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La Roma che vorrei
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La Roma che vorrei

Author: Riccardo Corbucci

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Il podcast di approfondimento politico, sociale e culturale sul futuro della città di Roma di Riccardo Corbucci, coordinatore della segreteria del Partito Democratico di Roma
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Per Roma il turismo ha sempre rappresentato una risorsa importante, generatrice di ricchezza e di occupazione. Negli ultimi tredici anni, inoltre, si è assistito ad un continuo incremento delle presenze turistiche in città, salvo un lieve calo nell’ultimo anno.Nel 2019 la capitale ha registrato 19 milioni e mezzo di turisti, soltanto dieci milioni dei quali di nazionalità straniera. La permanenza media in città è stata di 2,5 giorni.La crescita annua del turismo a Roma (+3,5% in media), si colloca tuttavia bel al di sotto della media europea, che vola al ritmo dell’8 per cento. Portogallo e Grecia crescono del 10%. Parigi, Londra, Berlino, Barcellona e persino Milano sono cresciute di più, facendo allontanare la capitale della top ten delle mete internazionali più desiderate e relegandola addirittura al 16º posto.Se volessimo stimare l’apporto del turismo all’economia cittadina dovremmo analizzare le stime di spesa giornaliera. Secondo l’agenzia nazionale del turismo, i turisti spendono a Roma 113 € al giorno. Ma è la stima più ottimistica. Secondo Confcommercio la spesa si fermerebbe a 70 euro al giorno, compresi vitto e alloggio. Molto al di sotto della media nazionale. Tenendo conto di queste stime, il turismo a Roma dovrebbe aver generato fra i 3,4 e i 5,5 miliardi di euro l’anno.Quali sono i motivi per i quali Parigi viene preferita a Roma e perché nella Capitale i turisti spendono meno?
Roma viene spesso dipinta come una città in lento ed inesorabile declino, sonnacchiosa e pigra, spesso trincerata dentro le mura dei palazzi della politica e della pubblica amministrazione, impermeabile all'innovazione tecnologica, insensibile al dinamismo imprenditoriale e priva di fermenti sociali e culturali.Questa immagine stereotipata della capitale, seppur non corrispondente alla realtà, ha avuto quale conseguenza quella di inibire la classe politica romana, rendendola incapace di leggere con anticipo i processi di trasformazione produttiva della città.E' necessario sfatare un falso mito. Roma non è una città spenta. Al contrario è una città produttiva, che però fatica ad esprimere al massimo le proprie potenzialità. Aver declassato la Capitale ad una città come tutte le altre, le ha fatto perdere la sua vocazione naturale di guida del Paese.
Il debito storico del Comune di Roma rappresenta la fonte principale delle polemiche cicliche sul futuro della Capitale. L'attuale Sindaca di Roma ripete ossessivamente di non aver contratto debiti durante il suo mandato, ma è davvero incredibile che alla fine del 2020 non sia ancora possibile stimare con precisione il debito della Capitale. Una spiegazione esiste, è di natura prettamente politica ed è alla base delle difficolta di governo della città e di molti degli episodi di scandalo e malaffare.
Roma è una città speciale. Ma a differenza di tutte le altre capitali mondiali parte in svantaggio, perchè non gli viene riconosciuta alcuna forma di specialità sul piano dell'ordinamento politico, amministrativo e finanziario. E' una questione prettamente politica, che affonda le proprie radici in tempi lontani. Non stupisce di conseguenza che non vi sia nulla di specifico a favore di Roma nelle linee guida del Recovery Fund. Per cambiare le cose noi romani dobbiamo sottrarci alla retorica di una città ingovernabile, nella quale vivrebbero cittadini disordinati e ingestibili. E' la bugia che racconta chi teme che la Capitale torni a svolgere il proprio ruolo di guida naturale. Una guida che ha sempre trovato la strada per travalicare i confini nazionali.
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