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Vi Leggo Una Poesia
Vi Leggo Una Poesia
Author: Fedoua El Attari
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© Fedoua El Attari
Description
PoeTerapy: La parola come cura all'Ascolto
Vi leggo una Poesia perchè fa sorridere l'idea
che questo, possa placare il vento per qualche minuto
ed entrare dentro un suono.
A volte accade davvero.
Sono Feduà, e l'accento sulla a,
si fa sentire.
Vi leggo una Poesia perchè fa sorridere l'idea
che questo, possa placare il vento per qualche minuto
ed entrare dentro un suono.
A volte accade davvero.
Sono Feduà, e l'accento sulla a,
si fa sentire.
23 Episodes
Reverse
di Fedouà El Attari per mostra di Dineo Seshee Bopape "Born in the first light of the morning" in Hangar Bicocca Milano
Da "Il silenzio è cosa viva" di Chandra Livia Candiani
Mahmoud Darwish scrisse: "Da me quanto dista la terra?"
La natura odia le linee rette:
“La pioggia che cade incessantemente accompagna la confessione, notturna e intima, di una giovane donna araba. la protagonista rievoca immagini e personaggi del proprio passato, stravolti da mille ossessioni e paure, con un linguaggio duro, scarno, spezzettato e allo stesso tempo palpitante e velato di poesia.”
Tratto dal libro di Rachid Boudjedra
di Chandra Livia Candiani
La distanza minima per essere umani e il riconoscersi nell’acqua di partenza,
come atto comune di libertà.
L'azione precoce alla discriminazione.
Realizzare contesti di sovraffollamenti,
bambini impazienti
che non trovano ambienti affluenti.
Padri con sensi di colpa nel non voler essere combattenti.
Tinelli capienti di acqua salata
impastata con lacrime egrano.
Vivere le persone come connessioni familiari,
rendere lo schermo che viviamo
uno specchio anziano
sensibile agli urti che lo guardano e tengono in mano.
Ci avvicina con mano a sentire i visi
di chi vive una crisi.
Indipendentemente dallo stato di comunità,
che non la sente chi sta di là o di qua
ma solo chi universalmente riconosce
il valore della fluida ed umana collettività,
indipendentemente da dove sta.
Fatta di diversità che riconosce nell'acqua di partenza
un atto comune di libertà.
La comunicazione che viviamo ci riempie
di responsabilità,
ambiguità,
categorie B e A.
Nella capacità globale di informarci
ci soffermiamo ai mascheramenti
che creano turbamenti,
ipocrisie aberranti,
che rendono incapaci di respirare sentimenti.
La guerra stupisce in base ai confini geografici,
disegnati in forma anonima da ossimori slegati.
La guerra è senza Stato.
E’ nello spazio telepatico.
Nella sua infertilità crea coscienze
enfatiche
e non empatiche,
suddivise da chi difende colori e non cuori.
Crea realtà mediatiche del tutto estetiche ed apatiche,
senza renderci conto del vero potere che abbiamo.
Essere e sentirci umani,
riconoscerci acqua allo specchio.
Feduà El Attari
Fatima Al Fihriya, fondatrice della prima università al mondo nel 859 in Marocco, Fèz.
“La signora delle radici impasta la luce con spezie di sapere e melograno.
Madre di infiniti figlie e figli.
Mi fa sentire figlia di infiniti mondi.
L’utero che spinge verso il tetto del cosmo,
infonde
innesca
innesta.
Nutre il Mediterraneo di conoscenza e creala rete della speranza.
Allinea la storia alla partenza del mondo,
rigogliosa inonda la terra e ne condivide i frutti senza esitazione.
Fatima come il nome di mia nonna.
Fatima come il nome di tutte le acque materne
che bagnano i nostri piedi e compongono i nostri passi.
Con le mani grondanti di cura,
ci dona l’abbraccio alla parola e alla sua incessante fertilità.
Ci dona l’evoluzione all’ascolto,
l’evoluzione alla fiducia,
l’evoluzione all’istruzione come strumento di connessione.
La cupola sopra le teste protegge il suono del dialogo e ne conserva i testi.
Il tappeto accoglie a sentirsi parte di un unico terreno, elevando doti mentali, spirituali
e non materiali.
Riconosce nella condivisione di uno spazio, la sacralità degli interscambi universali.
Riconettersi alla carta, come pagine di un libro.
Riconoscersi nelle ossa, come buccia di un corpo.
Il Mediterraneo canta della tua illuminata vocazione,
prega al sicuro dentro le tue mura di bianco mosaico e tetti verde smeraldo.
La mano di un bambino stringe il dito di un adulto
e si addormenta al ritmo dolce dell’orazione.
Fèz, la città dai minareti gentili.
Scandita da finestre che affacciano alla vita intera.
La tua ispirazione si respira dentro le nostre scuole,
tutte e ovunque.
Si respira la libertà alla curiosità.
Grazie.”
Feduà El Attari
Pratica alla meraviglia e alla meditazione
di Chandra Livia Candiani
di Chandra Livia Candiani
di Chandra Livia Candiani
tratto dalla raccolta di poesie "La bambina pugile, ovvero la precisione dell'amore" di Chandra Livia Candiani
tratto dal libro "Il diverbio" di Khalil Gibran
di Fedoua El Attari
tratto dalla raccolta di poesie di Bertold Brecht
tratto dal libro "Kosmos e Kaos" di D.Crimi
tratto dalla raccolta di poesie di Chandra Livia Candiani
di Fadwa Tuqan, la poetessa della Resistenza
Fadwa Tuqan, poetessa palestinese vissuta dal 1917 al 2003, portavoce della poesia della resistenza. Ci sono luoghi in cui la poesia, la musica e l'arte sono espressione di resistenza, denuncia per il proprio popolo represso. Nel 1957, durante la repressione che vedeva protagonista la Palestina, scrisse un’ opera per l’amico e poeta Kamal Nasser. Durante la legge marziale tanti scrittori e giornalisti non potevano esprimere liberamente le proprie idee, per cui erano costretti a nascondersi per non essere arrestati. Come in questo caso, il poeta Kamal Nasser, dal suo nascondiglio scriveva componimenti per il quotidiano di Gerusalemme “Filastin”, sotto il nome di Abu Firas. A lui Fadwa Tuqan dedicò questo bellissimo componimento in cui paragona il poeta ad un uccellino in gabbia e lo invita a non smettere di cantare.
tratto dal libro " Il profeta" di Khalil Gibran
tratto dal libro "Ebano"
Essere ponte di due rive, inonda di responsabilità. Vuol dire essere umano due volte, sbagliare due volte, rialzarsi due volte, respirare e pensare due volte insieme. Destra e sinistra si guardano e sorridono, essere mancina non é più un problema. Sei ricca di più lettere che insieme creano disegni, sei ricca di più sguardi da interpretare, di più colori da mischiare.
Essere ponte significa avere la responsabilità di comunicare e trasmettere in modo affettuoso ciò che sembra così diverso.
Pazienza e affetto.
Solo così il pregiudizio abbraccia lo straniero.
Poesia di Fadwa Tuqan, poetessa palestinese vissuta dal 1917 al 2003. Portavoce della "Poesia della resistenza", con cui esprime attraverso le sue parole, il forte attaccamento alla propria Terra che avrebbe voluto vedere in pace. Lo fa attraverso la poesia, che diventa quindi l'unico mezzo dolce e gentile per simboleggiare la resistenza all'oppressione.





















