Discoverediting – Radio Onda d`UrtoUDINE: ATTESE 15MILA PERSONE ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO LA “PARTITA DELLA VERGOGNA” ITALIA-ISRAELE
UDINE: ATTESE 15MILA PERSONE ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO LA “PARTITA DELLA VERGOGNA” ITALIA-ISRAELE

UDINE: ATTESE 15MILA PERSONE ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO LA “PARTITA DELLA VERGOGNA” ITALIA-ISRAELE

Update: 2025-10-14
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Udine si prepara ad ospitare oggi, martedi 14 ottobre 2025, la manifestazione contro la partita della vergogna, Italia-Israele. Un appuntamento di piazza lanciato lo scorso luglio dal Comitato per la Palestina Udine, Comunità Palestinese FVG e Veneto, Salaam Ragazzi dell’Olivo, BDS Italia e Calcio e Rivoluzione e raccolto da 358 realtà italiane che hanno aderito all’appello per il boicottaggio di questa partita. La città e militarizzata, con una zona rossa allestita attorno allo stadio e militari a protezione dell’albergo dove alloggia la nazionale israeliana.


Dentro lo stadio Friuli, che può ospitare oltre 40.000 spettatori, ci saranno – comunica la Figc – circa 9.200 persone. I promotori della manifestazione per la Palestina si attendono invece una partecipazione di circa 15mila persone, con manifestanti che arriveranno da diverse parti d’Italia. Il concentramento per la manifestazione è alle 17.30 in Piazza della Repubblica.


L’iniziativa, che si inserisce nel contesto della campagna internazionale “Show Israel the red card”, si tiene per la seconda volta a Udine nel giro di un anno esatto. L’anno scorso le realtà friulane solidali con la Palestina avevano organizzato un corteo contro un’altra partita analoga e almeno 3.000 persone avevano manifestato contro il genocidio in Palestina, contro l’occupazione ed il progetto di sportwashing messo in atto da Israele.


Anche per questo si chiede nuovamente che Tel Aviv venga esclusa dalle competizioni ufficiali internazionali.


Su Radio Onda d’Urto l’aggiornamento a poche dalla manifestazione con Davide, del comitato per la Palestina di Udine. Ascolta o scarica



PALESTINA – Nelle stesse ore della partita di calcio della vergogna, Israele spara e uccide nella Striscia, nonostante il cessate il fuoco. Palestina.  9 i morti a Gaza. Un quadricottero israeliano ha ucciso 5 persone a Shejiaya, est di Gaza City, mentre cercavano di tornare a quel che resta delle loro case. Stessa dinamica per la morte di altri 2 palestinesi a Khan Younis, dove in ospedale sono decedute altre 2 persone, per ferite dei giorni scorsi. Più a nord, 3 feriti negli spari su Jabalia.


Le vittime ufficiali nel genocidio sono ormai 68mila, anche se mancano all’appello almeno 10mila persone, sotto le macerie; dall’inizio del cessate il fuoco, le squadre di soccorso hanno recuperato 250 cadaveri. I sopravvissuti si ritrovano, per ora, senza bombe sulla testa, ma con bisogni materiali e psicologici immensi; ospedali, scuole e servizi azzerati; cibo e farmaci, dai camion di aiuti, entrano con gravi limitazioni, imposte dagli stessi occupanti israeliani. Per questo oggi Onu e Croce Rossa Internazionale hanno chiesto formalmente l’apertura immediata di tutti i valichi.


Intanto 1.968 i prigionieri politici palestinesi rilasciati, tra cui 55 operatori sanitari, anche se ne restano dentro le galere dell’occupante israeliano circa 10mila, tra cui 360 minori. Non ci sono invece più prigionieri israeliani a Gaza; rilasciati, in buone condizioni, la ventina ancora in vita. Trump, accolto come una star in Israele, ha parlato alla Knesset, azzardandosi a ipotizzare “un’alba storica di un nuovo Medio Oriente”. Poi a Sharm, dove ha firmato il presunto accordo di pace insieme anche a leader europei e arabi; assenti però i diretti interessati, Netanyahu e tutte le fazioni palestinesi.


Frustrata per lo stop temporaneo al genocidio portato avanti nella Striscia di Gaza, Tel Aviv accelera le violenze nella Cisgiordania Occupata; decine qui gli intossicati per i lacrimogeni sparati a Beit Kahil, dentro una tenda funebre, che erroneamente credevano fosse stata allestita per accogliere i prigionieri appena rilasciati; 3 i feriti gravi, ricoverati in ospedale. Almeno una trentina, tra cui bambini, meno gravi. Sempre in Cisgiordania, i coloni continuano a tagliare alberi di ulivi, aggredendo i palestinesi impegnati nella raccolta delle olive, fondamentale per l’economia locale. L’ultimo episodio a Beitin, all’alba; qui i coloni hanno anche dato fuoco ad alcune auto palestinesi.

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