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Romagna amore mio
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Romagna amore mio

Author: Alessandra Catania

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Description

La Romagna è una piccola parte dell'Emilia Romagna, una regione che si trova a Nord dell'Italia. Io vivo qui. E ogni giorno racconto le storie di questa terra, i luoghi da visitare, le cose da vedere, il cibo e il vino e anche i miei pensieri su questo posto. Viverci è bello, visitarlo ancora di più.
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Qualche tempo fa un’amica, con cui stavo facendo un corso per imparare a raccontare meglio le mie storie, mi disse che le storie arrivano da sole. Sono loro che cercano te. E oggi evidentemente è uno di quei giorni in cui nessuna storia ha deciso di bussare alla mia porta. Mi sono sempre chiesta cosa si prova di fronte ad un foglio bianco, con l’urgenza di creare un testo che non arriva. E ancora adesso mentre scrivo e lascio che il flusso delle parole scorra sul foglio, non so ancora dove andrò a finire.Oggi le parole mi stanno indicando una strada, ben chiara, evidente. Da percorrere senza indugio, ma lentamente. E’ la strada del silenzio. Eppure le parole non sono silenziose, le parole fanno un rumore assordante, a volte. Le parole sono fragorose come la cascata dell’Acquacheta, quella citata da Dante, dove mi è capitato di andare qualche volta, sempre spinta da quel non so cosa che mi porta verso la natura. Una sorta di ritorno verso il mio elemento naturale.In realtà, sto riflettendo sul fatto che il silenzio non esiste. Nemmeno quando ci rifugiamo nel posto più isolato, quello dove pensiamo di essere l’unico essere vivente. Nessuno è mai veramente da solo. E la natura ce lo insegna ogni giorno. La scorsa estate ho visitato la foce del Bevano, poco più che un torrente che raccoglie le acque del fiume Montone e del Rabbi, mentre scendono dalle montagne della Romagna Toscana e si abbracciano per arrivare al mare.La foce del Bevano è l’unica rimasta intatta, nel tratto di mare Adriatico che va da Trieste fino alla Romagna. Le dune di sabbia, modellano il panorama della spiaggia, quello che da su un tratto di mare calmo e silenzioso.Se avete la fortuna di arrivare in un giorno qualunque della settimana, non il sabato o la domenica, il silenzio è l’unico rumore che vi accoglierà, mentre lasciate la strada statale, quella che porta i vacanzieri, e percorrete la strada sterrata che porta al centro visite della Bevanella. Il punto di accesso a questo luogo protetto.Il Bevano è dietro l’angolo, pochi passi, costeggiando i bracci d’acqua e poi mi aspetta una piccola imbarcazione, rigorosamente elettrica. Non è possibile visitare questa oasi da soli e quindi non posso far altro che ascoltare diligentemente la guida, peraltro preparatissima, che mi racconta la vita dell’acqua e degli animali che ci vivono.Eppure il silenzio prevale: sulle sue parole, sulla voce degli uccelli indifferenti alla nostra presenza, sui monosillabi dei capannisti, storica presenza umana di queste valli, con le loro reti appese a questi casoni di pesca costruiti in legno, sospesi sull’acqua, quasi come i trabucchi d’Abruzzo.La barca si muove, eppure sembra ferma. E’ tutto piatto: il cielo, l’acqua, l’aria. Non si muove nulla. Siamo sospesi, eppure estranei. Scivolati in questo universo parallelo creato dalla natura e stranamente conservato dall’uomo. Nonostante tutto.Persino la famigliola di cigni che ci viene incontro passa oltre, senza fare rumore.Anche la guida resta in silenzio, eppure è abituato a vivere questi posti. Ma forse non ci si abitua mai, non ci si abitua alla lentezza, ossessiva ma necessaria, al silenzio, vuoto e spaventoso ma inderogabile, allo spazio, enorme, forse troppo.E finalmente arriviamo al mare. Il Bevano finisce qui, tra le dune e i ciuffi di salicornia (un’erba palustre che sa di sale).Le barriere poste a protezione della spiaggia non ci permettono di andare oltre. Ma in fondo non serve. Basta sedersi nello spiazzo li vicino e godersi ciò che esiste, ad occhi chiusi. In lontananza, una delle piattaforme di estrazione petrolifera della città di Ravenna, oramai quasi tutte in disuso.E qualche gabbiano che si fa sentire. Il silenzio esiste. Ed è quello che ci fa apprezzare quel picco di felicità che afferriamo, prima che ci sfugga, quando siamo in perfetto equilibrio con la natura, proprio come me in questo giorno.Infohttp://www.atlantide.net/amaparco/centro-visite-cubo-magico-bevanella/
La bassa Romagna è un luogo esteso, così tanto che perdersi diventa quasi un obbligo. In questa puntata di Romagna Amore mio vi racconto chi ho incontrato, cosa ho visto.
Il tango in Romagna

Il tango in Romagna

2018-05-2713:05

Il tango in Romagna. Le milonghe, i luoghi, il fascino del tango e le sue regole.
Il teatro di Gambettola è una piccola bomboniera Liberty dalle poltrone rosse e dai balconi bianchi. Questo teatro nato nel 1913 ha avuto alterne vicende, ma è ancora attivo. Oggi mi faccio accompagnare dal coniglio Teo e dalle sue orecchie curiose.
Due chef, due storie, due mdi di intendere la cucina a partire dal territorio. Francesca Zattoni e Tommy Marfella mi hanno svelato i segreti dei loro piatti migliori
A spasso per Sogliano

A spasso per Sogliano

2018-05-0813:23

Sono andata a spasso per Sogliano a vedere l'infossatura del formaggio di Fossa insieme a Tiziana Mateucci del caseificio L'Antica Cascina. Le fosse di tufo raccolgono ogni anno il lavoro di chi produce formaggi secondo il disciplinare della DOP. Un prezioso tesoro dell'Emilia Romagna.
Tempo di primavera, tempo di rinascite. In giro per le colline fiorite di Longiano e dintorni con Cristina Minotti. Riscoprendo il bello della Romagna, dei suoi colori. Un momento di riflessione sulla nostra capacità di rinascere.
Il formaggio di Fossa è l'oro giallo della Romagna e arriva da una storia antica e dal caso, come tutte le cose belle, anche quelle da mangiare.
La vita è fatta di percorsi: a volte lunghi e distesi come la via Emilia, a volte tortuosi come quelli che si inerpicano sulle montagne secolari del Parco delle foreste casentinesi. Oppure sono semplici stradine bianche, di quelle nelle quali perdersi nelle mattine d’estate, quando l’aria fresca ti accoglie e i cani abbaiano in lontananza.Riccardo Raggi è una delle uniche sette guide del Parco delle Foreste Casentinesi, autorizzate a chiamare i lupi. E questa notte anche noi andremo insieme a lui.In realtà questa è una escursione scientifica. I dati che raccoglieremo andranno alle guardie del corpo forestale dello stato che ogni giorno controllano e difendono il parco. E si chiama wolf howling, tradotto ululare ai lupi. I lupi vivono nel parco da tempo immemorabile. Cacciati, perseguitati e uccisi per secoli, sono animali schivi. Orecchie triangolari, occhi giallastri e attenti, un mantello folto fatto di peli sottili che varia dal grigio al marrone rossiccio. Ecco l’identikit di questo animale che popola da secoli leggende, favole e storie popolari.Nella mitologia greca rappresentava Marte, ovvero il lato distruttore. E’ lui l’animale che condusse Odino e le Valchirie all’interno del campo di battaglia. Ma è anche simbolo di forza e di lealtà. Romolo e Remo si salvarono perché accuditi da una lupa.Riccardo ama il suo lavoro. E’un esperto naturalista ma anche un grande senso dello humor, come ogni buon romagnolo. E prima di condurre il gruppo nel punto prestabilito, ci racconta un po’ di storie.L’appuntamento è in un noto agriturismo della zona. Busso ad una finestra ed entro in una grande stanza con il camino acceso. Il freddo fuori comincia a farsi sentire e il teporino è una cosa che scalda l’anima. Li incontro Lorenza e i suoi gatti. Uno è accoccolato sulle sue ginocchia. E’ qui il ritrovo per il wolf howling? Si entra pure. E’ un vero e proprio salto nel tempo. Quando in Romagna le famiglie si riunivano a veglia, nelle stalle, perché li si che faceva caldo e mentre gli adulti lavoravano, i nonni raccontavano le storie più improbabili ai bambini, zitti e con il naso all’insù.I lupi vivono in branco perché questo è il loro rifugio. Un sistema definito da regole precise che garantisce la sopravvivenza di tutto il gruppo. Camminano nella neve, il primo segna il passo e gli altri infilano le loro zampe esattamente nelle orme del capobranco e così sembra sempre che ci sia un lupo solo.Alla spicciolata arrivano tutti, adulti e bambini. La cena nella sala grande è ricca, gustosa e si chiacchiera in allegria. Tutti sanno che sarà una notte impegnativa. 45 minuti di cammino prima di arrivare al punto esatto indicato per lanciare il richiamo.E’ ora di partire. Io sono bardata come se dovessi partire per l’Antartide e ho anche una piletta da testa, comprata in occasione del mio viaggio in Guatemala.In fila indiana camminiamo, cercando di fare il massimo silenzio. La luna questa sera è piena e il sentiero è parzialmente illuminato.Quando arriviamo Riccardo si posiziona e tira fuori un enorme megafono, fornito dal Parco. Li ci sono le registrazioni degli ululati.Aziona il megafono e parte un lungo e acuto grido. Siamo spiazzati. Assorti e attenti. Ci aspettiamo che dall’altra parte della valle qualche lupo ascolti e risponda.Di solito il richiamo viene lanciato due volte ad intervalli regolari proprio perché si dà ai lupi la possibilità di ascoltare, riconoscere e poi rispondere.Al primo lancio non succede nulla e nemmeno al secondo. Ma nessuno ci aveva garantito nulla. Un caffè e qualche biscotto che Riccardo tira fuori dal suo organizzatissimo e gigantesco zaino ed è ora di tornare.Fa freddo e siamo stanchi, e forse anche un po’ delusi ma questa è la natura. I lupi questa notte avevano altro da fare. E va bene così!Infohttps://www.romagnatrekking.it/
La cena itinerante del Distretto A si svolge oramai da 10 anni a Faenza, una piccola città posta lungo la via Emilia e famosa per le sue meravigliose ceramiche artigianali. Oggi vi racconto come è nata intervistando alcuni dei protagonisti
Il parco delle Foreste Casentinesi è uno dei parchi naturali più grandi d'Italia. Qui, fra gli altri frutti del sottobosco, si trovano anche i prelibati tartufi. Oggi ho intervistato un cercatore.
Il sale rosa di Cervia

Il sale rosa di Cervia

2019-01-0217:38

Le saline di Cervia risalgono agli etruschi, anzi si pensa siano state create proprio da loro per usare il sale come mezzo di conservazione degli alimenti e moneta di scambio. Oggi vi racconto la mia visita in barca elettrica alla scoperta del sale rosa di Cervia.
The Social Table

The Social Table

2019-01-0208:48

Incontrarsi a tavola senza conoscersi per chiacchierare di argomenti che ci piacciono. Questa è l'idea di The Social Table e nasce a Ravenna. Oggi ho incontrato uno dei forndatori, Maurizio Melandri.
Le Invasioni Digitali sono un movimento culturale nato nel 2012 e diffuso su tutto il territorio italiano. La Romagna ha ospitato tanti eventi all'interno della settimana dedicata alle Invasioni Digitali. Oggi vi racconto la nascita di questo movimento con un intervista alò fondatore, Fabrizio Todisco.
Dovadola è un piccolo paese nelle colline di Forlì, a cavallo tra Romagna e Toscana. Li vive uno degli ultimi liutai della Romagna. Oggi sono andata nella sua bottega a scoprire i segreti di un buon violino.
La caveja è il simbolo della Romagna. la ritrovate ovunque. Ma nella civiltà contadina aveva un significato particolare. In questo episodio vi racconto storia, origini e aneddoti.
Il Cinema Apollo ora è chiuso. Ma io ho avuto modo di visitarlo un'ultima volta e di parlare con il nipote del fondatore. In questa puntata vi racconto la storia di questo cinema meraviglioso della città di Forlì.
Giorgio Minguzzi è un professionista del settore Digital. Viaggia e ha viaggiato molto. Ma è un romagnolo doc. Niente lo può portare via dalla tradizione della sua terra. In questa puntata ho fatto due chiacchiere con lui per farmi spiegare il concetto di romagnolità.La Romagna non è conosciuta come meriterebbe è vero. Il romagnolo è selvatico come la terra che coltiva da secoli, quella al confine tra Romagna e Toscana, ma anche quella più a nord, dove le valli acquitrinose del Delta del Po’ raccontano di briganti, di erbe palustri, di zanzare malefiche e di fame atavica. Proprio queste secolari difficoltà, lo hanno lasciato diffidente verso chi non conosce, e anche verso ciò che non conosce, ma capace di inventare, di creare, di produrre per la semplice necessità di risolvere i problemi quotidiani.Qui si sta bene, perché si sta bene, senza nemmeno interrogarsi sul perché. Da qui nessuno vuole andare via, nemmeno i turisti che, ancora troppo per caso, scoprono questa terra, oltrepassando i confini mentali del classico itinerario, Venezia, Firenze, Roma. Come se tra una e l’altra non ci fosse nulla. Come se l’Italia fosse solo quella. Come se la Romagna non esistesse. Come se la Romagna fosse solo la caveja, la piadina e i cappelletti.Non ho scelto la Romagna, non ho scelto di vivere dove vivo, ma ho scelto il racconto che questa regione mi offre tutti i giorni. Ho scelto le storie, ho scelto le persone. Forse è la Romagna che ha scelto me.
L'arte di collezionare cose a volte può avere risvolti inaspettati. Nelle colline di Cesena, Villa Silvia, un tempo la casa in cui abitava il poeta Giosuè Carducci, è diventata la sede di un museo che raccoglie strumenti meccanici di musica. Organi e organetti, carillon, e altri marchingegni, compreso un tamburo di guerra medievale.
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