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Il giardino di Albert
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Il giardino di Albert

Author: RSI - Radiotelevisione svizzera

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Magazine di riferimento della Rete Due sulle questioni scientifiche. Si occupa sia dei grandi temi che riguardano direttamente la nostra vita quotidiana (inquinamento, allergie, alimentazione) sia delle ricerche di laboratorio (medicinali, nuove scoperte, invenzioni) sia di questioni che coinvolgono le scienze umanistiche, psicologia, filosofia. Partecipa così, con stile divulgativo, al dibattito su alcuni fondamentali temi di società.

179 Episodes
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È stata osservata nel cielo da oltre 40 milioni di nord-americani, dal Messico al Canada e da molti milioni di persone nel resto del mondo attraverso le dirette su vari siti Internet. Quella di lunedì 8 aprile è stata definita l’eclissi di sole (o eclisse, nella forma meno letteraria) più seguita della storia, anche tra le più spettacolari con i suoi quattro minuti e mezzo di totalità, in cui il giorno si è trasformato in quasi notte. Le eclissi di sole hanno sempre rappresentano per l’umanità un fenomeno celeste carico di meraviglia. In epoche remote, la scomparsa nel cielo diurno della nostra stella era considerata un presagio inquietante vissuto con timore ancestrale. In epoca moderna, le eclissi solari sono diventate fenomeni scientifici da… inseguire nel mondo intero, con manipoli di astronomi disposti ad affrontare pericolosi viaggi pur di poterle osservare. Quella celebre del 1919, ad esempio, fu un vero e proprio un fenomeno mediatico mondiale associato alla dimostrazione empirica della validità della teoria della relatività generale di Einstein. L’eclissi di sole americana dell’8 aprile scorso è diventata essa stessa un fenomeno di massa riunendo per alcune milioni di persone nell’impaziente attesa che il disco lunare coprisse completamente quello del sole. Cosa ci raccontano queste spettacolari manifestazioni della natura rispetto all’evoluzione del pensiero umano e della conoscenza astronomica? Ne abbiamo parlato con Marco Bersanelli, professore di fisica e astronomia all’Università degli studi di Milano, autore del libro Il grande spettacolo del cielo - Otto visioni dell’universo dall’antichità ai giorni nostri (Ed Sperling & Kupfer 2016).
Sono poco più che ventenni e hanno già le idee chiare, almeno su quanto li appassiona: la scienza, anzi, le scienze e la tecnologia. L’esempio di due studenti al Politecnico di Zurigo che con impegno e un pizzico di fortuna hanno già potuto realizzare un loro sogno, quello di svolgere uno stage di formazione in centri di ricerca spaziale di prestigio. Maria Sole Agazzi ha trascorso sei mesi in uno dei centri di ricerca e sviluppo dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in Olanda occupandosi della gestione e comunicazione dei dati della missione spaziale Gaia. Andrea Paris è in partenza per l’MIT di Boston, dopo sei mesi trascorsi al JPL della NASA al CAL TECH di Pasadena. Percorsi accademici diversi eppure complementari, quelli dei due protagonisti della puntata di oggi. Esperienze che li hanno fatti crescere nel loro percorso di formazione accademica. Il loro può essere un esempio da seguire per altri giovani che ancora non osano mettersi alla prova, ma che sognano in grande.
Cellule per la vita

Cellule per la vita

2024-03-2325:34

Studiare i processi cellulari che stanno alla base della vita e dello sviluppo dell’embrione per capire ciò che può portare alla morte di un organismo… è quello di cui si occupa Arianna Baggiolini, ricercatrice presso lo IOR di Bellinzona, l’Istituto di ricerca oncologica. Rientrata da poco in Ticino, oggi la prof.ssa Baggiolini è a capo di un laboratorio, il Baggiolini Lab, dove, a cavallo di due mondi - lo sviluppo embrionale e lo studio dei tumori - cerca di capire i meccanismi che innescano lo sviluppo di cellule tumorali, in particolare, nel caso del melanoma, uno dei tumori della pelle più aggressivi. Gran parte di questa attività sperimentale e di studio è condotta attraverso l’uso di cellule staminali, cellule che possono espandersi in maniera indeterminata potenzialmente all’infinito e differenziarsi in ogni tipo di cellula del nostro corpo. Oggi si usano cellule staminali riprogrammate da cellule adulte, grazie al lavoro del premio Nobel Shinya Yamanaka, e questo ha sollevato i ricercatori da tutti quei problemi di ordine etico legati all’uso delle cellule staminali embrionali, ma ha offerto anche importanti strumenti in più. Occuparsi di cellule staminali vuol dire occuparsi anche dei processi di invecchiamento cellulare... e ancora di più dei meccanismi che possono invertire questi processi e far ringiovanire le nostre cellule. Il sogno proibito. Ma è davvero possibile oggi? Di questi temi, la prof.ssa Baggiolini discuterà con il prof. Vittorio Sebastiano dell’Università di Stanford in occasione del Lugano Longevity Summit, evento organizzato da Braincircle Lugano in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana e la SUPSI.
Cos’è la vecchiaia? Quand’è che diventiamo vecchi? Età cronologica, età percepita e invecchiamento non sono la stessa cosa. L’età è un numero, sentirsi vecchi è una percezione soggettiva, l’invecchiamento è un processo osservabile, che può essere descritto scientificamente… e che in buona parte è ancora un enigma. Perché ci sono persone che vivono a lungo e sembrano invecchiare più lentamente, o pur invecchiando non si ammalano? Quanto conta la genetica e quanto l’ambiente? A queste e tante altre domande risponderanno i ricercatori del Lugano Longevity Summit, un evento divulgativo organizzato dall’associazione Braincircle Lugano in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana, la SUPSI e il patrocinio della Città di Lugano che avrà luogo il prossimo 25 marzo. Un evento in cui si parlerà anche di centenari, con il focus su due progetti, da una parte all’altra del mondo, il Longevity Genes Project condotto negli Stati Uniti dal genetista Nir Barzilai e il progetto Swiss100, il primo studio nazionale in Svizzera sui centenari, in cui sono coinvolti numerosi istituti svizzeri, dal Centro competenze anziani della SUPSI all’Università di Losanna, con la professoressa Daniela Jopp, responsabile e coordinatrice del progetto, e poi l’Università di Ginevra e di Zurigo, così come gli ospedali universitari di Losanna e Ginevra. Proprio di centenari e invecchiamento parleremo anche qui al Giardino di Albert, a partire dagli studi condotti dal prof. Nir Barzilai direttore e fondatore dell’Institute for Aging Research presso l’Albert Einstein College of Medicine di New York, un centro di eccellenza internazionale per gli studi sulla longevity. 
Qualche settimana fa, al WEF (Word Economic Forum) di Davos, è stato presentato uno studio intitolato “Closing the Women’s Health Gap: A $1 Trillion Opportunity to Improve Lives and Economies”, ovvero “Chiudere il divario di salute delle donne: un’opportunità da 1.000 miliardi di dollari per migliorare vite ed economie.”Il rapporto, pubblicato dal McKinsey Health Institute in collaborazione con il World Economic Forum Centre for Health and Healthcare, ha analizzato le cause alla base delle disparità di genere nell’assistenza sanitaria e ha evidenziato tutta una serie di questioni su cui è opportuno riflettere e intervenire.Nonostante vivano più a lungo degli uomini, le donne trascorrono il 25% in più della loro vita in cattive condizioni di salute: colmare il divario di genere in materia di salute potrebbe ridurre di quasi due terzi il tempo che le donne trascorrono in cattive condizioni di salute e generare 1000miliardi addizionali di PIL. Ne parliamo con Valentina Sartori del McKinsey Health Institute ed Emanuela Griglié, giornalista scientifica che, assieme a Guido Romeo ha pubblicato Per soli uomini – il maschilismo dei dati dalla ricerca scientifica al design (Codice Edizioni)
La popolazione mondiale sta crescendo a ritmi vertiginosi. Entro il 2050 saremo in 10 miliardi e più persone significa più cibo, ma le superfici agricole sono limitate e con il cambiamento climatico il sistema di produzione alimentare attuale sarà sempre meno sostenibile. Per ricercatori e start up di tutto il mondo, una soluzione potrebbe risiedere nella carne coltivata. Sono passati undici anni da quando l’ingegnere Mark Post, dell’Università di Maastricht, presentò a Londra in diretta TV il primo hamburger di carne coltivata, accolto con grandissimo interesse, e costato all’epoca circa 250mila dollari. In questi anni la ricerca è andata avanti a passi spediti e c’è chi già oggi, nel mondo, mangia piatti a base di carne colturale. Carne coltivata: è questa l’alternativa che salverà il mondo? Ne parliamo con l’ospite Agnese Codignola.
Controintuitiva, dirompente e affascinante, la teoria della Meccanica Quantistica continua ancora oggi a far discutere fisici e filosofi intorno ai suoi fondamenti, dopo aver rivoluzionato, a inizio Novecento, insieme alla teoria della Relatività, la nostra visione del mondo. Difficile da cogliere nei suoi paradossi, lontanissima dalla nostra esperienza quotidiana, pienamente accessibile solo grazie a un formalismo estremo, ciononostante, la Meccanica Quantistica ha cambiato le nostre vite, oltre al nostro modo di comprendere l’Universo e oggi è al centro di una seconda rivoluzione. Abbiamo colto così l’occasione dell’apertura della mostra “Quanto. La rivoluzione in un salto”, ideata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dal Muse, il Museo delle scienze di Trento, e visitabile fino al 15 giugno 2024, per raccontare alcuni degli aspetti fondanti e più curiosi della Meccanica Quantistica, ma soprattutto per capire quali siano i tratti più rilevanti, legati soprattutto alle innovative tecnologie quantistiche che stanno nascendo, di questa seconda rivoluzione, a distanza di un secolo dalla prima. Nella prima parte del Giardino di Albert visiteremo la mostra del Muse per cogliere i fondamenti della Meccanica Quantistica (1./2), accompagnati da chi ha curato l’esposizione e chi ci lavora quotidianamente, la fisica e comunicatrice della scienza Cecilia Collà Ruvolo e il mediatore scientifico Christian Lavarian. Nella seconda parte racconteremo invece l’evoluzione delle nuove e sorprendenti tecnologie quantistiche (2./2) con i fisici Lorenzo Pavesi, direttore del laboratorio Q@TN Quantum Science and Technology in Trento e Tommaso Calarco, direttore del Peter Grünberg Institute di Jülich in Germania, autore del Quantum Manifesto, il documento che nel 2018 ha dato il via al Quantum Flagship della Commissione Europea, la principale iniziativa di ricerca dell’UE per lo sviluppo di tecnologie basate sui quanti.
Controintuitiva, dirompente e affascinante, la teoria della Meccanica Quantistica continua ancora oggi a far discutere fisici e filosofi intorno ai suoi fondamenti, dopo aver rivoluzionato, a inizio Novecento, insieme alla teoria della Relatività, la nostra visione del mondo. Difficile da cogliere nei suoi paradossi, lontanissima dalla nostra esperienza quotidiana, pienamente accessibile solo grazie a un formalismo estremo, ciononostante, la Meccanica Quantistica ha cambiato le nostre vite, oltre al nostro modo di comprendere l’Universo e oggi è al centro di una seconda rivoluzione. Abbiamo colto così l’occasione dell’apertura della mostra “Quanto. La rivoluzione in un salto”, ideata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dal Muse, il museo delle scienze di Trento, e visitabile fino al 15 giugno 2024, per raccontare alcuni degli aspetti fondanti e più curiosi della Meccanica Quantistica, ma soprattutto per capire quali siano i tratti più rilevanti, legati soprattutto alle innovative tecnologie quantistiche che stanno nascendo, di questa seconda rivoluzione, a distanza di un secolo dalla prima. Visiteremo la mostra e racconteremo tutto questo in due puntate del Giardino di Albert, con il fisico Lorenzo Pavesi, direttore del laboratorio Q@TN Quantum Science and Technology in Trento, insieme a chi ha curato l’esposizione e ci lavora quotidianamente, la fisica e comunicatrice della scienza Cecilia Collà Ruvolo e il mediatore scientifico Christian Lavarian.
Sponge Cities

Sponge Cities

2024-02-0324:59

A causa del cambiamento climatico, sempre più spesso, ci ritroveremo ad affrontare eventi atmosferici come periodi di siccità prolungati o alluvioni che, oltre a causare danni ingenti, avranno un sempre più forte impatto anche sulle nostre città. Coperte per lo più da asfalto e cemento, le città in cui viviamo non riescono a smaltire velocemente l’acqua piovana durante i forti temporali e, se lo fanno, la disperdono senza conservarla. Per questo, da un po’ di tempo, urbanisti e architetti lavorano a un’idea diversa della gestione degli spazi urbani e hanno costruito città (e quartieri) spugna. Pensate proprio a una spugnetta da cucina (quelle che utilizziamo per assorbire l’acqua quando facciamo ordine dopo pranzo): le città spugna funzionano così. Sono città (o quartieri) progettati e costruiti per trattenere l’acqua in eccesso e riutilizzarla all’occorrenza (per esempio in periodi di siccità). Nella nuova puntata del Giardino di Albert, sentiremo la voce di uno dei più famosi architetti e progettisti di città spugna – il cinese Kongjian Yu - che lo scorso anno, proprio per un suo progetto di Sponge city, ha vinto il prestigioso Oberlander Prize. Parleremo di città spugna in Svizzera e in Europa anche con Silvia Oppliger, capo progetto “Città Spugna” per la VSA, l’Associazione svizzera dei professionisti della protezione delle acque e visiteremo, insieme all’architetto Federico De Molfetta, un quartiere spugna – il Quartiere Casarico - costruito da un paio d’anni fa circa sulle colline di Sorengo.Intervista all’architetto Kongjian Yu sul progetto Sponge city
Il 27 gennaio, 79 anni fa, veniva liberato il campo di concentramento di Auschwitz, ed era la fine dell’Olocausto. Ecco perché oggi è il Giorno della memoria. Ma più che del ricordo, oggi dovrebbe essere un giorno per riflettere e capire cosa accadde prima e dopo quel 27 gennaio. Negli anni del potere, il regime nazista ha commesso atroci violenze contro ebrei, rom, persone con disabilità o malattie psichiatriche, prigionieri di guerra. La scienza e la medicina tedesca furono alleate di quell’orrore. Un aspetto inquietante è il ruolo che medici, operatori sanitari e scienziati ebbero nel sostegno e nell’attuazione del piano disumano di igiene razziale e sterminio della popolazione ebrea. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la conoscenza storica di questi crimini ha contribuito alla formazione dell’etica che oggi sta alla base della medicina e della sperimentazione umana. Ma i valori e l’etica sono una materia fragile, che va difesa da abusi e derive pericolose. Così nel nostro Giardino cercheremo di capire e riflettere su queste ferite, mettendo in discussione cliché, dando dignità a storie dimenticate. Lo faremo a partire da un importante documento uscito a fine 2023, un report redatto da una commissione di studiosi di storia della medicina e promosso da The Lancet - una delle riviste mediche più prestigiose al mondo. Ci chiederemo quale sia stata il ruolo dei medici negli anni del regime, quale il livello della riflessione etica, e come la conoscenza storica possa essere utile nella formazione di un medico, un presidio per la difesa dell’etica. Ne parleremo con Gilberto Corbellini, epistemologo, professore di storia della medicina all’Università La Sapienza di Roma, bioeticista, e con Sabine Hildebrandt, una delle autrici del report, professoressa di pediatria presso il Boston Children’s Hospital, docente di anatomia e storia dell’anatomia - oltre che di medicina sociale - presso la prestigiosa Harvard Medical School. 
Come regolamentare l’intelligenza artificiale a beneficio della società è il titolo della conferenza tenutasi al Campus USI/SUPSI lo scorso 18 dicembre, in occasione della consegna del Grand Prix Möbius Multimedia Lugano 2023, della omonima Fondazione, per la promozione della cultura digitale. Il relatore, insignito del riconoscimento, era Roberto Viola, Direttore Generale per le politiche digitali della Commissione europea di Bruxelles. La conferenza si è tenuta, per una fortunata coincidenza a pochi giorni dall’accordo, in seno all’UE, su un regolamento europeo che fissa dei limiti all’uso incontrollato dei sistemi di intelligenza artificiale (IA). Si tratta del primo regolamento internazionale sull’IA al mondo. Ne abbiamo approfittato per incontrare Roberto Viola e porgli alcune domande sul futuro dell’Intelligenza artificiale, di cui tanto si discute, tra timori di un suo incontrollato sviluppo e grandi speranze di innovazione a vantaggio dell’umanità.
Sono i messaggeri dell’Universo, i neutrini, misteriose particelle subatomiche, si formano nell’atmosfera, nel Sole, o in seguito a catastrofici eventi nelle profondità dell’Universo, viaggiano nello spazio senza subire interferenze e portando preziose informazioni. Sono particelle elusive, prive di cariche, infinitamente piccole, ma che oggi, grazie a potenti strumenti installati nelle profondità del mare o nel cuore delle montagne, siamo in grado di rilevare, ottenendo importanti informazioni nell’ambito dell’astrofisica multi-messaggera che si affida a simili “sonde” per comprendere com’è fatto l’Universo. In Sicilia, a Portopalo di Capopassero, lembo estremo dell’Europa, crocevia di traffici, tratte umane e interessi politici internazionali, sorge un importante centro di ricerca, uno dei siti dei Laboratori nazionali del Sud, qui, al largo della costa, 100 km a sudovest, alla profondità di 3500 metri, si sta costruendo un’infrastruttura di ricerca all’avanguardia, uno dei rilevatori europei più importanti nella rilevazione dei neutrini, ma anche per condurre ricerche in ambito geofisico e di biologia marina, il suo nome è KM3NET. A parlarcene, nel nostro Giardino, sarà Giacomo Cuttone, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, incontrato a Catania, proprio nella sede dei Laboratori Nazionali del Sud e Carla Di Stefano prima ricercatrice dei Laboratori Nazionali del Sud, da vent’anni coinvolta nel progetto KM3NET.
Fusione nucleare

Fusione nucleare

2023-12-3023:211

®La ricca serie di interventi durante il Premio Möbius Multimedia Lugano 2023 all’Università della Svizzera italiana gli scorsi 12, 13 e 14 ottobre è stata l’occasione per incontrare uno dei massimi esperti a livello europeo di fusione nucleare. Ambrogio Fasoli, è professore di fisica, Direttore dello Swiss Plasma Center al Politecnico federale di Losanna dove è vicepresidente per la ricerca. Al pubblico del Premio Möbius ha proposto una presentazione dal titolo “Fusione nucleare: cose difficili spiegate bene; una delle più grandi sfide tecnologiche della nostra era è a portata di mano grazie alla rivoluzione digitale”. Di questa alternativa allo sfruttamento dell’atomo per ottenere grandi quantità di energia si parla sempre di più negli ultimi anni. Al punto che è stato creato un consorzio europeo EUROfusion, che sovrintende allo sviluppo della fusione nucleare in Europa, con obiettivo al 2050 per la realizzazione delle prime centrali nucleari a fusione nucleare e non più a fissione come le attuali che producono scorie pericolose. Abbiamo parlato con Ambrogio Fasoli, che dal 2024 assumerà la guida esecutiva di EUROfusion, per capire a che punto siamo e in quale direzione ci stiamo muovendo per arrivare nei prossimi decenni a disporre sulla Terra dell’energia racchiusa al centro del nostro Sole. Prima emissione: 28 ottobre 2023
In Volo

In Volo

2023-12-2325:132

®“Migrazione è una parola che evoca il fascino del volo, che, accompagnata a un senso di libertà, ci fa pensare a continenti lontani e ci proietta in cielo insieme a rondini, cicogne, cuculi, facendoci immaginare i loro viaggi sopra i deserti e i mari per raggiungere la savana. Che bello sarebbe poter volare con loro!” Inizia così “In volo tra Africa ed Europa” un libro scritto da Roberto Lardelli e Chiara Scandolara e curato da Ficedula e della Fondazione Bolle di Magadino. Un volume che raccoglie interessanti informazioni su tutte le specie di uccelli che transitano ogni anno dalle Bolle di Magadino. Le Bolle di Magadino come tappa fondamentale per la migrazione di uccelli, ma anche come luogo di attività scientifica: ne parliamo con Chiara Scandolara, ornitologa di Ficedula, e con Marco Gustin, ornitologo di BirdLife Italia che ha appena concluso una ricerca sulle barriere naturali alla migrazione.Prima emissione 23 settembre 2023
Vi sentite minacciati dall’idea di una super intelligenza artificiale? Pensate all’AI come a una sorta di creatura divina o, piuttosto, come a un complesso strumento tecnologico? Ci affidiamo sempre più a tecnologie “intelligenti”, a cui cediamo, con poca attenzione, moli di dati, già prima della nostra nascita, dati che alimentano quel variegato sistema fatto da piattaforme social come Facebook e Instagram che qualcuno ha definito capitalismo della sorveglianza, da cui le grandi tech companies ricavano lauti guadagni. Lasciamo che algoritmi di AI generino rappresentazioni del nostro mondo, basandosi sui dati dei nostri profili; affascinati e intimoriti, subiamo una tecnologia, che ci appare meravigliosa, che ci fa da specchio e in cui finiamo per cercare noi stessi. Le parole dell’antropologa, Veronica Barassi, professoressa all’Università di San Gallo e dello scienziato cognitivo, Gerd Gigerenzer, direttore dell’Harding Center for Risk Literacy dell’Università di Potsdam, ospiti del Giardino di Albert, ci permetteranno di porre uno sguardo critico su tutto questo, aiutandoci, alla fine, a capire qualcosa di più su noi stessi in quanto esseri umani.
Chi salverà la biodiversità, la più grande ricchezza che abbiamo? La vita, animale e vegetale, si manifesta in una fantastica molteplicità di forme e colori e questa varietà è il nostro più grande tesoro. Luoghi come il Mediterraneo sono scrigni di biodiversità, minacciati dalle attività dell’uomo, dai cambiamenti climatici e dalla diffusione di specie aliene. Nel romanzo La storia infinita, di Michael Ende, si parla di un mondo fantastico, Fantàsia, minacciato dal Nulla che lo sta distruggendo, e di un ragazzino di nome Bastian, che insieme al suo alter ego Atreyu e al drago Falkor, riuscirà a salvarlo; da quel romanzo, negli anni ‘80, fu tratto un film di successo: nel nostro racconto intorno alla biodiversità, troveremo anche rimandi a questa storia. Nel 2022 il CNR, il più importante ente di ricerca italiano, ha ricevuto dallo Schmidt Ocean Institute, fondato nel 2009 dall’ex CEO di Google, Eric Schmidt, e dalla moglie Wendy, una nuova nave oceanografica, la Falkor, diventata poi Gaia Blu, un gioiello di tecnologia, che fra le varie attività avrà il compito di supportare la ricerca intorno alla biodiversità marina, soprattutto nel Mediterraneo. In occasione del Festival della scienza di Genova, la nave è stata attraccata al Porto vecchio e così siamo andati a scoprirla, accompagnati da alcuni ricercatori del CNR. A tutto ciò si lega anche la nascita di un nuovo importante centro di riferimento per lo studio, la salvaguardia e il ripristino della biodiversità, il National Biodiversity Future Center (NBFC), creato grazie al finanziamento stabilito dal governo italiano del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un piano che rientra nel programma dell’Unione europea Next Generation Europe, 750 miliardi di euro destinati a promuovere la ripresa europea dopo il COVID-19, in chiave green e di sviluppo digitale. Di tutto questo parliamo nel Giardino di Albert, accompagnati dalle suggestioni di un racconto che continua a far sognare, quello di Bastian e del drago Falkor.
In occasione della recente edizione di “sconfinare festival 2023” a Bellinzona, dal 12 al 15 ottobre, abbiamo incontrato Amedeo Balbi, professore associato di astronomia e astrofisica all’Università di Roma Tor Vergata, uno tra i più noti e seguiti divulgatori scientifici italiani con i suoi libri e il suo sempre aggiornato canale YouTube .“Oltre a fare ricerca e insegnare, mi piace raccontare la scienza e spiegare come funziona l’universo. L’ho fatto attraverso libri, giornali, radio e tv, e ora anche su questo canale, dove troverete i miei video divulgativi”, scrive Balbi sulla pagina di presentazione il cui logo è un’affermazione che può essere letta come domanda: cosa sappiamo dell’universo. A Bellinzona, lo scienziato divulgatore italiano, molto seguito anche nella Svizzera italiana, si è interrogato sulla questione se esiste un futuro per l’umanità fuori dalla Terra. La conferenza, moderata da Giovanni Pellegri, è stata l’occasione per ascoltare le riflessioni di Amedeo Balbi seguendo il filo dei temi affrontati nel suo ultimo libro dal titolo “Su un altro pianeta; c’è un futuro per l’umanità fuori dalla Terra?”. Per il Giardino di Albert abbiamo cercato di seguire questo filo, parlandone con l’autore.
La mela è - a livello mondiale - il terzo frutto più prodotto (solo banane e meloni vengono prodotti in quantità superiore). Il primo produttore mondiale di mele è la Cina, seguita dalla comunità Europea. E la Svizzera? Beh, la mela non è soltanto il frutto più coltivato in Svizzera ma anche quello più apprezzato dalla popolazione: gli svizzeri mangiano circa 16 chili di mele pro capite all’anno! I consumatori svizzeri desiderano mele croccanti, succose, aromatiche e naturali, i produttori, invece, cercano varietà che possano soddisfare le esigenze di mercato e che siano, soprattutto, resistenti a malattie e parassiti. Ed è per questo che la selezione di nuove varietà di mele rientra nei programmi di Agroscope, il centro di competenza della Confederazione per la ricerca agronomica. Con questa puntata del Giardino di Albert, esploriamo le modalità di creazione di nuove varietà di mele e il ruolo che potrebbero rivestire i nuovi metodi e le nuove tecnologie di selezione. Ospiti di Alessandra Bonzi: Andrea Patocchi, capogruppo del gruppo di ricerca miglioramento genetico delle specie frutticole di Agroscope e Giovanni Broggini chimico e membro del gruppo di ricerca di selezione molecolare delle piante del Politecnico federale di Zurigo.
ODI ET AMO

ODI ET AMO

2023-11-1826:002

Sogno, son desto?

Sogno, son desto?

2023-11-1124:17

«Niente è più nostro dei nostri sogni» diceva il filosofo Friedrich Nietzsche. Da sempre, il sogno ha incuriosito filosofi e scienziati. Esiste una lunga tradizione che vede i sogni come messaggi del divino. Per lungo tempo il sogno è stato confinato in una dimensione mistico-religiosa, fino a quando Freud, il fondatore della psicanalisi, ha mostrato come i sogni siano un’espressione del nostro inconscio. Oggi, se parliamo di sonno e sogni dal punto di vista neuroscientifico, dobbiamo rispondere prima a domande fondamentali: perché dormiamo, ma soprattutto perché sogniamo? In entrambi i casi fa capolino la coscienza, che si perde quando sprofondiamo nel sonno profondo, per riemergere quando sogniamo o ci svegliamo. Oggi, nel Giardino della scienza, parleremo di sogni e coscienza, esplorando in particolare un fenomeno avvolto ancora in un’aura mistica, le cosiddette esperienze di premorte. Ad accompagnarci in un questo viaggio, a tratti onirico, sono Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, ordinario di Psicologia dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, autore di L’ombelico del sogno, Einaudi editore e Martin Monti, professore presso la University of California Los Angeles (UCLA) dipartimenti di Psicologia e Neurochirurgia, che nel suo laboratorio studia proprio uno degli aspetti più caratterizzanti della cognizione umana: la coscienza, a partire da territori di confine, dal coma alle esperienze premorte.
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Comments (1)

Roberto Bona

latticini jogurt non dimostrati c'è fanno bene

Jan 28th
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