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Sempre25Novembre

Author: Sorgenia

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Description

Sul calendario c’è una giornata internazionale dedicata all’eliminazione della violenza contro le donne. Ma per noi un giorno non basta, per questo diciamo #sempre25novembre.

Ogni giorno ci sono donne che vengono molestate, umiliate, abusate. Può succedere a un'amica, una compagna, una collega o una parente.
Nessuno può voltare la testa, è tempo di agire.

#SEMPRE25NOVEMBRE è anche un podcast che racconta storie di donne che hanno vissuto situazioni di violenza e sono riuscite ad uscirne. Oggi sono libere.#sempre25novembre è disponibile su tutte le piattaforme.
26 Episodes
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"Ti ho sposata perché eri bella ed appariscente, ora sei grassa e cadente”, “non sei al mio livello”, deviessere a mia disposizione, perché ti ho comprata”. E io credevo di meritarlo.Pensavo, che la violenza fosse solo quella testimoniabile dal referto di un pronto soccorso. Non è così.
“Ho visto un occhio livido, mi sono spaventato ed ho fatto per toglierle gli occhiali e vedere meglio. Chiara si è subito irrigidita e mi ha fornito la più banale delle scuse: aveva sbattuto.E io, come uno scemo, le ho subito creduto e l’ho anche presa in giro.La verità era che non volevo vedere".
"Dovevo giustificare ogni minima spesa, non ero libera di acquistare nemmeno un farmaco vestito o un paio di scarpe. Nel tempo Luigi aveva anche iniziato ad accusarmi di buttare i soldi, di non rendermi conto delle spese, tanto che avevo timore di chiedere qualsiasi cosa e qualche volta finivo per rivolgermi ai miei genitori, solo per evitare un litigio con lui.Tutta la mia vita era legata a quella di Luigi, anche se avessi voluto scappare, cosa avrei fatto?»
“Viola è tornata dall’asilo con un disegno nello zainetto, ha disegnato la sua famiglia: ci sono io, con lamaglietta rosa e i riccioli neri, lei che mi somiglia così tanto, e c’è il papà.Il papà è senza braccia nel disegno di Viola.Inizialmente ho pensato che le avesse dimenticate, ha solo quattro anni, ma Viola non le ha dimenticate: il papà è senza braccia così non può più picchiarmi.Quel disegno mi dà la spinta per cercare aiuto".
"La donna si siede in silenzio. Dopo qualche minuto, mi accorgo che la signora sta piangendo sommessamente, poi a singhiozzi.Il mio primo istinto è quello di fare finta di niente: una donna mai vista, voglio farmi i fatti miei, che diritto ho di intromettermi? Ma poi come si fa? Quella donna è disperata. Ho spostato una sedia e mi sono seduta accanto a lei"
Gaia ha scelto di regalarci la sua storia perché altre mamme, le cui figlie vivono o hanno vissuto situazioni di violenza, possano riconoscersi nel suo racconto e magari sentirsi sollevate nel condividere le emozioni contrastanti che ha provato.
"La violenza non è più solo in quella casa. È a casa di tutti noi, perché abbiamo sentito, sentiamo quasi ogni sera e non possiamo continuare a fare finta di nulla. Siamo complici." Questa è la storia di Marta, un’operatrice di Pangea Onlus. Lei scopre la violenza che si cela dietro le mura della casa di Maria e sceglie di non voltare le spalle, ma di aiutare la donna e i suoi bambini.Ora Maria cammina a testa alta, grazie all’aiuto della rete antiviolenza del progetto REAMA, che unisce diverse realtà sul territorio e si occupa di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne e sui bambini.
"La luce rossa di un semaforo segnava il volto di Martina, che guardava avanti e mi diceva di sentirsi stupida per non essersi resa conto subito, dello smarrimento, della rabbia, di non sapere come dirlo ai suoi, del pensiero che il Dottore aveva due anni più di suo padre, del senso di umiliazione e di vergogna". Questa è la storia di Antonio, uomo di mezza età, e lavoratore un po’ cinico nel mondo non scintillante del design e della comunicazione. Quando incontra Martina, in un nuovoposto di lavoro, pensa di essere finalmente approdato in un ambiente trasparente e sincero. Ma si accorge che non per tutti è così.
Questa è la storia di Evelyn Acham, attivista climatica ugandese e coordinatrice del RiseUp Movement, che ha l’obiettivo di sostenere le donne africane perché diventino veicolo dicambiamento per le loro comunità. Evelyn racconta la storia della sua amica attivista Vanessa Nakate, una storia che è anchela sua e di tante altre donne.Ragazze alle quali viene rinfacciato il loro impegno, perché le donne dovrebbero tacere.Stare al loro posto. Ed invece Vanessa ed Evelyn ci suggeriscono che le donne devono credere nel poteredella loro voce, nel potere delle loro azioni.Perché sempre, ciascuna donna, può davvero trasformare questo mondo solo essendo sé stessa. Senza paura. Senza sentirsi inferiori o incomprese.
Questa è la storia di Roberta, una donna che, davanti ai cancelli di scuola, si è accorta dellasofferenza di Patrizia.Ogni mattina scambiavano due chiacchiere accompagnando i bambini a scuola ma qualcosa non la convinceva.Patrizia abita a pochi metri dallo Spazio Donna WeWorld di Scampia, a Napoli, uno degli 8 spazi che l'organizzazione WeWorld gestisce in tutta Italia per supportare le donne vulnerabili o a rischio di violenza. Così impotente di fronte a una situazione che non sapeva gestire, ha deciso di accompagnare la donna al centro per un incontro. È così che Patrizia ha iniziato a raccontarsi facendo emerge una storia di violenze.
"Avete presente i gruppi telegram con migliaia di iscritti che condividono non consensualmente foto intime di estranee, ex fidanzate, amiche, sorelle e addirittura figlie. Insieme alla foto qualche volta ci sono le generalità per andarle a prendere sotto casa, intimiderle e violentarle". Questa è la storia di Lou, raccontata da Isabella Borrelli, digital strategist e attivista transfemminista. Nel 2021 è stata assistente di cattedra e cultrice della materia in Gender Politics della prof.ssa Emiliana de Blasio all’Università Luiss. Scrive per Domani e Period off.
"Quell’episodio non è stato il primo né l’ultimo. Ha lasciato un segno insieme ai mille fischi, aglisguardi insistenti, alle suonate di clacson e ai famosi complimenti non richiesti.E come lei molte altre donne, allo stesso modo e in mille modi diversi, hanno subito tutte queste violenze. Perché di violenza si tratta". Questa è la storia di Momo, Mohamed Ismail Bayed, content creator classe 1993, nato in Marocco e in Italia dall’età di sei anni.Ha iniziato a pubblicare contenuti sui social con ironia e sincerità per sfatare luoghi comuni e stereotipi legati alle coppie interrazziali. Con la compagna Raissa racconta ogni giorno la bellezza del dialogo tra culture solo apparentemente diverse. Da questo incontro è nato nel 2021 il loro primo libro “Di mondi diversi e anime affini.
Per approfondire la storia di Mario Scielzo, padre di Enrica, prima fashion e beauty blogger transessuale, vi raccontiamo il percorso della Legge 164 del 1982 sulla possibilità per la persona transessuale di modificare il proprio sesso anagrafico in base alla propria identità di genere.L’approfondimento è a cura di Cathy La Torre, avvocata specializzata in diritto antidiscriminatorio, che ogni mese ci darà il punto di vista legale connesso alle storie di Sempre25novembre.
"Sento di averle dato qualcosa di buono, quegli strumenti che le sarebbero stati utili nella vita per affrontare i maligni e le cattiverie: una buona educazione, una cultura, ma soprattutto la dignità". Questa è la storia di Mario Scielzo, padre di Enrica, prima fashion e beauty blogger transessuale italiana.
Questa è la storia di Giorgio, educatore scolastico della cooperativa sociale La Grande Casa Onlus.Giorgio segue Luca, un ragazzo che frequenta le scuole medie, da più di 3 anni, quando improvvisamente arriva la valanga.Durante l’ennesima lezione in didattica a distanza Giorgio viene travolto dalla violenza che abita nella casa di Luca. A volte la violenza vive inattesa e imprevista molto vicino a noi.
Questa è la storia di Maurizia Cacciatori, la compagna di squadra.Maurizia è una ex pallavolista della nazionale italiana, e per anni ha vissuto accanto ad Anna, sua compagna di squadra. Maurizia ha visto i segni della violenza sulla sua amica, ma non ha trovato il coraggio di rompere il silenzio e reagire.Maurizia racconta questa storia perché la vita degli altri è anche un po' la nostra. E quello che accade a chi ci sta vicino riguarda anche noi.
"È il 2003. Io sono solo una delle ombre che vagano per le strade di Kabul. Io sono nulla,coperta da un pesante velo nero. Io non esisto.Pangea mi raccoglie così, all’angolo di una strada, mentre chiedo l’elemosina insieme aimiei figli, si avvicina e mi parla di coraggio e di futuro, mi fa una promessa. Una promessaa me? Siamo nel 2003 a Kabul e per una donna, una come me, non esistono promesse,futuro e fiducia". Questa è la storia di Laila, donna afgana che ha aperto una sua piccola sartoria con l'aiuto della Fondazione Pangea Onlus. Laila nell'agosto del 2021 è fuggita da Kabul e ora vive a Milano.
"Mi sentivo giudicata per non essere contenta di quello che avevo: un uomo, una casa, “in fondo il lavoro non è così importante, no?”. Avevo tutto quello che potessi desiderare,secondo gli standard della comunità in cui vivevo, per cui non era importante quello che sentivo". Questa è la storia di Elena Panciera, Content strategist, copywriter e femminista intersezionale
"Mi chiamo Valentina e sono un’attivista per i diritti delle persone con disabilità. Non urlo, non guido un esercito, ma comodamente seduta sulla mia carrozzina guardo il mondo da un’altra visuale. Seduta sempre, comoda mai". Questa è la storia di Valentina Tomirotti, Creator Digitale e Diversity teller e founder dell'Associazione "Pepitosa in carrozza" e di come il corpo femminile viene raffigurato nel mondo della disabilità
"Mi chiamo Alba. Sono una donna che è stata maltrattata. Parlo al passato, non è più questa la miacondizione. C’è da dire che prima non mi sono mai definita così, forse è una consapevolezza che arriva dopo, non lo so". Questa è la storia di Alba, ospite de La Grande Casa, la cooperativa che accoglie le donne in uscita da situazioni di violenza e giovani temporaneamente allontanati dalle proprie famiglie.
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