DiscoverAttualità - BastaBugie.it
Attualità - BastaBugie.it
Claim Ownership

Attualità - BastaBugie.it

Author: BastaBugie

Subscribed: 5Played: 14
Share

Description

Commenti controcorrente delle notizie della settimana
83 Episodes
Reverse
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3103RICORDO DI MARIO PALMARO A DIECI ANNI DALLA MORTE di Don Stefano BimbiChi trova un amico, trova un tesoro. Così la Sacra Scrittura sottolinea la difficoltà di trovare amici veri. Voglio allora raccontare perché sono sicuro di aver trovato un tesoro in Mario Palmaro. È forse l'unica persona che ho frequentato per diversi anni di cui ricordo perfettamente luogo e motivo di tutti gli incontri avuti con lui, sia personali che telefonici.Ho conosciuto Mario attraverso i suoi libri e gli articoli sul Timone. Mi entusiasmavano nel profondo per la chiarezza con cui la verità sulle cose veniva svelata. L'ironia, dote tipicamente cristiana, aggiungeva sapore ai suoi scritti che risultavano allo stesso tempo profondi, ma scorrevolissimi.Quando lo incontrai per la prima volta ero sacerdote da un anno. Era il 2005 ed ero andato a sentire una sua conferenza nel santuario di Pancole, poco distante da Staggia Senese dove si trova la mia parrocchia. Era accompagnato dalla moglie Annamaria e mi intrattenni a parlare un po' con loro. Non posso certo dimenticare che mi trattò così tanto amichevolmente che mi sembrava di conoscerlo da sempre, anche se in realtà lui era quello famoso e io un pretino giovane, di due anni meno di lui. Con me c'era quel giorno Vanessa, una ragazza della mia parrocchia, con la quale avevamo da poco costituito il Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese che, partendo da pochi giovani desiderosi di sapere come stanno le cose, sarebbe diventato nel tempo un vero polo di attrazione per la cultura cattolica in Toscana e non solo. Vanessa fu molto impressionata da quella conferenza e mi disse quanto fosse piacevole per lei ascoltarlo. Quando lo dissi a Mario lui rispose che la moglie si era innamorata di lui proprio sentendolo parlare. E soggiunse, con il suo usuale modo ironico ma vero: "Anch'io la notai... era l'unica ragazza giovane in tutta la sala e mentre parlavo annuiva sempre".Un particolare può servire per capire quanto Mario fosse apprezzato dai ragazzi che con me stavano formando il centro culturale di Staggia. Quando dovevamo dare il nome al centro eravamo incerti se scegliere "Amici del Timone" oppure "Amici di Mario Palmaro". Nel "ballottaggio" vinse il primo solo per il motivo che volevamo diffondere il più possibile quella rivista, della cui redazione comunque Mario faceva parte.LA PRIMA CONFERENZA A STAGGIADopo quel nostro primo incontro lo invitai a fare una conferenza nel nostro centro culturale e la data scelta fu il 4 maggio 2006 per un incontro dal titolo "Famiglia: diffidate delle imitazioni". Con linguaggio semplice dimostrò che la famiglia è la cellula fondamentale della società e soprattutto che la famiglia pre-esiste allo Stato. Proprio per questo non si può che essere contrari al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto (e di quelle omosessuali). Di quel giorno vorrei però soffermarmi su due particolari che potrebbero apparire secondari e che invece mostrano chi era davvero Mario.Il primo è che quando arrivò alla parrocchia di Staggia, sede del centro culturale dove la sera avrebbe tenuto la conferenza, si soffermò a guardare i manifesti in fondo alla chiesa. Notò quello del catechismo per gli adulti. Il manifesto iniziava con il porre delle domande provocatorie per stimolare la partecipazione a questo incontro settimanale che tutt'oggi viene fatto ogni martedì. Le domande erano: "Vuoi approfondire la tua fede in maniera adulta? Il catechismo che hai imparato da piccolo ti ha lasciato qualche dubbio?". Al che, in maniera ironica, Mario commentò: "Che grande don Stefano, nel manifesto parla di qualche dubbio, quando è evidente che la domanda dovrebbe essere: visto che in tema di fede siete ignoranti come capre, non sarebbe il caso di venire ad imparare almeno le basi della fede cristiana?". Capii comunque che apprezzava la voluta delicatezza con cui si invitava ad approfondire le ragioni della propria fede. Credo tra l'altro che sia stato l'unico a vedere in me tale delicatezza... dote che purtroppo non mi è molto naturale.Il secondo particolare degno di nota è che quel giorno Mario dormì nella mia camera ed io andai quella notte a casa dei miei genitori. Niente di strano visto che questo si è ripetuto poi per tutti i relatori che sono passati dal centro culturale nelle oltre sessanta conferenze organizzate. Niente di strano se non fosse per due piccoli dettagli: quella fu la prima volta che un relatore dormiva nell'appartamento della casa canonica che era stato da poco ristrutturato. Il secondo dettaglio è che, appunto perché finito da poco, non era ancora ammobiliato e per letto si intendeva appena una rete con sopra il materasso. Prima ancora di me, Mario ha dormito in quella che sarebbe diventata la mia camera. Proprio in quella occasione gli raccontai le discussioni che avevo affrontato per la prima volta nella mia vita con muratori, elettricisti, falegnami e idraulici. Mi raccontò che anche lui aveva avuto esperienze simili e con loro doveva alzare spesso il tono della voce per far capire come fare i lavori e mi confidava che era a disagio perché non era nel suo carattere di usare toni duri con le persone, ma in questo caso non aveva scelta. Questa e altre indicazioni mi furono utili per quello che stavo affrontando per la prima volta rivelandosi quindi un buon consigliere non solo per questioni alte ma anche più spicciole.COME LO ZAMPONE A NATALEDa allora Mario è tornato a Staggia ogni anno. Lo feci sorridere quando gli dissi che "una conferenza di Palmaro all'anno, ti toglie ogni malanno". E lui prontamente rispose: "Insomma, sono tradizionale come lo zampone a Natale".Molti sono stati i temi trattati nelle varie conferenze da noi e così abbiamo potuto constatare la sua competenza in varie materie con particolare predilezione per la bioetica: eutanasia, aborto, RU486, testamento biologico, Scienza e Vita, Papa e Chiesa, matrimonio, omosessualità.Per capire quanto sia stato importante Mario per me e per il centro culturale basti pensare che nel primo libretto dal titolo "L'avventura" che raccoglieva i resoconti delle prime sedici conferenze, la copertina aveva la foto fatta alla prima conferenza di Mario a Staggia. Certamente avevamo ospitato altri personaggi famosi e importanti. Basti pensare a nomi quali Cammilleri, Pellicciari, Barra, De Mattei e altri. Ma la foto con Mario attorniato dai ragazzi che con tanto entusiasmo, un'avventura appunto, avevano fondato quel centro culturale, rimase storica e rimarrà nella memoria di ciascuno di noi, oltre che ovviamente nel sito degli Amici del Timone di Staggia.Come dicevo all'inizio, mi ricordo di ogni volta che ho incontrato Mario anche al di fuori del centro culturale. Ad esempio era presente quando andai all'incontro (a cui mi aveva invitato l'amico e direttore del Timone, Gianpaolo Barra) che avrebbe dato inizio ad un sito che all'epoca sembrava un sogno. Un sito che avrebbe segnato la storia dell'apologetica cattolica in internet. Una specie di prolungamento del Timone che avrebbe dovuto diventare punto di riferimento quotidiano per sapere le notizie attraverso gli articoli di giornalisti cattolici di provata fede. Era il sogno di dare il via a La Bussola Quotidiana. In quell'incontro tenuto nella sede del Timone a Milano c'erano i principali giornalisti che avrebbero collaborato e una quindicina di soci fondatori che avrebbero aiutato con contributi economici, secondo le proprie possibilità. Ovviamente Mario apparteneva al primo gruppo. Purtroppo dopo un po' di tempo la Bussola fallì finanziariamente. Dopo qualche mese il sito tornò ad essere operativo grazie al neo direttore Riccardo Cascioli che fondò La Nuova Bussola Quotidiana. Il consiglio che Mario mi dette in confidenza fu di sostenere questo progetto "perché di Riccardo ci si può fidare" ed ebbi così conferma di ciò che già pensavo. Fu così che misi tutte le mie forze per dare un, pur piccolo, contributo non solo economico, ma anche di sostegno morale perché la Bussola potesse riprendere la sua corsa... cosa di cui non mi sono mai pentito. Questo consiglio mi ritornò in mente quando insieme al direttore del Timone abbiamo deciso di assegnare alla Bussola, nella persona di Riccardo Cascioli, il premio Viva Maria in occasione del 6° Giorno del Timone della Toscana.CONSONANZA DI OBIETTIVIMario mi ha dato altri consigli decisivi e di questo gliene sono grato. Una volta lo chiamai al telefono per chiedergli come potevo aiutare nella gestione della sezione di Scienza & Vita e del Centro di Aiuto alla Vita di Siena. Mi ricordo che in quella occasione siamo stati più di un'ora al telefono. Negli anni a seguire i contenuti di quella telefonata mi hanno guidato saggiamente nelle scelte che ho dovuto affrontare. La lunghezza della telefonata con cui Mario mi dette i consigli suddetti, mi riempì di gioia per il tempo che mi dedicò, visti i suoi numerosi impegni, ma ho scoperto dopo la sua morte che lui era disponibile con tutti. Ho avuto infatti da alcuni studenti dell'Università Europea di Roma la conferma che anche con ragazzi mai visti aveva molta attenzione e dedicava molto tempo fuori dalle lezioni per rispondere a domande, chiarire concetti, integrare le lezioni. Insomma da tutti è sempre stato considerato molto disponibile mettendo inoltre in pratica le più dimenticate opere di misericordia spirituale: istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, ammonire i peccatori e sopportare pazientemente le persone moleste.Come posso poi dimenticare la consonanza di obiettivi che ho sempre avuto con lui?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7696ANGLICANI ALLO SBANDO: LA CATTEDRALE DI CANTERBURY SI TRASFORMA IN DISCOTECA di Manuela AntonacciCanterbury, una delle cattedrali più antiche e più importanti del Regno Unito, si è trasformata in una "silent disco", una discoteca "silenziosa" a tema anni '90, una mossa che si è rivelata vincente tra gli habitué dei locali notturni, ma che ovviamente ha suscitato un contraccolpo in alcuni cristiani, che rifiutano l'idea che una discoteca possa trovare la sua sede naturale in una cattedrale. Illuminata da luci colorate e con gente che balla esibendo bastoncini luminosi e indossando cuffie con la musica più in voga negli anni '90 sparata direttamente nelle orecchie, così appariva giovedì scorso la cattedrale di Canterbury che ha registrato il sold out dei 3000 biglietti dell'evento, in poche ore.Parliamo del luogo che dal 597 d.C., anno in cui è stata fondata, è diventata la sede dell' arcivescovo di Canterbury, capo spirituale di tutto l'anglicanesimo mondiale. E, oltre il danno, anche la beffa: dopo l'entusiasmo scoppiato sui social, venerdì è prevista un'altra serata disco. Ma la cosa più incredibile è che tutto questo è stato difeso proprio dall'attuale decano di Canterbury, il reverendo David Monteith, il quale si è affrettato a sottolineare che non si è trattato di un "rave in the nave", un rave nella navata, ma di un evento «appropriato e rispettoso della cattedrale».Affermazione che non ha esattamente convinto diversi cristiani, tra cui coloro che hanno organizzato un sit-in davanti alla cattedrale di Canterbury stessa, in occasione dell'evento di giovedì scorso, chiedendo la chiusura della discoteca, come hanno riferito i media locali. Tutto questo dopo aver diffuso una petizione che ha visto la raccolta di 1.700 firme nel solo pomeriggio di venerdì. Nella petizione si invita l'arcivescovo Justin Welby a «non profanare questo luogo santo» trasformandolo in una discoteca, perché ciò dimostrerebbe che «i cristiani non prendono sul serio la loro fede o i loro luoghi sacri».La replica del reverendo Monteith, tuttavia, desta qualche perplessità: «Le cattedrali hanno sempre fatto parte della vita comunitaria in senso lato, in quanto il loro obiettivo principale è quello di essere centri di culto e di missione. Sia che le persone scelgano di venire alla Cattedrale di Canterbury come fedeli, sia come turisti o semplici partecipanti ai nostri eventi, è sempre bello vederli riscoprire questo luogo incredibile, alle loro condizioni», ha aggiunto.
VIDEO: Ti ha fregato la Ferragni ➜ https://www.youtube.com/watch?v=HDBYmBpHvu0TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7667CHIARA FERRAGNI TORNA SUI SOCIAL (PER NASCONDERE LE CRITICHE) di Giuliano Guzzo«Mi siete mancati». Ha scelto queste parole affettuose, Chiara Ferragni, per annunciare il suo ritorno sui social, affidato ad un post condiviso come "story". Un ritorno da più parti atteso, che arriva dopo 20 giorni dall'ormai arcinoto caso Balocco. In realtà, i più attenti seguaci della reginetta degli influencer avevano già notato un segnale della sua attività sui social, registrando «un like» sul profilo di suo padre in occasione del compleanno della sorella Valentina, lo scorso 29 dicembre; ma quello era, appunto, solo un segnale. Il segnale che la Chiara nazionale, pur trincerata nel suo afflitto silenzio, era ancora viva e vegeta.Ben diverso il messaggio condiviso nelle scorse ore, del quale riportiamo di seguito ampi passaggi: «Una cosa mi sento di dirla. Vorrei ringraziare tutte quelle persone che in questi giorni mi sono state vicine e hanno avuto una buona parola per confortarmi [...] Ringraziare tutte quelle persone che hanno mandato un messaggio o un direct, che hanno chiesto come stessi, che mi hanno spronata a tornare sui social. Grazie a chi c'è, a chi ascolta, a chi non vuole affossare ma aiutare [...] A coloro che hanno espresso la loro opinione, anche negativa, in tono pacato e costruttivo, perché nella vita c'è sempre tempo per confrontarsi, riflettere e ripartire». Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? Non esattamente.Infatti, come ha notato il Riformista, tale ritorno sui social pare sia stato studiato a tavolino: «Questa volta la Ferragni, per evitare insulti visibili sotto ai post, decide di condividere due storie su Instagram così da nascondere eventuali offese». Un rientro col trucco, insomma. Che però non è bastato a nascondere un fatto che, almeno numericamente, ha il suo perché: la perdita di oltre 150.000 follower. Per l'esattezza, dal 15 dicembre al 27 dicembre l'account della Ferragni ha perso 157.000 follower - che poi sarebbero aumentati ancora -, quasi un terzo dei quali (50.000) evaporati in un solo giorno: il 19 dicembre, che immaginiamo sarà ribattezzato nelle antologie come il martedì nero di CityLifeChe il periodo per la moglie di Fedez non sia roseo è testimoniato anche da altri episodi, decisamente poco virtuali, come il fatto che sia recentemente stato vandalizzato il suo negozio, che si trova in via del Babuino, nel cuore della città. Tutto ciò, va da sé, non impensierirà certamente la Chiara nazionale (il cui impero è stimato decine e decine di milioni di euro) ma tra il caso Balocco, i comunque non pochi seguaci persi - senza dimenticare i contratti saltati, come quello sfumato per «violazione degli accordi» con Safilo, brand degli occhiali -, il colpo è stato certamente accusato. Dopodiché, Ferragni ha ragione da vendere quando dice che «nella vita c'è sempre tempo per confrontarsi, riflettere e ripartire».Il punto però è proprio questo: in che modo ripartirà Chiara Ferragni? Rivedrà il suo modo di comunicare e in fondo di lavorare, come imprenditrice, all'insegna magari della sobrietà? Oppure continuerà come se nulla fosse, sperando che la gente possa dimenticare in fretta l'«errore di comunicazione», come lo ha chiamato lei? Nessuno può dirlo, staremo a vedere. Quel che è certo è che adesso nulla sarà più come prima: e non per la dominatrice degli influencer, ma per tutto il mondo dei social. Che è stato in queste settimane testimone di quanto sia volatile il successo costruito sui «like». Oggi le stelle, domani le stalle: come scivolare su una fetta di pandoro. È davvero un attimo.Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Ferragni, talento senza frutti e senza lavoro" spiega perché Chiara Ferragni in realtà non abbia un talento da offrire al prossimo. È solo un'egoistica propensione a vendere sé stessa attraverso la sua immagine, ma adesso che la sua immagine è frantumata...Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 gennaio 2024:Chiara Ferragni non ha un lavoro. Adesso che è indagata per truffa a seguito del Pandoro gate e con tutti i brand che la stanno scaricando come testimonial per i loro prodotti, la brillante imprenditrice di sé stessa deve capire cosa fare per uscire da una crisi imprenditoriale che la sta letteralmente massacrando.Intendiamoci. Qui non si discute della patetica apprensione di come farà a vivere la “poverina”. Con 75 milioni di euro di patrimonio investiti ovunque, se oggi stesso decidesse di spegnere per sempre il suo telefonino e ritirarsi a vita privata alle Antille, avrebbe di che campare per il resto della vita con figli e nipoti.Il punto è che cosa farà se decidesse non di sparire, ma di rimanere sulla giostra e continuare a presentarsi come l’influencer per antonomasia, la più cliccata d’Italia, la copertina di Vogue e una delle donne più potenti del pianeta secondo le riviste di finanza, che fattura come un re mida e impone la sua immagine a Sanremo.È un dilemma, che ci apre le porte di una riflessione sui talenti capaci di dare frutto e sui talenti sotterrati, che il Vangelo condanna ad essere infruttiferi perché non usati per il bene.Chiara Ferragni il suo talento non lo ha speso per il bene e non solo per la falsa filantropia che emerge dalle ultime notizie. Era brava a fare una sola cosa: vendere la sua immagine, ma lo faceva con l’autoreferenzialità egotistica di chi arricchisce sé stesso senza dare nulla agli altri. Gli artisti si fanno pagare profumatamente le emozioni che trasmettono, le quali diventano così parte anche di altri. Ma un’influencer non trasmette emozioni, solo messaggi pubblicitari subliminali, sensazioni troppo deboli per essere avvertite per quello che sono, ma capaci di influenzare l’inconscio. Un cantante, un attore, un artista, una comica, un musicista, una ballerina, un performer, un illusionista… chiunque nel mondo dello star system faccia fortuna diventando ricco e famoso, può vantare dalla sua di avere un minimo di talento di partenza col quale non solo giustificare la sua fortuna, ma anche col quale affrontare la crisi che prima o poi arriva. Ascesa e caduta e poi risalita del cantante: una canzone dopo un periodo nero, un film per un attore, un libro fortunato e intenso per uno scrittore, un podio per un atleta dopo la frattura del crociato anteriore.Ma Chiara Ferragni non aveva e non ha un talento da offrire al prossimo: ha solo un'egoistica propensione a saper vendere sé stessa attraverso la sua immagine, ma adesso che la sua immagine si è frantumata come quella di Narciso che si specchiava nel lago, non può trasmettere nulla, perché è un’immagine deturpata che nessuno riconosce più. E quindi non vende. È un’immagine deforme che non solo non è capace di far vendere, ma che mostra la falsità e l’inganno nel quale era stata costruita la favoletta della famigliola social tutta lustrini, ricchezza e gridolini conformisti a uso consumo.Il problema non è quello di perdere follower. Ad oggi la sua pagina Instagram ha 29 milioni di “adepti”, appena uno in meno di quanti ne avesse un mese fa prima dello “scandalo” del pandoro sul quale la Procura indaga per truffa.E se si considera che non fa un post da almeno un mese, dopo quello strappalacrime in mise grigia castigata, che ha fatto il giro del mondo con un miliardo di visualizzazioni, non sembra che ne abbia risentito più di tanto. Ma sono follower parcheggiati, inattivi e indignati, pronti a cambiare canale col telecomando come nell’ultimo frame del Truman Show quando scoprono che l’incantesimo è finito. Un’indignazione che su TikTok mostrifica la Ferragni con meme strabilianti e assurdi.Chi comprava la bottiglia di acqua da 8 euro oggi non la compra più per lo stesso motivo per cui la comprava prima: la Ferragni è stata mostrificata da quegli stessi social che prima la acclamavano e che le hanno dato ricchezza. Non c’è solo un inquietante contrappasso dantesco, ma un meccanismo di fagocitazione capace di elevare agli altari e poi uccidere, che dobbiamo imparare a conoscere bene, dato che la socialcrazia è destinata ad essere sempre più dominante non solo nella politica, ma anche nel commercio.Per tornare a convincere i suoi utenti consumatori, la Ferragni deve quindi ricominciare a presentarsi in video con i filtri giusti per ritoccare le imperfezioni del suo viso e nascondere le lacrime versate. Ma per farlo le cose devono iniziare a girare per il meglio, ad esempio deve cadere come minimo l’accusa di truffa. In ogni caso deve mostrare di sé solo la sua parte felice, non quella cup
VIDEO: Il sacrificio degli innocenti ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Ft1OsSEppSs&list=PLolpIV2TSebVtj34zS7A0AabuQ9cf1UxpTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7656LA MASCHERINA PRESENTA IL CONTO AI BAMBINI di Paolo GulisanoInfezioni pediatriche in aumento: è l'allarme che viene dall'Ospedale Santobono di Napoli dove i medici registrano da tempo una crescita di infezioni batteriche del cavo orale, delle vie aeree, con forme gravi di mastoiditi e meningiti. Tra i batteri responsabili streptococco e pneumococco. I numeri parlano di una anomalia epidemiologica rispetto alla norma."Continuiamo a vedere infezioni che un tempo si contavano sulle dita di una mano" dichiara Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso del Polo pediatrico dell'Arenella. Sulle cause circolano varie ipotesi tra cui, quella più accreditata, che si possa trattare di una conseguenza dell'uso generalizzato delle mascherine imposto a suo tempo dai Governi Conte e Draghi. Un obbligo durato due anni e del quale si possono ora riscontrare le conseguenze. Quando medici e scienziati coscienziosi avevano messo in guardia contro l'uso prolungato delle mascherine nei bambini, erano stati sommersi da insulti e accuse di irresponsabilità, più il consueto marchio di infamia di "complottista" messo su chiunque eccepisse sulle misure sanitarie. Eppure la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità a inizio epidemia, quando esistevano ancora dei margini di libertà di espressione nel pubblico dibattito scientifico, aveva rilasciato una comunicazione molto significativa.Si trattava del documento Advice on the use of masks in the context of COVID-19: Interim guidance, 5 June 2020, in cui l'OMS affermava che era bene "prendere in considerazione alcuni dei potenziali rischi derivanti da un utilizzo prolungato della mascherina". Questi rischi venivano identificati come: possibile sviluppo di lesioni cutanee facciali, come la dermatite o il peggioramento dell'acne; la potenziale auto-contaminazione, causata principalmente dai germi - virus e batteri- trattenuti all'interno della mascherina stessa. Un altro rischio riportato era l'uso inappropriato, ovvero la possibile contaminazione che aumenta se le mascherine vengono tenute a lungo e frequentemente toccate, cosa che era la norma soprattutto nel caso di bambini.A fronte delle evidenze epidemiologiche e cliniche che dimostravano una mortalità dello 0,00023 % nei soggetti sotto i 20 anni, per i quali il Covid era una malattia pressoché asintomatica o paucisintomatica, sovrapponibile ad una influenza, i bambini e gli adolescenti vennero costretti a portare il presidio di protezione continuativamente per ore. Gli effetti di questo uso prolungato, ovvero abuso, della mascherina, sono ora visibili. Non è escluso che una responsabilità possano averla avuta anche quei milioni di mascherine irregolari e pericolose per la salute acquistati dalla Cina nel corso della prima ondata della pandemia, un "affare" da 1,25 miliardi di euro che costò il posto all'ex commissario straordinario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri, una vicenda sulla quale è calato il silenzio.Oggi, davanti all'aumento di infezioni batteriche nei bambini, sono finalmente professori e primari di pronto soccorso ad ammettere che l'uso generalizzato, prolungato e indiscriminato delle mascherine ha provocato il diffondersi di queste patologie. In forma epidemica.In realtà, sarebbe dovuto bastare il buon senso per capire che mettersi una pezza per coprire le vie respiratorie avrebbe potuto portare a respirare (spingendoli sempre più in profondità) tutti i batteri, virus e funghi che si trovano nell'ambiente, molti dei quali sono normalmente eliminati da un sistema immunitario normalmente funzionante, e che finivano per trovare nella mascherina con la sua umidità determinata dall'espirazione un terreno ideale di sviluppo. Tuttavia la mascherina era diventata molto di più che un dispositivo individuale di protezione da indossare nei contatti stretti a rischio, da sempre utilizzato ad hoc, come dai chirurghi durante un intervento per evitare di contaminare il campo operatorio, o da persone in trattamento immunosoppressivo.Divenne un oggetto simbolo del fatto che si viveva in stato di emergenza. Indossarla significava fare il proprio dovere di buon soldato, a cui non si doveva sottrarre nessuno, dai bambini agli anziani. Ai bambini venne inoltre imposto con la pseudomotivazione moralistica che dovevano evitare di contagiare i nonni. Nessuna deroga venne concessa, nemmeno ai bambini asmatici che soffocavano dietro il bavaglio. Una intransigenza mai vista in ambito scolastico, un rigore degno di miglior causa. E così oggi ci troviamo con più bambini malati, e più esposti a queste forme batteriche in espansione.Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Covid, ancora infodemia e pronto soccorso pieni" parla dei titoli dei giornali sul Covid, dove si trova ancora enfasi sui contagi, ancora ci si chiede se possiamo abbracciarci a Natale. E la notizia grave è che i pronto soccorso sono già saturi. Perché il 2020 non ci ha insegnato nulla?Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 20 dicembre 2023:Titolo del Corriere della Sera: Covid, come comportarsi a Natale: evitare gli abbracci? Stiamo parlando di un numero storico del Natale 2020? No, questo titolo era in primo piano nell'edizione online del 17 dicembre scorso (2023). In effetti cambia qualcosa: se si legge tutto l'articolo, organizzato in domande e risposte, come le Faq governative dei tempi pandemici, troviamo suggerimenti molto più rassicuranti. Sappiamo, ad esempio, da Francesco Vaia (direttore dell'ufficio Prevenzione del Ministero della Salute) che possiamo abbracciarci a Natale. Apprendiamo inoltre che il vaccino è consigliabile ai fragili e agli ultra-sessantenni e che è una scelta personale, comunque. E la mascherina non è più obbligatoria.Un altro titolo che induce a fare un tuffo nel passato di tre anni fa è Covid e influenza, pronto soccorso lombardi da bollino nero. Lo citiamo sempre dal Corriere, che è il quotidiano più venduto, ma la notizia è ripresa da tutti i quotidiani, anche locali.Insomma, le notizie sono diverse, l'umore del pubblico è cambiato drasticamente, gli articoli sono differenti e così anche i consigli degli esperti citati, ma i titoli narrano sempre la stessa paura. E anche l'importanza che viene data a Covid e all'influenza è sproporzionata rispetto all'entità del rischio. Un titolo è importante. Un posizionamento in pagina è importantissimo. È ciò che fa la narrazione. È una precisa scelta editoriale per dire ciò che è importante rispetto a ciò che non lo è.Giunti al 2023, con un Covid sempre meno letale e preoccupante, non è normale continuare a chiederci cosa possiamo o non possiamo fare a Natale. Non è normale chiederci se possiamo tornare ad abbracciarci. Certo che lo possiamo fare: già dalla fine del 2021, almeno, con la diffusione di varianti molto meno letali del coronavirus. Non è normale continuare a leggere notizie sui contagi e sul loro aumento.Questo allarmismo, indotto, è la prima dimostrazione che non abbiamo imparato la lezione del 2020. L'errore che è stato commesso è l'opposto rispetto a quello che si commise per l'influenza spagnola del 1918-20. In quel caso, di un secolo fa, durante la fase finale della Grande Guerra, la stampa provò a cancellare il problema, non parlandone, per evitare di demoralizzare la popolazione e le truppe al fronte. In questo caso, invece, la stampa ha suonato l'allarme ai quattro venti per indurre il governo a "fare qualcosa". Così è stato in Italia, con il governo Conte, poi in tutto il resto d'Europa, salvo la Svezia. Che infatti è stata continuamente accusata di irresponsabilità.Il governo Conte, spinto dai media, ha "fatto qualcosa", l'unica cosa semplice, suggerita dalla Cina, che poteva fare a costo pressoché nullo per le istituzioni: obbligare i cittadini a stare a casa, a prescindere dal loro stato di salute e dal costo (umano, professionale, economico) che hanno dovuto affrontare. Non appena è stato brevettato un vaccino, gli Stati hanno fatto quel che sanno fare meglio: una campagna di vaccinazione di massa, senza badare ai casi singoli, non parlando di eventuali effetti avversi e ricorrendo all'obbligo contro minoranze recalcitranti.Almeno questa lezione è stata appresa. Oggi i media possono suonare ancora l'allarme, ma il governo Meloni è meno recettivo. Sta affrontando il problema con più sangue freddo e meno decisioni irrazionali. Non si vedono all'orizzonte nuovi provvedimenti anti-pandemici straordinari, come divieti di assembramento, obbligo di mascherina, o limiti agli spostamenti dei cittadini, né la quinta dose del vaccino viene imposta ad alcuna categoria.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7643UN PRESEPE VANDALIZZATO AL GIORNO... VI PARE NORMALE? di Paola Belletti«Ci risiamo anche quest'anno, dopo sacrifici e voglia di fare, hanno danneggiato e rubato alcune statuine del nostro presepe. È una vergogna! Sta passando la voglia di fare le cose. Ovviamente procederemo con regolare denuncia». È quello che si legge in un post dell'Associazione Olona Viva, realtà del Comune di San Vittore Olona, parte della città metropolitana di Milano. Un presepe di un paese della provincia lombarda non è una notizia per la quale si rincorrano i lanci di agenzia, certo, ma se consideriamo questo episodio come la voce di un lungo elenco allora sì, si dovrebbe eccome darvi risalto ben al di là della stampa locale. Solo negli ultimi giorni casi simili si sono verificati a Saronno, Cornate d'Adda, Misinto - comune brianzolo.Su Monza Today viene riferito che «il presepe allestito in piazza è stato preso di mira dai vandali. Uno dei pastorelli (a grandezza naturale) è stato decapitato e la testa del manichino è stata messa nel pozzo». Siamo a Cornate d'Adda, il 15 dicembre, e ad accorgersene è stata una cittadina. Lo ha denunciato amareggiata sui social insieme alla rassicurazione della riparazione messa a punto dal marito. Episodio simile anche a Misinto dove i vandali se la sono presa con le figure della Natività, alla statua della Madonna hanno divelto le braccia. Tra sabato e domenica trattamento simile riservato al presepe di Ubaldo. Atti vandalici alle rappresentazioni della Natività anche a Magenta e a Bareggio dove, dal presepe allestito in piazza, una statua è stata distrutta e una sottratta.UN PRESEPE VANDALIZZATO AL GIORNOL'operosa e per tradizione cattolica Brianza non è il solo territorio del nostro paese ad essere interessato da simili fatti che liquidare come semplici bravate aggiungerebbe danno al danno. E il 2023 non è nemmeno il primo anno che riempie le cronache locali di vicende del genere, purtroppo non esclusive del periodo natalizio. In Versilia, per esempio, era ancora novembre quando le statue della Natività del presepe locale sono state colpite e danneggiate (e rapidamente riparate dai responsabili dell'associazione, con un carico di amarezza che si sarebbero volentieri evitati); a maggio è invece successo a Cuggiono, in provincia di Milano, nei locali dell'associazione che raccoglie diversi esemplari realizzati negli anni dai suoi soci, quando ignoti sono entrati di notte nell'edificio e li hanno distrutti. Una prova di ardimento davvero notevole.Prendendo in esame le cronache locali nel periodo dal 19 dicembre 2022 a fine gennaio del 2023 e mettendo in fila gli episodi denunciati scopriamo che i presepi colpiti, vandalizzati o distrutti sono ben 40, praticamente uno al giorno. Firenze, Pisa, Busto Arsizio, Foggia, Trapani e Verona dove il presepe colpito era allestito nel reparto di radiologia dell'ospedale Borgo Roma, meritandosi in quel caso lo sdegno dallo stesso presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. In piazza Duomo a Firenze, sempre nello stesso periodo, era stata trafugata la statua di Gesù Bambino, ma in quel caso i ladri si sono pentiti e l'hanno riportata al suo posto. Lo stesso è avvenuto anche in altre località, dimostrando in positivo che ciò che viene colpito e si vuole oltraggiare è proprio il significato che questo prezioso simbolo del Natale cattolico porta.VERA E PROPRIA CRISTIANOFOBIADi questo, dunque, si tratta: ostilità dichiarata verso il cristianesimo, o come si dice ai nostri tempi, "cristianofobia". Forse c'è davvero una componente di paura verso Cristo e il Vangelo in questi gesti così odiosi e tristi. Dio si è fatto bambino e si propone nel modo più disarmato possibile eppure non può far altro che mettere l'uomo di fronte a sé stesso e al bisogno insopprimibile e sempre più censurato di essere guarito, salvato, alleggerito del male che egli stesso compie.Ciò che stupisce e indigna è il colpevole silenzio intorno a questi fatti e al loro palese significato. Lasciarli alla ridotta gittata delle cronache locali, e continuare a declassarli come ragazzate più o meno innocenti, accusa le stesse istituzioni che in altri casi suonerebbero l'allarme e sfoggerebbero il corredo buono dell'indignazione civica: immaginiamo cosa succederebbe se fosse colpita una sede sindacale al giorno o un monumento alla Resistenza o - peggio - qualche installazione recente contro la violenza sulle donne.Non si tratta di prendersela col Natale della bontà generalizzata, ma direttamente con il segno più importante dell'Incarnazione e quindi il cuore del messaggio cristiano. Quando i casi di vandalismo contro le renne di Babbo Natale o le fontane di luci nelle vie del centro diventeranno frequenti potremo rivedere la nostra posizione. Intanto pare che accanirsi contro Maria, Giuseppe, Gesù Bambino o un pastorello addormentato continui ad attirare di più gli autori di oltraggi e riesca a passare pressoché inosservato.
INFERMIERA NON VACCINATA SOSPESA: SARA' RISARCITA DEL DANNOUn giudice ha condannato l'Asl a un risarcimento di 200 euro per ogni giorno senza lavoro a un'infermiera di Poggibonsi (provincia di Siena) che riceverà anche un risarcimento di 70mila euro (a Viterbo risarciti anche tre insegnanti)di Andrea ZambranoUn'altra clamorosa sentenza, anche se di primo grado, ristabilisce la giustizia per almeno uno dei tanti sanitari sospesi e rimasti senza stipendio durante la campagna vaccinale. Arriva da Firenze dove il 20 novembre il giudice della seconda sezione civile Susanna Zanda ha dato ragione ad un'infermiera di Poggibonsi che non solo si è vista riconoscere tutti gli arretrati di stipendio che l'Asl presso la quale lavora da 40 anni le aveva tolto in quanto non vaccinata, ma riceverà anche un risarcimento significativo di almeno 70mila euro per il danno biologico, psichico e morale subito con quel provvedimento.L'ordinanza si basa sul principio della discriminazione subìto dalla donna ed è stato argomentato dai suoi legali, l'avvocato Tiziana Vigni e Gianmaria Olav Taraldsen dello studio di Mauro Sandri.La dipendente era stata sospesa dal 2 settembre 2021 fino al 31 dicembre di quello stesso anno e poi dal 15 giugno 2022 fino a 31 dicembre da una Asl toscana. Più di un anno senza stipendio per lei, che lavorava in ospedale dal 1985, improvvisamente privata dell'unica fonte di reddito che le consentiva di vivere.Il giudice, nel dispositivo riconosce che la legge dello Stato con la quale l'Asl ha fatto scattare il provvedimento di sospensione era discriminatoria e fonte di danno risarcibile. È questo il giudizio che la toga fiorentina ha emesso sui DL dei governi Conte II e poi Draghi, che hanno lasciato a piedi migliaia di sanitari, medici, infermieri e operatori perché non si erano piegati al ricatto vaccinale.I LAVORATORI DEL COMPARTO SANITÀAlla base della decisione, Zanda riconosce che quei decreti-legge, poi trasformati in legge dello Stato, hanno violato la Carta di Nizza sulla violazione della dignità umana (art 1) e l'articolo 19 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea che prevede persino la possibilità di un intervento nei confronti degli stati che attuino una discriminazione.«Occorre domandarsi - scrive il giudice - se la richiesta di vaccino anti covid per poter lavorare presso l'azienda, quale nuovo requisito introdotto dal DL 44/2021 fosse inquadrabile come misura di "protezione sociale e tutela della salute"».Per smontare il DL, Zanda ha rilevato che le uniche fonti da cui l'Asl, citata anch'essa in giudizio, ha giustificato il suo provvedimento, erano le attestazioni dell'Istituto Superiore di Sanità sull'efficacia dei vaccini anti covid. Ma «tali elementi - ha proseguito - sono autoreferenziali e non assurgono evidentemente a prove circa la sussistenza di valide ragioni del trattamento sperequato attuato dalla convenuta (l'infermiera ndr.) e non resistono all'efficacia probatoria dei corposi elementi forniti a supporto della condotta discriminatoria subita».Quali? È interessante notare che uno degli elementi su cui si basa il giudizio fossero i report dell'Inail sulle infezioni sul luogo di lavoro nel 2022. Proprio i lavoratori del comparto sanità, infatti, tutti vaccinati, hanno avuto la percentuale più alta di denunce per Covid 19 tra tutti i lavoratori, il 63,2% del totale.Ne consegue, secondo il ragionamento del giudice, che il fatto che una percentuale così elevata di sanitari contagiati, pur in presenza di vaccino, smentisse l'affermazione contenuta nel DL 44/2021 e le attestazioni ISS ossia che i vaccini servono per proteggere dal contagio Sars Cov 2.«Dunque - prosegue - i vaccini non solo non sono anti Sars Cov 2 e cioè non impediscono la catena del contagio, ma non impediscono nemmeno la malattia severa da Covid, le ospedalizzazioni e i ricoveri».IL VACCINO NON AVEVA LA CAPACITÀ IMMUNIZZANTEA questo si aggiunge anche una corposa letteratura scientifica citata in sentenza come gli studi sul Bmj del 2 agosto 2021, Lancet del 28 ottobre 2021 e Lancet Regional Healt del dicembre '21. Tutti studi che «dimostrano la crescente rilevanza della popolazione vaccinata come fonte di trasmissione».In conclusione: «Poiché il vaccino non aveva la capacità immunizzante attestata in modo non veridico nel decreto legge 22/2021 per giustificare le sospensioni dal lavoro di certe categorie di cittadini, non appare giustificato il trattamento sperequato che consente ai vaccinati di lavorare e che vieta invece di lavorare ai non vaccinati, che sono stati emarginati dalla società, privati della dignità del lavoro e della libertà dal bisogno»Una discriminazione attuata dalla legge prima che dall'Azienda che ha eseguito la legge discriminatoria «privandola di un diritto naturale per un lasso temporale eccezionalmente lungo e senza valide ragioni gettandola nell'emarginazione e nel bisogno».Così alla donna verrà riconosciuto come risarcimento del danno la somma di 200 euro a titolo di danno morale e psichico per ogni giorno di sospensione discriminatoria» oltre ai mancati stipendi con contributi e interessi.Sodisfatto l'avvocato Mauro Sandri, che ora dovrà attendere le mosse dell'Asl per un eventuale ricorso e che alla Bussola dice: «La rilevanza di quella sentenza sta nell'articolo 28 del decreto legislativo 150 che chiarisce la discriminazione, ma l'elemento forte è sicuramente il report Inail che smonta le finalità del decreto legge 44/2021 poi convertito nella legge 76/2021 per i sanitari e 72/2021 per gli insegnanti».Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Andrea Zambrano, nell'articolo seguente dal titolo "Giudice ordina al Miur: pagate gli arretrati ai prof non vaccinati" parla del giudice di Viterbo che ha condannato il Ministero dell'Istruzione a versare gli stipendi arretrati a tre docenti che furono sospesi dal lavoro perché senza vaccino. Riconosciuta la retroattività del reintegro. Colpa anche della legge scritta male. E ora la sentenza può fare scuola per tutte le altre cause in tribunale.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 1° dicembre 2023:Il ministero dell'Istruzione (Miur) dovrà riconoscere a tre insegnanti della provincia di Viterbo tutti gli stipendi arretrati, con relativi contributi previdenziali, che non sono stati corrisposti durante la campagna vaccinale. I tre docenti, infatti non si erano vaccinati e come tanti loro colleghi hanno pagato con l'ostracismo dalle aule la loro decisione di non farsi iniettare un farmaco sperimentale contro la loro volontà.La sentenza pronunciata dal giudice del Tribunale di Viterbo Mauro Ianigro il 17 maggio scorso, è destinata a fare scuola. In questi giorni, infatti, sono scaduti i sei mesi entro cui il Miur avrebbe potuto fare ricorso per opporsi alla sentenza. Ne risulta che il dispositivo è passato in giudicato e pertanto non potrà essere appellato.È una vittoria dello studio legale SanTaLex dell'avvocato Mauro Sandri, che porta a casa una sentenza molto tecnica, ma di importanza capitale e che dice sostanzialmente che quando uscì il decreto del governo Draghi 172/2021 che proibiva di lavorare ai docenti non vaccinati, la scuola era obbligata a trovare per loro un ricollocamento, il cosiddetto repêchage.Cosicché, quando a partire dal 1° aprile 2022, con il decreto 24/2022 è stata modificata la legge e i docenti sono stati reintegrati, il valore di quel reintegro andava letto in maniera retroattiva; pertanto, quegli stipendi di cui sono stati privati gli insegnanti dovranno essere ora interamente corrisposti.Una legge scritta male, quella del Governo di allora, che adesso comporterà un esborso non previsto per le casse dello Stato, ma più che giusto. È proprio il caso di dire che la gatta frettolosa ha partorito i gattini ciechi e il fatto che questa sentenza stabilisca il pagamento degli arretrati fa il paio con un'altra sentenza simile pronunciata a Treviso, nella quale però il giudice si è fermato appena prima: ha riconosciuto il valore retroattivo del pagamento degli stipendi, ma ha anche decretato che era venuto meno il motivo del contendere.In ogni caso, con questa sentenza in mano, tantissimi docenti rimasti senza lavoro per molti mesi durante il 2021 e il 2022 potranno così affilare le loro armi e imbastire cause simili con il Miur, sperando che il giudice confermi questo impianto, che intanto però ha valore di sentenza.L'avvocato Sandri ha così commentato sul suo canale Telegram: «Si tratta di una argomentazione in diritto che deriva dall'interpretazione letterale e sistematica della successione delle leggi che compulsivamente e con l'intento di scoraggiare dal fare ricorso, il folle legislatore ha varato negli anni passati. Il diavolo fa le pentole, e pensa di avere fatto bene anche i coperchi, ma noi glieli facciamo saltare. Tutti i dipendenti della Scuola sospesi hanno, pertanto, diritto di ottenere sia gli arretrati, sia gli emolumenti non percepiti, sia il trattamento pensionistico, integralmente».https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7641
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7636CONDANNATO A 4 ANNI PER AVER FERITO IL LADRO ALBANESE CHE VOLEVA ENTRARGLI IN CASA di Matteo MilanesiEra il 22 luglio 2013, quando un macellaio di Padova, Walter Onichini, imbracciò il proprio fucile e ferì uno dei tre ladri che aveva cercato di entrare nella sua abitazione. Otto anni dopo, nel 2021, è stato condannato per tentato omicidio e condannato in definitiva a quattro anni di reclusione, contro i 3 anni e 8 mesi del ladro di origini albanesi, Elson Ndreca, che però non ha mai scontato in quanto irreperibile.Ebbene, dopo 19 mesi di detenzioni, ad Onichini è stato concesso l'affidamento in prova ai servizi sociali, senza poter uscire da casa dalle 22 alle 6 del mattino e rimanendo sempre all'interno dei confini del Veneto. Poco dopo la sua condanna a quattro anni, fu l'allora moglie del macellaio, attraverso l'avvocato Ernesto De Toni, a presentare domanda di grazia dal Presidente della Repubblica al magistrato di sorveglianza.Da qui, inizia un secondo calvario per Onichini. La richiesta venne inviata al Ministero della Giustizia solo il 24 agosto 2022 e, dopo quasi due anni, è arrivato il rigetto da parte di Sergio Mattarella. Insomma, il macellaio ha dovuto sopportare un altro libro di 24 mesi a causa dei ritardi della giustizia, come affermato dal legale De Toni. La richiesta di grazia, infatti, è rimasta ferma presso la procedura di Padova per ben 9 mesi, prima di essere trasmessa al Ministero della Giustizia a Roma.L'avvocato di Onichini continua a sottolineare la "palese disuguaglianza di trattamento per due persone che avevano entrambe commesso dei reati per i quali sono stati condannati", ma una dopo 9 anni dai fatti è finita in carcere solo per 16 mesi. L'altro ladro, pregiudicato ed immigrato irregolare, è stato espulso dall'Italia e condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione, senza però aver mai fatto un giorno in carcere.Da qui, un'ulteriore beffa. Elson Ndreca si era costituito parte civile nel processo a Onichini, ottenendo un risarcimento danni di 24.500 euro, a cui si affiancano i 20.000 euro (15.000 di risarcimento danni e 5.000 per le spese processuali) che l'albanese - se sarà rintracciato - dovrà destinare al macellaio condannato.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7634ANCHE LE DONNE SONO VIOLENTE (MA FANNO MENO NOTIZIA) di Raffaella FrulloneIl volto di Laura Ziliani ieri era soltanto sulla prima pagina del Messaggero. Anche lei è una donna a cui è stata tolta la vita, anche lei è stata uccisa, ma gli altri quotidiani non hanno dato spazio alla sua foto in prima, hanno trattato la sua vicenda semplicemente nelle pagine interne, dedicate alla cronaca. Come si è sempre fatto, va detto. Era un ex vigilessa, Laura, viveva nel bresciano, a Temù, dove cresceva le sue tre figlie da sola dopo la morte prematura del marito avvenuta nel 2012. Anche lei, come Giulia Cecchettin, è scomparsa da casa, era l'8 maggio del 2021, la festa della mamma. Due delle sue figlie, Silvia e Paola, la maggiore e la minore, allertano le forze dell'ordine, sostengono che la madre sia uscita per un'escursione e si dicono preoccupate. Si mette in moto la macchina delle ricerche mentre le due ragazze si prodigano in messaggi televisivi e interviste.Anche lei, come Giulia, viene ritrovata cadavere, due mesi dopo. Anche lei è morta per mano di chi diceva di amarla: le sue figlie. Due giorni fa infatti la Corte d'Assise di Brescia ha condannato all'ergastolo Silvia e Paola Zani, così come anche Mirto Milani, fidanzato della prima e amante della seconda. I tre sono accusati di omicidio volontario. La vittima fu prima stordita con benzodiazepine e poi soffocata e il cadavere venne sepolto vicino al fiume Oglio nel paese dell'Alta Vallecamonica. I tre hanno confessato in carcere. Di donna le mani che hanno ucciso, due figlie hanno strappato la vita alla madre. Niente "patriarcato" da incolpare, e forse per questo questa vita interessa meno, questa morte interessa meno. Non rientra nello schema del momento, quella del maschio colpevole "in quanto uomo".Sempre due giorni fa il tribunale di Monza ha condannato a sedici anni e cinque mesi Tiziana Morandi, in arte "la mantide della Brianza", colpevole di aver circuito e narcotizzato 9 uomini tra i 27 e gli 83 anni. Secondo l'accusa, la 48enne agganciava le sue vittime sui social media, li invitava a bere un drink poi versava loro gocce di benzodiazepine per narcotizzarle e derubarle. Sotto l'effetto delle droghe una delle vittime ha anche causato un incidente stradale. Tra i vari capi d'accusa dovrà rispondere di lesioni, rapina, indebito utilizzo di carte di credito, violazione della legge sugli stupefacenti.In questi casi la violenza è donna. E guardacaso non si guadagna fiumi di colate di piombo nelle prime pagine, non ci sono trasmissioni televisive per queste vittime, non ci sono hashtag, piazze reali, piazze virtuali. Anzi. Tiene ancora banco il caso Cecchettin-Turetta. Sotto i riflettori ora c'è il fatto che Filippo Turetta "andava dallo psicologo", come se fosse un indizio di colpevolezza, e anche che si era espresso sulle bevande da preparare per festa di laurea - mai avvenuta - di Giulia. E poi ancora riflettori accesi su Gino Cecchettin, che anche grazie a questa attenzione ininterrotta ha deciso di prendere una pausa dal lavoro e pensare ad un impegno civico incentrato, ovviamente, sulla lotta ai femminicidi e alla rieducazione del maschio.Forse se dessimo lo stesso spazio anche agli uomini vittime, e alle donne carnefici, lui stesso si renderebbe conto che non è una questione di genere, e nemmeno di patriarcato, ma solo di peccato.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7611VIOLENZA CONTRO LE DONNE: DA DOVE TUTTO E' COMINCIATO di Lorenza FormicolaVi ricordate quando Angela Finocchiaro nel 2018, a La Tv delle ragazze, condotto su Raitre da Serena Dandini, disse: "gli uomini sono tutti pezzi di m..."? La comica era in veste di fatina davanti ad un gruppo di bambine disposte a semicerchio. E, allora, una di loro, nella sua innocenza, le chiese: "Anche il mio papà?". La Finocchiaro rispose: "Soprattutto tuo papà!". Immaginate adesso che cosa sarebbe successo se alla tv dei ragazzi, un noto attore avesse detto lo stesso delle donne, soprattutto la mamma di uno di loro. Quale sarebbe stata la reazione? Dopo cinque anni siamo a Se domani non torno, distruggi tutto: guerriglia contro il patriarcato a reti unificate.Ecco, allora, quest'anno, che una ricorrenza come quella della Giornata internazionale della violenza sulle donne, istituita dall'Onu nel dicembre del 1999, assume una valenza, se vogliamo, ancora più corposa. Se dobbiamo parlare di violenza contro le donne, parliamone.VIOLENZA CONTRO LE DONNE È...E ricordiamo, allora, della lapidazione e infibulazione ai danni solo delle donne nei paesi islamici. Ricordiamo la violenza contro le bambine che non si fanno nascere, solo perché femmine. La banalizzazione dell'aborto, è essa stessa violenza. La Cina e l'India ne hanno approfittato più di tutti. E diciamolo che non è stata solo un'imposizione del maschile, ma anche una conquista femminile: laggiù nessuna vuole diventare madre di una femmina. La politica cinese del figlio unico ha avuto come risultato che, all'appello, oggi manchino - secondo gli ultimi dati a disposizione (2012) -, 45 milioni di bambine in Cina, oltre i 39,1 in India, 4,9 in Pakistan, 2,7 in Bangladesh, 5,5 nell'Africa sub-sahariana e 1,3 in Egitto. Quindi cento milioni di bambine. Solo perché donne. Ma è un diritto, dicono.Violenza contro le donne è il misero congedo di maternità: dopo cinque mesi il bambino ha ancora un disperato bisogno solo della mamma. Violenza contro le donne è la tassazione violenta che impedisce di diventare madri o ne rimanda l'eventualità. È la pensione che arriva tardissimo o non arriva mai. È essere costrette a fare lavori da uomini. E fingere che sia normale e facile.Violenza è il velo islamico insieme alle campagne della Commissione Ue che lo difendono. Violenza contro le donne è l'utero in affitto: legalizzare la compravendita della fame più disperata per prendere quel ventre, i suoi ovuli e il suo dolore è una cosa a cui una donna sana si sottometterebbe mai. Ammenoché quei soldi non servano per sopravvivere: quale violenza fisica e psicologica!Violenza contro le donne è quella dei fatti di Rotherham. La cittadina inglese dove almeno 1400 ragazzine minorenni e bambine sono state aggredite e violentate sessualmente da maschi islamici perché bianche. Per sedici anni i fatti vennero taciuti da istituzioni negligenti e timorose di essere accusate di razzismo e islamofobia. Come per loro stessa ammissione. Ma quelle vittime non meritarono nessuna copertura, neanche postuma, a reti unificate. Forse quella cultura, a differenza della occidentale, non può essere messa in discussione.Violenza contro le donne è vedere alle tante manifestazioni di "Non una di meno", in questi anni, la caricatura volgare, perversa e crudele della Vergine Maria. Si può non credere in Maria Santissima, ma Ella resta una donna che è un personaggio storico con un figlio torturato e condannato a morire crocifisso. Fa riflettere che il bersaglio di una manifestazione per le donne, e a loro difesa, sia una particolarmente pia e innocua. Persino vergine.Violenza contro le donne è la pornografia. Violenza sono le quote rosa. Perché su queste violenze contro le donne, puntualmente, si glissa? E, soprattutto, come si è arrivati a tutto questo?QUANDO IL CATTOLICESIMO È STATO CANCELLATOLa verità è che le cose hanno cominciato a precipitare quando il cattolicesimo è stato cancellato. C'è stato un tempo in cui la civiltà ruotava intorno alle donne e alla loro possibilità di dare la vita e al diritto di proteggerla. Con il cattolicesimo, infatti, arriva la vera "emancipazione". E cambia per sempre il destino delle donne. Cristo sconvolge tutto e dà alla donna la dignità di persona, oltre che un ruolo nella società. Con il cattolicesimo assumono una funzione speciale anche le vedove. Ed è nel Medioevo cristiano la donna sarà domina e regina. Sa leggere e scrivere, e come oggi, lo fa già più degli uomini. Studia all'università di medicina, è librorum custodia, padrona di casa e centro della società.È la società cattolica medievale, che ha prodotto, solo per fare qualche nome, santa Caterina da Siena, che, figlia di contadini, diventa consigliera di principi e papi che osa anche redarguire e dai quali riceve rispetto e ascolto, al punto da essere proclamata dottore della Chiesa; santa Giovanna d'Arco che a 17 anni guida un esercito; o, ancora, santa Ildegarda di Bingen, dottore della Chiesa, che, all'inizio XII secolo scrive, studia la natura e compone musica, è linguista ed anche consigliera politica. Donne a capo di governo? L'"epoca buia" ha partorito le imperatrici bizantine Irene e Teodora, Melisenda di Gerusalemme e Costanza d'Altavilla. Nell'antica Roma, la donna non aveva alcun diritto. Non svolgeva alcun ruolo ufficiale nella vita politica, né amministrativa. La donna greca era già confinata nel gineceo, come oggi nelle civiltà islamiche: murata viva nell'harem.Nei suoi numerosi libri, Régine Pernoud, uno degli storici più preparati e fecondi sul Medioevo, racconta di una donna inserita, con documenti che lo attestano, attivamente nella vita economica e dei 65 mestieri già riservati esclusivamente ad essa contro gli 81 degli uomini. Le donne partecipano alle assemblee e votano come negli Stati Generali del 1308. Poi è arrivato l'illuminismo e la Rivoluzione Francese e con essi la "liberazione" della donna: di nuovo ha dovuto chiedere che davanti alla legge le venisse riconosciuto lo status di persona. Quello che le aveva già dato Cristo. Poi è arrivata l'ideologia sessantottina con la sua promessa di liberazione per legge. Di nuovo. Il risultato è stato una sessualità femminile usa e getta.Oggi la donna, non è più protetta da leggi morali, ma ridotta a mero oggetto sessuale. Così come l'uomo. Ma prima ancora del '68, c'è stata la protestantizzazione della società, che resiste ancora oggi. La protestantizzazione ha dato ad ogni aspetto della vita, finanche all'economia, quel carattere soggettivistico che la fa diventare un'espressione della singolarità individuale dell'uomo, soprattutto delle sue esigenze psicologiche e affettive. In campo morale non c'è più la verità oggettiva, ma il soggetto con le sue molte e contraddittorie necessità. Leggi: cancellare le differenze per un gioco di supremazia dell'uno sull'altro.Sarà, allora, che la violenza sulle donne è arrivata quando dalla società è stato cancellato il cattolicesimo? E sarà che, forse, ha ragione il parroco del paesino dove è andata in scena l'ultima tragedia. «Un parere?», gli ha chiesto il cronista, «Leggete "I fratelli Karamazov" e guardate alla Croce».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7607IL FRUTTO DEL DELITTO DI GIULIA E' LA CACCIA AL MASCHIO di Raffaella FrulloneAlla sorella di una ragazza morta prematuramente concedo tutto, figuriamoci alla sorella di una ragazza uccisa brutalmente, perciò non mi scompongo se la sento dire: «Gli uomini devono fare mea culpa. Anche chi non ha mai fatto niente, chi non ha mai torto un capello a una donna. Sono sicura che nella vita di ogni uomo c'è stato almeno un episodio in cui ha mancato di rispetto a una donna solo perché donna. Fatevi un esame di coscienza, imparate da questo episodio e iniziate a richiamare anche gli altri vostri amici».È folle, ma non mi scompongo, al dolore ognuno reagisce come vuole, molto più spesso come può. Non concedo però la stessa impunità a chi a queste parole ha fatto da cassa di risonanza ripetendole, riproponendole, facendone un dogma che vede l'uomo come colpevole a prescindere, come se la responsabilità non fosse personale ma collettiva in base al sesso di nascita. Secondo Elena Cecchettin sua sorella Giulia è stata uccisa «in quanto donna» e quindi siamo di fronte ad un «femminicidio». In realtà Giulia non è stata uccisa "in quanto donna", altrimenti Filippo Turetta avrebbe ammazzato la commessa, la postina, un'amica, una donna qualunque, invece la furia del ragazzo si è scatenata contro la ex fidanzata. Il movente ancora non è chiaro, ancora non sappiamo tante cose di quanto accaduto quella notte. I tribunali mediatici sembrano comunque avere già deciso.La sola causa di questo omicidio sembra essere il sesso, meglio "il genere" della vittima e il sesso, o meglio "il genere" del carnefice. I giornali ieri erano un fiume di accuse verso i maschi, rei solo di essere tali. Uno su tutti Paolo Giordano, che sul Corriere scriveva: «La possibilità della sopraffazione è il segreto meglio custodito dagli uomini, e che tutti gli uomini conoscono. Tutti gli uomini, anche i mansueti. Ognuno di noi (maschi), al cospetto dell'omicidio di Giulia Cecchettin, riconosce in sé l'eco dell'ascesso psichico dal quale talvolta scaturisce l'aggressione: un bolo di possesso, frustrazione, inadeguatezza, odio, invidia, terrore, ferocia, propensione all'ossessività, desiderio di punizione e annientamento e di autodistruzione, che ci riguarda tutti ma che rimane cautamente oscurato dal dibattito pubblico». E questa è solo la punta dell'iceberg.UN'ALTRA DONNA FREDDATA A COLPI DI FUCILE, MA QUELLA NON CONTAÈ curioso perché nelle stesse ore a morire per mano omicida c'era un'altra donna, Francesca Romeo, un medico freddato a colpi di fucile mentre si trovata in macchina col marito a Reggio Calabria. Non solo non ha avuto la stessa eco mediatica, non ha avuto nessuna mobilitazione istituzionale, nessuno ha osservato un minuto di silenzio per lei, perché? Forse siccome non possiamo incolpare il marito, questa vita ci interessa meno?La verità è che nel nostro Paese ci sono molti più uomini morti per mano omicida, questo dicono i dati, questo dice la realtà. Perché la violenza non ha genere, ma se lo avesse, sarebbe più quello maschile ad essere penalizzato, lo spiega bene Giuliano Guzzo nel suo ultimo libro, Maschio bianco etero & cattolico. Questo can can mediatico sul corpo di Giulia ancora caldo ha un solo scopo, una rieducazione collettiva del maschio che va devirilizzato a forza, privato dei suoi tratti di forza e di coraggio perché essi sono stati ridotti solo al rovescio della medaglia.Sarebbe come dire che dobbiamo rieducare le mamme perché secondo la giustizia Annamaria Franzoni ha ucciso il figlio Samuele, Veronica Panarello ha ucciso il piccolo Loris Stival, Francesca Sbano ha avvelenato la sua piccola di soli tre anni, Mary Patrizio ha ucciso il figlio di cinque mesi, Alessia Piffari ha lasciato morire la figlia di fame e stenti e via dicendo. Ma non regge.E non regge nemmeno questa pressante campagna per l'educazione "all'affettività" o "al rispetto delle donne". Se vogliamo accendere un faro sulle tante relazioni malate, allora facciamolo davvero. Uno dei punti chiave rilevati dai giornali in questi giorni è la possessività di questo ragazzo. Ma - posto che non tutte le persone possessive arrivano ad uccidere e non tutti gli assassini sono anche possessivi - allora mettiamo i puntini sulle "i", il contrario del possesso non è un'astratta forma di rispetto.IL BENESSERE DEI SINGOLIPerché se nelle relazioni inneggiamo ad una malintesa forma di libertà che si traduce nel benessere dei singoli fino a che ne hanno voglia, è facile capire che i due potrebbero anche non trovarsi con i tempi, e per qualcuno il benessere possa finire e per l'altro no? Rispetto non significa semplicemente, come vorrebbe il mondo, "accetto che oggi mi vuoi e domani non mi vuoi più", è qualcosa di più profondo che parte dal fatto che il corpo dell'altro è sacro, la vita dell'altro è sacra e anche il mio stesso corpo e la mia stessa vita lo sono.Dal riconoscimento della reciproca sacralità deriva una responsabilità nel trattare noi stessi, l'altro e la relazione stessa. Questa è l'unica educazione di cui tutti abbiamo bisogno. I famosi "corsi all'affettività" di cui si parla sono momenti in cui il parametro è il proprio piacere, fino a che si continuerà a proporre il libertinaggio spinto staccato da qualunque tipo di responsabilità, fino a che conta l'emozione del momento, fino a che l'altro è utile solo se nutre il mio piacere e il mio benessere, fino a che normalizzeremo la pornografie e Onlyfans, fino a che diremo che un maschio può diventare femmina, una femmina un maschio o anche niente, o ancora tutto insieme, come potremo stupirci se le relazioni saranno violente e se le persone saranno violente?La Chiesa è sempre stata attaccata quando ha parlato di castità, perché essa è sempre stata vista come la castrazione di una libertà, eppure solo uno sguardo casto è davvero libero dal possesso. Perché entra nell'ottica del dono da custodire, da preservare, da proteggere, da curare, far fiorire. Solo questo sguardo consente di uscire dalla sterile battaglia tra maschi e femmine per stabilire un'alleanza feconda. Ma questo certamente non è un'argomentazione che troverà spazio nei grandi media, e meno che meno verrà rilanciata. Eppure resta vera.Nota di BastaBugie: Roberto Marchesini nell'articolo seguente dal titolo "Filippo e Giulia, il frutto del delitto: caccia al maschio e rieducazione" parla della martellante campagna, che stavolta coinvolge anche il governo, e che colpevolizza il genere maschile nel suo insieme. E chiede più (ri)educazione nelle scuole.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 20 novembre 2023:Eccoci di fronte all'ennesimo omicidio che ha come vittima una donna. Abbiamo dato un nome a questi omicidi: femminicidio. E abbiamo deciso che, se la vittima è una donna, il delitto è più grave rispetto ad altri omicidi. Non mi riferisco solo agli omicidi che hanno come vittima un uomo, circa due terzi di tutti gli omicidi; penso anche all'omicidio di tutti i bambini uccisi nel luogo dove dovrebbero essere più al sicuro, il grembo della mamma. Penso che molti di questi bambini sono femmine; e penso alla piccola Indi, morta di asfissia, di sete e di fame. Questi non sono chiamati femminicidi, nemmeno omicidi. Non so cosa siano... forse sacrifici umani a qualche demone?Ormai i lettori della Nuova Bussola sono sazi di riflessioni sul femminicidio e sulla virilità tossica, l'archivio del nostro quotidiano on-line è pieno di argomenti e valutazioni. Tuttavia, con tutto il rispetto per il lutto e il dolore che questo dramma ha causato, è forse il caso di puntare lo sguardo altrove. In particolare sulle reazioni che questo orribile delitto ha sollevato.Innanzitutto notiamo l'ondata di rabbia che si è riversata sugli uomini in genere; per fare un esempio, riportiamo la dichiarazione del ministro Tajani che ha detto: «Come uomo chiedo scusa a tutte le donne, a cominciare da mia moglie e da mia figlia per quello che fanno gli uomini». Che senso ha una tale affermazione? Tajani ha forse partecipato all'omicidio di Giulia Cecchettin? Di cosa, precisamente, si scusa con la moglie e la figlia? Per quale motivo si scusa «per quello che fanno gli uomini»? Ogni uomo è responsabile di ciò che fa ogni altro uomo? Se applicassimo questo ragionamento, che so… agli stranieri? Ogni straniero sarebbe responsabile di ciò che fanno altri stranieri? E poi: cosa fanno gli uomini? Solo cose orrende, solo delitti, solo il male?Tutto questo ricorda il caso - tutt'ora controverso - di George Floyd, che suscitò un'ondata di disordini negli Stati Uniti e, in tutto il mondo compresa l'Italia, l'idea che ogni bianco caucasico (ma le razze esistono oppure no?) dovesse inginocchiarsi dinnanzi ai neri per chiedere perdono di crimini (la schiavitù) commessi da altri. E che ha avuto come conseguenza un enorme numero di aggressioni estremamente violente ai danni di ragazzini e ragazzine europoidi da parte di
VIDEO: VIDEO: Unione Europea contro Musk ➜ https://www.youtube.com/watch?v=xuOssz5FufE&list=PLolpIV2TSebVtj34zS7A0AabuQ9cf1UxpTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7591L'EUROPA ATTACCA MUSK CON IL PRETESTO DI HAMAS, MA IL FINE E' LA CENSURA di Luca VolontèTwitter, ovvero X, il social di Elon Musk è sotto indagine, dopo essere stato avvisato nei giorni scorsi, da parte dell'Unione europea, con l'accusa di non aver censurato commenti e post violenti dei tanti fan occidentali dei tagliagola di Hamas. Sia chiaro, Elon Musk, per molti versi simpatetico con le battaglie dei conservatori di tutto il mondo in materia di natalità e indottrinamento Lgbt, non è un paladino delle virtù cristiane: è un uomo d'affari, il più ricco del mondo.Tuttavia, non siamo ingenui: il procedimento europeo viene da lontano ed è la prova generale di una censura che potrebbe colpirci tutti nel prossimo futuro in Europa. La vera vittima in questa vicenda potrebbe essere la libertà di pensiero sui social anche da parte dei conservatori senza dover essere schedati o sottoposti a censure di esperti del pensiero omologatore socialista oppressivo. Chiarito che non la persona di Elon Musk, ma gli utenti di X e tutti coloro che usano pubblicare le proprie opinioni sui social media devono temere per il procedimento nei confronti del proprietario di X, passiamo ai fatti.Il Financial Times, nel settembre 2022, scriveva che Musk era sottoposto a crescenti pressioni politiche da parte degli Stati Uniti e dell'Unione europea, in merito alla sua intenzione di acquistare Twitter: USA e UE si opponevano alla sua volontà di trasformare il social network in un'oasi di libertà di parola. In quei giorni, non solo la Commissione europea aveva minacciato Musk di vietare l'uso di Twitter, ma anche il segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen aveva minacciato una revisione dell'acquisto del social network. A fine ottobre di quell'anno, Musk effettivamente acquistò il gigante dei social, licenziò i primi quattro super manager che ne condizionavano i contenuti promuovendo solo quelli liberal e di sinistra e, allo stesso tempo, spiegò con un messaggio agli inserzionisti che aveva acquistato Twitter «perché è importante per il futuro della civiltà avere una piazza digitale comune, dove un'ampia gamma di punti di vista può essere discussa in modo sano, senza ricorrere alla violenza». Teniamo in mente che Musk vuol fare affari con X, nome con cui ha rinominato Twitter, ma senza usare strumenti di censura politica o culturale.LA SCUSA DELLA LOTTA ALLE FAKE NEWS (DA PARTE DI CHI CI INONDA DI FAKE NEWS)Ebbene, il 26 settembre di quest'anno, un anno dopo le minacce del 2022 e dieci giorni prima dell'attacco barbaro di Hamas contro Israele, la vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza, Vera Jourová, dichiarava che X, che non è firmatario di un codice di condotta a livello di Unione europea per la repressione delle fake news da parte dei social media, «ha la più alta percentuale di post errati/disinformativi». La Jourová chiedeva anche agli altri social di aiutare la Commissione a reprimere contenuti inappropriati che potrebbero condizionare o influenzare il voto dei cittadini nelle elezioni nazionali ed europee.Il codice di condotta europeo è un insieme di standard normativi per far sì che aziende come Google, TikTok, Microsoft e Meta si impegnino per affrontare le fake news nei 27 Paesi dell'UE. Esso è alla base della Legge sui servizi digitali o Digital Services Act (DSA), entrata in vigore l'anno scorso, per «creare uno spazio digitale più sicuro in cui siano tutelati i diritti fondamentali di tutti gli utenti dei servizi digitali; creare condizioni di parità per promuovere l'innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo che a livello globale» ed evitare ingerenze elettorali di Stati e governi stranieri, usando la Russia come capro espiatorio.CENSURA SEMPRE PIÙ RIGIDAIn questo contesto, in cui non è possibile essere ingenui, la piattaforma di Musk e l'UE si stanno scontrando sulle regole di censura, dietro lo spunto dato dall'ignobile massacro di civili in Israele. Martedì 10 ottobre il commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, ha inviato a Musk una "lettera urgente" in cui critica l'insufficiente censura della sua piattaforma nei confronti della "disinformazione" e dei contenuti illegali, mettendolo in guardia sulle possibili sanzioni economiche. Musk ha risposto su X, affermando che la piattaforma è trasparente e chiedendo esempi specifici di violazioni della legge. L'amministratore delegato di X, Linda Yaccarino, ha risposto l'11 ottobre alla Commissione europea, difendendo lo sforzo della piattaforma di reprimere contenuti violenti e inappropriati e illustrando la rimozione o l'etichettatura di «decine di migliaia di contenuti» dall'inizio dell'attacco a Israele, e la cancellazione di centinaia di account legati ad Hamas. Inoltre, Yaccarino ha sottolineato la collaborazione della piattaforma con le organizzazioni antiterrorismo per prevenire l'ulteriore distribuzione di contenuti terroristici sul sito e la necessità di aprire un dialogo specifico con le istituzioni europee.La Commissione, invece di prenderne atto, il 12 ottobre ha presentato una richiesta formale e legalmente vincolante di informazioni al social network di Musk sulla gestione di discorsi d'odio, disinformazione e contenuti terroristici relativi alla guerra tra Israele e Hamas e sulla conformità delle proprie regole di controllo con quelle dell'UE. Siamo al primo passo di quella che potrebbe diventare la prima indagine dell'UE ai sensi del DSA, di cui il commissario Breton si vanta pure perché, ovviamente, il «DSA è qui per proteggere la libertà di espressione e le nostre democrazie, anche in tempi di crisi».Musk o non Musk, i messaggi dei tanti fan europei e occidentali di Hamas non c'entrano nulla: infatti questa gentaglia da galera scandisce, senza alcuna sanzione, i suoi orripilanti slogan nelle piazze di Francia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti. Quelle della Commissione sono tutte scuse, come lo è lo sbandierato timore per l'influenza russa nelle elezioni dei Paesi in cui i socialisti e i liberali sono prossimi alla sconfitta. Si vuole censurare una piattaforma a causa della libertà di espressione per tutti, noi cristiani compresi.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7566LA TRAGEDIA DEL PRIMO POPOLO CONVERTITO AL CRISTIANESIMO NON INTERESSA A NESSUNO, MICA SONO IN UCRAINA di Diego TorreNel silenzio del sistema massmediatico si consuma la tragedia di un altro popolo. L'Artsakh (il nome armeno del Nagorno-Karabakh), territorio incluso nel cuore dell'Azerbaigian, paese a maggioranza musulmano, è stato progressivamente strangolato e si è ormai estinto come realtà statuale (e non solo). Era una repubblica autonoma formata da popolazione armena, non riconosciuta dalla stato azero, che ne ha progressivamente chiuso i valichi verso la repubblica di Armenia, lasciando appena una strada di collegamento, il corridoio di Lachin. Nel dicembre 2022 è stato tagliato anche quello, costringendo alla fame gli armeni dell'Artsakh, praticamente circondati. Il 19 settembre un buon cannoneggiamento dell'esercito azero, con tanti morti, ha cancellato la residua volontà di resistenza di questi ultimi. Il risultato di questi giorni è che più della metà dei 120.000 abitanti è fuggito verso la repubblica di Armenia, che dovrà necessariamente accoglierli. Sono lunghissime colonne di macchine con a bordo disperati che hanno perso ogni cosa, attanagliati da fame e paura. I rimanenti seguiranno a breve, ben sapendo cosa viene riservato agli "infedeli" e non fidandosi delle promesse azere di clemenza. I profughi parlano infatti di abusi e uccisioni di civili e danno la motivazione: "ci uccidono perché siamo cristiani". Il Comitato Internazionale della Croce Rossa parla di "tragedia assoluta". Si sta svuotando così un territorio con una pulizia etnica "soft" nell'indifferenza generale.Fallisce quindi il benevolo protettorato russo verso quel popolo, essendo Putin in ben altre faccende affaccendato, nonostante i suoi 2000 militari presenti quale forza di pace ... che non muovono un dito. L'occidente è voltato dall'altro lato e gli azeri, alleati di Erdogan, da lui sostenuti ed armati, realizzano dopo 30 anni di sforzi il loro piano: cancellare da quelle terre uno stato a prevalenza cristiana, un altro tassello della cristianità.E le chiese di tutto il mondo? Non pervenute neanche loro. Eppure dovrebbero ricordare il genocidio ottomano degli armeni, compiuto un secolo fa (un milione e mezzo di vittime, sterminate dai turchi deportandole verso il centro dell'Anatolia), come le migliaia di morti degli ultimi 30 anni di aggressioni azere al Nagorno-Karabakh. Ma si sa: i martiri di cui si può parlare sono soltanto quelli graditi al politicamente corretto. E la comunità internazionale? Sostanzialmente tace ma sicuramente ratificherà quanto ottenuto dal regime azero con la forza a dispetto della libertà dei popoli di decidere del loro destino; mica siamo in Ucraina!Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "La fuga degli armeni dal Nagorno Karabakh, tragedia annunciata e ignorata" parla dei 100mila armeni che hanno abbandonato il Nagorno Karabakh appena occupato dall'Azerbaigian: fuggono per il timore (fondato) di una pulizia etnica. Ignavia della comunità internazionale e rischio di guerra allargata.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 3 ottobre 2023:Se 100mila profughi vi sembran pochi. Tanti sono gli abitanti del Nagorno Karabakh fuggiti in Armenia dal 21 settembre ad oggi, secondo le stime del governo di Erevan. E si tratta della quasi totalità della popolazione locale che constava, l'estate scorsa, in 120mila anime. La pulizia etnica è stata dunque completata, senza che l'Azerbaigian, conquistatore del territorio, si sia neppure sporcato le mani. Quel che preoccupa, soprattutto gli armeni, è il silenzio assordante con cui, in Europa, è stata accolta la loro tragedia.Le Nazioni Unite hanno nuovamente mostrato tutta la loro impotenza. All'Onu, una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza si è riunita un giorno dopo che il breve conflitto nel Nagorno Karabakh si era già concluso. Eppure era tutt'altro che una sorpresa. Era dal dicembre del 2022 che l'Azerbaigian aveva imposto un embargo totale sulla regione autonoma a maggioranza armena e, contemporaneamente, si preparava alla ripresa della guerra interrotta nel novembre del 2020. Il blocco del corridoio di Lachin, unica via di approvvigionamento di beni dall'Armenia, era illegale sotto tutti i punti di vista e in violazione degli accordi del 2020. Eppure nessuno, nella comunità internazionale, ha proposto di imporre sanzioni contro l'Azerbaigian per indurlo a cambiare politica. Le mediazioni sono tutte fallite, senza pressioni c'è poco da convincere la controparte.Non essendo riusciti a prevenire il disastro, cioè l'improvvisa occupazione del Nagorno Karabakh armeno ad opera dell'Azerbaigian, ci si chiede cosa potrebbe fare la comunità internazionale per salvare la popolazione locale dal possibile massacro. E la risposta che gli armeni si sono dati, evidentemente è: niente. Lo dimostra la loro fuga di massa. Lasciano indietro secoli di storia, decine di monasteri medievali, antichi cimiteri, vestigia di mille anni di civiltà armena e cristiana. Quanto verrà risparmiato? Quanto di questo patrimonio sarà distrutto, non appena si spegneranno i riflettori internazionali sul Caucaso?Le rassicurazioni da parte azera che nulla verrà fatto contro la popolazione, sono talmente poco credibili che le stesse uniformi dei soldati di Baku dicono il contrario: lo storico turco Taner Akcan ha fatto notare come la pezza sulla manica delle uniformi azere sia l'effige di Enver Pasha, la mente del genocidio degli armeni nel 1915. La scritta sulla stessa pezza recita, in turco: "Non scappare, armeno. Morirai semplicemente di stanchezza". Un riferimento macabro alla storia: gran parte delle vittime del genocidio morì di stanchezza e stenti nelle lunghe marce della morte in Anatolia. "È chiaro che nella coscienza del regime azero esiste un legame diretto tra il genocidio del 1915 e le sue azioni – commenta lo storico turco - Non c'è quindi bisogno di fare questo collegamento in seguito. La domanda è: cos'altro produrrà questa mentalità in questa regione?".La guerra potrebbe addirittura non finire qui. Se l'Azerbaigian, appoggiato dalla Turchia, attaccasse la stessa Armenia? La scrittrice Antonia Arslan, autrice de La masseria delle allodole (il capolavoro sul genocidio degli armeni) avverte che il pericolo è concreto: "il progetto della Turchia e dell'Azerbaigian è di impadronirsi anche dell'Armenia – dichiara la scrittrice - Tanto è vero che a Baku hanno già istituito un ramo del ministero degli Esteri per l'Azerbaigian dell'Ovest, che sarebbe l'Armenia. È un progetto bello chiaro, non lo nascondono". Farebbe parte del disegno politico di lungo termine della Turchia: "Ai turchi interessa tagliare in due l'Armenia e prendere un corridoio di terra che congiunga Ankara con tutte le repubbliche ex sovietiche islamiche dell'Asia centrale. All'Azerbaigian serve la Turchia da cui viene armato, da cui compra i droni prodotti dal genero di Erdogan. Altri ne compra da Israele".Se per la distrazione internazionale sul Nagorno Karabakh dovesse scoppiare la guerra fra Azerbaigian e Armenia, sarebbe il peggior esempio in decenni di miopia politica. Non si poteva fare altrimenti? Il Nagorno Karabakh non era riconosciuto internazionalmente, per questo è sempre stato conosciuto ufficialmente come entità "separatista", come repubblica "auto-proclamata" dell'Artsakh. Neppure i russi, alleati dell'Armenia e presenti sul territorio con una forza di interposizione, hanno avuto legittimità di intervenire in difesa degli "armeni di montagna". Però era una realtà, era una regione abitata da armeni dalla notte dei tempi e godeva di piena autonomia anche in tempi sovietici. Quando ha avuto possibilità di farlo, la sua popolazione, al momento della dissoluzione sovietica, aveva votato a larghissima maggioranza per l'indipendenza.Le Nazioni Unite non hanno attribuito importanza al diritto di autodeterminazione, preferendo quello dell'integrità territoriale degli Stati unitari rappresentati nella sua Assemblea Generale. La causa non va ricercata solo nel lavoro di lobby internazionale condotto dall'Azerbaigian, ma di un modo rigido di applicare le regole per cui solo le repubbliche che avevano un diritto costituzionale alla secessione (quelle sovietiche e quelle jugoslave) hanno avuto la possibilità di dichiarare la loro indipendenza, ma non le regioni autonome, neppure se abitate da minoranze perseguitate. Pochissime le eccezioni: il Kosovo è stato riconosciuto in modo atipico, ma solo dopo dieci anni di guerra nei Balcani e di massacri, con la memoria ancora fresca delle fosse comuni in Bosnia. L'altra eccezione recente è il Sud Sudan, ma anche qui solo dopo un genocidio e dopo che il presidente del Sudan, Omar Bashir, è stato incriminato per un altro genocidio dalla Corte Penale Internazionale. Il Sud Sudan, per altro, è uno dei peggiori esempi di indipendenza: tuttora è lacerato da una guerra civile scoppiata appena due anni dopo la sua nascita.L'Artsakh, con la sua piccola popolazione e le sue istituzioni democratiche, non meritava l'indipendenza?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7574IL NOBEL PER LA MEDICINA VA AI DUE RICERCATORI DEL VACCINO ANTICOVID di Paolo GulisanoIl Premio Nobel per la Medicina 2023 è stato assegnato a due ricercatori, Katalin Karikó e Drew Weissman, per il loro ruolo fondamentale nello sviluppo dei i vaccini mRNA contro il Covid.Il premio verrà assegnato tra due mesi, il 10 dicembre a Oslo, ma nel frattempo la notizia sta facendo il giro del mondo, e ovviamente questa scelta rappresenta una sorta di consacrazione di un determinato tipo di metodologia per realizzare i vaccini contro il Covid, che non è stato certo l'unico, ma che è quello che è stato scelto da molti Paesi, tra cui l'Italia, come opzione principale. Ci sono al mondo Paesi come l'India che deliberatamente non hanno scelto i vaccini a mRNA, ma secondo una certa informazione questi sono i vaccini per eccellenza, quelli che- secondo la stampa ufficiale, «stanno salvando centinaia di milioni di persone nel mondo». Cominciano inoltre a circolare i profili biografici di questi due ricercatori: Weissman è nato nel 1959 negli Stati Uniti, è medico e nel 1997 ha fondato un gruppo di ricerca presso la Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania ed è attualmente direttore del Penn Institute for Rna Innovations. La biochimica ungherese Katalin Karikó, 66 anni, vicepresidente di BioNTech, l'azienda che ha collaborato con la Pfizer a realizzare il vaccino anti Covid più celebre, è celebrata dalla stampa come «la pioniera dei vaccini basati sulla molecola dell'Rna».FILANTROPI E BENEFATTORI DELL'UMANITÀ?Potremmo quindi dire che questo Premio Nobel è un esplicito riconoscimento dato alla tecnica a mRNA per la realizzazione dei vaccini. Una decisione che potrebbe avere conseguenze sulla futura scelta di sviluppare altri vaccini, se non tutti i vaccini, con questa metodologia, a dispetto delle altre tipologie tradizionali di preparazione di vaccini. Mentre l'informazione mainstream dalla fine del 2020 in poi ha descritto la corsa al vaccino per il Covid come una competizione tra filantropi e benefattori dell'umanità per realizzare quanto prima il siero che avrebbe magicamente sconfitto il Covid, si è in realtà combattuta una durissima guerra commerciale tra giganti, da cui ne uscì sconfitto il vaccino Astrazeneca, prodotto della collaborazione tra l'Università di Oxford e un gigante farmaceutico svedese.In questa sfida, almeno sul mercato europeo e nordamericano, hanno non solo vinto due aziende, Pfizer e Moderna, ma anche una visione scientifica, quella che prevede l'uso del mRNA. «Attraverso le loro scoperte rivoluzionarie, i vincitori di quest'anno hanno cambiato radicalmente la nostra comprensione di come l'mRNA interagisce con il nostro sistema immunitario. Hanno contribuito al tasso senza precedenti di sviluppo dei vaccini durante una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni». Così è stato detto nel corso della conferenza stampa di annuncio, sottolineando che la scoperta dei due scienziati è stata fondamentale non solo per la lotta al virus Sars-Cov2, ma di fatto «ha aperto le porte a tutta una serie di nuove applicazioni per altri vaccini contro il cancro e le malattie cardiovascolari».LA TRIONFANTE TECNICA A MRNALa tecnica che si avvale dell'uso di inoculazione di frammenti di mRNA nelle cellule umane, le quali vengono indotte a produrre antigeni di organismi patogeni (come ad esempio la proteina spike virale) oppure antigeni tumorali, che poi stimolano una risposta immunitaria adattativa, è una scoperta fatta da uno scienziato statunitense, Robert Malone, che tuttavia difficilmente potrà essere insignito del Nobel, perché - proprio in quanto "padre" della tecnologia mRNA -, fin dal 2020 mise in guardia dall'utilizzo della stessa per la produzione di farmaci genici cui fu poi attribuito il termine di vaccini. Non fu ascoltato, e il Comirnaty della Pfizer fu il primo farmaco al mondo a mRNA autorizzato in via sperimentale per la vaccinazione umana.Tra i due scienziati vincitori del Nobel 2023, chi attira il maggior interesse è Katalin Karikó. La sua è la storia raccontata con enfasi retorica di un brillante cervello che nasce in un Paese arretrato e che poi va a trovare fortuna nella terra delle opportunità per eccellenza, gli Stati Uniti. In realtà, la biochimica ungherese andò incontro negli States ad una serie di rifiuti dei propri progetti, fino a quando all'apparire del Covid, Pfizer e Moderna puntarono sulla tecnica a mRNA, vedendo poi approvati i propri progetti dagli enti americano e europeo dei farmaci, arrivando a conquistare, in particolare in Italia, un assoluto duopolio dominante.Nessuna delle centinaia di progetti di vaccino anti Covid che esistevano nel 2020 è stata portata a termine, anche a motivo delle scelte politiche che non lasciavano alternative a ciò che non era a tecnica mRNA. E ora, con questi Nobel, sembra essere stata indicata una scelta ben precisa, nonostante le tante perplessità che ancora oggi suscitano questi prodotti e i loro possibili effetti collaterali, sui quali lo stesso professor Malone continua a lanciare documentati avvertimenti. E come dice entusiasticamente la stessa ricercatrice ungherese, siamo solo agli inizi delle applicazioni di questa tecnologia.Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Bassetti fa il no vax con i figli. Ma non ci dice perché" racconta che il professor Bassetti non vaccinerà i figli e la moglie con il nuovo inoculo anti covid e si dice contrario a vaccinare tutta la popolazione, come un banale no vax. Ma siccome non spiega perché, ci viene il dubbio che sia per paura degli effetti avversi.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 settembre 2023:Adesso che Matteo Bassetti ha comunicato urbi et orbi che sua moglie e i suoi figli non faranno il nuovo vaccino anti covid, che succederà? Schiere di giornalisti orfani di uno dei principali araldi del vaccino, a chi si rivolgeranno per convincere gli italiani a porgere il braccio? Il trio delle meraviglie che al jingle di sì-sì-vax-vacciamoci si era coperto di ridicolo pur di condurre alla vaccinazione coatta grandi e piccini, non sa che pesci pigliare: sciogliersi come i Beatles o continuare senza leader, come i Nomadi? In ogni caso Crisanti e Pregliasco sanno che adesso dovranno coprire anche gli spazi lasciati vuoti dal loro compare. Perché, signori, forse non l'avete capito, ma il vostro Bassetti vi ha scaricato, è uscito dal gruppo come Jack Frusciante e adesso dice cose che qualche tempo fa in bocca a un no vax erano bestemmie. Fa da sé, come Riccardo Fogli senza i Pooh, anzi, scioglie proprio il gruppo dei tre virostar canterini come un Tommaso Paradiso qualsiasi o un Max Pezzali.«Non dobbiamo ricommettere il medesimo errore già commesso due anni fa allargando la vaccinazione a tutti da 0 a 100 anni senza nessuna distinzione. Il vaccino per tutti è un errore, i miei figli non lo faranno. E neanche mia moglie». Questa frase pronunciata anche solo un anno e mezzo fa in bocca a un qualunque medico o scienziato gli sarebbe costata il posto di lavoro, l'espulsione forzata dal consesso civile, l'ostracismo del nome e la pubblica denigrazione.E invece messa in bocca al brillante infettivologo del San Martino di Genova oggi è parola di vita, autorevole posizione. Strano mondo, davvero.Dunque, finalmente grazie a Bassetti, scopriamo che ci sono stati degli errori nella campagna vaccinale? E quali sarebbero, di grazia? E quale sarebbe il motivo per non vaccinare moglie e figli con i nuovi vaccini dato che Bassetti è lo stesso che ha spinto e non poco per inoculare bambini e ragazzi senza alcun criterio, con la sola scusa che così sarebbero potuti uscire dalla DaD e riappropriarsi della loro vita sociale? Perché così diceva nel 2021 quando spingeva per gli inoculi: «Non possiamo mantenere ancora i ragazzi in Dad. Hanno bisogno di stare insieme e di socializzare. Devono vaccinarsi».Convinto a vaccinare tutti, Bassetti lo era anche quando stilava persino un vademecum in forma di decalogo per i più piccini: «I vaccini approvati hanno la funzione di proteggerti dallo sviluppo della polmonite e dalla morte, non dal raffreddore o dall'influenza» e «con il vaccino proteggi te stesso e le persone che hai attorno» secondo la massima forte, ovviamente smentita dalla realtà che il vaccino avrebbe protetto anche gli altri, per una sorta di immunità indotta.Dunque, adesso, si fa dietrofront. Non serve vaccinare tutti, men che meno i bambini e gli adulti, il nostro professore ora invita all'inoculo soltanto gli over 75 e i fragilissimi, che poi era la raccomandazione che con un po' di razionalità i suoi odiati no vax cercavano di sostenere.A questo punto, con la campagna vaccinale alle porte sarebbe interessante capire dal professore che cosa è successo nel frattempo. Certo, che il covid non faccia più paura a molti è ormai risaputo e che si possa curare lo sapevamo da tempo ormai, ma allora perché questo principio non valeva prima, negli anni in cui la pandem
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7549IL BOSS MAFIOSO CHE DETESTAVA LA CHIESAndi Federica Di VitoÈ morto oggi Matteo Messina Denaro, 62 anni, l'ultimo stragista di Cosa Nostra arrestato il 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza. A fine 2020 gli era stato diagnosticato un grave tumore al colon, per questo era ricoverato dall'8 agosto nell'ospedale San Salvatore de L'Aquila. Seguito costantemente da una equipe di oncologi e di infermieri, nei 9 mesi di detenzione il padrino di Castelvetrano è stato sottoposto a due operazioni chirurgiche. Dall'ultima non si era più ripreso, a tal punto che i medici avevano deciso di non rimandarlo in carcere ma di continuare con la terapia del dolore e con i sedativi in una stanza di massima sicurezza dell'ospedale. Avendo rifiutato l'accanimento terapeutico, venerdì gli è stata interrotta l'alimentazione ed è stato dichiarato in coma irreversibile.Prima di morire ha potuto incontrare alcuni familiari e ha dato il cognome alla figlia avuta durante la latitanza e ancora mai riconosciuta, Lorenza Alagna. È stata lei insieme a una delle sorelle del capomafia e alla nipote Lorenza Guttadauro, la quale è anche difensore di Messina Denaro, a restare al capezzale nei suoi ultimi giorni di vita. Sarebbe giunta anche l'anziana madre, mentre in paese, a Castelvetrano, tutto è pronto per ricevere la salma che sarà tumulata nella cappella di famiglia vicino al padre Francesco - meglio conosciuto come "don Ciccio", capo della mafia trapanese morto per infarto durante la latitanza nel 1998.È Lorenza Guttadauro a occuparsi in questi giorni della procedura post mortem dello zio. In contatto con le questure de L'Aquila e di Trapani, con la Procura di Palermo, con i Comuni competenti e le prefetture sta cercando di ottenere al più presto tutte le autorizzazioni necessarie per trasferire la salma in Sicilia. Nelle ultime ore prima del decesso le misure di sicurezza sia all'interno che all'esterno della struttura ospedaliera sono state rinforzate, a sorvegliare i reparti dell'ospedale 15 membri delle forze dell'ordine, tra poliziotti, carabinieri, agenti della penitenziaria, militari dell'esercito e finanzieri.«Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell'odio e nel peccato», queste sono state le volontà del boss ritrovate scritte in un pizzino del 2013 il giorno del suo arresto dai carabinieri del Ros nel covo di Campobello di Mazara. «Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie», scriveva ancora il boss di Castelvetrano nel maggio di dieci anni fa, mentre la Chiesa proclamava beato don Pino Puglisi. Il riferimento sembrerebbe infatti chiaro al prete di Brancaccio assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993.«Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno», così aveva sentenziato. Ecco come si spiega la volontà di non avere nessun funerale religioso, «Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità», puntualizzando che le sue ultime volontà sono espresse «in piena coscienza» perché «il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Chi osa cacciare e ritenere indegna la mia persona non sa che non avrà mai la possibilità di farlo perché io non lo consento, non ne darò la possibilità».Parole che non stentiamo a definire deliranti e che sfatano il mito dei mafiosi "devoti", spesso utilizzato per tacciare la Chiesa di una vicinanza con la corruzione mafiosa. Con la morte di Matteo Messina Denaro si chiude in qualche modo il capitolo della storia italiana degli anni Ottanta fatto di stragi e ricatti allo Stato. O sarebbe meglio dire che si volta pagina, perché su Cosa Nostra ancora molto c'è da scoprire. Intanto Messina Denaro i suoi segreti se li porterà in tomba e di fronte a quel Dio sempre pronto a essere invocato, ma che scruta e conosce nel profondo l'anima dell'uomo.Nota di BastaBugie: Stefano Chiappalone nell'articolo seguente dal titolo "L'(a)teologia senza intermediari di Messina Denaro fa scuola" parla del boss mafioso che non voleva funerali religiosi in nome di un rapporto personale "puro, spirituale e autentico" con Dio che sarà "la mia giustizia, il mio perdono". Una fede fai-da-te alquanto diffusa che finisce per auto-assolvere chiunque.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26 settembre 2023:Niente funerali religiosi per il boss Matteo Messina Denaro, morto ieri a L'Aquila all'età di 61 anni, dopo trent'anni di latitanza e otto mesi di detenzione. La decisione è sua, espressa in un pizzino risalente al 2013.«Rifiuto ogni celebrazione religiosa», queste le volontà di Messina Denaro, «perché fatta di uomini immondi che vivono nell'odio e nel peccato e non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie». Come a dire: "non voglio dar loro neanche la 'soddisfazione' (che tale non è) di negarmi il funerale, sono io a rifiutare loro", descrivendo la Chiesa alla stregua di un'associazione a delinquere. Quindi il boss si avventurava, a modo suo, sul piano teologico: «Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno. Gli anatemi sono espressioni umane non certo di chi è solo spirito e perdono. Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità».In sintesi, con Dio me la vedo da solo e guai a chi si mette in mezzo. Neanche di fronte alla fine o in vista di essa viene meno quel misto di orgogliosa impunità e senso di onnipotenza che i greci chiamavano hybris, dimenticando che «per sfidare Dio l'uomo gonfia il proprio vuoto» (Nicolás Gómez Dávila). China pericolosa al culmine e al termine di un'intera esistenza abituata a comandare e disporre della vita e della morte altrui, che spinge a illudersi di poter trattare persino Dio da pari a pari, perché all'atto pratico si fa di se stessi un "dio". In tal senso, suona involontariamente drammatica la specificazione: «la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità», cioè: a modo mio, come io ho voluto, come io li ho perseguiti nella mia esistenza, fino alla tragica possibilità di scoprire solo nell'aldilà quanto siano amari i frutti scaturiti da determinati semi. E ciascuno ne tragga le somme, sempre salvando quell'estremo frammento di vita in cui solo Dio e il moribondo possono sapere cosa si siano detti. E le tragga innanzitutto per sé.Molti di coloro che oggi reclamano giustizia, magari auspicando per il defunto le pene infernali descritte nei peggiori gironi danteschi, non si accorgono di essere cresciuti - sul piano puramente teologico - alla sua stessa scuola e sottoscriverebbero tutte o quasi tutte le formulazioni di questo agghiacciante testamento. Rifiuto la Chiesa perché tutti i preti sono «immondi e vivono nel peccato» (da qual pulpito, si direbbe, ma non pochi la pensano così). Rifiuto qualsiasi intermediario perché «il rapporto con Dio è personale» e proprio così è «puro, spirituale, autentico». E va da sé che otterrò il perdono («il mio perdono»), tanto più che, rifiutando qualsiasi mediazione, ciascuno è naturalmente portato ad auto-assolversi, persuaso che il giudizio divino non sia poi tanto dissimile dal proprio (perché "io sono buono", che in fondo è il "non detto" da chiunque, compreso Messina Denaro).Tipico di una mentalità che confonde la testimonianza della verità con la credibilità del testimone, perché in fondo non cerca la verità, ma la sua verità: a tale scopo il testimone più credibile è l'"io" stesso, l'unico su cui non avremmo nulla da ridire. Talora i peccati degli uomini di Chiesa sembrano il pretesto (oltre che per non guardare i propri) per non chiedersi se ci sia qualcosa di divino in quella Chiesa che da duemila anni rimane viva malgrado quella sua mescolanza di peccatori (certo), corrotti (altrettanto certo, ma meno di quanto si creda) e santi, il che raramente lo si ricorda. E sempre che si parli con cognizione di causa, poiché molti di quelli che "non vado in chiesa perché tutti i preti sono così e così", generalmente di preti non ne hanno più visto uno dal giorno del battesimo o poco più. Ma ammesso (e non sempre concesso) che tra i successori dei Dodici Apostoli capiti proprio a noi qualcuno che sembri il successore di Giuda Iscariota, a nessun'altra società umana si applicherebbe la consueta generalizzazione per cui se dieci o mille preti sono delinquenti, lo sarebbero anche tutti gli altri: provate a farlo con qualsiasi
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7532LA CULTURA DELLO STUPRO (CELLULARI E PORNOGRAFIA) di Maria Rachele Ruiu«Se ci penso mi viene lo schifo perché eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l'avevo vista solo nei porno, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, però che devo fare la carne è carne, ma ti giuro dopo che si è sentita pure male, piegata a terra, ha chiamato l'ambulanza, l'abbiamo lasciata lì e siamo andati via. Voleva farsi a tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio»La pornografia, cancro di questa generazione più di altri, visto che i bambini incappano in un video porno a 8 anni, per sbaglio. Cioè mio figlio Michele fra 3 anni.Esistono bambini di seconda elementare già dipendenti dal porno. Agghiacciante. Ma è.Esistono bambini alle elementari, con una idea già distorta della donna, che perdono il rispetto per la donna grazie ad un cavolo di cellulare.Che perdono il desiderio di entrare in relazione con lei, di amarla e rispettarla, e che non riescono a vederla se non come mero strumento di godimento personale, grazie ad un cavolo di cellulare.Un sex toy da esigere, perché desiderato. Da comprare se non lo si possiede. O da rubarsi, se non in vendita.Chi fa uso di pornografia rinforza la credenza che il maschio debba dominare e la femmina sottomettersi, oltre a normalizzare pratiche sessuali estreme. Nel porno le donne sono rappresentate come macchine riceventi solo sesso, non altro: «Lei era tutta ubriaca, l'amica sua l'ha lasciata sola, voleva farsi a tutti. Alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio».Una macchina, non più umana, deputata al mio puro godimento.Gli studi mostrano che chi fa uso di pornografia, infatti, tende a rapportarsi ad una donna come oggetto: si elaborano le immagini sessualizzate delle donne con i processi con cui si elaborano gli oggetti, e non con processi che di norma usiamo quando ci relazioniamo con altri esseri umani.Zero empatia: «Dopo si è sentita pure male [...] si toccava là sotto piegata a terra... 'Chiamate un'ambulanza', [...] l'abbiamo lasciata lì e siamo andati via...».Un cocktail maledetto tra dipendenza da device e dipendenza da porno, servito su piatti d'argento, per la distruzione dei nostri figli.Un vero carcere neurobiologico, in cui la gratificazione che cerchi non la trovi più, e hai bisogno di uno stimolo sempre maggiore: parti dalla immagine o dal video visto per caso sul cellulare a otto anni, per arrivare, non così di rado ahinoi, a ritrovarsi piegati a cercare materiale pedopornografico. Neonati, sì. Chiedete a Don Fortunato Di Noto. L'inferno in terra.E no, non possiamo permetterci di scandalizzarci leggendo le richieste su telegram del video di quella vergognosa e animalesca violenza. Perché se ci scandalizziamo fingiamo che sia un caso. E invece no: chiamare la prostituzione, cioè lo stupro a pagamento, sex work; sponsorizzare la pornografia, cioè la prostituzione filmata, come sana; Only fans e compagnia cantante; la grandissima bugia che abbiamo il diritto di pretendere che tutte le nostre pulsioni debbano essere. No, non è un caso.Indicare continuamente, perché fa figo, la ricerca del godimento, slegato dalla relazione, fingere che sia la strada per la felicità, per un paradiso a portata di mano, senza limiti, pieno di pulsioni, pretese, desideri assurti a diritti (voglio, posso, pretendo), che tutti dobbiamo pretendere, è l'inferno. Che stiamo permettendo, per i nostri figli.Vale la pena alzarci in piedi e lottare.Perché l'altra possibilità sia possibile.La libertà vera, la felicità vera; quella di sapersi controllare, per l'altro; rinunciare, per l'altro; sacrificarsi, cioè rendere sacro, per l'altro; scegliere il bene, per l'altro. Ed essere felici, insieme.Difendere l'altro, anche dal branco.Un'alleanza che va ricercata e ritrovata, insostituibile, tra uomo e donna.Post Scriptum: Se sei dipendente dal sesso, se sei nella gabbia neurobiologica di prima, se stai distruggendo le relazioni intorno a te, se non riesci a guardare più una ragazza o una donna con libertà, se non riesci ad essere fedele perché non riesci a rinunciare al sesso, se stai distruggendo il tuo matrimonio e anche se non vorresti più, ogni volta che tua moglie non c'è, che i tuoi figli non ci sono, e impossibile per te non rinchiuderti in bagno, o in cantina, se stai perdendo la tua famiglia, il tuo lavoro, lo studio, se sei in gabbia all'inferno, chiedi aiuto. Si può uscire da questa dipendenza, con fatica, ma si può.Nota di BastaBugie: oggi sempre più persone cercano di liberarsi dalla nuova forma di schiavitù che consiste nel consumo frequente di immagini pornografiche. Il percorso proposto dal sacerdote cattolico padre Eric Jacquinet nel libro "Libero! Dalla trappola della pornografia" è strutturato in un cammino di 40 giorni per riconquistare la gioia di vivere. L'itinerario accompagna un progressivo lavoro di conversione, liberazione e ricostruzione di sé che, ad ogni tappa, si concretizza attraverso una testimonianza, una spiegazione dei meccanismi psicologici, una riflessione spirituale ed esercizi pratici.Per comprare il libro del 2021 "Libero! Dalla trappola della pornografia", pag. 336, € 24, clicca qui!BABY STUPRATORI: LA SOLUZIONE È EDUCATIVA, NON RIEDUCATIVAEcco licenziato dal Governo il «decreto Caivano» per intervenire contro le cosiddette baby-gang. Ricapitoliamo.Verso la fine di agosto esce la notizia di stupri durati mesi, da parte di un gruppo di minori ai danni di due cugine di 13 anni, a Caivano, in provincia di Napoli. Don Maurizio Patriciello, parroco di un quartiere di Caivano (Parco Verde) ha invitato il premier Meloni a recarsi sul luogo per far sentire la presenza delle istituzioni. Il premier non solo ha fatto visita a questi luoghi, ma ha anche disposto un vero e proprio rastrellamento del quartiere da parte delle forze dell'ordine.A dire il vero, qualche giorno prima, un evento simile è accaduto a Palermo e, prima ancora, a Firenze. In questi due casi, nessun rastrellamento, anzi: i media hanno sottolineato a più riprese che si trattava di ragazzi «normali». Insomma: una vera e propria «epidemia» di stupri di gruppo perpetrati da ragazzini minorenni. Ovviamente, il pensiero corre attraverso la sempre più precoce sessualizzazione dei nostri bambini, dai corsi di «educazione sessuale» all'uso ormai diffusissimo di smartphone e social media.Ma veniamo al contenuto del decreto. Ecco le principali misure previste (sempre secondo gli organi di stampa):- ammonimento, da parte del questore, al minore a partire dai 14 anni;- una sanzione da 200 a 1000 euro ai genitori per mancato assolvimento degli obblighi educativi;- fino a due anni di carcere se il figlio non frequenta la scuola dell'obbligo scolastico (18 anni o 16 in caso di qualifica professionale triennale);- «DASPO» (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) urbano, cioè divieto di accesso a un determinato comune diverso da quello di residenza;- «un percorso di reinserimento e rieducazione civica e sociale sulla base di un programma rieducativo che preveda [...] lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, per un periodo compreso da uno a sei mesi»;- stanziamento di fondi per le scuole del Mezzogiorno.Tralasciamo alcuni punti, ad esempio l'uso di un provvedimento legato al mondo dello sport (il DASPO) per qualunque provvedimento che limiti la libertà di movimento dei cittadini; oppure il fatto che, invece di promuovere una riflessione sul modello che la nostra società propone ai ragazzi, si intervenga con leggi, divieti, pene sempre più severe; o sul divieto di uso dei cellulari, che pare francamente fantascientifico, vista la situazione attuale. E concentriamoci sugli aspetti educativi evocati da questo ipotetico decreto.Vediamo che lo Stato, che contribuisce in ogni modo all'attuale modello sociale, si propone di «rieducare» (non suscita un brivido questa parola?) i ragazzi dal punto di vista civico e sociale. Evidentemente ci troveremo di fronte a un esperimento di cura omeopatica. Invece di smettere di minare e di cominciare a rafforzare il ruolo educativo della famiglia («È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli», articolo 30 della Costituzione), in barba al principio di sussidiarietà, lo Stato si arroga il compito di educare (anzi: rieducare!) i ragazzi. E cosa fa ritenere l'estensore del decreto, che un dipendente pubblico sia in grado, abbia i mezzi, le competenze e la capacità di educare i ragazzi (e non aggiungiamo «meglio dei suoi genitori»)? Un titolo di studio? Si da per scontato che i genitori siano analfabeti non scolarizzati? Si da per scontato che il titolo di studio equivalga a una abilitazione educativa? E non è finita!
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7531FOSSE COMUNI DI BAMBINI IN CANADA? ERA UNA BUFALA, MA INTANTO HANNO BRUCIATO 100 CHIESE di Giulio MeottiLe ricordate le "fosse comuni di bambini indigeni nelle scuole residenziali di tutto il Canada"?Una serie di scavi in siti sospetti ha appena scoperto che... non ci sono resti umani. Un gruppo di indigeni, "Pine Creek First Nation", ha scavato 14 siti della Chiesa cattolica a Manitoba. E non sono stati trovati resti umani. Nel maggio 2021, i leader della British Columbia First Nation hanno annunciato la scoperta di una fossa comune di 200 bambini indigeni tramite radar a penetrazione del suolo in una scuola residenziale nella Columbia Britannica. Il radar ha rilevato "anomalie" nel terreno, ma nessuna prova della presenza di reali resti umani. Ma tanto bastava per fare notizia a livello planetario.James C. McCrae, ex procuratore generale di Manitoba, ha rassegnato le dimissioni da un comitato governativo dopo aver espresso il suo scetticismo. Scavi sono stati condotti in decine di altre chiese: non un solo corpo.Pochi giorni dopo l'annuncio di una prima "scoperta", il primo ministro Justin Trudeau ha decretato, su richiesta dei leader tribali, che tutte le bandiere sugli edifici federali sarebbe sventolate a mezz'asta. Il governo canadese e le autorità provinciali hanno promesso 320 milioni di dollari per ulteriori ricerche e a dicembre altri 40 miliardi di dollari in risarcimenti.Ora persino la CBC canadese ammette: "Non ci sono resti".E pensare la fatica che aveva fatto il New York Times.Le "scuole residenziali" sono un capitolo tragico della storia canadese. Nel 1880 il governo arruolò varie organizzazioni per creare questi collegi per giovani indigeni e inserirli nella società. Più della metà di queste scuole erano gestite dalla Chiesa Cattolica. Con la tubercolosi e l'influenza spagnola dilaganti in quel periodo, diverse migliaia di bambini indigeni morirono nelle scuole. Nel 2008 è stata creata la Commissione per la verità e la riconciliazione per aiutare il processo di guarigione da questo capitolo oscuro della storia canadese. Molto lavoro è stato fatto da tutte le parti. I primi a scusarsi, nel 1991, furono proprio i vescovi della Conferenza episcopale.LA BUGIARDA STAMPA OCCIDENTALEMa un "genocidio"? "Fosse comuni"? A leggere la bugiarda stampa occidentale sembrava che il Canada cattolico fosse la Serbia di Mladic.Conrad Black, fondatore del quotidiano canadese National Post, ora spiega: "Tutta questa controversia è una frode. La performance di Justin Trudeau è stata vergognosa; ha disonorato il Canada". Black scrive che "non è stato scoperto alcun gruppo di tombe in nessuna parte del Canada" e che tutte le accuse sono state avanzate sulla base di distorsioni del suolo. "...Nonostante la generosa fornitura di fondi pubblici per condurre le necessarie indagini forensi, non è noto se ci siano sepolture umane, tanto meno tombe di bambini".Eppure, anche Papa Francesco - che ha sempre troppa fretta di piacere alla gente che piace - ha rilasciato scuse formali a nome della Chiesa.Ma in compenso chi esprimeva scetticismo ha visto carriera e reputazione distrutte. Prendiamo il caso dell'ex politico di Manitoba Jim McCrae. In un paio di articoli scritti verso la fine dello scorso anno, McCrae ha sfidato la visione della storia delle scuole residenziali promossa. Così è diventato "un negazionista". Un ex professore universitario si è visto annullare un discorso nel febbraio di quest'anno con la motivazione che "le sue opinioni non avrebbero fatto avanzare il dibattito sulle scuole residenziali e avrebbero causato danni minimizzando il dolore e la sofferenza inflitti ai bambini e alle famiglie delle Prime Nazioni". Altrove, un insegnante della Columbia Britannica si è visto annullare il certificato di insegnante dopo aver criticato la narrativa del "genocidio culturale".Tom Flanagan, professore emerito di scienze politiche all'Università di Calgary, ha detto la questione è un esempio perfetto di "panico morale".Bastava leggere i tre principali quotidiano italiani: Il Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa. Decine e decine di articoli senza fondamento.Quillette lo definisce "panico generato dai media" in una inchiesta su come la fake news è diventata virale.CENTO CHIESE BRUCIATE IN POCHI GIORNIIn compenso, per "ritorsione", in Canada cento chiese sono state bruciate in pochi giorni da attivisti e militanti senza che i media ne parlassero, "in un misto di indifferenza e gioia maligna" scrive Mathieu Bock-Coté sul Journal de Montréal. Le chiese vanno a fuoco nei giorni in cui si riparla della sorte dei bambini indigeni che lo stato canadese nell'Ottocento ha cercato di assimilare.In una intervista con Fox News, il giornalista canadese Ezra Levant spiega il clima e solleva un paradosso tragico: "Il premier canadese Trudeau ha introdotto una legge contro il ‘discorso dell'odio' su Facebook e Internet, ma è silente su questa ondata di attacchi alle chiese"."Immaginate se, dopo l'11 settembre 2001, negli Stati Uniti, o dopo gli attacchi islamisti degli ultimi anni in Francia, cittadini ‘arrabbiati' decidessero di attaccare le moschee, di vandalizzarle, di bruciarle" scrive ancora Bock-Coté. "Saremmo stati tutti indignati da tali gesti. Li avremmo condannati senza riserve. Avremmo ricordato che tali atti sono criminali, oltre a richiedere una punizione severa per i loro autori. Come, allora, spiegare la reazione attuale?". O meglio, la mancanza di reazione. Un sacerdote canadese ha raccontato che la sua congregazione è fuggita dal Vietnam per cercare libertà religiosa in Occidente. "E oggi il Canada è meno sicuro del Vietnam"."È stata un'estate difficile per i cristiani canadesi", scrive il Wall Street Journal. Anche una chiesa copta è stata rasa al suolo, non in Egitto, dove l'incendio di chiese copte non è un evento raro, ma in Canada, noto anche come "il centro dei roghi delle chiese del mondo occidentale". La chiesa copta di San Giorgio nel Surrey, che ha servito 500 famiglie e fornito cibo ai senzatetto, è stata incendiata e completamente distrutta. Rimane in piedi solo un muro carbonizzato.JUSTIN TRUDEAU PEGGIO DI GOEBBELSQuesta è senza dubbio una crisi, ma non lo penseresti osservando la risposta del primo ministro Justin Trudeau. "Sebbene il primo sospetto incendio doloso sia avvenuto il 21 giugno, Trudeau non ha parlato della questione fino al 1 luglio" scrive il Wall Street Journal. "Peggio ancora, dopo dozzine di incidenti in sette diverse province e territori, c'è stato un solo arresto. ‘Mi sbaglio', ha chiesto Aaron Wudrick del Macdonald-Laurier Institute, ‘o quest'anno sono state arrestate più persone in Canada per essere entrate in una chiesa per pregare che per averne incendiata una?'".Molti hanno festeggiato apertamente alla vista delle chiese che bruciano, racconta il National Post. Gerald Butts, ex braccio destro del premier canadese Trudeau, ha scritto che bruciare le chiese è "comprensibile". La direttrice della organizzazione dei diritti civili BC Civil Liberties Association , Harsha Walia, ha twittato: "Bruciatele tutte!". Una dirigente della Canadian Bar Association ha chiesto che tutte le chiese vengano rase al suolo. Un altro avvocato, Naomi Sayers, ha detto di essere pronta a dare una mano a bruciare tutte le chiese. E l'elenco è ancora lungo. La professoressa della McGill University Debra Thompson si domanda come "è davvero una sorpresa che non le bruciamo tutte".In Canada, sono state decapitate le statue nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes a Toronto. Decapitata la statua della Madonna in una chiesa di Toronto, come la statua di un santo a Winnipeg.In questi anni abbiamo visto numerose fake news prodotte dal "sistema" che vigila sulla definizione di "verità". Questa canadese forse le batte tutte. Neanche il ministro Goebbels avrebbe potuto essere così raffinato da costringere un Papa a chiedere scusa per una menzogna.Quarto Potere Woke!
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7523SOROS LASCIA L'EUROPA, MA NON E' UNA RITIRATA, BENSI' UN OBIETTIVO RAGGIUNTOOrmai i governi europei seguono già i voleri del miliardario George Soros, per cui la Open Society investirà altrove i suoi capitali per promuovere aborto, eutanasia, gender, diritti lgbt, immigrazionismo, ecc.di Radio Roma Libera, 28 agosto 2023L'OSF-Open Society Foundations, fondata, voluta e guidata dal miliardario George Soros, saluta l'Europa. La sua ritirata dal Vecchio Continente è pressoché totale. Una vittoria, come molti hanno ritenuto forse un po' troppo frettolosamente? Tutt'altro, in realtà rappresenta un'autentica sconfitta. Poiché la decisione sarebbe giunta dopo aver valutato come ormai la maggior parte dei governi e degli organismi istituzionali europei stia già seguendo politiche identiche a quelle sostenute dalla Fondazione ed, oltre tutto, investendovi capitali più che adeguati. Inutile quindi insistere oltre, meglio spostare interessi e denaro dove ancora manchino. E questo a partire già dal prossimo anno.A darne notizia sono state contemporaneamente diverse agenzie d'informazione, come la spagnola InfoCatólica, la francese Médias-Presse-Info e l'italiana LaPresse, nonché quotidiani come l'italiano Domani. I nuovi obiettivi geografici di Soros ancora non sarebbero noti, ma la strategia resterebbe la stessa: sostenere economicamente Ong, think-tank e lobby di vario tipo per promuovere ovunque aborto, gender, Lgbtq+, eutanasia ed, in generale, una visione ultraprogressista della società.ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀDel resto, l'interesse dei "padroni del mondo" verso le istituzioni più significative e rappresentative a livello planetario non deve sorprendere, non è né un mistero, né una novità: pochi mesi fa, per la precisione lo scorso 23 maggio, secondo quanto riferito sempre da Médias-Presse-Info, l'OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità ha firmato un rapporto di partnership con Fondazione Rockefeller, allo scopo di rafforzare, soprattutto - è stato detto - in termini di prevenzione, il Centro di informazione sulle Pandemie e sulle Epidemie. Valore dell'accordo, 5 milioni di dollari. Lo spunto verrebbe offerto insomma da un problema vero, ma per giungere dove? E soprattutto come?Nel comunicato-stampa, con cui si è data notizia dell'intesa, è stato anche precisato come, in realtà, OMS e Fondazione Rockefeller collaborino da ben 75 anni con sovvenzioni, solo negli ultimi vent'anni, pari a circa 27 milioni di dollari. Ancora: nel gennaio 2022 Fondazione Rockefeller, peraltro grande azionista dell'industria farmaceutica, è stata anche ammessa come attore non statale nelle relazioni ufficiali con l'Oms. Sostanzialmente lo stesso modus operandi è riscontrabile in un'altra, analoga realtà, la Bill & Melinda Gates Foundation. E questo pone seri punti interrogativi sulla direzione che enti in ogni caso privati possano imprimere alle politiche di organismi internazionali, di per sé istituzionali, privi di reali esigenze economiche perché sostenuti dai governi ed autorevoli solo nella misura in cui possano essere e dirsi realmente liberi e indipendenti da pressioni esterne di singoli o gruppi.BENEFATTORE O PARTNER?È evidente come diverso sia lo status di semplice benefattore e quello invece di partner, con la possibilità concreta di incidere in una politica attiva di definizione degli obiettivi e dei progetti su scala internazionale. Tale politica di trasparenza viene purtroppo offuscata da operazioni magari formalmente legittime, tali tuttavia da lasciare più di un dubbio circa la loro effettiva limpidezza. E, ad evidenziarlo, è stato, nemmeno a farlo apposta, un altro big dell'hi-tech, Elon Musk, che lo scorso 15 maggio si è dichiarato pronto ad avviare un'azione legale proprio contro le Ong finanziate da Soros, accusate di diffondere informazioni false, pur di ottenere i propri scopi: in un rapporto, ad esempio, avrebbe denunciato un dubbio aumento nel numero degli «incidenti d'odio», finalizzato in realtà a sostenere limitazioni e censure più severe alla libertà di espressione in Occidente, in particolar modo - nel caso specifico - in Irlanda e Scozia. Che sia vero o meno, saranno eventualmente i tribunali a stabilirlo, ammesso che Musk sia disposto a proseguire in un'accusa, che potrebbe tramutarsi in un boomerang a fronte di sue iniziative, alquanto discutibili e non meno inquietanti, assunte tramite le sue aziende.Del resto, fu Benedetto XVI a distinguere in modo chiaro nell'enciclica Deus Caritas est, ai numeri 30b e 31a, la sostanziale differenza tra le «molteplici organizzazioni con scopi filantropici, che si impegnano per raggiungere, nei confronti dei problemi sociali e politici esistenti, soluzioni soddisfacenti sotto l'aspetto umanitario» ed, invece, la «carità cristiana», per la quale occorre, sì, «competenza professionale», ma anche e soprattutto «umanità» e «formazione del cuore», capace di condurre i propri operatori «a quell'incontro con Dio in Cristo, che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro, così che per loro l'amore del prossimo sia una conseguenza derivante dalla loro fede, che diventa operante nell'amore». E questa è una cifra, una specificità, un valore aggiunto che né Soros, né Gates, né Musk, né alcun altro magnate dell'alta finanza può vantare, al netto di critiche, sospetti ed accuse.
VIDEO: Mons. Antonio Suetta critica i funerali di Michela Murgia ➜ https://www.youtube.com/watch?v=p824jhZAsZcTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7508MURGIA SANTA SUBITO? NON E' PROPRIO IL CASO di Mario IannacconeMichela Murgia «ricorda Sant'Agostino: l'esperienza personale diventa simbolo universale» declama, spericolatamente, Dacia Maraini su Huffington Post. Una fra le tante uscite ispirate dalla morte della scrittrice. La celebrazione pressoché unanime della Murgia da parte del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo, ci fa comprendere che era investita di un ruolo importante nel comunicare la mentalità contemporanea di cui i principali media si fanno megafono.Di fronte alla morte di una persona ancora giovane - spirata il 10 agosto, a 51 anni, pochi mesi dopo aver annunciato un tumore -, che ha mostrato coraggio e dignità di fronte alla propria morte, è difficile scrivere, soprattutto quando si va in direzione contraria al coro di lodi unanimi. Si teme di apparire inopportuni, stonati. Tuttavia, la Murgia era un personaggio pubblico e se viene celebrata come una grande intellettuale, addirittura «indispensabile», una «lottatrice» per i diritti degli ultimi, «attivista», «teologa», «filosofa», «innovatrice», «grande scrittrice» o «grande cattolica» allora è giusto esprimersi e ricordare gli elementi della sua vicenda che risultano critici a chi abbia una visione differente da quella propagandata dalla scrittrice sarda.L'IDENTITA' CATTOLICA E' IN CRISISu Repubblica Giulia Santerini definisce la Murgia una scrittrice «cattolica». Se si può scrivere tanto è perché l'identità cattolica è in crisi, attaccata anche dall'interno della Chiesa. Nessuno può dare patenti di cattolicità perché è la dottrina che definisce e lei non può essere definita, per le dottrine che propagandava, cattolica, se ha ancora un senso la parola. Il Sole 24 Ore la ricorda come scrittrice «antagonista contro il patriarcato», dimenticando che non siamo negli anni Sessanta e il patriarcato è smantellato da tempo e la Murgia ne combatteva il fantasma eliminando le vocali finali delle parole.Diceva di essere scomoda ma l'11 agosto Rai 3 ha presentato in prima serata una programmazione a lei dedicata, un onore mai concesso agli scrittori scomodi. I palinsesti di ogni media si sono riempiti di sue riapparizioni, celebrazioni, letture, lodi senza contraddittorio. Persino Giorgia Meloni, con tutto il governo schierato, ha fatto il suo dovere istituzionale delle condoglianze che si presentano alle grandi personalità.Michela Murgia, in fondo, aveva scelto di stare dalla parte del potere anche se lo negava con sdegno; quel potere che, attraverso le lotte che lei appoggiava, sta rimodellando le nostre vite abolendo confini fra sessi, nazioni, proprietà. Quel potere che, attraverso istituzioni comunitarie, favorisce il traffico di uomini attraverso le Ong e i loro complici scafisti. Quel potere che favorisce la denatalità a favore di una fertilità tecnica e mercenaria, l'aborto sempre più facile, l'omogenitorialità, l'eutanasia, la maternità surrogata, tutti punti difesi tenacemente dalla donna che puntellava queste scelte con la volontà o espediente di essere vicina a "Dio Madre".La scrittrice sarda esprimeva un pensiero fazioso e violento, irridente e blasfemo, persino feroce. Però era chiara: definiva amici e nemici con chiarezza. Dunque, riabilitarla, portarla dalla propria parte anche da quella "destra" - vera o sedicente - che lei individuava nei cattolici lontani dalle innovazioni creative degli ultimi anni o in mentalità politiche da lei vituperate, o lontane dalla sinistra neoliberista prodotto del marxismo culturale, non ne rispetta la volontà. Le va dato atto di non essere stata ipocrita: ha sempre attaccato, morto o vivo che fosse, chiunque andasse contro le sue idee. Non avrebbe gradito riabilitazioni da chi disprezzava.GOD SAVE THE QUEERSino alla fine ha "combattuto" con segni e rituali forti, come il matrimonio "queer" della famiglia allargata. Ma se i segni hanno un valore, allora il fatto che il suo vestito da cerimonia sia stato impreziosito dalla scritta ricamata God Save the Queer della stilista di Dior, Maria Grazia Chiuri, avrà un significato. Il marchio del lusso Dior, come tutti i marchi importanti, appoggia le idee che sono maggioritarie come la grande finanza, le multinazionali dei media, le grandi istituzioni appoggiano le medesime lotte care alla Murgia. Quello del 15 luglio fu «matrimonio» fatto «pur non credendo nel matrimonio», aveva chiarito. Le teorie radical-femministe, "intersezionali", della Murgia sono una vecchia conoscenza della cultura europea che demolisce il bello e il passato; ma lei era riuscita, partecipando a trasmissioni televisive e usando il suo talento comunicativo, a farle tornare novità. Il suo odio per un fascismo più immaginario che reale e contro una Chiesa "vecchia" era implacabile.La teologa Marinella Perroni sull'Osservatore Romano ne loda l'amicizia e l'umanità: «Non avrebbe certo potuto scrivere in God Save the Queer le pagine davvero magiche di teologia trinitaria, se non avesse fatto questa esperienza di Dio e degli umani». Su Avvenire - che ha dedicato molti articoli alla Murgia in poche ore - Roberto Carnero insiste soprattutto sull'«inclusività» della sua teologia delle «periferie», perché il cattolicesimo è religione dell'«et-et», non dell'«aut-aut». Vero, ma ci sono dei limiti: in un'intervista su Repubblica definiva la Trinità «due uomini e un uccello», «patriarcato tossico» e meglio sarebbe una Trinità di «tre donne». Sono concetti «illuminanti» di teologia trinitaria? È l'applicazione dell'et-et? Lo lasciamo giudicare al lettore.Quanto al catechismo femminista della Murgia, ne scriveva già 100 anni fa l'occultista Valentine de Saint Point e in termini molto simili parlando già di un Dio-Madre, con tutto quanto conseguiva.La scrittrice sarda verrà ricordata soprattutto per i suoi pamphlet polemici Stai zitta, Morgana o Ave Mary, testi brevi, rapsodici, taglienti che ritagliava fra le sue collaborazioni giornalistiche, le rubriche sulle riviste femminili. Come diventare fascisti polemizzava contro un fascismo parodistico, felliniano. Della sua opera letteraria si può ricordare Accabadora (2009) che ha grazia di scrittura, il romanzo breve L'incontro (2014) e Tre ciotole (2023), racconti ispirati alla malattia. Probabilmente, Michela Murgia più che scrittrice era donna di spettacolo, attivista moderna, spesso in televisione, spessissimo alla radio e nei teatri.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7480SOROS PASSA IL TESTIMONE AL FIGLIO: DI MALE IN PEGGIO di Lorenza FormicolaSecondo il Financial Times, George Soros avrebbe investito negli anni 32 miliardi di dollari nel tentativo di diffondere la sua agenda politica attraverso la Open Society Foundation, di cui almeno 20, ufficialmente, nelle università sparse in tutto il mondo. Ora, il 92enne imprenditore e banchiere con uno dei patrimoni più ingenti al mondo, l'uomo che più di ogni altro ha messo la filantropia al servizio delle pulsioni culturali progressiste, cederà il controllo dei suoi fondi azionari da 25 miliardi di dollari al figlio Alexander.Il Soros tanto caro a Emma Bonino - «dal 1994, ci aiuta e lo rivendico» -, quello dell'attacco speculativo del 1992 alla lira capace di svalutare la nostra moneta del 30% e che ci ha fatto guadagnare l'espulsione dal Sistema Monetario Europeo, ma a lui una laurea ad honorem per "meriti economici" - conferita da Romano Prodi -, continuerà a far risuonare a lungo il suo nome e a influenzare le politiche occidentali, più di quanto non sia accaduto fino ad oggi.TALE PADRE TALE FIGLIO«Con papà - uno dei più grandi donatori del Partito Democratico della storia Usa, che si è impegnato in prima persona per il diritto all'aborto negli Stati Uniti - la pensiamo allo stesso modo, io, però, sono più politico rispetto a lui», ha dichiarato il rampollo, appena afferrato il testimone. D'altronde, solo negli ultimi mesi, Alexander è diventato ambasciatore de facto alla Casa Bianca incontrando, tra i tanti, Chuck Schumer, leader dei democratici al Senato e il vicepresidente Kamala Harris, ma anche il presidente brasiliano Lula e il primo ministro canadese, Trudeau.È al mondo universitario che la sfera di influenza della fondazione della famiglia Soros ha guardato principalmente negli ultimi decenni. Il figlio Robert Soros, è stato eletto nel consiglio di amministrazione della Central European University (CEU) nel 2012, e il fratellastro, Alexander, ha ora preso il suo posto. Nel corso degli anni Soros ha finanziato più di 20.000 borse di studio, investito centinaia di milioni solo nei college americani e creato una sua università.È stato prima di lasciare il comando che Soros padre, scegliendo la platea di Davos - il Forum economico, riunione dell'élite mondiale -, ha lanciato il suo nuovo progetto: l'Open Society University Network (OSUN). Un miliardo di dollari elargiti solo il primo anno e un appello a tutti quelli che hanno, come lui, il sogno di collaborare alla creazione di una «nuova rete universitaria globale». Integrerà l'insegnamento e la ricerca tra istituti di istruzione superiore di tutto il mondo, offrirà corsi in network e programmi di laurea congiunti e riunirà periodicamente studenti e docenti di diversi Paesi per dibattiti anche online. «Rafforzare i valori della società aperta, in particolare la libertà di espressione e la diversità di opinione», è questo l'intento messo nero su bianco.Soros è stato chiaro, l'obiettivo è costituire un network di università impegnate "nel pensiero critico" che si occupino del cambiamento climatico e della difesa della democrazia da "dittatori" come Donald Trump. «Mio padre ha capito che l'educazione è il modo migliore per garantire che i valori in cui crede possano essere rinnovati in ogni generazione», ha commentato Alexander Soros. «Considero Osun il mio progetto più importante, e anche quello di più lungo respiro. Per questo motivo vorrei vederlo realizzato finché sono in vita», ha replicato papà George. Per Leon Botstein, presidente di Bard College: «Osun è l'iniziativa più trasformativa nel settore dell'istruzione superiore che abbia visto in tutta la mia carriera».Da New York a Londra passando per l'Asia e l'Africa, la rete globale delle università sulle quali Soros ha allungato la sua mano è in continua espansione. Eppure la prima avventura di Soros nell'istruzione superiore allo scopo di promuovere la sua visione, non è proprio recentissima. La prima sovvenzione di beneficenza al mondo universitario è degli anni '70 al Bard College di New York. Ed è proprio a quest'ultimo che nel 2020 ha promesso 100 milioni di dollari nel prossimo decennio.Il progetto prese, poi, una cornice più definita con la fondazione dell'Università dell'Europa centrale (CEU) in Ungheria, nel 1991. Da sempre, ma soprattutto fino a quando Orbán non s'è messo di traverso - e per questo condannato della Corte di Giustizia Ue -, base ideologica delle sue operazioni nel campo dell'istruzione superiore.SOROS ODIA L'UMANITA'?Tra i più influenti ex alunni sono da ricordare certamente l'ex presidente della Georgia, Giorgi Margvelashvili; Lívia Járóka, nel 2017 vicepresidente del Parlamento europeo, vicepresidente della Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere a Bruxelles e presidente del PPE nel gruppo di lavoro sull'inclusione dei rom; Monica Macovei, ex ministro della difesa in Romania e poi parlamentare europea; Tina Khidasheli, già ministro della difesa georgiano; József Berényi, presidente del Partito della Coalizione ungherese in Slovacchia e Orsat Miljenic, ex ministro della giustizia croato. Ma solo George Soros ha potuto guardare allo stato dell'istruzione superiore americana e concludere che non è abbastanza liberal.Soltanto nel 2020, la Open Society Foundation di Soros ha stanziato oltre 63 milioni di dollari, poco più del 5% del suo budget, per influenzare l'istruzione superiore a livello globale. Harvard, la Columbia, l'Indiana University e la Georgetown tra i 19 college nella rete del faccendiere. Tra i corsi che i soldi di Soros hanno finanziato ci sono sicuramente "Hate Studies Initiative", "Migration Initiative", "Racial Justice Initiative", e "Abolire le carceri e la polizia" per insegnare agli studenti «come progettare una campagna pubblicitaria multimediale per rendere virale l'abolizione delle carceri».La Georgetown ha ricevuto 1,8 milioni di dollari per la Justice at Stake Campaign, ONG che ritiene non ci siano abbastanza "persone di colore, donne, lesbiche, gay, bisessuali e transgender e persone con disabilità" tra i giudici del Paese. La Ohio State University ha ottenuto finanziamenti per l'istituto di ricerca Kirwan Institute for the Study of Race and Ethnicity che si dedica allo studio della razza e dell'etnia, che a sua volta ha curato la formazione per i Los Angeles City Workers. Sotto l'egida del filantropo, poi, il programma "Trustee Leader-Scholar" al Bard di New York, tra i corsi più importanti: "Black Body Experience", "Bard Palestine Youth Initiative", "Migrant Labour Project", "Palestine Awareness Project" e "Trans Action Initiative".«Soros mi ricorda Magneto», ha detto Elon Musk poche settimane fa, paragonando lo speculatore all'antieroe della Marvel. «Tu presumi che lui abbia buone intenzioni, ma non è così. Vuole erodere il tessuto stesso della civiltà, Soros odia l'umanità».
loading
Comments 
Download from Google Play
Download from App Store