Perché non nascondere nulla di come lavori in vigna e in cantina – con Armin Kobler
Description
Armin Kobler è un enologo, viticoltore e produttore altoatesino che piazza webcam nella sua vigna, condivide video e tiene un blog in due lingue mostrando quello che fa.
Spesso mi sono arrabbiato della diffusa falsità della comunicazione del vino. Anche sulle riviste rinomate si vedono vedute molto parziali del nostro lavoro e alcune vengono negate perché “non vanno bene nella comunicazione” o “non sono romantiche”. Certe cantine per esempio non dicono che usano i lieviti selezionati. Io da enologo ricercatore non solo non nego questa cosa ma la faccio espressamente vedere: faccio vedere quello che faccio, anche i trattamenti. La rete ti dà la possibilità di essere autentico. E’ un’operazione di trasparenza, per me è importante.
Note alla puntata:
02:00 Armin Kobler
05:00 i ivini, i vitigni internazionali ma tradizionali
06:45 Macintosh LC
07:30 il video della vigna
10:00 mostrare il lavoro in vigna
12:50 operazione trasparenza
13:25 due articoli al mese sul blog
15:00 Armin su facebook
16:50 la differenza tra il web e i canali tradizionali
18:30 3 su 4 mi trovano prima su internet
19:30 la sfida della comunicazione e il calo dei consumi
20:50 il mercato dei turisti per i vini
22:00 la relazione con le persone, la traduzione dei commenti
Puoi ascoltare l’intervista audio, cliccando in alto in questo articolo. Qui sotto c’è la completa trascrizione.
Stefano: Benvenuto, Armin.
Armin: Buongiorno anche a te!
Stefano: Buongiorno. Dunque, siamo in Alto Adige, nella Bassa Atesina, ma addossati alla montagna, a Magré – correggimi se sbaglio – Armin è viticoltore, con Monika, ha una piccola azienda… dicci da quando sei nel vino.
Armin: Sono nel vino a partire dall’anno 1992, quando dopo la laurea ho cominciato un tirocinio in una cantina qui vicino, però a fare il vino siamo dal 2006, ecco, che facciamo noi stessi il vino…
Stefano: Tu prima ti occupavi…?
Armin: In famiglia abbiamo sempre prodotto dell’uva, ed eravamo conferitori al 100% di una cantina sociale, e prima di fare il mio vino, ho fatto per 18 anni il ricercatore enologico.
Stefano: Armin, ci hai detto che prima conferivate le uve, dal 2006 vinificate: quali sono stati i passaggi più belli e più difficili di questo cambiamento?
Armin: Diciamo che ci sono stati moltissimi – e ci sono tutt’ora – dei bellissimi momenti facendo noi stessi il vino, soprattutto perché è un’attività a 360°, vivi al cento per cento la viticoltura, investi tantissimo tempo, anche mezzi finanziari, in un progetto. Vedi come crescono le cose, poi le trasformi, il vino continua a sorprenderti, cioè, ogni anno viene diverso anche se pensi o speri di averlo capito finalmente, poi alla fine fa lo stesso quello che vuole lui, e poi anche la commercializzazione, la presentazione e la comunicazione sono cose molto interessanti, e devo dire che ho incontrato tantissime persone che amano fare il vino, non le avrei mai conosciute queste persone, per cui per me è stato veramente un momento di crescita molto importante, però devo anche dire che, ovviamente, c’erano e ci sono anche tante preoccupazioni insomma: non è scontato che ogni anno venga bene il vino, e sia i vini anche in cantina e poi anche la vendita, non è che va in automatico, tutt’altro. Per cui, diciamo che è un periodo molto movimentato, appunto.
Stefano: Ok. Ecco, quindi ci dicevi, hai cominciato a produrre vino, quindi i vostri vini sono Chardonnay, Merlot, Gewürztraminer, giusto?
Armin: Sì.
Stefano: Che altro?
Armin: Beh, Chardonnay, Pinot Grigio, Gewürztraminer tra i bianchi, e poi dei rossi abbiamo il Merlot, di cui facciamo una versione rosata e una tipo di riserva. Poi abbiamo anche un Cabernet franc.
Stefano: Quindi un bel tuffo nell’Alto Adige, insomma.
Armin: Sì. Anche se qualcuno, devo dire, sentendo questi nomi penserà: “Ah, fa solo internazionali”, ma devo dire che le varietà autoctone, o quelle che si pensano che siano autoctone, come la Schiava o il Lagrein, nel mio paese non hanno mai avuto grande diffusione, e i cosiddetti internazionali ce li teniamo qui almeno da 150 anni: non in azienda, ma nel paese.
Stefano: Quindi sono tradizionali gli internazionali.
Armin: Tradizionali, quello direi di sì.
Stefano: Ok. Ecco, tra le cose che dicevi, di come è cambiata la tua, la vostra vita da quando producete il vino, c’è anche questa necessità di commercializzare e quindi di comunicare i vini e di farsi conoscere. È per questo che hai anche pensato al web?
Armin: Sì, certo. Poi, tutti i social media hanno dato la possibilità, semplice, di piccolo vignaiolo insignificante, di parlare al mondo se trova qualcuno che lo vuole ascoltare. Però c’è la possibilità, prima dipendevi da comunicatori esterni come giornalisti e così via, adesso, ovviamente, questo aspetto viene completato dal proprio lavoro che puoi fare in rete: diciamo che la comunicazione si è molto democratizzata attraverso internet, e ho pensatodi approfittarne, appunto, di questo cambiamento, ecco.
Stefano: Ma avevi già una passione pregressa per una dimestichezza, almeno, con il web, con la tecnologia…?
Armin: Con il web no, ma con il computer sì. Dal ’92, appena ritornato a casa dagli studi, ho acquistato, con i primi guadagni, un Macintosh LC – quella scatola di pizza, com’era soprannominata anche – che mi è sempre piaciuto, e poi mi sono sempre interessato, nel mio lavoro di ricerca della statistica analitica, per cui lì il computer era necessario e allora una certa dimestichezza ce l’avevo. E poi, quando ho cominciato ad occuparmi di web, non era difficile compiere anche quel passo, tant’è che il sito, anche se adesso sarebbe da rifare, me lo sono fatto in casa, da me.
Stefano: Armin, io mi sono imbattuto in te grazie a Giuliano, che è un ascoltatore molto fedele: è carino che mi segnala sempre cose interessanti. Lui mi ha mandato un link di un tuo video che avevi caricato su Vimeo – si chiama Vitis live – e insomma, c’è un timelapse della vigna dove ci sono queste immagini montate in rapida sequenza, che fanno vedere praticamente un anno di vigna, in cui assistiamo proprio alla nascita dell’uva, alla maturazione, poi alla fine, dopo la vendemmia, c’è l’autunno, l’inverno, la vite che si spoglia. È un vero e proprio racconto, fatto attraverso queste webcam che tu hai piazzato sulle pergole, se ho capito bene, sui tuoi vitigni, no?
Armin: Sì, esattamente.
Stefano: Ecco, perché hai messo le webcam? Cosa volevi fare?
Armin: A me hanno sempre affascinato questi video accelerati, appunto, questi timelapse, e in rete se ne trovano tantissimi. Qualcuno mi dice che io sono innovativo: non credo che lo sia veramente, io sto copiando tantissimo, adeguando un po’ alle mie situazioni, quindi io non ho inventato niente di nuovo. Se si guarda in internet, questi filmini si trovano: spesso dei fiori che sbocciano, diciamo la natura. Poi ho pensato: “Perché non far vedere un po’ come si sviluppano le viti durante il corso dell’anno?”. Ci ho messo due anni, il primo ci ho provato e il secondo è venuto fuori un po’ meglio. Si può dire che ci vuole un po’ di tempo per fare queste cose, non sono robe giornaliere, e allora ho cominciato acquistando una webcam per uso esterno ma a bassissimo costo, tant’è che bisogna dire che le immagini non sono di altissima risoluzione, di altissima qualità, però rendono lo stesso l’idea. E l’ho montata nel vigneto. Adesso che il progetto è finito, bisogna dire che dovevo scendere ogni due giorni a scaricare le immagini, a ricaricare le pile, insomma, per un anno intero era un po’ un’occupazione, ecco. Era un po’ un impegno, però alla fine sono molto contento, e devo dire che c’era anche abbastanza riscontro da parte del pubblico.
Stefano: Certo. Tra l’altro, appunto, era un racconto molto particolare, in cui in un minuto e mezzo si rende qualcosa che sarebbe impossibile rendere con qualsiasi altro mezzo, e anche con un’emozione, direi… mi sembra che sotto c’è un jazz, no? C’è Five, no? Uno standard.
Armin: Sì! Ho cercato di mettere sotto anche un po’ di musica.
Stefano: Quindi sei riuscito a comunicare questa dimensione… anche poetica della natura.
<p class="p1






