Cosimo de' Medici, il primo banchiere sceso in politica
Update: 2024-12-25
Description
Cosimo de' Medici è stato il primo banchiere sceso in politica. Noto anche come Cosimo il Vecchio, nasce il 27 settembre del 1389 a Firenze da Giovanni di Bicci de' Medici e Piccarda Bueri. Giovanni era un banchiere di successo e il fondatore del Banco Medici, la banca che sarebbe diventata una delle più potenti d'Europa. Firenze era uscita con le ossa rotte dal fallimento dei Bardi e dei Peruzzi e c’era bisogno di qualcosa che in qualche modo rimpiazzasse quelle che erano state le più grandi banche del Medioevo. Nel 1397 i Medici fondano quindi il nuovo banco che introdurrà una nuova forma societaria, molto simile a quella che oggi chiamiamo holding.
Dopo la morte del padre nel 1429, Cosimo assume il controllo del Banco Medici e l’espande ulteriormente. Nel 1433, i suoi rivali politici guidati dalla famiglia Albizzi lo accusano di aver cercato di monopolizzare il potere e lo mandano in esilio. Grazie però alla sua rete di alleanze e alla sua capacità di corrompere i suoi nemici, Cosimo torna a Firenze nel 1434, assumendo la signoria di fatto della città, pur senza ricoprire cariche formali, salvo il paio di volte in cui è eletto gonfaloniere di giustizia. Riesce a garantirsi contemporaneamente il sostegno di numerosi politici e delle corporazioni del commercio e dell’artigianato, erigendosi a difensore degli interessi dei cittadini comuni e della borghesia di fronte all’aristocrazia.
Politico banchiere o forse più banchiere politico. Con lui il banco arriverà alla massima espansione, aggiungendo alle filiali di Avignone, Londra, Pisa e Milano (e Ginevra sarà spostata a Lione quando le fiere della città francese soppianteranno quelle della città svizzera). Cosimo sa gestire i capitali, ma soprattutto da scegliere le persone, i suoi collaboratori: in tempi in cui le comunicazioni erano lentissime per fare i direttori di filiale bisognava scegliere il meglio, bisognava avere persone di fiducia, abili, in grado di prendere decisioni importanti da soli. Non cerca di amministrare ogni cosa; al contrario, invece di lasciarsi sommergere dai particolari, sa distribuire il peso amministrativo sui suoi sottoposti, pur mantenendo saldamente le redini del carro. Lui stabilisce le norme, formula le direttive e bada che le sue istruzioni vengano seguite alla lettera.
Cosimo muore il 1 agosto del 1464 nella villa di Careggi e viene sepolto nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, un luogo che egli stesso aveva contribuito a restaurare. Dopo di lui il banco decade. Suo nipote Lorenzo il Magnifico sarà un ottimo patrocinatore di artisti, ma un pessimo banchiere.
Dopo la morte del padre nel 1429, Cosimo assume il controllo del Banco Medici e l’espande ulteriormente. Nel 1433, i suoi rivali politici guidati dalla famiglia Albizzi lo accusano di aver cercato di monopolizzare il potere e lo mandano in esilio. Grazie però alla sua rete di alleanze e alla sua capacità di corrompere i suoi nemici, Cosimo torna a Firenze nel 1434, assumendo la signoria di fatto della città, pur senza ricoprire cariche formali, salvo il paio di volte in cui è eletto gonfaloniere di giustizia. Riesce a garantirsi contemporaneamente il sostegno di numerosi politici e delle corporazioni del commercio e dell’artigianato, erigendosi a difensore degli interessi dei cittadini comuni e della borghesia di fronte all’aristocrazia.
Politico banchiere o forse più banchiere politico. Con lui il banco arriverà alla massima espansione, aggiungendo alle filiali di Avignone, Londra, Pisa e Milano (e Ginevra sarà spostata a Lione quando le fiere della città francese soppianteranno quelle della città svizzera). Cosimo sa gestire i capitali, ma soprattutto da scegliere le persone, i suoi collaboratori: in tempi in cui le comunicazioni erano lentissime per fare i direttori di filiale bisognava scegliere il meglio, bisognava avere persone di fiducia, abili, in grado di prendere decisioni importanti da soli. Non cerca di amministrare ogni cosa; al contrario, invece di lasciarsi sommergere dai particolari, sa distribuire il peso amministrativo sui suoi sottoposti, pur mantenendo saldamente le redini del carro. Lui stabilisce le norme, formula le direttive e bada che le sue istruzioni vengano seguite alla lettera.
Cosimo muore il 1 agosto del 1464 nella villa di Careggi e viene sepolto nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, un luogo che egli stesso aveva contribuito a restaurare. Dopo di lui il banco decade. Suo nipote Lorenzo il Magnifico sarà un ottimo patrocinatore di artisti, ma un pessimo banchiere.
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