Dalle padelle al cuore - SUGO di Mariachiara Montera (Blackie Edizioni)
Update: 2025-08-19
Description
L’ultimo compleanno della nonna Maria, sapevo che non avrebbe tratto gioia da alcun regalo materiale se non qualcosa di consumabile, che le avrebbe effettivamente dato una sensazione. Il senso a cui ha sempre dato più importanza, credo, sia sempre stato quello del gusto: l’espressione e il movimento della bocca con cui assaporava i dolci (che non poteva mangiare in quanto diabetica), delle volte con gli occhi chiusi e battendo mano e piede rispettivamente su ginocchio e pavimento sono quelli di una persona che godeva dell’istante della masticazione - non so come altro definirlo. Insomma, le regalo sei Estathè al limone, con la raccomandazione che non deve finirli subito e che al massimo uno al giorno. Era felice ed io con lei. Due giorni dopo non si è svegliata, tre di quegli Estathè al limone sono rimasti nel mobile e vederli mi ha chiuso la bocca dello stomaco. Una cannuccia però l’ho mandata insieme a lei, con la speranza che possa continuare a berne all’infinito.
Per me questo libro è stato principalmente memoria, è stato la spesa alla Conad e da Giordano, l’ortolano di Via Gramsci, è “le pere” intese come “poppe”, sono i calzini comprati fuori dal supermercato per dare qualche spicciolo al ragazzo fuori, è la paura che tutti quei Kinder merendero peggiorassero il diabete: tutto ciò che se ci penso, delinea tuttora i lati principali del mio carattere. Questo saggio è una stanza con finestre infinite, sulla nostra espressione culturale, sociale, emotiva, fisiologica e in questi due giorni mi sono affacciata a tutte, con timore o con coraggio. Ho scelto di riaffacciarmi su quella della memoria perché è quella ancora oggi più dolorosa e credo che sia per questo che quando anche adesso dopo tre anni bevo un Estathè, una parte di me sogna sempre di tornare a quella mano che batte sul ginocchio e a quel piede che batte sul pavimento.
Per me questo libro è stato principalmente memoria, è stato la spesa alla Conad e da Giordano, l’ortolano di Via Gramsci, è “le pere” intese come “poppe”, sono i calzini comprati fuori dal supermercato per dare qualche spicciolo al ragazzo fuori, è la paura che tutti quei Kinder merendero peggiorassero il diabete: tutto ciò che se ci penso, delinea tuttora i lati principali del mio carattere. Questo saggio è una stanza con finestre infinite, sulla nostra espressione culturale, sociale, emotiva, fisiologica e in questi due giorni mi sono affacciata a tutte, con timore o con coraggio. Ho scelto di riaffacciarmi su quella della memoria perché è quella ancora oggi più dolorosa e credo che sia per questo che quando anche adesso dopo tre anni bevo un Estathè, una parte di me sogna sempre di tornare a quella mano che batte sul ginocchio e a quel piede che batte sul pavimento.
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