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Fitness e dintorni

Author: Pierluigi De Pascalis

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News e approfondimenti su fitness, allenamento e alimentazione, incluse le puntate della mia rubrica radio del martedì. www.depascalis.net
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Oggi parliamo di come l’esercizio fisico riesce — almeno in parte — a contrastare gli effetti  dannosi di una dieta ricca di grassi e zuccheri. I dati arrivano da uno studio dell’University College Cork appena pubblicato su Brain Medicine. Viviamo circondati da alimenti ultra-processati, iper-palatabili e da sedentarietà. Il risultato? Peggiora la salute metabolica e aumentano depressione e ansia. Lo studio cerca di chiarire se l’attività fisica può intervenire  e quali  segnali ormonali e metaboliti intestinali sono coinvolti.
Non basta la quantità di proteine nel post-workout, conta anche il tipo di proteina e la matrice alimentare. Un nuovo studio, pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, ha confrontato fonti differenti, ma con la stessa quantità di proteine, per vedere come cambiano, nel breve termine, i segnali di crescita muscolare dopo un allenamento con i pesi. I risultati ci aiutano a capire perché non tutti gli alimenti proteici “di alta qualità” funzionano allo stesso modo.
Tre semplici modifiche nello stile di vita, unite alla dieta mediterranea, possono ridurre del 31% il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Il diabete di tipo 2 è una delle grandi sfide della salute pubblica mondiale. Colpisce centinaia di milioni di persone e continua a crescere in tutti i Paesi, alimentato da cattive abitudini alimentari, sovrappeso, sedentarietà.Secondo gli esperti, senza interventi efficaci, il numero di casi continuerà ad aumentare con costi enormi per i sistemi sanitari e conseguenze drammatiche per la qualità della vita. La nuova evidenza arriva dal più grande studio clinico su nutrizione e stile di vita mai condotto in Europa, che ha coinvolto quasi 5.000 partecipanti, tra i 55 e i 75 anni, tutti in sovrappeso o obesi, con sindrome metabolica ma senza diabete al momento dell’inizio. Lo studio è stato coordinato da un team internazionale che comprende 23 università.
Sappiamo che l’idratazione è fondamentale per il corpo, ma uno studio recente condotto dai ricercatori della Liverpool John Moores University ci mostra che può avere un ruolo cruciale anche nella gestione dello stress e nella prevenzione di problemi di salute a lungo termine. Lo studio, pubblicato sul Journal of Applied Physiology, ha osservato che chi beve meno di un litro e mezzo di liquidi al giorno presenta una risposta allo stress molto più elevata rispetto a chi invece rispetta le raccomandazioni di idratazione quotidiana, cioè circa 2 litri per le donne e 2,5 litri per gli uomini. La differenza non è piccola: parliamo di un aumento della risposta dell’ormone dello stress, il cortisolo, superiore al 50%. Il cortisolo è l’ormone principale dello stress. È utile, persino vitale, quando serve mobilitare energia in situazioni di emergenza. Ma quando la sua produzione è eccessiva o troppo frequente, i rischi aumentano:maggiore vulnerabilità a malattie cardiovascolari,incremento del rischio di diabete,e anche predisposizione a disturbi dell’umore come la depressione.In altre parole, non si tratta solo di sentirsi più tesi o agitati. Una reattività esagerata del cortisolo può minare la salute nel lungo periodo.
Un tema che riguarda milioni di persone e che tocca da vicino la vita quotidiana: l’impatto dell’alimentazione sul cervello e, in particolare, sulla memoria. Il cervello è uno degli organi più sensibili a quello che si mangia, una nuova ricerca condotta dall’Università del North Carolina, pubblicata sulla prestigiosa rivista Neuron, mostra che bastano pochi giorni di una dieta ricca di grassi per alterare il funzionamento della memoria. Il team guidato dalla professoressa Juan Song ha scoperto che una dieta ad alto contenuto di grassi – simile a quella tipica occidentale, ricca di fast food, hamburger e patatine fritte – sovrastimola un gruppo specifico di neuroni nell’ippocampo, la regione del cervello deputata alla memoria.
Che cosa ci spinge davvero a mantenere nel tempo l’abitudine all’attività fisica? Uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology e condotto da un team dell’University College London, ha indagato tratti della personalità come Estroversione, Coscienziosità, Nevroticismo, Apertura mentale valutando per ciascuno l’attività fisica che meglio si presta a essere gestita sul lungo periodo. La ricerca conferma una verità semplice ma spesso dimenticata: non siamo tutti uguali. La personalità influenza il modo in cui viviamo l’esercizio e può determinare se riusciremo a mantenerlo nel tempo. Il segreto per essere costanti forse è proprio smettere di inseguire la “migliore” attività e iniziare a scegliere quella che ci regala piacere.
I mesi invernali rappresentano una sfida fisiologica: la ridotta esposizione alla luce solare comporta una drastica diminuzione della sintesi di vitamina D, con il rischio di carenze significative nella popolazione. Questo è ancor più rilevante per le persone con sovrappeso o obesità, che tendono ad avere livelli sistemicamente più bassi a causa del suo accumulo nel tessuto adiposo. Un recente studio ha indagato se l’esercizio fisico, anche senza perdita di peso né supplementazione, potesse agire da modulatore positivo del metabolismo della vitamina D durante l’inverno.
In un’ampia e dettagliata rassegna pubblicata sulla rivista Physiology, un gruppo di ricercatori statunitensi ha analizzato in modo esaustivo gli effetti dell’allenamento contro resistenza sull’invecchiamento neuromuscolare, approfondendo non solo i benefici macroscopici in termini di forza e massa muscolare, ma anche i meccanismi cellulari e molecolari sottesi alle risposte adattative nell’anziano.
Il recupero dopo l’esercizio fisico è un processo complesso che coinvolge una molteplicità di meccanismi fisiologici: rigenerazione muscolare, ristoro energetico, modulazione infiammatoria e reidratazione. In questo contesto, l'integrazione nutrizionale rappresenta una strategia essenziale per ottimizzare la risposta dell’organismo e prevenire l’affaticamento cronico. Ma quanto conta il “quando”? Una recente revisione sistematica con meta-analisi, pubblicata su Frontiers in Nutrition, ha affrontato in modo rigoroso questa domanda, cercando di chiarire l’effetto del momento di assunzione dei supplementi sulla qualità del recupero.
Un buon recupero è un pilastro fondamentale per chi si allena con regolarità. Eppure, tra i vari fattori che condizionano la performance fisica, il sonno è spesso trascurato. Uno studio pubblicato su Medicine & Science in Sports & Exercise ha indagato in modo rigoroso l’impatto di una restrizione moderata ma sostenuta del sonno sulla qualità e quantità della prestazione durante esercizi di forza. I risultati sono chiari: dormire poco per più giorni compromette la qualità dell’allenamento, aumentando la percezione dello sforzo e gli indicatori di stress.
Hai mai pensato che una semplice combinazione di 20 g di caseina prima di dormire e un mix di probiotici possa trasformare le tue performance atletiche? Un nuovo studio randomizzato rivela che questa combinazione non solo potenzia la forza, ma migliora anche la potenza anaerobica nei test sprint. Il segreto? Una sinergia che parte dall’intestino e arriva fino al muscolo, ottimizzando il recupero mentre dormi.
🧠 In questo episodio approfondiamo la sinergia tra esercizio fisico, qualità del sonno e salute cerebrale. Scopri come l'attività fisica – soprattutto se svolta al momento giusto e con l'intensità adeguata – possa migliorare le prestazioni mentali, stimolare la neuroplasticità e favorire una migliore qualità del sonno, in particolare il sonno REM, cruciale per la memoria e l'equilibrio emotivo.💪 Esploreremo anche cosa accade al nostro cervello quando trascuriamo il movimento e come anche una singola notte di cattivo riposo possa essere gestita con l’allenamento giusto. Una guida scientifica e pratica per chi vuole ottimizzare corpo e mente.
Ti sei mai chiesto se dovresti bandire pane, legumi, latte e perfino pomodori per mangiare “come i nostri antenati”, in questa puntata proviamo a rispondere a questa e altre domande con un approccio rigorosamente evidence-based:    • perché non esiste una sola “dieta dell’età della pietra”;    • cosa dicono davvero gli studi su cereali, legumi e latticini;    • fitati, lectine, glutine e zuccheri: minacce o falsi allarmi?    • che cosa possiamo imparare dalle popolazioni più longeve del mondo;    • il ruolo decisivo di stile di vita e movimento, ben oltre la lista degli alimenti “consentiti”.
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2025-08-1208:06

A che ora è meglio mangiare per dimagrire? È meglio mangiare prima la carne o la pasta? È vero che il riso freddo contiene meno calorie? Il digiuno intermittente permette di dimagrire prima? Queste e altre domande sono sempre più di frequente oggetto di discussione, soprattutto sui social.Ma cosa dice effettivamente la scienza?
I muscoli non servono solo a muoversi: sono veri e propri organi endocrini!Nel nuovo episodio del nostro podcast parliamo di come l’allenamento con i pesi influenzi il metabolismo, l’appetito e persino il funzionamento del cervello.Scopriremo che sostanze come il lattato, le miochine e i microRNA trasformano il muscolo in un alleato contro obesità e diabete, e perché ogni esercizio in palestra è anche un atto di prevenzione.
Il potere nascosto degli omega-3: acidi grassi essenziali che non solo proteggono il cuore, ma modulano infiammazione, umore, microbiota e persino l’espressione del DNA.EPA e DHA sono alleati preziosi contro depressione, stress e infiammazione cronica, e fondamentali per il recupero muscolare post-allenamento. Si parla anche di DOMS, epigenetica, prestazione sportiva e PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia), in un viaggio tra scienza e salute.
Siamo giunti anche quest’anno alla nostra ultima puntata. Un viaggio di oltre 10 mesi tra le pieghe della nutrizione e dell’attività fisica. E’ il momento del “riposo del guerriero”, riposo che non vuol dire divano e crema alle nocciole da mangiare a cucchiaiate, ma un momento di maggiore relax e flessibilità con noi stessi, in modo che il corpo possa in qualche modo esser pronto per la ripartenza. Chi si è allenato ed è stato più o meno rigoroso nel corso dell’anno, si prenda quindi la meritata pausa, ma proseguendo col restare attivo, magari con attività più leggere o provandone di completamente nuove. E si conceda anche qualche piccolo strappo alimentare. Chi invece malgrado i nostri suggerimenti non si è fatto persuadere, è il caso che sfrutti un periodo dell’anno dove le ferie lasciano più tempo libero, e le giornate sono lunghissime, per cominciare in maniera più soft ad allenarsi, e a migliorare la propria alimentazione, approfittando anche della tantissima frutta e verdura che è disponibile in questo momento. Intanto una lista di 7 alimenti, buonissimi, ricchi di carboidrati, ma senza calorie.
In Giappone è realtà grazie alla famosa Metabo Law, una legge che, pur essendo spesso fraintesa all'estero, ha una storia interessante e obiettivi molto seri. La Metabo Law (ufficialmente parte di un più ampio piano di salute pubblica) è stata introdotta in Giappone nel 2008 per contrastare l'aumento dei casi di sindrome metabolica — un insieme di condizioni come ipertensione, alti livelli di zucchero nel sangue, colesterolo anomalo e soprattutto obesità addominale. Questi fattori aumentano il rischio di malattie cardiache e diabete, due delle principali cause di eventi avversi nel mondo. La particolarità della legge è che impone la misurazione della circonferenza della vita a tutti i cittadini tra i 40 e i 74 anni durante il controllo sanitario annuale.
Il sonno è fondamentale per mantenere la salute generale, tuttavia il moderno stile di vita, con orari di lavoro flessibili, abbondanza di cibo ad alta densità energetica e attività sociali online, ha portato a un'epidemia di privazione del sonno. Questo causa disallineamento circadiano, danneggiando il metabolismo del muscolo scheletrico e del fegato, alterando l'omeostasi energetica e favorendo uno stato ormonale catabolico. Il sonno insufficiente altera il metabolismo muscolare, riducendo la sintesi proteica e favorendo la perdita di massa muscolare. La privazione di sonno infatti altera il rilascio di ormoni anabolici (GH, IGF-1, testosterone) e aumenta i livelli di cortisolo, favorendo un ambiente catabolico muscolare.
Il consumo di alcol è un grave problema globale, legato a un aumento dei problemi di salute. I ricercatori hanno esaminato come l'alcol influisce sul cervello analizzando i dati di 1.781 persone esaminando il tessuto cerebrale per cercare segni di lesioni cerebrali, tra cui grovigli di proteine tau e arteriosclerosi ialina.
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