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Provate a chiedere a un napoletano della "staggione" (con due g), la risposta che otterrete sarà univoca: l'estate. Nel dialetto napoletano il ruolo e la rilevanza della stagione estiva assumono contorni così definiti da essere addirittura unici, totalizzanti. "Farsi la staggione" è l'unico modo che si ha per esprimere la volontà di andare in vacanza, una cosa - manco a dirlo - sacra per ogni napoletano. Per questo che l'ultima puntata della prima stagione di BRANDNAPOLI è dedicata proprio alla staggione, alla musica che ascolteremo durante questa stagione e quella che ci ha accompagnato durante quelle passate.
15 anni fa usciva “Chi more pe’ mme”, l’album dei Co Sang che, di fatto, dava vita allo street rap napoletano, anzi, italiano. Da allora nessun’altra città è stata infatti capace di produrre uno street rap real e aggressivo quanto quello che è venuto fuori da Napoli. Un modo di fare musica che non si è adagiato sul passato glorioso, ma che ha continuato ad evolversi, facendosi trovare pronto – durante l’onda lunga dell’esplosione della trap in Italia – con una batteria incredibile di talenti. A 15 anni dalla sua genesi, BRANDNAPOLI ripercorre quindi il cammino dello street rap a Napoli
C’è stato un periodo, durato in verità per buona parte degli anni ’90, in cui Napoli era una delle capitali del clubbing europeo. House, techno, acid, i party di United Tribe e la scena che ha poi portato alla nascita dei dj-superstar come Marco Carola o Joseph Capriati. Quella creatività non è mai morta ma si è nel tempo trasformata, evolvendosi per stile e contenuto, fino ad oggi. Questa puntata di BRANDNAPOLI è dedicata alla musica da clubbing napoletana, tra passato e presente, un viaggio che ha solo una costante: Napoli balla!
I social e la musica sono due delle poche cose che ci tengono compagnia in queste giornate così particolari. Le due cose spesso si sovrappongono: sui social rimbalzano continuamente video virali a sfondo musicale, dischi, meme musicali e challenge. Queste ultime hanno monopolizzato il nostro utilizzo quotidiano dei social, Instagram in particolare. Da Napoli è arrivata la #neomelodicochallenge, ed è per questo che questa puntata di BRANDNAPOLI è dedicata proprio alla musica neomelodica del passato e del presente.
Le uscite di Napoli Segreta e Nuova Napoli hanno riacceso l’interesse verso il “nuovo funk napoletano”, l’evoluzione di quel genere che aveva portato al Neapolitan Power e che poi, il mondo intero, pareva aver dimenticato. Ma il funk a Napoli ha continuato a suonare: in occasione della release del Vol. 2 di Napoli Segreta la nuova puntata di BRANDNAPOLI è dedicata alla più “nera” delle musiche napoletane, quella portata dai figli della guerra, dalle basi NATO, coltivata ai Camaldoli, a Berlino e nel ventre della città. Non esiste Napoli senza funk, non esiste Napoli senza segreti.
Nel 2010 Cavani era appena arrivato a Napoli, De Magistris non era ancora sindaco di Napoli, di Gomorra esisteva solo il film e i Nu Guinea probabilmente facevano ancora Techno e nessuno conosceva il nome di Elena Ferrante né tantomeno di LIBERATO. 10 anni fa Napoli era una città molto diversa, in preda all’emergenza rifiuti e lontana dall’esercitare quell’incredibile influenza estetica che gli attribuiamo nel 2019. BRANDNAPOLI ripercorre 10 anni di napoletanità in musica, cinema e spettacolo, da Benvenuti al Sud a Tony Colombo, passando per il nuovo Neapolitan Power”.
C’è una connessione diretta tra Napoli e la Spagna, una connessione che torna indietro alla dominazione spagnola che ha plasmato l’identità cittadina e vive nei luoghi e nelle parole che ne proseguono l’eredità. E poi c’è la musica, che dallo spagnolo continua a prendere ispirazioni che hanno portato alla nascita di un (fantomatico) nuovo genere: lo Spagnoletano. La seconda puntata di BRANDNAPOLI ricostruisce la genesi del genere e le sue moderne declinazioni, da Gigi D’Alessio fino a Geolier.
La musica napoletana non se n’è mai andata. Ha però cambiato i suoi riferimenti, si è evoluta, ha ripescato dal suo passato per diventare nuova, e diversa. Allo stesso modo è cambiata Napoli, la cui eredità culturale è legata a doppio filo alla sua tradizione musicale.