al sacerdozio. In Father Stu Mark Wahlberg aveva recitato con Mel Gibson e sempre con lui, che sarà regista e produttore, vestirà i panni di un pilota incaricato di trasportare un prigioniero in attesa del processo nel film tutta adrenalina di prossima uscita Flight Risk (sesto film diretto da Mel Gibson dopo i capolavori L'uomo senza volto, Braveheart, La passione di Cristo, Apocalypto e La battaglia di Hacksaw Ridge).In The Family Plan Mark Wahlberg interpreta Dan Morgan, un uomo apparentemente normale con una famiglia amorevole, ma con un oscuro passato di assassino d'élite. La narrazione prende una svolta intensa quando i nemici del passato di Dan lo rintracciano, costringendolo a intraprendere un viaggio improvvisato attraverso gli Stati Uniti fino a Las Vegas con la sua ignara famiglia al seguito. La moglie, interpretata dalla splendida Michelle Monaghan, la figlia adolescente arrabbiata, il figlio gamer professionista - che, tale padre tale figlio, compie le sue mirabolanti imprese in segreto - e l'adorabile bambino di dieci mesi. Quest'ultimo è l'unico che vede subito chi è in realtà il padre e questo è all'origine delle scene più esilaranti come quando per respingere l'attacco di una moto che si è affiancata all'auto del protagonista, il bebè gli passa il biberon come fosse un'arma pericolosissima.Mark Wahlberg offre una performance convincente, passando agilmente da momenti di intensità e azione a scene più intime con la sua famiglia. I due adolescenti con i loro problemi legati all'adolescenza mettono in luce le difficoltà dei genitori di oggi. Bellissima la scena di quando il padre butta dal finestrino tutti i cellulari per poter vivere la vacanza che è appena iniziata in santa pace con la famiglia. Quale genitore non si sente provocato da questa radicale soluzione? Oppure almeno da una forte restrizione per questi aggeggi tecnologici che anziché darci più amici e più socialità spesso sono di ostacolo alle famiglie e agli amici per vivere relazioni sane o almeno normali.La sceneggiatura ben scritta di The Family Plan gioca con successo con la dualità del personaggio di Dan, svelando gradualmente il suo passato mentre cerca di proteggere il suo nucleo familiare. Il tema di sottofondo è la bellezza della famiglia e l'importanza dei legami familiari rendendo la storia avvincente. Interessante anche la sottolineatura nel finale che in ogni famiglia esiste una mela marcia da cui prendere le distanze per non farsi trascinare nella depravazione.The Family Plan permette ai figli di pensare in quali occasioni il loro padre è, anche lui, un eroe. E fa interrogare i genitori sul corretto modo di rapportarsi con i figli. Insomma la visione del film garantisce una serata piacevole per tutta la famiglia appassionando gli spettatori dall'inizio alla fine.
VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.youtube.com/watch?v=plEKtU1wQycTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7560IL CASO DI EMILY ROSE SECONDO PADRE AMORTH di David MurgiaQuesta ragazza sorridente si chiama Anneliese Micheal. È tedesca - originaria di Klingenberg, piccola cittadina della Franconia - e il suo caso è unico nella storia degli esorcismi. Infatti Anneliese è morta in un periodo in cui riceveva gli esorcismi. È morta il 1° luglio 1976 all'età di 23 anni. Pesava poco più di 30 chili. Era in cura da un neurologo per attacchi notturni. Soffriva di epilessia. Durante questi spasmi affermava di vedere spaventose figure diaboliche e sentiva odori puzzolenti.I suoi genitori e i due sacerdoti esorcisti - fatto mai accaduto nella storiografia degli esorcismi - per la sua morte sono stati incriminati, sottoposti a processo penale e condannati. Tutta la stampa tedesca se ne è occupata, e questa storia è stata subito ribattezzata con il "caso Klingenberg".La vicenda di questa ragazza lascia a bocca aperta ed è uno dei casi di esorcismo più discussi al mondo.Ma il fatto particolare è che sono riuscito a ritrovare una scatola in cui avevo riposto delle cose che mi aveva lasciato Padre Amorth, il noto esorcista scomparso il 16 settembre 2016. Ero andato a trovarlo a Roma qualche settimana prima che morisse e mi aveva dato tre nastri - cassette audio - e una busta con i fogli dentro. Non avevo aperto subito la busta. Mi ricordo però che mi aveva detto: "la madre di Anneliese me le ha inviate e non occorre comprendere il tedesco per poter riconoscere, in modo chiarissimo, che le reazioni sono quelle tipiche delle possessioni diaboliche." Non avevo compreso di cosa Padre Armorth stesse parlando avevo riposto tutto in una scatola. E qualche tempo dopo l'ho ritrovata non ci posso credere. Padre Amorth mi aveva lasciato un suo studio e gli audio originali degli esorcismi su Anneliese Micheal. Quello studio lo aveva preparato per la riunione con gli iscritti all'associazione internazionale esorcisti da lui fondata. Nella relazione, il noto esorcista, riferendosi alla situazione drammatica della Germania, scriveva che non aveva mai conosciuto né esorcisti tedeschi, né vescovi tedeschi sensibili al problema. "ci sono motivi", si legge nella relazione, "di carattere storico: la lotta alle streghe nel mondo protestante è stata assai più dura che nel mondo cattolico, per cui anche la relazione a quella pazzia è stata più forte. Ci sono motivi dottrinali: i vescovi temono di essere stimati retrogradi se dimostrano apertura a queste tematiche, per cui o sono decisamente contrari o rifiutano di affrontare l'argomento.Ad aggravare la situazione si è aggiunto il caso di Anneliese Micheal, che ha avuto e ha tutt'ora vastissima ripercussione".UNA STORIA DA CINEMASi, perché la vicenda di questa ragazza sembra veramente un film (a lei è ispirato il film L'esorcismo di Emily Rose, diretto da Scott Darryckson) Anneliese nel 1973 iniziò gli studi di pedagogia e teologia. Ma cominciarono a verificarsi dei fenomeni strani per la gente e inspiegabile per i medici. La famiglia di Anneliese, molto cattolica si rivolse al proprio parroco, che dopo essersi consultato con un sacerdote, padre Ernst Alt, decise di scrivere al vescovo di Wurzburg, monsignor Joseph Stangl. Dopo aver costatato altri fenomeni strani padre Alt si consultò con un noto esperto di possessioni diaboliche, il gesuita padre Rodewyk di Francoforte; poi scrisse di nuovo al vescovo la sua convinzione che Anneliese fosse veramente posseduta dal demoni. Il vescovo decise di incaricare come esorcista padre Renz, stimatissimo superiore dei salvatoriani, aiutato da padre Alt.Il 24 settembre 1975 fecero il primo esorcismo a Anneliese, nella casa dei suoi genitori, a Klingenberg; il 1° ottobre incominciarono anche a registrare gli esorcismi, che furono in tutto 67. Durante gli esorcismi Anneliese affermava di essere posseduta dall'anima dannata di Lucifero in persona, di Giuda Iscariota, di Nerone, del ladrone crocifisso alla sinistra di Gesù e di Adolf Hitler [vedi nota alla fine dell'articolo].Negli ultimi mesi di vita la ragazza rifiutò ogni aiuto da parte dei medici, avendone sperimentato per anni la totale inutilità. Inoltre - questa era l'opinione principale di padre Amorth - il caso di Anneliese può essere qualificato come "caso mistico". "Ne ho seguiti vari", scriveva Amorth, "nella mia esperienza di esorcista. Quando la persona si offre al Signore come vittima, o accetta di donare la vita in espiazione dei peccati del mondo, può essere colpita da possessioni o malattie inguaribili. Perciò non faccio colpa ai medici di non aver ottenuto nulla e non faccio colpa agli esorcisti se i loro sforzi non hanno ottenuto il successo sperato".Ecco cosa appunta nel suo diario la ragazza ( il 20 ottobre 1975): " il Salvatore vuole da me obbedienza, per questo io scrivo: "ogni dolore, anche se piccolo, porta molto frutto, se unito alla mia passione" ". E forse è anche per questo che, ancora oggi, 43 anni dopo la sua morte, la tomba di Anneliese è meta di pellegrinaggi. Se vi capita di passare da lì, lasciatele un fiore. Alla morte della ragazza furono indicate queste cause: enorme dimagrimento ( pesava 31 chili), sforzo fisico straordinario e infiammazione polmonare.LA CONDANNA E IL GIUDIZIO DI PADRE AMORTHIl tribunale Aschaffenburg, in data 21 aprile 1978, dopo un processo farsa e viziato dai mass media, condannò i genitori di Anneliese, padre Alt e padre Renz a sei mesi, con il beneficio della condizionale. La sentenza, è incredibile, dice testualmente: "Come attenuante a favore degli imputati, che credono irrevocabilmente del diavolo, non si deve escludere che al momento del fatto, come conseguenza del loro credo, in particolare anche della possessione di Anneliese, essi fossero notevolmente limitati nella loro capacità di intendere e di volere". "Un pronunciamento assurdo: un tribunale", si legge nello studio di Padre Amorth, "che ci permette di condannare chi condannare chi crede nell'esistenza del diavolo e nella possessione diabolica, affermando che, chi ha chi ha queste convinzioni è un semidemente, pronuncia un giudizio su questioni religiose che esulano completamente dalla sua competenza e va contro ogni norma giuridica".Ovviamente la sentenza venne esaltata da tutta la stampa tedesca come un trionfo del progresso moderno, un superamento delle superstizioni del medioevo. E il clero germanico, già da lungo tempo contrario a credere all'esistenza del demonio e alle possessioni, tirò un sospiro di sollievo. Fatto sta che per fortuna non mancarono le polemiche alla decisione del tribunale di Aschaffenburg: il giudice Harald Grochtmann, che ha studiato la sentenza di condanna, ne ha fatto una stroncatura radicale, mentre un altro giurista, noto avvocato penalista di Francoforte, Schidt - Leichner, è arrivato ad affermare che quella sentenza non condanna quattro imputati, ma la Chiesa Cattolica. La famiglia di Anneliese - nonostante un'altissima probabilità di vittoria - rinunziò ad appellare la sentenza di primo grado per motivi economici. Non aveva i soldi necessari per affrontare il processo. Fortemente condizionata da questa vicenda, la Commissione episcopale tedesca in seguito dichiarò che il caso di Anneliese Micheal non era una vera possessione e fece forte pressione alla Santa Sede (scrivendo all'allora prefetto dell'ex Sant'Uffizio, cardinale Joseph Ratzinger) perché il rituale degli esorcismi fosse modificato.Ecco la conclusione dello studio di padre Amorth su questa vicenda: "il caso Klingenberg ha avuto, e continua ad avere grande influenza. In risposta a tante lettere che mi arrivano dalla Germania, con la richiesta di un appuntamento a Roma per ricevere esorcismi, indirizzo ai gruppi di Rinnovamento carismatico, dove almeno si fanno preghiere di liberazione. Mi comporto allo stesso modo con le lettere che mi arrivano da altre nazioni. Ho anche la speranza che i gruppi del Rinnovamento, se per miracolo esiste qualche esorcista, ne siano informati, e possano indirizzarvi chi ne ha bisogno". "Resto convinto", conclude, "che quella di Anneliese fu una vera e propria possessione diabolica".Nota di BastaBugie: solo i demòni possono possedere il corpo di un altro, quindi non Giuda, Hitler, ecc. probabilmente quindi questi erano demòni che si erano dati il nome di esseri umani.Quando si riporta che la povera Anneliese fu posseduta contemporaneamente da Lucifero (capo degli angeli caduti), da Giuda Iscariota (primo traditore di Cristo), da Nerone (potente terreno e persecutore della Chiesa nascente), da Caino (primo fratricida), da Hitler (genocida e nemico della Chiesa moderna), da Fleischmann (sacerdote indegno del 16° secolo) e da altri dannati, ricordiamo che i fenomeni di possessione sono eventi molto delicati ed accompagnati da aspetti misteriosi che sembrano, perfino, contraddire la retta filosofia. Nel caso di Anneliese suscita interrogativi, ad esempio, il fatto che, oltre ai demòni, fossero attivamente impegnate a tormentare la povera ragazza, diverse anime dannate.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7586SOUND OF FREEDOM, BOOM AL BOTTEGHINO PER IL FILM CON JIM CAVIEZEL di Rino CammilleriC'è un intero - e unico - film incentrato sulla piaga della pedofilia. Che, come spiegano i titoli finali, è aumentata nel mondo del 5mila percento negli ultimissimi anni. Sarà per questo - a pensar male... - che le majors americane non hanno voluto distribuirlo? E ora si mangiano le mani, perché, affidato a un'etichetta indipendente, sta sbancando nei cinema statunitensi. Si tratta di Sound of freedom, «il suono della libertà», che è, diciamolo subito, quello prodotto dai giochi dei bimbi appena liberati dai trafficanti di carne umana.Un film così non poteva che essere pensato dal trio dei kattoliconi di Hollywood: Mel Gibson, Jim Caviezel ed Everardo Verástegui. Caviezel ne è protagonista e la moglie è interpretata da Mira Sorvino, già Premio Oscar. Basato sulla storia, vera, di Tim Robard, agente speciale Usa che, presa a cuore la causa di due fratellini messicani, un maschietto e una femminuccia rapiti con la scusa di un provino cinematografico e portati in Colombia, si dimette pur a un passo dalla pensione (che per i mestieri particolarmente usuranti come il suo è fortemente anticipata) per mettersi da solo in caccia. Scene autentiche, prese da telecamere pubbliche, inframmezzano il film, mostrando come sia facile portar via bambini a centinaia e smistarli in vari luoghi del mondo per avviarli alla prostituzione.Non manca il riferimento a un'«isola del piacere» che sinistramente ricorda lo scandalo sollevato pochi anni fa in America e che si concluse con il misterioso "suicidio" in carcere - carcere di massima sicurezza - del patron, isola frequentata da vip e vippissimi del jet-set e pure della politica internazionale, nella quale campeggiava il ritratto a olio di un ex presidente americano in tacchi a spillo. Il film ha un happy end, perché Robard riesce a riportare a casa i due bambini, anche se già abusati. Nella realtà, Robard, spinto dalla moglie (una bellissima donna madre di sette figli), mise insieme di sua iniziativa una squadra che in Colombia riuscì a liberare centoventi bambini, facendo arrestare una dozzina di trafficanti.Come testimoniò, poi al Congresso, era solo una goccia nel mare. Il traffico pedofilo muove 150miliardi di dollari l'anno, e i principali consumatori di tale merce sono proprio negli Usa. In numeri assoluti ci sono al mondo più schiavi oggi di quanti ce ne fossero nei tempi in cui la schiavitù era legale. Permane la domanda: perché questo film ha dovuto ricorrere al fai-da-te per essere distribuito? Nemmeno la Disney, il cui target tradizionale è proprio l'infanzia, ha voluto saperne. La giustificazione ufficiale è stata: un tema così delicato avrebbe urtato la sensibilità del pubblico. Già, ma i temi arcobaleno e woke no? O a pensar male...? Be', vedremo se Sound of freedom approderà in Italia debitamente doppiato (io l'ho visto coi sottotitoli amatoriali). Notevole, a mio avviso, la frase chiave del film: quando al protagonista viene domandato, in pratica, ma-chi-te-lo-fa-fare, risponde che «i figli di Dio non si toccano».
VIDEO: Trailer di Sound of Freedom ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Rt0kp4VW1cITESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=520SOUND OF FREEDOM, IL FILM ANTI-PEDOFILIA di Luca VolontèIl film Sound of Freedom, che è stato proposto nei cinema degli Stati Uniti d'America il 4 luglio, a differenza dell'ultimo film di Indiana Jones, ha continuato a crescere in popolarità e, al momento, ha incassato circa 85 milioni di dollari al botteghino a fronte di un budget di 14,6 milioni, con la previsione di superare i 100 milioni alla fine di questa terza settimana di luglio. Dopo i primi giorni di diffidenza e silenzio, il successo che sta mietendo ha indotto sempre più sale a programmare la pellicola e moltiplicarne le proiezioni.Sound of Freedom è un thriller basato sulle gesta del vero Tim Ballard, interpretato da Jim Caviezel, un agente della Sicurezza Nazionale che, dopo aver salvato un ragazzino dai trafficanti, scopre che la sorella del ragazzo è ancora prigioniera. Si licenzia e mette a rischio la sua vita, intraprendendo un pericoloso viaggio attraverso la giungla colombiana per salvare la bambina. Nel 2013, Ballard e alcuni ex agenti governativi avevano lasciato il loro lavoro per fondare "Operation Underground Railroad" (O.U.R.), che lavora in tutto il mondo e in collaborazione con le forze dell'ordine per salvare i bambini dalla schiavitù e dallo sfruttamento.GUARDARE IN FACCIA UN PROBLEMA GRAVEVale la pena vederlo, speriamo presto in Italia, ben distribuito, ben doppiato e magari anche in prima visione in Rai, perché getta una luce necessaria sul problema mondiale del traffico sessuale di bambini, su quanto sia diffuso e su come gli Stati Uniti sia il primo mercato dove si compiono questi criminali commerci umani.Negli Usa, i media tradizionali e i vari siti di sinistra e liberal americani, ma anche da noi, hanno evitato di raccomandare la visione del film, altri si sono detti sconcertati e molti non ne hanno nemmeno parlato sino alla scorsa settimana, quando il successo che stava mietendo la pellicola era impossibile da nascondere. Non sono mancati gli attacchi all'attore principale Jim Caviezel, di chi lo voleva legato agli estremisti, razzisti e cospirazionisti di "QAnon", altri hanno polemizzato sul fatto che il lancio del film era coinciso con l'annuncio dell'impegno politico, forse in vista delle elezioni presidenziali in Messico, del produttore e attore di successo Eduardo Verástegui.L'acrimonia nei confronti della pellicola, oltre all'invidia delle grandi case produttrici, dalla Disney alla Sony, e alla vendetta che, dopo il rifiuto di Netflix e Amazon prime, i giganti dell'intrattenimento stanno consumando, è certamente dovuta la sua trama. Non che Hollywood sia contraria a fare film che mostrano rappresentazioni ben peggiori della schiavitù (sessuale o di altro tipo), come in film come Schindler's List o Dodici anni schiavo. Si tratta di film storici in cui gli spettatori e i critici potevano guardare o analizzare il film con la sicurezza di vivere in un mondo probabilmente più civilizzato, molto distante da quello delle piantagioni coloniali o dagli avvenimenti della Seconda guerra mondiale.La pellicola Sound of Freedom invece costringe a guardare in faccia ad un problema grave e reale che sta accadendo nelle città occidentali ed in quelle del terzo mondo e strattona la coscienza dello spettatore, mettendo ciascuno di noi di fronte alla realtà: la considerazione diffusa di valutare l'infanzia come oggetto di piacere, di abusi, di schiavitù e lavoro a basso costo e, in ultima analisi, come un bene di consumo degli adulti.IL TRAFFICO SESSUALE DI BAMBINI È DA CONDANNAREOltre all'avversione morale di coloro che non vogliono farsi provocare dalla realtà e giudicarla per quel che è, un nuovo schiavismo incivile, un altro motivo per cui Sound of Freedom è criticato e censurato, è per i tanti espliciti riferimenti evangelici e biblici presenti nelle parti dei protagonisti, a partire dalla scena in cui Caviezel ricorda al pedofilo "Ohinsky" della «macina da mulino» che potrebbe venirgli appesa al collo. Certamente lo snobismo e l'indifferenza con cui molti media liberal socialisti guardano alla pellicola, nasce anche dalla volontà granitica di voler dimenticare le putride vicende che hanno interessato il produttore hollywoodiano Harvey Weinstein, quelle del finanziere Jeffrey Epstein e della sua rete di politici, banchieri, industriali, nobili e magnati globalisti, il volgare diffondersi dell'indottrinamento LGBTI e le sbandierate perversioni e abusi infantili compiuti durante i gay pride, celebratisi nelle scorse settimane.Ammettere che il traffico sessuale di bambini è oggettivamente sbagliato e da condannare senza mezzi termini, significherebbe che certe preferenze e attività sessuali sono ingiuste o illecite. Una volta iniziato questo discorso, si dovrebbe mettere in discussione tutte le libertà sessuali e sociali acquisite nel corso degli anni. In breve, se si inizia a parlare degli orrori del traffico sessuale di bambini e della necessità di fare qualcosa al riguardo, si costruisce inavvertitamente una solida argomentazione a favore del ripristino dei costumi sessuali tradizionali e della costruzione di famiglie stabili e più forti.Sia chiaro, in Sound of Freedom, apprendiamo che il titolo deriva dal suono della gioia e dell'allegria dei bambini quando la loro innocenza è protetta e sono liberi di essere bambini. Invece è una triste testimonianza dei nostri tempi il fatto che ci siano persone che sono disposte a permettere che un bambino venga venduto, privato dei suoi genitori naturali, violato nel suo pudore e abusato con immagini ed insegnamenti perversi, perché può significare rispettare l'identità altrui o la libertà di seguire desideri degradati.Questo film e le imprese reali delle forze dell'ordine e di gruppi come "Operation Underground Railroad" che in tutto il mondo e non solo negli Usa combattono il traffico di esseri umani, la schiavitù, gli abusi e la pedofilia, ci ricordano che un patto con il diavolo, anche sancito con il pavido silenzio e la malintesa tolleranza, non vale mai la pena esser sottoscritto.Nota di BastaBugie: Manuela Antonacci nell'articolo seguente dal titolo "Jim Caviezel: I bambini sono sotto attacco" parla dell'ultimo film prodotto da Edoardo Verastegui.Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 16 giugno 2023:«È il mio miglior film dopo La Passione di Cristo». Non ha dubbi Jim Caviezel protagonista di Sound of Freedom, distribuito da Angel Studios nelle sale cinematografiche dal 4 luglio. Pellicola in cui Caviezel interpreta Tim Ballard, agente della Homeland Security che, dopo aver salvato un ragazzino da una banda di trafficanti di droga, scopre che la sorella del bambino è ancora prigioniera. Così arriva a lasciare il lavoro e a mettere a rischio la sua vita per intraprendere un viaggio rischioso attraverso la giungla colombiana pur di salvare la bambina.In realtà il film è ispirato ad una storia vera: nel 2013, il vero Ballard e un certo numero di ex agenti del governo hanno lasciato il lavoro per fondare Operation Underground Railroad (O.U.R.), che lavora in tutto il mondo e in collaborazione con le forze dell'ordine per salvare i bambini dalla schiavitù e dallo sfruttamento. Alla CNA Caviezel ha parlato del film in uscita, dell'effetto che spera possa avere sugli altri e di quanto sia stato attratto dalla figura di Baillard con cui, per calarsi perfettamente nel ruolo, ha passato parecchio tempo ad allenarsi nel combattimento ravvicinato, arrivando persino a seguirlo in missione per osservarlo da vicino e in modo "metodico", come sottolinea Caviezel.L'attore, cattolico devoto, spera che la gente lasci il cinema con "un cuore nuovo", precisamente "un cuore che non ha paura", ha aggiunto. Un film che l'ha spinto a riflettere sulla necessità di combattere il male, proprio in quanto credente: «Stavo pregando l'altro giorno e ho detto: "Possiamo amare i figli di Dio più di quanto temiamo il male? Possiamo amare Gesù più di quanto temiamo la croce?" E questo è il problema dei cristiani di oggi: che vogliono seguire la strada più facile, ma in un mondo che cambia, ad un certo punto sei costretto a prendere una decisione».Caviezel sottolinea, inoltre, come a compiere il male siano anche coloro che rimangono indifferenti di fronte ad esso. Un male grande come, sottolinea l'attore, il traffico clandestino di circa 2 milioni di bambini in tutto il mondo. Mentre i "civilissimi" Usa sarebbero la meta principale della tratta dei minori, in tutti i 50 stati. California, Texas, Florida, Ohio e New York detengono questo sconvolgente primato. Secondo un rapporto del 2019 della Human Trafficking Hotline, ci sono più di 350.000 bambini che scompaiono negli Stati Uniti ogni anno. Di questi si stima che ben 100.000 siano oggetto di tratta.«I figli di Dio non sono più in vendita», è la frase che letteralmente "buca" la pellicola e Caveziel, alla CNA, ne ha spiegato il senso: i bambini, sottolinea Caviezel sono sotto attacco, in tant
VIDEO: Molokai l'isola maledetta ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Mxd1-KjrK30&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7369SAN DAMIANO DE VEUSTER NON EBBE PAURA DI PORTARE CRISTO AI LEBBROSI DI MOLOKAIFiglio di contadini fiamminghi, dopo la scuola primaria nel suo paese, Damiano fu inviato a Braine-le-Comte per imparare la lingua francese. Seguendo le orme di uno dei suoi fratelli, entrò nel noviziato della Congregazione dei Sacri Cuori a Lovanio assumendo il nome di Damiano: dopo gli studi teologici e filosofici a Parigi, emise i voti perpetui il 7 ottobre 1860: suo fratello non poté realizzare il desiderio di viaggiare attivamente come missionario all'estero e Damiano fece suo il sogno del fratello.Il 19 marzo 1864, padre Damiano sbarcò nel porto di Honolulu, dove rimase a svolgere la sua missione: fu ordinato sacerdote il 24 maggio 1864 presso la Cathedral Basilica of Our Lady of Peace (Nostra Signora della Pace, a Honolulu), una chiesa fondata dal suo ordine religioso.Prestò servizio pastorale presso diverse parrocchie sull'isola di Oahu proprio mentre il regno delle Hawaii stava affrontando un periodo particolarmente difficile dal punto di vista sanitario: i commercianti stranieri ed i marinai avevano introdotto nell'arcipelago numerose nuove malattie che la popolazione locale non era in grado di affrontare. Migliaia di persone morirono a causa di mali come l'influenza e la sifilide, ma anche a causa di una grave epidemia di lebbra. Re Kamehameha IV relegò i lebbrosi del regno in alcune colonie situate nel nord dell'isola di Molokai.Padre Damiano nel 1865 fu assegnato alla Missione cattolica del nord Kohala, ma chiese al vicario apostolico, monsignor Luigi Maigret, il permesso per andare a Molokai.MOLOKAI, COLONIA DI MORTENel 1870 padre Damiano assunse il suo ruolo di sacerdote e medico dei lebbrosi nelle colonie: il 10 maggio 1873 arrivò presso la colonia di Kalaupapa.Il primo impatto con la realtà di Molokai fu terrificante: non esisteva nessuna legge, donne e bambini erano costretti alla prostituzione, i malati venivano abbandonati senza cure in una specie di ospedale dove i medici erano lebbrosi a loro volta, i morti erano lasciati insepolti.Il vescovo Maigret presentò Damiano ai coloni come un padre, e aggiunse, che li avrebbe amati a tal punto che non avrebbe esitato a divenire uno di loro: "vivere e morire con loro". I lebbrosi che vivevano nella colonia di Kalaupapa erano oltre 600. La prima cosa che fece Damiano fu di costruire una chiesa e di stabilire la parrocchia di Santa Filomena. Passava per i villaggi battezzando e promuovendo il culto al SS.mo Sacramento, del quale diceva: "Senza la presenza costante del nostro Divino Maestro nella mia povera cappella, io non avrei mai potuto perseverare, condividendo la mia sorte con quella dei lebbrosi di Molokai".Non fu solo un sacerdote; svolse bene anche il ruolo di dottore: curò ulcere, costruì case e letti, costruì bare e scavò tombe. Quella di Kalaupapa è stata definita una "colonia di morte", dove molte persone furono costrette a lottare per sopravvivere, dimenticate dal governo: l'arrivo di Damiano fu considerato una svolta per la comunità.Sotto la sua direzione, la comunità si dotò di leggi che regolassero la vita comune, costruì capanne e case decorose anche esteticamente, eresse scuole e creò fattorie, costruì cappelle, un orfanotrofio, refettori e dormitori.CAVALIERE DELL'ORDINE DI KALĀKAUARe Kalākaua delle Hawaii insignì padre Damiano del grado di Commendatore dell'Ordine reale di Kalākaua I e, quando la principessa Lili'uokalani visitò la colonia per consegnargli le insegne dell'onorificenza, rimase profondamente turbata nel vedere lo stato in cui vivevano i lebbrosi, tanto che non riuscì a completare il discorso ufficiale.Fu proprio la principessa a far conoscere al mondo i meriti del religioso: la sua fama si diffuse in Europa e negli Stati Uniti ed anche i protestanti americani e la Chiesa d'Inghilterra elargirono grandi somme di denaro per il missionario.Nel dicembre del 1884 Damiano, mettendo a bagno i suoi piedi nell'acqua calda, non poté sentirne il calore: si accorse così di aver contratto la lebbra.Nonostante la scoperta continuò a lavorare attivamente per portare a fine i suoi progetti fino alla morte: fu raggiunto comunque da quattro collaboratori: il sacerdote Luigi Lambert Conrardy, madre Marianna Cope, superiora delle suore francescane di Syracuse, Joseph Dutton, soldato americano in congedo, ritiratosi a causa di un matrimonio fallito per alcolismo e James Sinnett, infermiera di Chicago.Padre Damiano morì di lebbra nel 1889, all'età di 49 anni: fu prima seppellito a Molokai. Fu riportato in patria soltanto nel 1936 dalla goletta Mercator e il suo corpo fu trasferito a Lovanio (Belgio) vicino al villaggio in cui nacque.Padre Damiano è stato beatificato a Bruxelles da papa Giovanni Paolo II il 3 giugno 1995 e canonizzato da papa Benedetto XVI l'11 ottobre 2009.
VIDEO: Cinderella man - Trailer italiano ➜ www.youtube.com/watch?v=2sAMwFRK6o8&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=272UNA RAGIONE PER LOTTARE di Laura Cotta RamosinoNel 1928 Jim Braddock è un pugile di successo, con una bella famiglia e qualche soldo da parte, ma la crisi del '29 e una serie di sconfitte lo riducono alla miseria. Jim, che si è fratturato una mano e ha perso la licenza di boxeur, tira avanti a stento come scaricatore di porto. Ma un'imprevedibile seconda possibilità lo rimette in pista e dà inizio alla favola della "Cenerentola del ring"."In tutta la storia della boxe non troverete mai un'altra storia che, dal punto di vista umano, sia comparabile a quella di James J. Braddock". In queste parole di Damon Runyon, poste a esergo del film di Ron Howard, sta il senso di un film che è molto di più di una storia di boxe.Cinderella man è uno di quei solidi classici che la Hollywood di una volta sembrava saper sfornare con una certa frequenza e di cui oggigiorno c'è davvero penuria, una celebrazione enfatica, forse, ma mai smaccatamente retorica, del sogno americano e di un uomo che lo ha reso veroper se stesso e per milioni di diseredati in uno dei periodi più difficili della storia americana, la Grande Depressione. […]Il Jim Braddock di Russel Crow (forse l'unico, tra gli interpreti di oggi, capace di fondere con tanta naturalezza la violenza del ring e la tenerezza familiare del personaggio) è davvero un eroe a tutto tondo, per cui certo la boxe è una vocazione (ma lui più correttamente lo chiama mestiere), ma soprattutto il mezzo con cui sostenere la sua famiglia, che rimane chiaramente al centro del suo cuore.Così, se si costringe a combattere con una mano rotta non è tanto per il bisogno di vincere a tutti i costi, ma perché ha negli occhi la miseria (mai gridata, ma non per questo meno drammatica) dei suoi, per cui anche una sconfitta onorevole può significare una cena, l'affitto o il riscaldamento.La povertà della Meggie Fitzgerald di Eastwood era aggravata dalla solitudine e da un ambiente familiare freddo e ostinale, e dunque per lei la boxe diventava, oltre che via di riscatto e di affermazione di sé, anche la fonte di uno straordinario (e unico) rapporto personale per una perdente solitaria. Per Jim Braddock, la moglie Mae e i figli sono una presenza costante negli occhi e nel cuore (anche se lei non viene mai ad assistere ai suoi incontri e durante il match decisivo preferisce andare in chiesa a pregare) e la fonte più autentica del suo straordinario coraggio.Un coraggio che si esprime in tutti i colpi dati e incassati sul ring, ma con una limpidezza ancora più cristallina quando, di fronte alla necessità di allontanare i suoi bambini per non farli morire di fame, Jim si umilia, prima andando a richiedere il sussidio statale, e poi mendicando letteralmente nella sede dell'Associazione pugilistica davanti a coloro che lo avevano rovinato togliendogli la licenza di boxeur.Howard, in un film di ampio respiro, si prende il tempo di parlarci, oltre che di boxe (ma gli incontri che ritmano l'ascesa di Braddock al titolo mondiale sono filmati benissimo, coinvolgenti e a tratti impressionanti per la loro fisicità), anche del tessuto sociale profondamente ferito dell'epoca della Depressione; delle baracche costruite nel Central Park, dove vivono persone fino a poco tempo prima benestanti, degli uomini che lottano per un lavoro a giornata, di quelli che, come il manager di Jim, Joe Gould, tentano di mantenere l'apparenza del benessere perché quello è l'unico modo per farcela, mentre pochi gaudenti a Manhattan continuano a bere champagne e a ballare.Se l'avventura di Jim Braddock è la realizzazione quasi perfetta del sogno americano dell'eroe che cade e poi risorge, il film non si fa sconti mostrando, attraverso la parabola opposta di un compagno di lavoro e amico di Jim, anche le tante vittime di quel sogno e di un sistema in cui, come è data la possibilità di realizzarsi con le proprie forze, altrettanto facile è perdersi ed essere dimenticati.Tuttavia, ancor più che l'esaltante parabola sportiva che culmina in uno scontro di Davide e Golia, a lasciare incantati in questa pellicola è la semplicità con cui viene descritto l'ambiente familiare dei Braddock.Il momento della crisi più profonda di Jim, quando vede impotente i suoi bambini consumarsi per il freddo e la fame, coincide anche con una crisi religiosa. I Braddock sono iralndesi e la presenza della Chiesa, nei panni di un prete così appassionato di boxe da organizzare una preghiera comunitaria in occasione dell'incontro più importante, con tanto di radio per la cronaca in diretta, è discreta ma reale. Il rifiuto di Jim di unirsi alla preghiera serale cui lo invita sua moglie Mae ci fa capire più di ogni altra cosa quanto poco manchi perché anche lui si arrenda a un destino spietato che non riesce più ad affrontare. Eppure anche in questi momenti Jim non perde lo sguardo pieno d'amore sui suoi, che si tratti di cedere la sua colazione alla bambina più piccola o di far restituire un salame rubato al macellaio. Pochi film come questo hanno saputo descrivere la bellezza di un rapporto educativo e di quanto può significare lo sguardo di un padre e di una madre sui propri figli.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=475LE LETTERE DI BERLICCHE: IL MANUALE PER SMASCHERARE IL DIAVOLO di Giovanni FigheraNato a Belfast nel 1898 e morto ad Oxford nel 1963, professore universitario e scrittore, Clive Staples Lewis è noto al grande pubblico principalmente per le Cronache di Narnia, una delle saghe per l'infanzia più venduta di sempre, pubblicata tra il 1950 e il 1956 in sette tomi. La notorietà di Lewis assume, però, dimensioni internazionali già una decina di anni prima, grazie alla pubblicazione de Le lettere di Berlicche, opera davvero geniale.Lewis inventa l'espediente di un colloquio epistolare tra demoni, lo zio Berlicche e il nipote Malacoda. Lo zio vuole educare il nipote a tentare gli umani, gli insegna i trucchi e l'arte segreta del mestiere, le vie subdole per indirizzare l'uomo sulla via del male, distogliendolo lentamente dalla strada della verità. Oltre che apprezzabile per arguzia e ironia, l'opera appare come un'utilissima palestra per allenarsi a riconoscere la tentazione. Nella quotidianità facciamo costantemente esperienza di come spesso ci si presentino scelte non buone e maliziose sotto l'apparenza del bene e dell'innocenza. Il male che si nasconde sotto le parvenze del bene si chiama tentazione.DUE ERRORI UGUALI E OPPOSTINel Padre nostro noi chiediamo a Dio di tenerci lontano dalla tentazione ovvero di farcela riconoscere come tale e, quindi, di togliere la patina mendace che ricopre il male e ci impedisce di riconoscerlo come tale. Lewis evidenzia già fin dall'inizio che «vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei diavoli. Uno è il non credere alla loro esistenza. L'altro di credervi e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago»..Percorrendo le pagine in cui lo zio tenta di educare il nipote a corrompere l'uomo, scopriamo che il diavolo vuole allontanare gli esseri umani dal gusto di vivere portandolo a denigrare la dimensione allegra della vita e il riso. Anche trascurare i piaceri veri, quelli che davvero hanno a che fare con la persona in nome dei piaceri che vanno più di moda, è un espediente adottato dal diavolo perché l'uomo non vada verso Dio, dal momento che l'uomo è portato verso Dio proprio dalle sue vere passioni e dai suoi talenti. Scrive lo zio diavolo Berlicche al nipote Malacoda: «Come non sei riuscito a capire che un piacere vero era l'ultima cosa che non avresti dovuto lasciargli incontrare? Come non hai previsto che avrebbe proprio annientato tutto l'inganno che tanto laboriosamente gli hai insegnato a valutare? E che quel genere di piacere che il libro e la passeggiata gli davano era il più pericoloso di tutti? Che gli avrebbe tolto tutta quella specie di crosta che eri riuscito a formargli sulla sua sensibilità, e fatto sentire che stava tornando a casa, che stava guarendo?».SPRONATO DALLO ZIOQuest'uomo, che è chiamato dal diavolo con l'espressione "verme" o "piccolo bruto", non deve pensare a se stesso, deve essere distratto da ciò che ha più a cuore, dai suoi interessi in una sorta di divertissement o distrazione che lo allontana da sé, dalla realtà e da Dio. Malgrado i suggerimenti dell'esperto zio, il paziente di Malacoda diventa cristiano. Anche allora lo si può tentare utilmente facendogli pensare di avere la grazia per sempre e che essa non vada, invece, chiesta giorno per giorno, istante per istante, facendogli desiderare un'umiltà intesa non come dipendenza da Dio e dal Mistero, bensì come sottovalutazione e disprezzo dei propri talenti e delle proprie capacità.Malacoda sarà di volta in volta spronato dallo zio a tentare il paziente con il desiderio di vivere nella prospettiva del futuro, slegato dal presente e dall'eternità, con la dimenticanza della propria precarietà e della propria miseria. Scrive Berlicche: «Gli esseri umani vivono nel tempo, ma il nostro Nemico (Dio) li destina all'eternità. Perciò, credo, Egli desidera che essi si occupino principalmente di due cose: della eternità stessa, e di quel punto del tempo che essi chiamano il presente. Il presente è infatti il punto nel quale il tempo tocca l'eternità. Del momento presente, e soltanto di esso, gli esseri umani hanno un'esperienza analoga all'esperienza che il nostro nemico ha della realtà intera; soltanto in esso viene loro offerta la libertà e la realtà».A questo punto si potrà tentare il nuovo convertito inducendolo a non voler essere «unicamente cristiano», ma a perseguire «il cristianesimo e la crisi, il cristianesimo e la nuova psicologia, il cristianesimo e l'ordine nuovo, il cristianesimo e la ricerca psichica, il cristianesimo e il vegetarianesimo». Al proposito lo zio scrive ancora a Malacoda: «Se devono essere cristiani siano almeno cristiani con una differenza. Sostituisci alla fede qualche moda con una tinta cristiana». Questa è una riduzione del cristianesimo che lo stempera e, al contempo, ne annienta la potente forza rivoluzionaria in nome delle buone, accettabili e comprensibili mode del momento. Nell'ottica mondana e nella prospettiva dei due demoni del romanzo ciò che è incomprensibile è che si possa seguire un Altro per guadagnare completamente se stessi, che si possa davvero amare un altro in maniera disinteressata (ci deve pur essere un secondo fine nell'amore di Dio, nel cosiddetto amore disinteressato).MANUALE TASCABILE PER RICONOSCERE LA TENTAZIONEIl lettore trova piacere nel leggere quello che io definirei come un "manuale tascabile per riconoscere il pensiero del mondo e la tentazione". Qual è la fine del paziente e dell'inesperto diavolo Malacoda? Riesce lo zio Berlicche ad istruire il nipote sulle modalità migliori per tentare gli umani? Dall'ultima lettera scopriamo che il paziente, morto durante un bombardamento, viene salvato e va in Paradiso. Il povero Malacoda andrà incontro a un destino terribile che si coglie nelle parole che lo zio gli indirizza nell'ultima lettera: «Mio caro, mio carissimo Malacoda, mio pupattolo, mio gattino, ti sbagli di grosso venendo piagnucoloso, ora che tutto è perduto, a chiedermi se i termini affettuosi che io ti indirizzavo non significavano nulla fin dall'inizio. Tutt'altro! Sta' sicuro che il mio amore per te e il tuo amore per me sono simili come due piselli. Io ho sempre sentito un grande desiderio di te, come tu (sciocco, degno di compassione) hai desiderato me. La differenza consiste nel fatto che io sono il più forte. Penso che ora ti daranno a me; o mi daranno un pezzettino di te. Amarti? Ma sì! Non mi sono mai cibato di un bocconcino più squisito. Ti sei lasciato sfuggire dalle dita un'anima. L'urlo della fame resa più acuta per quella perdita riecheggia in questo momento per tutti i gironi nel regno del rumore giù giù fino al trono».Berlicche riconosce che alla fine, una volta entrato in Paradiso, il paziente ha visto tutto chiaramente,senza alcuna incrostazione e dubbio: «Questo animale, questa cosa generata in un letto, poté posare il suo sguardo su di Lui. Ciò che per noi è fuoco accecante, soffocante, è per lui luce rinfrescante, è la stessa chiarità, e porta le forme d'un Uomo».
VIDEO: Trailer ➜ www.youtube.com/watch?v=nDai7g80r_o&list=PLolpIV2TSebUsSP8uQi0qHD_QddjH-_R3TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=93SIGNS, PROGETTO DIVINO O CASO CIECO? di Pietro GuidiGraham Hess, interpretato da Mel Gibson, è un pastore protestante la cui moglie è rimasta uccisa in un violento incidente stradale. Mentre lei stava camminando al bordo della strada il conducente di un pick up si era addormentato e l'aveva schiacciata contro un albero. Lei non era morta sul colpo, rimanendo intrappolata fra la macchina e la pianta. L'agente di polizia aveva detto non era possibile toglierla di lì perché se avessero spostato il pick up il suo corpo si sarebbe diviso in due. La macchina stava tenendo unito il suo corpo e lei non poteva fare altro che aspettare la morte in quella posizione. Graham riuscendo ad arrivare sul posto prima che lei muoia, ha avuto la possibilità di parlarle un'ultima volta. Morirà con suo marito accanto dopo avergli detto, forse in preda ad un delirio: "Dì a Merrill di colpire forte". Merrill era il fratello di Graham ed era da molto tempo che non giocava più a baseball.Questo episodio ha segnato così tanto la vita di Graham che, a causa di esso, ha smesso di esercitare il suo ufficio di pastore ed ha perso persino la fede. Si ritira con i suoi due figli e il fratello Merrill nella sua casa di campagna, nella contea di Bucks, in Pennysylvania. I suoi due figli si chiamano Morgan e Bo. Morgan è un bambino molto timido e riservato, che soffre di asma. Bo invece è una bambina piccola con la strana paura di bere acqua contaminata. Per questo lascia in giro per la casa bicchieri d'acqua appena iniziati, convinta che ci sia entrato un granello di polvere o un capello. A parte questo, Bo è una bambina normale.Nel frattempo Morgan trova un libro che parla di alieni e leggendolo trova scritto che i cerchi nel grano, come quello che è stato trovato vicino casa sua, sono davvero dei segnali di coordinamento per dirigere l'attacco degli alieni. Scoprirà inoltre che il loro assalto non sarà armato perché hanno paura che gli uomini inizino ad usare le armi nucleari, che renderebbero inutilizzabile il pianeta terra, ma avranno come unica arma un gas tossico. Dopo questo attimo di tregua la tensione comincia a salire, perché Graham si accorge che se non scapperà con la sua famiglia gli alieni potrebbero invadere casa sua. Tuttavia nessuno, oltre a Graham aveva intenzione di lasciare la casa, quindi rimangono lì e si barricano dentro alla casa, sigillando porte e finestre con delle assi di legno.Da questo momento in poi il film sarà un susseguirsi di scene adrenaliniche e colpi di scena che cambieranno le carte in tavola dando un senso a tutti i segni di cui il film è sapientemente costellato. Il clamoroso finale svelerà il vero senso di tutto il film per cui emerge che la fantascienza è stata solo la cornice.ALTRO CHE ALIENI, SONO SEGNI DI DIOIl tema fondamentale di Signs è quello dei segni che Dio ci dà per dimostrarci la sua presenza. Prima di analizzare il dialogo centrale del film bisogna ben comprendere che se siamo in grado di leggere i segni di Dio con intelligenza, cioè non guardando solo all'apparenza delle cose, ma anche a quello che ci sta dietro, possiamo scorgere in essi il dito di Dio. Il segno più evidente è tutto il mondo che senza dire una parola ci parla dell'esistenza di un Creatore che lo ha fatto. Nella Bibbia troviamo il salmo 18 che afferma: "I cieli narrano la gloria di Dio". Da sempre la Chiesa ha insegnato che, tramite le creature, possiamo arrivare a conoscere il Creatore che le ha fatte, cioè Dio.Altri segni dell'esistenza di Dio sono i numerosi miracoli avvenuti all'interno della Chiesa Cattolica che sono risultati inspiegabili alla scienza. Per esempio a Lourdes sono avvenute centinaia, se non migliaia di guarigioni miracolose. Fra tutte queste guarigioni, vista la grandissima cautela della Chiesa, ad oggi ne sono state riconosciute come miracolose 70. Un altro segno fu quando la Madonna a Fatima promise ai pastorelli, il 13 ottobre 1917, che avrebbe compiuto un segno prodigioso visibile da tutti i presenti. Accorsero circa sessantamila persone, fra cui molti scettici venuti apposta per sbugiardare le apparizioni. Ma, come la Madonna aveva promesso, avvenne un grande miracolo: il sole cominciò a danzare nel cielo, davanti a tutta quella folla. Erano presenti alcuni giornalisti, tra i quali Avelino de Almeida, redattore capo di O Século, un quotidiano anticlericale di Lisbona. Anche lui dovette ammettere in un articolo del 15 ottobre la veridicità del fatto. Questo articolo si può trovare ancora oggi su internet.Un altro segno eclatante riguarda i miracoli eucaristici e le reliquie attribuite alla passione di Gesù che sono stati sottoposti all'analisi del gruppo sanguigno hanno dato come risultato sangue umano maschile di tipo AB. Siccome quando sono avvenuti questi miracoli nessuno conosceva l'esistenza dei gruppi sanguigni come possiamo spiegare questa concordanza? Le reliquie e i miracoli eucaristici appartengono a epoche e luoghi diversi e sarebbe assurdo dire che gli eventuali falsari abbiano casualmente usato sempre sangue di gruppo AB, che tra l'altro è il gruppo sanguigno più raro (solo il 5% della popolazione ce l'ha). O si inizia a credere all'assurdità che sia tutto finto oppure alla vista di questi segni bisogna ammettere che Dio esiste e che si è fatto uomo in Gesù Cristo.DIALOGO CENTRALE DEL FILMQuesti sono segni inequivocabili, verificabili da chiunque. E allora perché c'è ancora chi non crede? La risposta a questa domanda ce la dà un importante dialogo fra Graham e suo fratello Merrill, dove l'ex pastore dice: "Gli uomini si dividono in due grandi gruppi: quando gli capita un colpo di fortuna i primi ci vedono di più che mera fortuna, che mera coincidenza, lo vedono come un segno, come la prova che esiste davvero qualcuno lassù che veglia su di loro; per i secondi è solo un caso, un fausto, concorso di circostanza. Sono sicuro che quelli del secondo gruppo guardano quelle quattordici luci con molto sospetto. Per loro questa situazione è metà e metà: può essere brutta e può essere bella. Ma nel profondo sono convinti che qualunque cosa accada essi sono soli... e questo li riempie di paura. Sì, ci sono uomini così. Ma sono molto più numerosi quelli del primo gruppo. In quelle quattordici luci essi scorgono il miracolo e nel profondo sono convinti che qualunque cosa avvenga, c'è sempre qualcuno lassù che li protegge... e questo li riempie di speranza. Ecco, quello che devi chiederti è che tipo di persona sei. Sei di quelli che vedono segni o miracoli o pensi che sia solo il caso a governare il mondo? Insomma, in altri termini: è possibile che le coincidenze non esistano?".Graham divide il mondo in due gruppi: quelli che credono che tutto quello che accade è frutto del caso e chi vi scorge l'azione di Dio. Graham in quel momento ha perso la fede, ma la sua analisi dimostra che è comunque rimasto una persona intelligente e ragionevole. Per questo è in grado di trovare la verità, nonostante in questo momento sia lontano da essa.Grazie al corretto modo di ragionare sarà in grado di leggere l'azione di Dio negli avvenimenti che gli capiteranno. Al contrario Merrill, considerando miracolo un banale fatto che gli era capitato con una ragazza a una festa, dimostra di non aver capito niente di quello che sono i miracoli. Chi come lui vede il soprannaturale dove non c'è in realtà non ha fede, ma è un fideista. Ed è molto più lontano dal cattolicesimo di chi non crede, ma almeno usa la ragione. Perché chi usa la ragione, partendo dalle cose che vede, può riuscire a risalire alla causa prima, cioè Dio. Chi non usa la ragione invece, anche se all'apparenza potrebbe sembrare un credente, non è in grado di fare questo e la sua presunta fede non sarà altro che un vago sentimentalismo. Infatti chi non usa la ragione non può arrivare alla fede, ma se ne costruisce una su misura, ben lontana dalla vera fede. Insomma il mondo non si divide in credenti e non credenti, ma in credenti e creduloni. Infatti chi non crede in Dio finisce per credere a tutto il resto: ai titoli dei giornali, alle promesse elettorali, a ciò che dice la televisione, fino ad arrivare a credere in tutto ciò che gli è comodo credere. Insomma alla fin fine i non credenti non si comportano in modo molto intelligente.CREDENTI E CREDULONIA questo punto potrebbe obiettare che lui invece conosce tante persone intelligenti che non credono in Dio. È vero, ma questa obiezione si può superare pensando che tanti corridori in questo momento sono seduti e quindi non stanno usando le gambe. Il fatto che non stiano usando le gambe non vuol dire che non abbiano in futuro la possibilità di usarle. Similmente se uno ha la ragione, non vuol dire che la userà sempre. A volte non la usa e quindi può arrivare a negare Dio, ma se la userà e saprà leggere i segni che ha davanti, può arrivare a quella fede che prima aveva negato. Quando una persona dice che Dio non esiste, in quel momento non sta rag
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=460LA VERA STORIA DI BEN CARSONSua madre gli diede il coraggio, la sua fede lo aiutò a crederci, il suo talento gli fece trovare la forza per cambiare la vita di molte personeBen Carson è entrato nella storia come primario di neurochirurgia infantile per aver salvato due gemelli siamesi durante un intervento di separazione.Carson mette a punto alcune tecniche innovative di intervento sul cervello tra cui, appunto, l'emisferectomia: la possibilità, per bambini senza nessuna aspettativa di vita, di vivere un'esistenza normale. Il film inizia con il neurochirurgo che non sa decidersi se fare o no una divisione tra due gemelli siamesi. Inizia quindi un lungo flashback che ripercorre le fasi della sua vita.Ben ha un fratello, Curtis, entrambi vivono a Detroit, negli Stati Uniti, con la madre Sonya, una giovane donna abbandonata dal marito che svolgeva pulizie nelle case dei bianchi. La famiglia Carson viveva un'esistenza molto difficile e fatta di stenti, aggravata ulteriormente dalla degradata situazione della città. La vita a Detroit, infatti, era molto difficile in quel periodo. Ben Carson visse gli anni della sua adolescenza nel pieno di questa situazione demografica e politica, durante la quale, tra le altre cose, era anche difficile garantire un'istruzione alle famiglie più povere. Quando aveva undici anni e andava in prima media, Ben era il peggiore della classe; prendeva sempre F a tutti i compiti e aveva degli scatti d'ira che gli provocavano continui rientri e uscite dalla presidenza. Anche il fratello dava alla madre gli stessi problemi relativi alla scuola; quest'ultima, infatti, ormai frustrata dall'idea di avere figli che non studiano, decide di intervenire e fargli studiare a casa tutte le materie; li aiuta lei stessa in tutte le discipline, lettura e scrittura comprese.Passano i mesi e si notano i cambiamenti: da peggiore della classe Ben diventa il migliore. Prende sempre voti alti a tutti i compiti e vince persino nelle gare di spelling. Più tardi Ben va al liceo e qui trova alcuni ragazzi che lo fanno diventare loro amico, giocano insieme durante i pomeriggi e comprano dei coltellini in caso di pericolo. Ben in questi ultimi tempi è diventato esigente e si arrabbia esageratamente anche per piccole cose, tutti in famiglia sono spaventati dal suo carattere. Un giorno Ben rischia anche di trafiggere con il coltellino uno dei suoi amici per uno di questi scatti d'ira.Anni dopo arriva all'università e qui si fidanza, decide quindi di studiare medicina per specializzarsi successivamente in neurochirurgia, perché il cervello lo affascina molto. Dopo la laurea partecipa al concorso di ammissione alla scuola di specializzazione in neurochirurgia di uno degli ospedali più prestigiosi del mondo: ovvero il Johns Hopkins Hospital, un ospedale molto famoso negli Stati Uniti, considerato addirittura il primo per ventuno anni consecutivi. Ben viene accettato; all'inizio tutti sono contro di lui per via del colore della sua pelle, ma quattro anni più tardi è diventato primario di neurochirurgia, segno evidente che il razzismo non era poi così diffuso.LA SEPARAZIONE RIUSCITA DI DUE GEMELLIIl film riprende quindi da dove si era interrotto. Ben ora ha due figli più due gemelli in arrivo da sua moglie; durante la sua decisione se intervenire o no sulla divisione, Ben va a dormire con sua moglie incinta, ma presto questa lo sveglia perché sta perdendo molto sangue; i due corrono all'ospedale e dopo alcune ore di attesa si scopre che sua moglie ha perso i gemelli. Questo è un duro colpo per il medico e, a seguito di ciò, Ben decide di compiere l'intervento ai gemelli siamesi. Arriva il giorno dell'intervento e ci sono ventidue chirurghi in sala; l'intervento dopo ventidue ore si conclude con la separazione riuscita dei due gemelli. Carson descrive con grande cura tutta la procedura, permettendoci quindi di comprendere al massimo tanto l'importanza quanto la tensione di quel momento.Il film finisce con alcune scritte che spiegano che Ben Carson, all'uscita del libro, lavorava ancora al Johns Hopkins Hospital. Carson, oggi in pensione come medico, ha espresso anche un forte interesse verso la politica. Quando gli era stato chiesto, anni fa, da che cosa si fosse sviluppato il suo interesse, ha spiegato che era un derivato della sua professione: fare diagnosi sui pazienti per trovare soluzioni - disse - mi ha spinto a pensare di poter applicare lo stesso approccio alla società. Il libro e così anche l'omonimo film nel raccontare la sua biografia, affrontano alcune tematiche fondamentali. Una di queste è l'importanza dell'istruzione, vista come forma di emancipazione da un futuro pieno di ignoranza e povertà. Simbolo di questa tematica è la madre di Ben, Sonya, la quale per tutta la vita si batte per garantire ai figli non solo l'educazione, ma anche la possibilità di studiare in un ambiente adatto. La cultura, infatti, costituisce l'unica possibilità di riscatto da una vita tanto tragica quanto povera. L'amore che Ben prova per quello che studia, l'amore per la madre e l'amore per la moglie, il cui dolore per la perdita dei figli lo spinge a portare a termine l'intervento per cui sarebbe poi passato alla storia.Ciò che distingue questa storia da un comune film sul sogno americano è il fatto che la volontà del singolo, pur essendo fondamentale, da sola non basta: deve agire in accordo con una volontà superiore, si devono riconoscere i doni ricevuti da Dio e svilupparli. A volte questi dono sono nascosti, ma la Grazia che ce li ha dati, li svela al momento opportuno. A Ben succede durante una predica in chiesa, ascoltando il racconto del pastore della sua comunità, si accorge improvvisamente di saper fare quello che prima non gli riusciva: immaginare, vedere con gli occhi della mente, guardare al di là di ciò che vede. Questa fu la scoperta che lo condusse verso la neurochirurgia, un miracolo che lo ha portato a diventare la mano miracolosa in grado di restituire la speranza a chi di speranza di vivere non ne aveva.CARRIERA POLITICAIl 4 maggio 2015 annunciò la sua candidatura alle primarie repubblicane come Presidente degli Stati Uniti.La sua candidatura fu inizialmente ritenuta marginale, perché era privo di qualsiasi esperienza pubblica. Tuttavia, in una elezione caratterizzata dall'estrema imprevedibilità, Carson ottenne dai sondaggi nazionali un inaspettato terzo posto col 9.5%.Questo successo iniziale era dovuto probabilmente alle sue posizioni ultraconservatrici e anti-establishment in tema di immigrazione e sui temi più cari all'elettorato repubblicano, a suo tempo deluso e arrabbiato.Con la discesa in campo di Donald Trump, che diventerà presto il vincente fra i candidati repubblicani grazie alle sue posizioni radicali in contrasto con l'apparato repubblicano, Carson resterà secondo nei sondaggi con il 22% a un'incollatura proprio da Trump col 29% (per alcuni sondaggi addirittura primo) restringendo la lotta per la nomination a uno scontro a due (l'ex favorito Bush era terzo con solo il 6.5%).Il 12 marzo 2016 diede il suo appoggio ufficiale a Donald Trump, poi eletto presidente degli Stati Uniti, con cui condivise per tutta la campagna l'ortodossia ultraconservatrice e anti-establishment. Trump lo nominò Segretario della Casa e dello Sviluppo Urbano e come tale era quindi un membro del gabinetto del presidente.Il Dottor Carson politicamente ha le seguenti posizioni.- Contrario all'aborto, anche nei casi di incesto, stupro o pericolo di vita della madre.- Contrario a qualsiasi limitazione in tema di cambiamenti climatici asserendo che non è scientificamente provato che siano causati dall'attività umana.- Favorevole all'istruzione privata rispetto a quella pubblica che, secondo la sua opinione, a volte era troppo politicizzata e ideologica: secondo lui, in certi casi, coloro che sono usciti da quel tipo di formazione "... potrebbero aderire all'ISIS".- Contrario a qualsiasi limitazione del controllo delle armi.- Ha affermato che lo Stato americano odierno ha affinità con la Germania nazista perché, secondo lui, si "ha paura anche ad esprimersi" inserendosi, con questa provocazione, nella critica al "politically correct", molto usata durante le primarie del 2016 in campo repubblicano.- Ha definito la riforma sanitaria Obamacare peggiore della schiavitù perché asservisce il personale medico al governo.- Considera l'Islam radicale in contrasto con i principi costituzionali americani ammettendo che potrebbe essere un problema avere un presidente con questa fede.
VIDEO: We Were Soldiers (2002) - HD Trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=HnLHmGzByPA&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQC&index=73&t=16sTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7268WE WERE SOLDIERS: L'INUTILE CARNEFICINA DELLA GUERRA DEL VIETNAM di Pietro GuidiWe were soldiers racconta la storia del colonnello Hal Moore, interpretato da Mel Gibson, che viene mandato dal generale dell'esercito americano a comandare il settimo battaglione in quella carneficina inutile che è stata la guerra del Vietnam, nella vallata Ia-Drang, ribattezzata valle della morte. Il fatto che questa guerra sia stata un inutile massacro viene fatto capire bene in tutto l'arco del film quando fa vedere scene dove i soldati, di entrambi le fazioni, pensano alle proprie famiglie, magari guardando le loro fotografie. Nessuno dei due eserciti vorrebbe combattere quella battaglia, ma sono lì per ordini superiori, costretti ad ammazzarsi a vicenda. Questo film infatti mostra il dramma della guerra visto anche dalla parte di chi resta a casa, delle mogli e dei figli che temono ogni momento la lettera che gli riferisca che il loro capofamiglia è morto.Inoltre il film fa riflettere su come in ogni contesto di grave difficoltà, come in una guerra, viene fuori chi sono realmente le persone. Le difficoltà infatti non cambiano le persone, così come i soldi e il successo non hanno il potere di farlo, nonostante si senta dire spesso il contrario. Queste cose mostrano soltanto chi sei davvero.Nel mezzo dei drammi di questa guerra il film ci mostra l'eroismo di un capo che non abbandona mai i suoi sottoposti. Il colonnello Moore era un vero uomo nella vita e lo è stato anche nella guerra. In lui possiamo vedere le caratteristiche della figura del leader.Innanzitutto bisogna dire che l'autorità di Hal Moore è indiscussa. Nessuno mette mai in dubbio i suoi ordini. Noi ormai ci siamo abituati ad una società dove l'autorità è stata abbattuta, al grido sessantottino di "niente padri né padroni". Per noi è diventato normale mettere in discussione l'autorità. Ma per i soldati non è così. Fra i militari c'è una rigida gerarchia e nessuno può disobbedire agli ordini dei superiori. L'ambiente militare è forse rimasto l'unico ai giorni nostri dove l'autorità sia presa ancora seriamente. Non si può giocare allo stupido gioco della democrazia lì dove è in ballo la vita delle persone!L'AUTORITÀ VA RISPETTATA, A MENO CHE NON VADA CONTRO LE LEGGI DI DIOSe in ambito militare non ci fosse questo tipo di obbedienza non sarebbe possibile mantenere l'ordine all'interno di una guerra, dove le emozioni e la paura prendono il sopravvento sui singoli e si verrebbe inevitabilmente sconfitti. Per mantenere questo ordine nei codici penali militari sono previste le pene più severe, compresa quella di morte (che è stata abolita nel 1994 in Italia). Se disertare da una guerra dove c'è un alto rischio di morire fosse punito solo con il carcere molti preferirebbero quello alla guerra. Invece la pena di morte è un ottimo deterrente per evitare che qualcuno disobbedisca.Nel Vangelo stesso sono confermati questi principi. Una volta un centurione che aveva un servo malato chiede a Gesù di guarirlo e nel farlo fa una professione di fede un po' strana: "Anch'io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «Va'!», ed egli va; e a un altro: «Vieni!», ed egli viene; e al mio servo: «Fa' questo!», ed egli lo fa". Gli stava dicendo che, come lui è signore dei soldati che ha sotto di lui e loro obbediscono ai suoi comandi, così Gesù è Signore del mondo e ha il potere di ordinare alla malattia di andarsene dal suo servo e questa gli avrebbe obbedito. Gesù, sentite queste parole, non gli dice di mettere dei fiori nei suoi cannoni o di essere più democratico con i suoi sudditi, ma esclama: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!". Un altro episodio molto significativo avviene poco prima della crocifissione. Infatti quando Gesù viene processato, Pilato, il procuratore romano, vedendo che non rispondeva alle accuse si arrabbia con lui dicendogli: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?". Gesù gli risponde: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto". Il potere quindi deriva dall'alto, cioè da Dio e chi lo esercita fa le sue veci su questa terra. È per questo che l'autorità va rispettata, a meno che non vada contro alle leggi di Dio. Ed è per questo che comandare è un compito di grandissima responsabilità.Se quindi l'autorità va ubbidita, chi esercita il potere non deve spadroneggiare sui sottoposti, anzi, al contrario, deve servire tutti. Poco prima della partenza il colonnello Moore fa un discorso davanti ai suoi soldati e alle loro mogli dove giura che lui sarà il primo a scendere sul campo di battaglia e l'ultimo ad andarsene. E così farà con eroismo durante tutto il corso della battaglia al punto che un suo soldato gli dirà di ripararsi un po' perché se lui che è il capo fosse morto il battaglione intero sarebbe spacciato.L'AUTORITÀ VA RISPETTATA (SE NON VA CONTRO LE LEGGI DI DIO)Il colonnello continuerà a guidarli, anche quando la situazione sembra perduta a causa dell'inferiorità numerica, sempre stando in prima linea fino all'ultimo assalto, con le munizioni quasi finite e le baionette già montate. Al contrario il generale dei vietnamiti se ne sta al sicuro nel bunker sotterraneo mentre manda i suoi uomini a centinaia al massacro. Quanto sono diverse queste due concezioni di potere! Entrambi, sia il generale vietnamita che Moore, credono nell'autorità, ma soltanto uno dei due la vede come un servizio e non come un tornaconto personale. Anzi lui è quello che ha il dovere di impegnarsi più di tutti, di essere padrone di sé anche quando la paura invade i cuori degli altri. È davvero il primo a scendere sul campo di battaglia e l'ultimo ad andarsene, come aveva detto.Questa era la concezione di potere che avevano i medievali, quando erano i nobili a fare le guerre e non ci si stupiva di vedere il re di Francia, Luigi IX, combattere e morire nella crociata per liberare la Terra Santa dall'invasore musulmano. È la concezione di potere che ha Gesù. Nessuno infatti dubitava della sua autorità fra gli apostoli, tanto che dirà: "Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono", tuttavia laverà i piedi ai dodici apostoli per insegnargli che lui non esercita questo potere per il suo vantaggio, ma per servirli. E non lo dirà solo a parole, ma lo dimostrerà con i fatti quando verranno le guardie a catturarlo e si farà avanti dicendo: "Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano", proteggendo così i suoi apostoli.Autorità e servizio non sono dunque in opposizione, ma sono due aspetti complementari che deve avere il superiore per essere giusto. Senza autorità non c'è più ordine, ma caos perché ognuno fa ciò che gli pare e non ci si può dirigere tutti verso un unico fine. Ma se il potere non è inteso come servizio diventa lo strumento per dominare sulle altre persone e quindi non fa il loro bene. La storia del colonnello Hal Moore ci fa vedere la figura di un vero uomo e di un vero capo che si spende totalmente per i suoi sottoposti tanto da arrivare a dire con commozione alla fine della battaglia: "Non me lo perdonerò mai... Che i miei uomini sono morti e io no".
VIDEO: The 33 - Trailer italiano ufficiale ➜ https://www.youtube.com/watch?v=XFVjpa6AF2g&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=493IL COMMOVENTE FILM SULLA STORIA VERA DEI 33 MINATORI INTRAPPOLATI IN UNA MINIERA DEL CILE di Francesco MariniUn gruppo di minatori, salutati i familiari, sale sul pulmino che li porterà in fondo alla miniera. La luce del sole scompare ben presto. Il pulmino scende lungo uno stretto sentiero che si avvita a spirale e sembra non terminare mai. Ogni tanto, ai bordi, si vedono degli altarini improvvisati che ricordano, con una fotografia, coloro che non sono più tornati a casa. Uno dei minatori sul pulmino, alla sua prima esperienza, ha il respiro affannoso, si sente soffocare. Con questa sequenza, molto coinvolgente, inizia la storia dei 33 minatori di San Josè e del loro incidente. Nel 2015 il premio Pulitzer Hector Tobar l'aveva raccontata nel suo libro Deep Down Dark (tradotto nella versione italiana: La montagna del tuono e del dolore). Nello stesso anno il libro viene sceneggiato e diventa questo film diretto dalla regista messicana Patricia Riggen.L'IMPORTANZA DEL LEADERIl racconto è fedele alle testimonianze dei superstiti. Il montaggio, alternando quanto sta succedendo sottoterra a quanto accade in superficie, riesce a far percepire al pubblico i risvolti e le dinamiche di quella vicenda: da una parte i lavoratori che si trovano sepolti vivi a 700 metri di profondità con circa 40°C di temperatura e cibo sufficiente solo per alcuni giorni; sulla superficie le donne dei minatori che tentano di discutere con i gestori della miniera per tentare di salvare i loro mariti, figli, padri. Di fronte a una vicenda così dolorosa che cresce giorno per giorno nell'evidenza dell'opinione pubblica e all'incapacità della società mineraria di affrontare la situazione, è il governo che si trova a dover decidere il da farsi: che soluzione tecnica adottare, di quali collaborazioni internazionali avvalersi per tentare l'impossibile e quale immagine del Cile proporre sulla scena internazionale.Su entrambi i livelli nei quali si svolge la storia, c'è un protagonista a fungere da leader: Mario Sepulveda (interpretato da Antonio Banderas) che mantiene viva la speranza lì dove non sembra esserci nessuna possibilità di sopravvivenza e Maria Segovia (interpretata da Juliette Binoche) che "guida" le mogli dei lavoratori nel richiedere all'azienda di tentare il salvataggio. Determinante è anche il giovane Ministro delle Miniere Laurence Golborne (interpretato da Rodrigo Santoro) che si prende a cuore il dramma di questi minatori che non conosce, ma che fa tutto quello che è in suo potere per estrarli vivi dal sottosuolo. [...]VALORI UMANI E CRISTIANILa pellicola riesce ad esprimere importanti valori umani e religiosi. La povertà esteriore dei minatori, che contrasta con la loro ricchezza interiore; la capacità di condividere e di sacrificarsi per il benessere di tutto il gruppo. Il battersi per la giustizia, incarnato dalle mogli dei minatori. Ma forse, la grande verità che, da un punto di vista umano, il film riesce a esprimere, è la dimostrazione che si ottengono veramente dei risultati solo quando si mette in gioco tutto se stessi: il team di superficie, capeggiato dal texano Greg Hall, titolare della Drillers Supply Internazional e dal giovane ministro delle Miniere, riesce con tenacia e intelligenza nell'intento prodigioso di individuare il punto dove si erano rifugiati i minatori, anche se le trivelle si rompono continuamente e le mappe a disposizione sono imprecise.La fede cristiana che ha sempre alimentato la speranza dei minatori e ha dato loro la forza di resistere per due lunghissimi mesi viene sottolineata nel film: si veda come all'interno dei tunnel i lavoratori abbiano sempre pregato insieme. Ma quello che accadde in realtà fu ancora più intenso. Greg Hall, diacono della comunità cattolica di Cypress (Houston), ha sempre pregato per l'esito dell'operazione e tutti i minatori, di fede cattolica, ricevettero, attraverso quella fessura nella roccia che ha costituito per lungo tempo l'unica via di comunicazione con la superfice, trentatré rosari inviati personalmente dal Papa.L'esito finale della vicenda non fu dei migliori: i titoli di coda rivelano come l'azienda sia stata assolta dall'accusa di negligenza colpevole e agli operai e alle loro famiglie non venne riconosciuto alcun indennizzo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=175LA GUERRA DI SPAGNA E L'ASSEDIO DELL'ALCAZARLa guerra si svolge dal 1936 al 1939 ed è uno scontro fra due visioni del mondo: quella materialista, atea e rivoluzionaria e quella cattolica, tradizionale e patriotticada FilmGarantitiLa guerra di Spagna si è svolta dal 1936 al 1939. La causa è stata la caduta della monarchia a cui segue il 14 aprile 1931 l'instaurazione della Repubblica Democratica dei Lavoratori.Fin dai primi giorni il governo del massone Manuel Azaña, permette manifestazioni anticlericali, cioè contro la Chiesa Cattolica, causa della distruzione di un gran numero di chiese in tutta la Spagna.Nel corso di cinque anni:1) vengono soppressi i gesuiti,2) le scuole cattoliche sono trasformate in cooperative,3) sono vietate le manifestazioni religiose pubbliche (ad esempio le processioni),4) viene approvata la legge che permette il divorzio,5) lo Stato ruba i beni alla Chiesa "concedendoli" in uso alla stessa,6) sono pensionati anticipatamente molti ufficiali reduci dalle guerre coloniali,7) viene cambiata la bandiera e l'inno nazionale.Per questi provvedimenti cresce il malcontento di strati sempre più vasti della popolazione.Si assiste a un'accelerazione del processo rivoluzionario: la sanguinosa rivolta delle Asturie nel 1934, guidata dalle "milizie rosse", costituisce un esempio reale di gestione comunista del potere; gli assalti alle chiese e ai conventi, che in soli sei mesi (dal febbraio al luglio del 1936) sono ben 160; 269 assassinii, 1287 aggressioni politiche, 69 sedi di partiti distrutte, 10 sedi di giornali devastate, 113 scioperi generali e 228 parziali, sono il bilancio dell'ordine pubblico in questi anni.In tale drammatica situazione i movimenti d'opposizione, quali i monarchici carlisti e la Falange Spagnola, con una parte dell'esercito iniziano a organizzarsi per ristabilire l'ordine; gli uni tramando un'insurrezione, gli altri un pronunciamiento, pratica che consiste nella proclamazione pubblica, da parte dei militari, dell'assunzione dei pieni poteri anche civili.L'ALZAMIENTO (ALZARSI IN PIEDI)I disordini nelle strade culminano, il 13 luglio 1936, nell'assassinio da parte dei comunisti del capo dell'opposizione parlamentare, il monarchico José Calvo Sotelo. Tale delitto costituisce la causa simbolica della ribellione.Il 17 luglio 1936 si ribellano i soldati nei territori spagnoli d'Africa e delle Isole Canarie mentre il giorno successivo insorgono quelli nella Spagna continentale e, con l'aiuto delle formazioni carliste e falangiste che prima della mobilitazione generale costituiscono il 30% della forza insurrezionale, prendono il controllo di buona parte della Spagna. Il centro e la costa mediterranea restano in mano repubblicana. La Spagna è così divisa in due zone: quella "rossa" di sinistra e quella "nazionale" controrivoluzionaria. È uno scontro fra due visioni del mondo: quella materialista, atea e rivoluzionaria da una parte e quella cattolica, tradizionale e patriottica dall'altra.La guerra civile va oltre uno scontro fra spagnoli quando, nell'agosto del 1936, si aggiungono volontari antifascisti provenienti da tutto il mondo supportati con soldati e armamenti dall'Unione Sovietica. Anche intellettuali comunisti italiani partecipano come i Pietro Nenni e Palmiro Togliatti.La Francia e l'Inghilterra pur dichiarando ufficialmente la propria neutralità, aiutano con denaro e con mezzi il governo repubblicano. Il Messico, che dieci anni prima aveva combattuto i cristeros, si schiera apertamente con la Repubblica e sarà l'unico Stato a riconoscere fino al 1975 il Governo repubblicano in esilio.Ma ci sono anche volontari che raggiungono la Spagna per combattere contro i "rossi" entrando a far parte delle file "nazionali". Il Regno d'Italia invia il Corpo Truppe Volontarie che, affiancando le forze armate "nazionali", dà un grande apporto militare nella fase centrale della guerra. Hitler manda la Legione Condor per sperimentare l'impiego di nuove tattiche e di nuovi armamenti.LA CRUZADA (LA CROCIATA)La Santa Sede sospende in un primo tempo il giudizio sulla rivolta, poi, quando iniziano a giungere notizie dei massacri compiuti dai rossi in odium fidei (in odio della fede) e dopo che la Lettera collettiva dei Vescovi spagnoli, del 1° luglio 1937, fa chiarezza su quanto è accaduto e sta accadendo, prende nettamente posizione e afferma risolutamente il diritto-dovere alla rivolta anche militare contro il governo che perseguita i cristiani.La guerra di Spagna infatti è caratterizzata dalle atrocità dei miliziani rossi, che massacrano oppositori o presunti tali con ferocia inaudita. La morte di 6.832 sacerdoti e religiosi (tra cui 12 vescovi) nel corso della guerra, dà la misura di quanto l'attacco al cattolicesimo e l'odio nei confronti dei cattolici sia parte integrante della linea politico-ideologica del governo repubblicano.Da questa situazione nasce, da parte dei vescovi spagnoli, la definizione della guerra come Cruzada, ovvero "crociata", in quanto guerra condotta in difesa della fede e caratterizzata da innumerevoli episodi di martirio da parte dei cattolici.I combattenti nazionali danno prova della loro religiosità attraverso segni come gli scapolari con la scritta "Fermati pallottola, il Cuore di Gesù è con me". Quando venivano catturati dai nemici e torturati prima di morire gridavano "Viva Cristo Re" come facevano dieci anni prima i cristeros in Messico.Nel 1937 Papa Pio XI, nell'enciclica Divini Redemptoris contro il comunismo ateo, dedica ampio spazio alla guerra di Spagna sottolineando il carattere nettamente anticattolico della Repubblica. Nel 1987 Papa Giovanni Paolo II proclamerà alcuni santi martiri spagnoli che saranno i primi di una lunga serie proseguita con i papi successivi.L'ASSEDIO DELL'ALCÁZAR DI TOLEDOUn episodio simbolico della Guerra di Spagna è l'assedio dell'Alcázar di Toledo, l'accademia militare comandata dal colonnello José Moscardó che rifiuta d'arrendersi e resiste persino quando minacciano di uccidere suo figlio (che quindi sarà ucciso dai comunisti). Circondati da forze repubblicane superiori, privi di cibo, di luce e di aiuti, 147 soldati, 903 civili combattenti e Guardie Civili, 538 fra donne e bambini, resistono per 70 giorni all'assedio fino alla liberazione, avvenuta il 28 settembre 1936, grazie all'arrivo delle truppe del Generalissimo Franco.FRANCISCO FRANCO, IL CAUDILLO (LA GUIDA)Il 28 marzo 1939 l'esercito "nazionale" conquista Madrid e pone vittoriosamente fine alla Cruzada. Francisco Franco, il principale generale della rivolta, viene ufficialmente proclamato capo dello Stato e assume i pieni poteri e il titolo di Caudillo, cioè di "Guida". Tuttavia Franco ha sempre sostenuto di essere "provvisoriamente" al comando della Spagna e che alla sua morte non avrebbe avuto come successore un suo parente, ma sarebbe tornata la monarchia al potere in Spagna.Franco ha permesso alla Spagna di rimanere neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale garantendo un periodo di pacificazione delle due fazioni che si erano combattute e soprattutto ha fatto approvare leggi secondo la morale cristiana. Purtroppo il re, tornato al potere alla morte di Franco, ha concesso quasi subito parte della sovranità al parlamento.Per approfondimenti e per vedere alcune clip de L'ASSEDIO DELL'ALCAZAR e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=484LE GUERRE DI INDIPENDENZA SCOZZESILa cornice storica del film BraveheartLe guerre di indipendenza scozzesi furono una serie di campagne militari combattute tra il Regno di Scozia e il Regno d'Inghilterra a cavallo tra XIII secolo e XIV secolo.La Prima Guerra (1296-1328) iniziò con l'invasione inglese della Scozia nel 1296, e terminò con la firma del Trattato di Edimburgo-Northampton del 1328.La Seconda Guerra (1332-1357) iniziò con l'invasione di Edoardo Balliol, sostenuta dall'Inghilterra e i "Diseredati" nel 1332, e terminò nel 1357 con la firma del Trattato di Berwick.Le guerre furono parte di una grande crisi nazionale della Scozia e il periodo divenne uno dei momenti più determinanti della storia della nazione. Al termine di entrambe le guerre, la Scozia mantenne il proprio status di nazione indipendente.Le guerre furono importanti per altre ragioni, come la nascita dell'arco lungo, arma fondamentale nella guerra medievale.LA BATTAGLIA DI STIRLING BRIDGELa battaglia di Stirling Bridge fu una battaglia della prima Guerra di indipendenza scozzese combattuta l'11 settembre 1297. Le forze di Andrew de Moray e William Wallace sconfissero l'esercito inglese condotto da John de Warenne e Hugh de Cressingham (morto in battaglia).Questa battaglia fu una tremenda sconfitta per gli inglesi e dimostrò che in determinate circostanze la fanteria poteva dimostrarsi superiore alla cavalleria. Ci volle tuttavia del tempo prima che la lezione venisse completamente compresa.L'11 settembre 1297 vide una decisiva vittoria per Wallace e gli scozzesi a Stirling Bridge. Nonostante fossero in ampia inferiorità numerica, le forze scozzesi guidate da Andrew de Moray (un importante nobile, in quanto primogenito), e con Wallace come capitano, misero in rotta l'esercito inglese. L'esercito di professionisti del Conte del Surrey, forte di tremila cavalieri e 10.000 fanti, andò incontro al disastro quando attraversò il fiume da nord. Il ponte era troppo stretto perché molti soldati potessero attraversarlo assieme (probabilmente non più di tre uomini affiancati), così mentre gli inglesi attraversavano, gli scozzesi li attesero e li uccisero man mano che passavano.I soldati inglesi iniziarono a ritirarsi mentre i loro compagni dalle retrovie spingevano in avanti, e sotto un peso eccessivo, il ponte crollò, facendone affogare molti. All'insaputa dell'esercito inglese caduto nel panico, parte delle forze scozzesi aveva guadato il fiume più a monte. Con l'esercito inglese diviso sulle due rive del fiume, le due forze scozzesi pressarono le due metà dell'esercito inglese verso il fiume. Fu una vittoria schiacciante e un'enorme iniezione di fiducia per l'esercito scozzese. Hugh Cressingham, il tesoriere di Edoardo in Scozia, venne ucciso nel corso della battaglia. Successivamente alla vittoria, Wallace venne nominato cavaliere e Guardiano di Scozia il 13 marzo 1298.Questa battaglia rappresentò il punto più alto della carriera di Wallace, ed essa venne sempre ricordata nelle rappresentazioni che lo riguardavano. Nel film Braveheart è chiamata semplicemente "la battaglia di Stirling" ed è stata girata omettendo il ponte.LA BATTAGLIA DI FALKIRKUn anno dopo, comunque, la situazione si rovesciò. Il 15 giugno 1298 gli inglesi avevano invaso la Scozia a Roxburgh. Saccheggiarono il Lothian e riconquistarono alcuni castelli, ma non riuscirono a far scendere in campo Wallace. Gli scozzesi avevano adottato una strategia di terra bruciata e gli errori commessi dagli addetti ai rifornimenti lasciarono gli inglesi con scarso cibo e morale basso, ma la ricerca di Wallace da parte di Edoardo si sarebbe conclusa a Falkirk.Wallace aveva posizionato i suoi lancieri in quattro schiltron - formazioni circolari a riccio, circondate da un muro difensivo di pali di legno. Gli inglesi ottennero un vantaggio attaccando per primi con la cavalleria, e seminando la morte tra gli arcieri scozzesi disposti fuori delle formazioni difensive. I cavalieri scozzesi fuggirono e gli uomini di Edoardo iniziarono ad attaccare gli schiltron. Non è chiaro se il fattore decisivo fu il lancio di frecce e pietre da parte della fanteria, o un attacco portato dalla cavalleria.Ad ogni modo, si aprirono presto dei varchi negli schiltron e gli inglesi li sfruttarono per annientare le ultime resistenze. Gli scozzesi persero molti uomini, ma Wallace riuscì a sfuggire, anche se il suo orgoglio e la reputazione militare ne vennero gravemente danneggiati. Alla fine di settembre del 1298 Wallace aveva deciso di cedere il titolo di Guardiano a Robert Bruce, conte di Carrick, e a John Comyn di Badenoch, il fratellastro dell'ex sovrano John Balliol. Bruce si riconciliò con Edoardo nel 1302, mentre Wallace respinse questa decisione di fare la pace. Egli trascorse un po' di tempo in Francia, in una presunta missione diplomatica.William Wallace riuscì a sfuggire agli inglesi fino al maggio 1305, quando Sir John de Menteith, un cavaliere scozzese leale a Edoardo I d'Inghilterra, lo catturò nei pressi di Glasgow. Dopo un processo sommario, le autorità inglesi lo giustiziarono atrocemente il 23 agosto 1305, a Smithfield (Londra), nella maniera tradizionale riservata ai traditori: egli venne impiccato e quindi squartato. La sua testa venne infilzata su un palo e posta sul London Bridge. Il governo inglese espose le sue membra, come si usava allora per i condannati a morte, nelle città principali: Londra, Newcastle, Berwick, Edimburgo e Perth.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=485PRECISAZIONI SUI PERSONAGGI1) Robert The Bruce fu il vero cuore impavido2) Edoardo I non morì in contemporanea a Wallace3) Isabella di Francia non rimase incinta di Wallace1) ROBERT THE BRUCE FU IL VERO CUORE IMPAVIDORobert the Bruce forse è il personaggio rappresentato in maniera peggiore. Ce lo presentano come insicuro, sottomesso al padre e come un uomo che non ha abbastanza coraggio per sostenere Wallace, che alla fine tradisce. È pur vero, però, che alla fine del film si riscatta, diventando il leader delle truppe scozzesi nell’ultima scena. Si presenta all’ultima battaglia per prestare giuramento di vassallaggio al re inglese ma alla fine decide di riprendere la lotta di Wallace combattendo contro gli inglesi e vincendo.Nonostante l’immagine di pusillanime che ci trasmette il film, Robert the Bruce è considerato uno dei più grandi eroi della storia della Scozia, se non proprio il maggiore. Essendo discendente di una famiglia di sangue reale legata a quella di Davide I di Scozia, risultava essere uno dei candidati al trono scozzese.Sebbene avesse giurato fedeltà ad Edoardo I di Inghilterra insieme a suo padre, rapidamente si unì alla rivolta scozzese. Dopo la sconfitta di Falkirk, accettò il titolo di Guardiano di Scozia a cui Wallace aveva dovuto rinunciare.In seguito uccise John Comyn, altro candidato alla corona. [...] Fu incoronato a Scone, antica capitale di Scozia e proseguì la sua lotta per difenderla dal re inglese. Sconfitto e catturato, riuscì a scappare su un’isola irlandese. Tornò in Scozia dopo la morte di Edoardo I, per approfittare della debolezza del suo successore Edoardo II. Riuscì a recuperare il tempo perso e sconfisse definitivamente gli inglesi nella battaglia di Bannockburn, assicurandosi così la corona. Nel film ci fanno credere che questa battaglia venne combattuta poco dopo la morte di William Wallace, ma in realtà si verificò ben 9 anni dopo.Una piccola curiosità: Robert the Bruce dispose che, dopo la sua morte il suo cuore fosse portato in Terra Santa. Durante il viaggio, i cavalieri scozzesi che lo custodivano furono catturati in Spagna dopo una battaglia contro i musulmani. Muhammed IV, re nazareno di Granada, quando seppe a chi apparteneva il cuore reale, lo inviò ad Alfonso XI, che a sua volta lo spedì in Scozia. Ora riposa nell’abbazia di Melrose. Questo è il cuore che può essere considerato il vero cuore impavido o Braveheart del quale parla la storia scozzese e che fu usato per il titolo del film. [...]2) EDOARDO I NON MORÌ IN CONTEMPORANEA A WALLACEEdoardo I, chiamato “gamba lunga” era probabilmente tanto cattivo come vediamo nel film. [...] Sebbene nel film vediamo che Edoardo muore nello stesso momento in cui muore Wallace, al grido “Libertà!” dello scozzese, in realtà il re inglese morì 3 anni più tardi. Lasciò il trono a suo figlio Edoardo II, che forse è il personaggio nel film che più si avvicina a quello reale. Con carattere debole e poco portato per comandare, il suo regno fu disastroso per l’Inghilterra. La sua omosessualità, che ci viene raccontata nel film, è documentata da testimonianze storiche.3) ISABELLA DI FRANCIA NON RIMASE INCINTA DI WALLACESua moglie, Isabella di Francia, viene rappresentata come una giovane bella e onesta e che subito si innamora di Wallace e dei suoi ideali romantici. Nel film, i due hanno una relazione e Isabella rimane incinta, pertanto, secondo il film il successivo re d’Inghilterra sarebbe stato l’ipotetico figlio di Wallace. In realtà, la vera Isabella aveva 3 anni a quell’epoca e non aveva ancora viaggiato fuori dalla Francia, quindi non conobbe mai Wallace.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=486SIAMO TUTTI SPIATI! di Rino CammilleriEdward Snowden, autodidatta, è il genio informatico che ha svelato al mondo il sistema di spionaggio degli Stati UnitiDue premesse. La prima. Sono nato alla fine del 1950 e c'era Stalin, la guerra di Corea, l'Urss occupava ancora perfino l'Austria. Ho passato la vita sotto la paura del plumbeo regime dell'Est, guardando all'America come baluardo e sponda di tutte le libertà. C'era un sacco di gente che moriva ammazzata cercando di scappare dalla Cortina di Ferro col sogno di andare negli Usa. Poi vennero anche i boat people vietnamiti che affrontavano l'oceano e i pirati pur di fare lo stesso.Chi l'avrebbe mai detto che il sogno si sarebbe letteralmente capovolto? Ora c'è chi scappa in Russia: Depardieu, Snowden, io (se non fossi ormai troppo vecchio). Scappare dall'asfissia del politicamente corretto, dalla minaccia islamica, dalla cristofobia, dalla dittatura omosessuale, dalla criminalità impunita, dalle tasse. «Abbiamo fatto rientrare la tirannia dalla porta di servizio», dice il protagonista del film che dà luogo alla seconda premessa.OLIVER STONEEccola. Non mi è mai stato simpatico Oliver Stone, regista-soggettista di sinistra grande fan del duo Obama-Hillary. Ma questa volta ha ragione, e la delusione per Obama non la manda a dire. Il film di cui parlo è Snowden, la biografia del giovane genio informatico che nel 2013 rivelò al mondo che il governo americano era in grado di spiare i sette miliardi di abitanti del pianeta e lo faceva tranquillamente. E non come gendarme dell'umanità e guardiano del mondo libero. No, al contrario. Per pura volontà di potenza, per mantenere la leadership incontrastata sul mondo e tenersela per altri cento anni (per i cento successivi si sarebbe visto a suo tempo e luogo).Edward J. Snowden, autodidatta, aveva fatto parte delle forze speciali, era un sincero patriota, un conservatore (nel film si mostrano i suoi contrasti con la fidanzata liberal) e sognava di lavorare per la Cia. Divenne prima impiegato e poi consulente dell'intelligence americana e fu lui stesso l'autore dei programmi informatici che il governo-ombra usò per tutt'altri scopi. Quando si rese conto di avere messo a punto un sistema che permetteva di controllare praticamente tutti e neutralizzare gli sgraditi, ovunque nel mondo si trovassero (sia con bombe mirate che con ricatti e "montaggi") disse basta e rivelò tutto al giornale inglese The Guardian.OBAMA FA MARCIA INDIETROA rischio della pelle, dovette lasciare tutto, anche la famiglia, e scappare, dove? A Mosca. E' ancora là, il «traditore» ricercato dall'Fbi. Il calderone da lui scoperchiato è pari, se non superiore, per importanza a quello di Wikileaks, tanto che Obama è stato costretto a fare pubblicamente marcia indietro sul monitoraggio universale. Solo che proprio la storia di Snowden insegna che non c'è da fidarsi. Ormai, non si può più sapere se davvero gli Usa hanno smesso di spiare tutti (anche questo articolo) o se si sono fatti semplicemente più furbi. La lotta al terrorismo globale era un comodo paravento, tant'è che dopo vent'anni non è ancora finita e certe misure di politica estera sembrano, anzi, tese a renderla permanente. Il film si gusta come un thriller di spionaggio e, alla fine, compare il vero Snowden, un nerd con una coscienza. Da vedere.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1065PIO XII: IL PAPA AMICO DEGLI EBREI CHE SI OPPOSE AD HITLERIl suo motto fu: ''Opus iustitiae pax'' (la pace è l'opera della giustizia)di Giano ColliEugenio Pacelli nacque a Roma nel 1876: qui studiò all’Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1899, entrò al servizio del Papa nel 1901 e fu il principale assistente del cardinale Gasparri nel lavoro di codificazione del diritto canonico.Nel 1917 il Papa Benedetto XV lo nominò nunzio a Monaco di Baviera e nel 1920 nunzio della nuova repubblica tedesca. Furono anni laboriosi, di grande lavoro diplomatico. Nominato cardinale nel 1929, nel 1930 divenne Segretario di Stato vaticano. In quegli anni fu ampiamente diffamato dalla stampa nazista che lo definiva il cardinale "amico degli ebrei", a causa delle oltre cinquanta lettere di protesta inviate ai tedeschi. Mentre la seconda guerra mondiale era alle porte, fu eletto Papa in un conclave durato soltanto un giorno. Avendo scelto il motto Opus iustitiae pax (la pace è l’opera della giustizia), Pio XII si considerava il Papa della pace, e fino al 1 settembre 1939 lottò per impedire lo scoppio della guerra con azioni diplomatiche, fino a lanciare un appello dalla Radio Vaticana: "Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra!".Nei quasi venti anni di pontificato, Pio XII pubblicò molte encicliche tra cui la Mystici corporis (1943), dove spiegava la natura della Chiesa come Corpo mistico di Cristo, e la Divino afflante Spiritu (1943), con la quale permetteva l’uso dei moderni metodi storici di analisi nell’esegesi della Sacra Scrittura. Nel 1951 e negli anni seguenti riformò l’intera liturgia della Settimana Santa. Sempre fedele devoto della Madonna, nel 1950 definì il dogma dell’Assunzione al cielo della Vergine in corpo ed anima. Canonizzò trentatré santi, tra i quali il Papa Pio X. Creò un numero senza precedenti di cardinali provenienti da varie nazioni, riducendo così il numero degli italiani ad un terzo del Sacro Collegio. Fu il primo Papa che divenne molto noto usando frequentemente la radio e la televisione.Durante tutta la guerra diresse, attraverso la Pontificia Commissione Assistenza, un vasto programma per l’aiuto alle vittime del conflitto. Quando poi Hitler nel 1943 occupò Roma, Pio XII fece del Vaticano un rifugio per innumerevoli profughi, tra cui molti ebrei.Eppure oggi alcuni ebrei accusano la Chiesa e Pio XII di ambiguità nei confronti del regime nazista: sono accuse infondate! Infatti, ci sono numerosissime testimonianze di ebrei, di rabbini e di ogni sorta di organizzazione ebraica, che ha elogiato e ringraziato in ogni modo Papa Pacelli. Tra questi, il futuro premier israeliano Golda Meir che definì Pio XII "un grande servitore della pace". Israël Zolli, grande rabbino di Roma, che si convertì al cattolicesimo e chiese udienza al santo Padre per "esprimere in forma ufficiale al Santo Padre il ringraziamento degli ebrei di Roma per quanto è stato fatto in loro favore". Nel dicembre 1940, in un articolo del Time magazine, il grande scienziato ebreo Albert Einstein scrisse: "Solo la Chiesa si è schierata apertamente contro la campagna di Hitler per la soppressione della verità. Non ho mai avuto un particolare amore per la Chiesa prima d’ora, ma sono costretto a confessare che ora apprezzo senza riserve quello che un tempo disprezzavo". Si tratta di persone che avevano vissuto il periodo storico incriminato, mentre molti di coloro che oggi attaccano Pio XII o erano molto giovani o addirittura non erano ancora nati quando il nazismo commetteva i suoi crimini.Durante l’occupazione tedesca di Roma, Pio XII diede segretamente istruzione al clero cattolico di salvare quante più vite umane possibili, con ogni mezzo. Così salvò migliaia di ebrei italiani dalla deportazione. Mentre circa l’80% degli ebrei europei morirono in quegli anni, l’80% degli ebrei italiani furono salvati. Non a caso a Roma si trova oggi la più numerosa comunità ebraica d’Europa. Solo in Roma, 155 conventi e monasteri diedero rifugio a circa 5 mila ebrei. A un certo punto, non meno di tremila trovarono scampo nella residenza papale di Castel Gandolfo, sfuggendo così alla deportazione nei campi di sterminio tedeschi. Seguendo le dirette istruzioni di Pio XII, molti preti e monaci favorirono il salvataggio di centinaia di vite ebraiche mettendo a repentaglio la loro. E’ vero che il Papa non denunciò mai in pubblico le leggi antisemite e la persecuzione degli ebrei, ma il suo silenzio fu un efficace approccio strategico volto a proteggere più ebrei dalla deportazione. Del resto a convincere il Papa furono anche moltissimi ebrei. Ci si può chiedere, naturalmente, cosa poteva essere peggio dello sterminio di sei milioni di ebrei. La risposta è semplice e terribilmente onesta: l’assassinio di centinaia di migliaia di ebrei in più. La protesta pubblica avrebbe inoltre impedito alla Chiesa di svolgere il lavoro nascosto di assistenza.Del resto due episodi ci danno la riprova. Nel 1937 Pio XI pubblicò l’unica enciclica scritta in tedesco Mit Brennender Sorge (Con gravissima preoccupazione), una denuncia feroce del nazionalsocialismo e del razzismo. La bozza dell’enciclica fu scritta proprio da Pio XII, allora Segretario di Stato. Si può dire che è il più duro documento che la Santa Sede abbia mai promulgato contro un potere politico in tutta la sua storia. Venne letta da tutti i pulpiti in Germania. Quale fu il risultato? Fu rallentata la persecuzione degli ebrei? Assolutamente no. Hitler montò su tutte le furie, e le misure contro gli ebrei furono aggravate. Il secondo episodio significativo è del 1942: l’Olanda era occupata dai nazisti che cominciarono la deportazione degli ebrei. In tutte le chiese cattoliche in Olanda venne letta una lettera di protesta pubblica. Come conseguenza la deportazione degli ebrei venne accelerata, e vennero deportati ed uccisi anche gli ebrei convertiti al cattolicesimo, tra questi c’erano Edith Stein e sua sorella.Comunque, al di là di considerazioni di carattere "politico", le virtù di Papa Pacelli sono così note che è in corso la causa di beatificazione! Innanzitutto le virtù teologali: fede, speranza e carità. Pio XII era un uomo di grandissima fede, pregava molto. Non mancava mai di infondere speranza. Anche nei momenti più brutti, lui invitava ad avere fiducia nell’opera dello Spirito Santo. É stato inoltre un uomo di grandissima carità: si è prodigato non solo per gli ebrei ma per tutti i perseguitati, ha cercato di aiutare la gente vittima del nazismo e del fascismo anche dopo la fine della guerra. Quanti treni carichi di cibo, abiti, scarpe e medicinali sono partiti per aiutare le vittime della guerra. Coerente con le virtù che praticava, Pio XII era un uomo estremamente sobrio, mangiava pochissimo, dormiva solo poche ore, spesse volte lavorava fino alle due di notte si alzava alla sei dopo una breve siesta. Per solidarietà con le misere condizioni delle popolazione rinunciò a bere una sola tazza di caffè, sapendo che la gente non aveva il caffè. Sapeva che mancava il riscaldamento e lui non si è più riscaldato neanche durante l’inverno. Suor Pascalina, sua assistente, ha raccontato che la biancheria del Santo Padre era tutta rattoppata. Papa Pacelli disponeva all’inizio del suo pontificato di un significativo patrimonio familiare: lo ha speso tutto in opere di carità!Pio XII ci fa essere grati al Signore per averci dato, ancora una volta, un grande Papa, come suo vicario, in un momento storico così difficile per l’umanità come fu quello da lui vissuto.
VIDEO: I dialoghi delle Carmelitane - Film completo ➜ www.youtube.com/watch?v=WRkxW68uDyk&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7162I DIALOGHI DELLE CARMELITANE di Bernadette Mary ReisScorrendo gli annali della storia, vediamo che ci sono momenti in cui le religiose hanno avuto un ruolo importante nel corso degli eventi umani. È il caso, ad esempio, delle martiri carmelitane scalze di Compiègne. Molti ne hanno sentito parlare, ma forse non sanno che il loro sacrificio ha contribuito a mettere fine al Regime del Terrore.Tutto inizia con un sogno. Nel 1693, una donna disabile di 29 anni che vive nel Carmelo di Compiègne sogna Gesù in compagnia di sua Madre, di santa Teresa d'Avila e di altre due carmelitane che erano vissute nello stesso monastero. Dopo avere ricevuto istruzioni sulla sua propria vocazione, ha una visione nella quale vede un certo numero di carmelitane scelte per "seguire l'Agnello".Un salto in avanti, al 1786: madre Teresa di Sant'Agostino, neo-eletta priora dello stesso monastero, trova un racconto della visione che suor Elisabeth Baptiste ha avuto prima di prendere i voti come suora carmelitana. Madre Teresa ha il presentimento che questo sogno sia una profezia che riguarda la sua comunità.LA RIVOLUZIONE MALEDETTAQualche anno dopo, in Francia scoppia la rivoluzione che poi scatena il Regime del Terrore. Nel febbraio 1790 viene ratificata la sospensione provvisoria dei voti religiosi. Il 4 agosto sono inventariati i beni della comunità carmelitana; il giorno dopo, tutte le suore vengono interrogate e viene offerta loro la possibilità di rinunciare ai voti. Con grande rammarico dei dirigenti rivoluzionari, tutte le suore esprimono la loro ferma determinazione a rimanere fedeli ai loro voti fino alla morte.Pasqua 1792: il 6 aprile diventa illegale indossare l'abito religioso; due giorni dopo, il sogno di suor Elisabeth Baptiste è stato raccontato alle suore della comunità. Gli eventi precipitano: ad agosto, i monasteri femminili sono chiusi ed evacuati e i beni delle suore sequestrati.Le 20 carmelitane di Compiègne lasciano il loro monastero il 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Croce. Con l'aiuto di amici trovano rifugio in quattro località diverse e riescono a comprare un abito civile per ciascuna: non hanno denaro a sufficienza per comprare anche un cambio e la richiesta di sostentamento al governo rimane inascoltata.Non molto tempo dopo, madre Teresa di Sant'Agostino si consulta con le quattro suore del coro, le più anziane, in merito alla proposta da fare all'intera comunità di offrire la propria vita per la salvezza della Francia: la sua proposta si radica nel desiderio della stessa santa Teresa d'Avila di riformare il Carmelo. Comprensibilmente, incontra resistenza: chi, in realtà, si sottoporrebbe volontariamente alla decapitazione per mezzo della ghigliottina, appena inventata?Stranamente, però, nel giro di poche ore le due suore più anziane chiedono perdono alla priora per la loro mancanza di coraggio: questo spiana la strada a madre Teresa, che propone un atto di donazione della vita agli altri membri della comunità. A partire dal 27 novembre, tutte le suore recitano un "atto di dono di sé" per la salvezza della Francia, scritto dalla priora. In seguito si aggiunge un'intenzione perché sempre meno persone siano giustiziate con la ghigliottina, e per la liberazione delle persone arrestate.IL SACRIFICIO PORTA FRUTTOIl 21 giugno 1794 i soldati perquisiscono gli alloggi delle suore. Il giorno dopo sono arrestate sulla base di una prova che sarebbe emersa durante la perquisizione, usata a dimostrazione che esse abbiano continuato a vivere una vita consacrata e che simpatizzino per la monarchia. La comunità carmelitana, che a questo punto conta 16 suore, si ritrova agli arresti nell'ex convento della Visitazione insieme a 17 suore benedettine inglesi. Il 12 luglio, il sindaco di Compiègne irrompe nel convento con i soldati, sorpreso di trovare le donne vestite con i loro abiti religiosi: l'unico abito civile che possedevano era completamente zuppo. A questo punto, la partenza per Parigi, dove le attende il processo, è inevitabile.Il 17 luglio, le 16 suore carmelitane insieme ad altri 24 prigionieri sono riconosciute colpevoli di essere "nemici del popolo" - tra le altre accuse - e condannate a morte. Le suore si preparano al compimento del sogno profetico: presto seguiranno l'Agnello.Quella stessa sera, Parigi è percorsa dalla voce delle suore che cantano l'Ufficio divino mentre attraversano le vie della città; il boia consente loro di terminare le preghiere per i moribondi, compreso il canto del Te Deum, seguito dal Veni Creator e dal rinnovamento dei loro voti. Salite al patibolo, ricevono l'ultima benedizione dalla priora, baciano la statuetta di Nostra Signora e seguono l'Agnello sacrificale.Robespierre viene arrestato dieci giorni dopo e giustiziato il giorno seguente. Finisce il Regime del Terrore, lasciando così poco spazio al dubbio che il Signore abbia accettato il sacrificio della vita delle religiose. Le martiri di Compiègne sono state beatificate da Pio x nel 1909, e attualmente è in corso il processo per la canonizzazione equipollente.Per approfondimenti e per vedere il film I DIALOGHI DELLE CARMELITANE e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=480LA GUERRA DEI CENT'ANNILa guerra dei cent'anni fu un conflitto tra il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia che durò, con varie interruzioni, centosedici anni, dal 1337 al 1453; le cause che lo scatenarono furono diverse, ma il pretesto ufficiale fu la questione dinastica sulla corona francese rivendicata nel 1336 da Edoardo III d'Inghilterra e duca d'Aquitania in quanto nipote, per linea materna, di Filippo IV di Francia.La guerra iniziò favorevolmente per gli inglesi che, sotto la guida del Edoardo il Principe Nero, inflissero pesanti sconfitte ai francesi a Crécy (1346) e a Poitiers (1356), dove arrivarono perfino a catturare il re Giovanni II di Francia. Con il trattato di Brétigny del 1360 Edoardo III rinunciò alla sua pretesa ereditaria sulla Francia garantendosi, tuttavia, il dominio di tutta l'Aquitania e di Calais. Otto anni più tardi la tregua fu rotta da Carlo V di Francia, che riuscì a riconquistare gran parte del territorio ceduto agli inglesi.Tra il 1407 e il 1435 la Francia fu dilaniata da una guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni che, in seguito all'alleanza di Giovanni di Borgogna con Enrico V d'Inghilterra, fece riprendere il conflitto. La battaglia di Azincourt (1415) segnò una delle più gravi sconfitte francesi: gli inglesi occuparono tutto il nord-ovest e nel 1420 entrarono persino a Parigi; due anni dopo Enrico VI d'Inghilterra si nominò re di Francia.Mentre gli inglesi assediavano Orléans, nel 1429 iniziò la riscossa francese guidata da Giovanna d'Arco, che aveva ricevuto dal delfino Carlo VII, nel frattempo rifugiatosi a sud della Loira, il comando di un esercito. Giovanna riuscì a rompere l'assedio di Orléans, invertendo definitivamente le sorti della guerra, e a entrare a Reims, dove Carlo fu incoronato re di Francia. Successivamente i francesi furono in grado di espellere gli inglesi da tutti i territori continentali, fatta eccezione per la cittadina di Calais che rimase inglese fino al 1559. Alla conclusione delle ostilità la Francia aveva sostanzialmente raggiunto l'assetto geopolitico moderno.Nel corso del secolo furono introdotte nuove armi e nuove tattiche che segnarono la fine degli eserciti organizzati su base feudale e incentrati sulla forza d'urto della cavalleria pesante. Sui campi di battaglia dell'Europa occidentale rividero la luce gli eserciti professionali, scomparsi dai tempi dell'Impero romano. Si trattò inoltre del primo conflitto sul continente nel quale si impiegarono armi da fuoco in campo aperto (in particolare le bombarde, utilizzate per la prima volta dagli inglesi nel corso della battaglia di Crécy). Nonostante la notevole durata del conflitto esso fu caratterizzato da un numero relativamente contenuto di battaglie; ciononostante il territorio francese subì ingenti devastazioni da numerose incursioni di armati (dette chevauchées, celebre quella del Principe Nero del 1355), spesso accadute in periodi di apparente tregua, che contribuirono all'impoverimento della popolazione e alla diffusione della peste nera.La straordinaria importanza della guerra dei cent'anni, nella storia dell'Europa nel suo complesso, è evidenziata dal fatto che la sua fine nel 1453 è una delle date convenzionalmente poste dalla storiografia moderna a conclusione del Medioevo europeo, vista anche la concomitante caduta di Costantinopoli (altre date sono tradizionalmente il 1492, scoperta dell'America, e il 1517, affissione delle tesi di Martin Lutero).
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