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Ascolto Beltrami
Ascolto Beltrami
Author: Alessio Beltrami
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© 2023 Content Republic LDA
Description
Content Marketing per chi ha fame.
Il podcast settimanale di Alessio Beltrami registrato per brave persone che hanno voglia di affermarsi grazie alla forza delle loro idee. Qui trovi le istruzioni per costruire la tua strategia di marketing grazie ai contenuti.
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Ascolto Beltrami è un podcast originale prodotto da Content Republic Lda su licenza di Fondazione Alessio Beltrami. È vietata la riproduzione anche parziale di tutti i contenuti che compongono il podcast e questa pagina web. Le parole pronunciate da Alessio Beltrami in questo podcast non rappresentano una comunicazione ufficiale di Fondazione Alessio Beltrami.
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Ascolto Beltrami è un podcast originale prodotto da Content Republic Lda su licenza di Fondazione Alessio Beltrami. È vietata la riproduzione anche parziale di tutti i contenuti che compongono il podcast e questa pagina web. Le parole pronunciate da Alessio Beltrami in questo podcast non rappresentano una comunicazione ufficiale di Fondazione Alessio Beltrami.
130 Episodes
Reverse
I contenuti funzionano come un ecosistema: reputazione, vendite, messaggi e aspettative si sostengono o si sabotano a vicenda.Un ecosistema, in natura, è un’unità complessa creata dall’interazione tra esseri viventi e ambiente fisico. Piante, animali e microrganismi convivono con aria, acqua, suolo e luce. Da quell’equilibrio dinamico emergono luoghi riconoscibili come boschi, laghi o deserti. Il punto decisivo è che nessuna parte vive davvero da sola. Se tocchi un elemento, anche piccolo, il sistema intero reagisce.Questa immagine può sembrare distante dal lavoro quotidiano di professionisti e microimprese. In realtà è una lente molto concreta per capire perché, spesso, i contenuti non producono risultati stabili. Il nostro mondo non ha api e funghi, ma ha elementi equivalenti per ruolo e impatto. Ci siamo noi con la nostra identità. Ci sono le nostre idee sul mercato e sul valore che offriamo. C’è il prodotto o il servizio. C’è il messaggio che dichiariamo al mondo. Ci sono i clienti, la concorrenza, la reputazione e le iniziative commerciali. E, soprattutto, ci sono le aspettative.Il grande errore è trattare uno di questi pezzi come se fosse indipendente dagli altri. È lo stesso errore di chi, in natura, pensa di risolvere un problema isolando una singola specie. Nel business questo si traduce in interventi a compartimenti stagni. Si lavora sulle vendite come se fossero un rubinetto. Si cambia offerta come se non toccasse l’identità. Si rincorre un’azione promozionale perché sembra facile e veloce. Poi ci si sorprende se il resto del sistema perde stabilità.Le aspettative meritano un capitolo a parte. Le nostre aspettative guidano le azioni e determinano il modo in cui reagiamo ai risultati. Se mi aspetto un certo livello di risposta dopo tre email e non arriva, interpreterò il fatto come un problema urgente. Cercherò correzioni immediate. Ma quella misura era davvero realistica? Era davvero coerente con il punto in cui si trova il mio ecosistema di comunicazione?Le aspettative esistono anche dall’altra parte. Ogni contenuto genera nella testa del cliente un’immagine di ciò che siamo e di ciò che faremo. Non reagiamo quasi mai al prodotto “in sé”. Reagiamo alla distanza tra ciò che immaginavamo e ciò che riceviamo. In due contesti simili potremmo lamentarci in uno e non nell’altro. La differenza, spesso, non è l’offerta. È la promessa implicita che la comunicazione ha costruito nel tempo.Per questo, oggi, l’ecosistema è anche un fatto di coerenza. I canali non sono più mondi separati. Ciò che diciamo in una mail, in una conversazione, in un contenuto pubblico o in un incontro diretto concorre alla stessa immagine mentale. L’epoca in cui si poteva avere un volto pubblico e uno privato, senza conseguenze, è finita. Le persone non dimenticano facilmente ciò che hanno visto di noi. E non possiamo chiedere loro di cancellarlo a comando.È qui che la reputazione mostra la sua natura ecosistemica. Non è una dichiarazione. È una stratificazione. Si forma con il tempo, con i segnali ripetuti, con le scelte coerenti. Proprio come in natura non puoi accelerare certi processi senza effetti collaterali. E soprattutto non puoi rendere reversibile ciò che è stato visto e interiorizzato dal mercato.La concorrenza rientra nello stesso quadro. In un ecosistema vivo la concorrenza esiste e non può essere cancellata. Un mercato senza concorrenti, quasi sempre, è un mercato senza domanda. L’obiettivo non è essere gli unici. L’obiettivo è costruire un equilibrio in cui la presenza di altri attori non impedisca il nostro posizionamento e i nostri margini.Pensare in termini di ecosistema porta a una domanda inevitabile. Qual è il tuo ecosistema ideale? Non ce n’è uno giusto in assoluto. Un grande sistema può funzionare in modo sano con logiche molto diverse da quelle di una bottega artigiana. La differenza la fa la consapevolezza del proprio ambiente e delle sue regole. Chi ottiene risultati ripetuti nel tempo, di solito, ha capito quali elementi accettare, quali limitare e quali escludere.Questo implica anche una capacità di rinuncia. Un ecosistema sano non è quello che prova a contenere tutto. È quello che sceglie poche azioni compatibili tra loro e le ripete con continuità. Le tentazioni del mercato sono infinite. Ogni settimana sembra esistere un modo nuovo per guadagnare di più o farsi notare di più. Ma non tutto ciò che è possibile è compatibile con ciò che siamo. Inserire un elemento fuori habitat può alterare l’equilibrio più di quanto sembri.In questo senso i contenuti non sono solo carburante per la crescita. Sono anche la manutenzione dell’equilibrio. Aiutano a regolare aspettative, a consolidare l’identità, a rendere coerenti offerta e reputazione, a proteggere la relazione con i clienti nei momenti di instabilità del mercato. Quando l’ecosistema è solido, gli scossoni fanno meno danni. Quando è fragile, anche un problema minore può diventare una crisi ampia.La conseguenza pratica è semplice. Se vuoi lavorare davvero sulle vendite, non puoi curare una sola pianta e ignorare il bosco. Devi guardare al sistema intero. Devi chiederti come dialogano tra loro messaggio, prodotto, reputazione, aspettative, concorrenza e contenuti quotidiani. È dentro questo equilibrio che si costruisce una crescita credibile, sostenibile e ripetibile.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
I contenuti funzionano quando riescono a spostare il cliente dal presente scomodo verso un passato rassicurante o un futuro desiderabile.Per farlo usano nostalgia e novità come se fossero zuccheri narrativi. Se i clienti fossero già “in cassa” a pagare, non servirebbero contenuti, ma il cliente oggi è lontano da noi, sia mentalmente che emotivamente. Vive nel suo "qui e ora" che di solito non è piacevole.Un presente carico di frustrazioni, preoccupazioni, noia, apatia e altre cose brutte. Il vero compito delle parole è costruire un altrove mentale dove la sofferenza viene annullata.Un luogo narrativo in cui le cose sono state migliori oppure in cui saranno migliori e qui entrano in gioco due strumenti potenti: un passato idealizzato, con il suo effetto nostalgia e un futuro desiderabile, con la sua promessa di novità.La nostalgia funziona perché il cervello ha un istinto selettivo e di fronte al passato tende a illuminare i ricordi belli sfumando i difetti sullo sfondo. Quando pensiamo all’infanzia, ai nonni, a come si viveva in un certo quartiere tanti anni fa, non stiamo facendo un’analisi storica, ma stiamo accedendo a un archivio emotivo che privilegia la parte rassicurante. Comunicare agganciandosi a quei tempi significa sfruttare questo archivio collocando ciò che vendiamo vicino a immagini e sensazioni che per il cliente sono cariche di significato positivo.Non tutte le attività hanno lo stesso margine operativo quando si parla di nostalgia, ad esempio chi lavora con prodotti legati alla tradizione ha una corsia preferenziale. Il pane fatto con lievitazioni lente oppure il vino che richiama le vigne di famiglia hanno qualche carta in più da giocare. Così come l’artigianato, la sartoria, i mestieri di bottega... tutti contesti che offrono spunti per una narrazione ricca di effetto nostalgia. Persino i luoghi in sé possono diventare un dispositivo nostalgico. Una sede in un quartiere storico colloca la narrazione in un altro tempo ancora prima di parlare del prodotto. A quel punto si apre un grande spazio creativo e si possono raccontare storie legate al “come si faceva una volta”.Si possono mettere a confronto ieri e oggi, sottolineando le continuità che rassicurano. Si possono descrivere dettagli molto concreti. I profumi di un forno acceso all’alba. I suoni di un laboratorio in cui si lavora a mano o i gesti ripetuti per anni allo stesso modo.Ogni dettaglio sensoriale diventa un dispositivo per il teletrasporto emotivo. Non stai più solo dicendo “faccio il pane fresco ogni giorno”, ma stai invitando il lettore a entrare in un forno che somiglia a qualcosa che ha già vissuto, magari da bambino. È lo stesso meccanismo che sperimentiamo con la letteratura, il teatro, il cinema. Bastano poche pagine perché la nostra testa esca dal presente e ci ritroviamo in un’altra epoca, in un altro luogo. Non perché qualcuno ci ha fornito dati tecnici, ma perché ha rievocato immagini e sensazioni che si agganciano al nostro passato.Da qui nasce la domanda: quale ricordo bello dei tempi andati può rievocare il mio prodotto o il mio servizio? Se la risposta è “nessuno”, la strada della nostalgia è più stretta. Se invece emergono luoghi, persone, rituali, odori... vale la pena insistere.Dall’altra parte c’è l’effetto novità, che lavora sul futuro. La leva è sempre emotiva perché gli esseri umani convivono con una speranza di fondo: prima o poi le cose miglioreranno, in qualche modo.Rimandiamo anche le decisioni necessarie perché immaginiamo un dopo in cui il problema sarà meno grave o addirittura risolto.Il futuro ci piace proprio perché promette un mondo in cui le difficoltà del presente non esistono più. Questo tipo di narrazione si sposa bene con prodotti e servizi che promettono trasformazione. Ad esempio percorsi formativi, consulenze e strumenti tecnologici. Tutte soluzioni che nascono con l’obiettivo di cambiare qualcosa nella vita del cliente. Quando qualcuno si iscrive a un corso non pensa di uscire uguale a prima, c’è l’aspettativa di uno scarto, di un prima e un dopo. Per raccontare questo scarto, l’errore più comune è entrare nel dettaglio tecnico fatto di microchip, funzioni del software, struttura del percorso. È molto più potente descrivere la vita del cliente dopo il cambiamento. Che cosa succede nella sua giornata tipo sei mesi dopo aver iniziato a usare il servizio? Quali problemi non ha più? Che cosa fa con meno fatica? Che cosa riesce finalmente a permettersi? Scrivere poche righe su questa versione futura del cliente è un esercizio prezioso.Aiuta a chiarire la promessa reale di ciò che si vende e fa emergere la differenza tra il presente carico di sofferenza e il domani desiderabile.A questo punto si torna alla domanda chiave: meglio usare il dolcificante della nostalgia o quello della novità?Una prima risposta passa da ciò che si vende: se il cuore del proprio lavoro è fatto di eredità, radici, continuità, il passato glorioso è un alleato naturale. Se invece l’attività ruota intorno al miglioramento e alla trasformazione, la direzione più logica è il futuro. Un domani che non esiste ancora, ma che appare reale e desiderabile.Una seconda riflessione riguarda il pubblico. Alcune persone si sentono più rassicurate da ciò che conoscono. Cercano conferme, rituali, sapori che hanno già sperimentato e che non deludono mai. Altre sono irresistibilmente attratte da ciò che ancora non conoscono. Idealizzano la novità, vedono nel futuro la promessa di un salto di qualità. È interessante notare come le aziende spesso giochino su questa doppia possibilità. Nel food, per esempio, c’è chi costruisce la propria identità sul “come una volta” e chi invece propone nuove formulazioni, frutto della ricerca, con caratteristiche che in passato non sarebbero state possibili. Lo stesso vale per molti altri settori. Il bisogno soddisfatto è simile, ciò che cambia è il mondo evocato. La novità, però, porta con sé una piccola controindicazione perché chi vive inseguendo solo ciò che è "nuovo" tende a cambiare continuamente riferimento. Ciò che oggi è innovativo domani viene percepito come superato (servirà un’ulteriore novità e poi un’altra ancora e ancora...). La nostalgia invece ha un super potere perché le cose belle del passato non esauriscono il loro effetto. Possono essere vissute molte volte senza stancare. È un aspetto che vale la pena tenere a mente quando si decide che tipo di promessa costruire.Alla fine il principio di fondo resta lo stesso: senza una storia che rimanda a un passato desiderabile o a un futuro desiderabile, i contenuti lasciano le persone dove sono. Nel presente che di solito è ricco di frustrazione, noia e altre cose poco piacevoli.Una storia ben costruita non elimina i problemi, però offre una via di fuga mentale. Permette di abitare per un momento un tempo diverso, più leggero o più promettente e questo basta a ottenere la massima attenzione del cliente.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
Siamo infastiditi da chi si fa sentire solo quando ha bisogno. Ne parlo perché qui c'è un insegnamento utile per la comunicazione di imprese e professionisti. Prima un passo indietro.Nelle relazioni esistono persone che non portano alcun contributo concreto: non ci aiutano, non risolvono problemi, non cambiano la nostra vita. Eppure la loro presenza costante ha un valore. Al contrario, proviamo fastidio per chi compare solo quando ha bisogno di noi, anche se spesso lo fa proprio perché ci considera competenti e ripone in noi fiducia.Se analizzassimo la situazione con lucidità, vedremmo che chi si fa vivo solo al bisogno non fa nulla di moralmente scorretto. Semplicemente non ha occupato il nostro campo visivo in modo continuativo, mentre gli “amici soprammobile” sì. Quindi ciò a cui diamo peso non riguarda uno squilibrio dare e avere, ma la continuità della presenza.Lo stesso meccanismo agisce quando osserviamo la comunicazione delle imprese. Un’attività che parla solo quando deve vendere viene percepita come opportunista, proprio come l’amico che si fa vivo solo al bisogno. Invece una presenza regolare – email, post, aggiornamenti – genera una reazione diversa. Percepiamo quelle imprese come attive, sul pezzo, coinvolte e legate al proprio settore.I clienti raramente leggono tutto. Registrano però un’impressione: pubblicano spesso, hanno casi studio, organizzano webinar, mandano aggiornamenti... Questo basta a rafforzare nella mente l’associazione tra un professionista e la sua competenza specifica.Ma non è sempre facile avere una presenza costante, tra i tanti ostacoli esiste la nostra paura di ripeterci o di non dire nulla di nuovo. Questo ci spinge al silenzio. In realtà è impossibile reinventare la ruota ogni volta: il focus della nostra valutazione andrebbe spostato sulla capacità di comunicare in modo personale ciò che concorrenti ripetono a pappagallo.Per chiudere, come nelle amicizie, anche nel rapporto tra un’impresa e i suoi clienti, la relazione è un rituale che deve ripetersi. Una presenza costante rende naturale il momento della proposta commerciale e impedisce di essere etichettati come quelli che si fanno sentire solo quando hanno bisogno.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
Esercizio: osservare e analizzare una compravendita. Da un lato c’è un bene o un servizio, dall’altro il denaro; in mezzo, il meccanismo che consente lo scambio. Studiare questo ingranaggio, scomporlo nei suoi elementi, dare un nome a ogni componente e capire come si incastra con le altre parti, è il modo più intelligente per migliorare i risultati.Quando le vendite non funzionano, di solito molti elementi positivi sono presenti, ma non dialogano tra loro. Questo genera frustrazione: il prodotto è valido, la location è giusta, l’assistenza è efficiente, eppure il sistema non gira. La responsabilità di farlo funzionare è soprattutto di chi vende, non del cliente, il cui ruolo è limitato alla decisione finale.Promemoria: il cliente non organizza un proprio sistema di acquisto. Non costruisce centri commerciali, non progetta siti di e-commerce, non si coordina per chiedere servizi mancanti. Se un’informazione non c’è, tende a concludere che quell’opzione non esista. Le eccezioni – situazioni di monopolio o luoghi in cui basta “essere presenti” per vendere – sono rare e non possono essere un modello.Per questo è necessario costruire un sistema di vendita fatto di contenuti. I contenuti sono segnali che indicano dove andare, spiegano cosa fare, chiariscono condizioni, prezzi, modalità, tempi. Devono ripetere le informazioni essenziali ovunque il cliente possa intercettarle (sito, social, email, messaggistica...).Un buon test consiste nel chiedersi quanta iniziativa sia richiesta al cliente per ottenere risposte o compiere il passo successivo. Più l’intraprendenza necessaria è alta, più il sistema è debole. In conclusione un sistema di vendita efficace fa 3 cose:riduce al minimo gli sforzi richiestirende concreto ciò che altrimenti resterebbe solo immaginato permette al cliente di riconoscere con immediatezza come procedere verso l’acquisto.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
Il “messaggio nella bottiglia” è poesia, ma se stai cercando clienti grazie ai contenuti non serve a nulla.Se osservassimo in modo lucido certi eventi vedremmo che il ritrovamento di una lettera del 1916 in una bottiglia non celebra la “forza dei contenuti”: racconta l’angoscia di una madre senza notizie e di un figlio al fronte. È l’esempio perfetto di una comunicazione che non arriva a destinazione. Lo stesso rischio riguarda imprese e professionisti quando i messaggi restano nascosti. In letteratura è successo con i bauli postumi di Pessoa, con le opere pubblicate controvoglia di Kafka e nella musica con i materiali inediti di Verdi. Tutti patrimoni che non hanno servito il pubblico nel presente.La comunicazione efficace non è un segreto ben custodito, né una caccia al tesoro. In un mercato ipercompetitivo, visibilità e intenzionalità sono indispensabili. Qui un metodo pratico aiuta a evitare il “destino nella bottiglia”. 1. elencare i messaggi fondamentali che i clienti devono conoscere su valore, differenze, prove e storia. 2. datare l’ultima apparizione di ciascun messaggio; se risale a mesi o anni fa, c’è un problema. 3. misurare la probabilità che un estraneo li incontri entrando in contatto con sito, bio, headline, home page e profili social. 4. verificare la facilità di approfondimento, offrendo più formati e percorsi semplici, senza frizioni.3 antidoti:riproporre periodicamente i messaggi chiave perché ciò che conta va ripetutometterli in evidenza finché evitarli diventa difficile: posizioni strategiche, banner, headline, post fissati, call to action chiaresemplificare la fruizione: link diretti, video brevi, testi sintetici di supporto, caroselli, PDF accessibiliIl messaggio nella bottiglia è la debolezza della strategia; oggi esistono canali e strumenti per consegnarlo. Aprire la bottiglia significa accorciare la distanza con i clienti, generare relazioni e vendite nel tempo presente.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
I valori e i simboli, invece, sono il terreno dove un’impresa costruisce la propria identità. Comunicare valori significa dare voce a ciò che le persone sentono, ma non sanno esprimere. È ciò che fanno i grandi artisti e i leader politici: trasformano sentimenti diffusi in parole capaci di rappresentare un ideale. Allo stesso modo, un’impresa deve usare il linguaggio per rendere tangibili i propri principi e permettere alle persone di riconoscersi in essi.I simboli – frasi, espressioni, rituali, nomi – rafforzano il senso di appartenenza. Possono nascere da una formula ripetuta o da un codice linguistico comune. Sono la bandiera che identifica la comunità. Quando valori e simboli si consolidano, il cliente non si limita a comprare: partecipa a un’esperienza, riconosce se stesso in una visione condivisa.Costruire una “tribù” attorno a un’attività significa quindi unire persone attraverso bisogni, valori e simboli. Questo è un lavoro di pensiero e di linguaggio (contenuti) che paga molto bene. *** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
L’azione è necessaria, ma non basta. Un tempo “fare” rappresentava una virtù, soprattutto agli inizi del marketing digitale, quando costruire siti e produrre contenuti corrispondeva a fondare una nuova civiltà. Oggi la situazione si è ribaltata: l’azione è diventata facilmente sostituibile da strumenti e automatismi, mentre il pensiero resta l’unico elemento non delegabile.La difficoltà di oggi non è più “fare”, ma decidere. Le macchine possono scrivere, disegnare, pubblicare, analizzare, ma non possono scegliere. Ogni decisione nasce da un pensiero chiaro, e proprio questa capacità è ciò che manca a molte imprese e professionisti. Delegano tutto - scelte incluse - e quando i risultati non arrivano incolpano il mercato o i collaboratori, dimenticando che la responsabilità resta di chi decide.Il pensiero, quindi, è ciò che distingue la creazione dalla ripetizione. Senza un’idea chiara, i contenuti diventano fotocopie di ciò che già esiste, ma il pubblico reagisce solo a ciò che percepisce come nuovo. Per questo la riflessione è tornata a essere un valore: bisogna sapere cosa dire, non solo come dirlo.Alcuni interrogativi possono aiutarci a restare svegli e dovremmo porceli ogni giorno. Da quali paure fugge il mio cliente? Qual è la sua “terra promessa”? A quali stimoli reagisce? Cosa ricorda oggi di me e cosa vorrei che ricordasse tra un anno? Porci ogni giorno queste domande è un antidoto potente per evitare di affondare nel già sentito. *** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
Ho creato un test composto da 10 domande che mi permette di comprendere la tua situazione con i contenuti e indicarti il prossimo passo da compiere. https://www.ascoltobeltrami.com/crescereL'ho fatto per rispondere a una richiesta che ricevo spesso. Quale corso mi consigli di fare? Attenzione però, chi si espone con domande precise rappresenta un'eccezione. Il cliente di solito di fronte a un dubbio non prende l'iniziativa e spesso rimanda l’acquisto al giorno del mai. Non deve accadere. Costruire dei "ponti" per aiutare le persone ad avvicinarsi è una soluzione intelligente. Ad esempio, un questionario che restituisca una risposta personalizzata. Certo, richiede un'analisi umana e questo è un vantaggio perché significa che qualcuno si sta prendendo la responsabilità di quelle parole (senso di sicurezza per il cliente). Chi si prende la responsabilità? La responsabilità non viene affidata a un bot o scaricata sul cliente "leggiti queste informazioni e poi decidi", ma viene fornito un riscontro umano. Così anche gli indecisi si avvicinano all'acquisto perché trovano le rassicurazioni di cui hanno bisogno. Non bastano email e telefono? No, perché sono punti di contatto a cui arrivano solo i clienti più determinati. Per gli altri serve un percorso in cui sia possibile esprimersi senza esporsi del tutto. Come il questionario che ho creato. Funziona? Sì, accorcia la distanza, rassicura i clienti incerti e facilita il loro percorso di crescita.Fai ora il test e scopri quale corso può aiutarti a crescere. 10 domande, 2 minuti del tuo tempo e una risposta precisa.https://www.ascoltobeltrami.com/crescere*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
Perché faticare creando contenuti quando l’intelligenza artificiale può produrli al posto nostro senza errori e con una linearità impeccabile? La risposta parte dal modo in cui ci rapportiamo alla delega, sia con le persone che con le macchine. Delegare non è un passaggio banale: richiede la capacità di trasferire idee, visione ed esigenze in modo preciso e dettagliato. Se mancano indicazioni chiare, sia un collaboratore umano che una macchina si limiteranno a una “media” delle informazioni già esistenti. Questo genera contenuti senza unicità.Il valore del contenuto non risiede solo nella corretta esposizione dei dati, bensì nella prospettiva che esprime. Tutti possono reperire conoscenza, ma ciò che ci rende unici è il modo personale di interpretare e affrontare una tematica. Questa unicità non si trasmette per telepatia: va esplicitata, verbalizzata, guidata. Una macchina può aiutare solo se riceve input dettagliati e accede alle nostre coordinate, ai nostri “perché”. Più siamo abili a tradurre il nostro pensiero, più la tecnologia diventa un alleato. Figure storiche, come grandi scrittori, sono riuscite a farsi aiutare grazie a collaboratori che hanno interiorizzato la loro visione. Lo stesso avviene quando lavoriamo con l’AI: il vero lavoro non è la semplice produzione di contenuti, ma la costruzione e la traduzione del nostro punto di vista.Alla fine, ciò che fa la differenza è il modo in cui raccontiamo, guidiamo e trasmettiamo una visione originale. I clienti cercano unicità e riconoscibilità perché non sono interessati a ciò che già conoscono o che possono facilmente trovare altrove. È questa la vera sfida.-------------------------Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami *** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
I progressi arrivano solo quando ci poniamo domande oneste, spesso sono domande scomode. Nella creazione di contenuti, la domanda più importante che mi pongo riguarda il senso stesso di investire tempo ed energie, risorse umane davvero preziose, in questa attività. Spesso ci si illude che fare contenuti abbia come scopo quello di informare, intrattenere o educare i clienti. Tuttavia, oggi queste motivazioni reggono poco: l’informazione ormai è facilmente accessibile, e non c’è nessuna garanzia che ricevere informazioni si possa trasformare in un senso di gratitudine che porta all'acquisto. Il senso di riconoscenza nei confronti di chi informa si è indebolito e non crea un legame automatico tra chi offre contenuti e chi li riceve.L’intrattenimento, dal canto suo, è un campo difficile e competitivo, dove le piccole realtà, i professionisti e le microimprese si trovano a confrontarsi con veri specialisti, rendendo quasi impossibile ritagliarsi uno spazio significativo in grado di portare a una conversione concreta.Anche la funzione educativa dei contenuti ha dei limiti: l’educazione non avviene in modo unilaterale. Presuppone un atteggiamento attivo da parte di chi riceve. Ma la fruizione dei contenuti oggi avviene soprattutto in modo passivo, quindi anche questa strada risulta spesso poco efficace.Il vero motivo per cui ha ancora senso investire energie nella creazione dei contenuti, almeno per piccole realtà e professionisti, è la possibilità di costruire e alimentare relazioni autentiche. Solo attraverso un contesto favorevole all’ascolto e al ragionamento, che i contenuti possono predisporre, si crea un’interazione umana reale e duratura. Il valore non è legato al singolo aiuto o informazione, ma alla relazione che nasce e cresce nel tempo.Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
Immagina di dover comunicare con una persona di grande rilievo: l'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama. In queste situazioni non basta avere un grande messaggio o una preparazione impeccabile. La vera difficoltà si nasconde nei passaggi che precedono la comunicazione, quei “punti di contatto”, rappresentati dalle persone che filtrano ogni richiesta e selezionano solamente ciò che davvero merita attenzione.Lo stesso principio vale per chiunque provi a catturare l’attenzione di un cliente. Oggi abbiamo sviluppato sistemi di difesa contro chiunque cerchi di ottenere il nostro tempo. Dei veri e propri filtri mentali: il primo, rapido e superficiale, ci fa decidere in pochi istanti se qualcosa o qualcuno merita attenzione o è solo una perdita di tempo. Il secondo entra nel dettaglio e classifica in modo più preciso la proposta: questa persona che cosa fa? È rilevante per me? Come funziona concretamente quello che mi viene proposto?Spesso l'errore è quello di presentare il nostro messaggio nel momento e nel luogo sbagliato, senza considerare questi due filtri.Soluzione: comunicare in modo chiaro e immediato chi siamo, perché il nostro messaggio riguarda l’interlocutore e come potrà fruirne facilmente. Solo dopo aver superato questi sbarramenti, possiamo comunicare in maniera approfondita.Infine, dovremmo sempre tenere a mente che il "valore" di un contenuto non è mai assoluto. Dipende dalle aspettative e dai filtri dell’interlocutore. Filtri che sono sempre più severi. Essere efficaci significa intercettare quei filtri, rassicurare e valorizzare il tempo del cliente fin dal primo contatto.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
Ho visto il video di GiorgioTaverniti "Quanto male ci faremo ancora con internet?" e ho trovato nelle sue parole gli spunti per una puntata del podcast in cui confrontarmi con lui su quello che sta succedendo ai contenuti che vengono pubblicati online.Così l'ho invitato e lui ha detto sì. In 39 minuti abbiamo affrontato aspetti a cui ogni impresa che vuole promuoversi grazie ai contenuti dovrebbe considerare.In particolare:· la deriva di contenuti falsi e poco autentici (e i danni che producono)· il rischio di generare contenuti che dicono poco (parole vuote che non generano valore)· l'importanza di offrire un’esperienza umana unica· il ruolo sopravvalutato della visibilità fine a sé stessa· il fenomeno dell’industrializzazione nella content creation· l'opportunità persa per micro imprese che si appiattiscono su modelli di comunicazione standardGiorgio ha sottolineato una cosa importante: i contenuti devono permettere a chi li consuma di percepire "che quelle parole le hai vissute".Quindi i contenuti come testimonianza del nostro lavoro. La puntata è stata anche l'occasione per ripercorrere alcuni momenti della carriera di Giorgio Taverniti, dalla nascita del GT Forum alla sua rinascita in connect.gt e da qui un approfondimento sul ruolo di forum e social network e le loro differenze nell'interazione tra gli utenti.Il bene che possiamo farci con internet dipende tutto dai contenuti che creiamo, dal patrimonio umano che siamo disposti a condividere e non per questioni etiche o ideologiche, ma perché questa è una strada sana per generare clienti consapevoli e costruire con loro relazioni commerciali che funzionano nel tempo. Per conoscere meglio il lavoro di Giorgio Taverniti visita https://www.giorgiotaverniti.it/------------------------------------Questa è la puntata 118 di Ascolto Beltrami L'archivio completo delle puntate precedenti è qui https://www.ascoltobeltrami.com/*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
La vera sfida per chi fa contenuti oggi è quella di capire quale sia la grande domanda che i clienti non si stanno facendo. Veniamo da un passato in cui creare contenuti significava rispondere a domande immediate, quelle che le persone si fanno con consapevolezza, ma oggi questo approccio non basta più. Se una persona resta distante dalla mia offerta, a volte non è per la mancanza di dati o risposte specifiche. Semplicemente non percepisce come prioritaria la decisione di acquisto. Questo dipende dalla sensibilità che ha sviluppato rispetto al problema che il prodotto o servizio risolve.Perché una persona cambi la propria prospettiva è necessario portarla fuori dal suo perimetro di abitudini consolidate, aiutandola a vedere alternative che magari non aveva mai preso in considerazione. Un modo efficace per farlo è utilizzare delle grandi domande. "Esistono alternative migliori a ciò che stai facendo?" o "Cosa succederebbe se la situazione attuale cambiasse improvvisamente?". Domande come queste smuovono valutazioni statiche e stimolano la ricerca di nuove soluzioni.A volte è anche utile chiedere quali dati o criteri stanno alla base delle scelte che una persona porta avanti da anni, perché spesso ci si rende conto che molte decisioni si basano più sull’abitudine che su un’analisi razionale. Il nostro obiettivo insomma è fare in modo che, attraverso domande stimolanti, i clienti mettano in discussione le proprie scelte e valutino realmente nuove possibilità. Questo attiva il pensiero critico rende più semplice avvicinare i clienti alla nostra offerta. *** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
I contenuti post-it sono l'esempio di come dovrebbe funzionare un messaggio efficace: appiccicarsi nella mente delle persone proprio come un post-it sul frigorifero. Ho riflettuto su come nascono questi contenuti e li ho analizzati.La caratteristica principale è la “colla”: un buon contenuto post-it è breve, evidente, spesso colorato e soprattutto impossibile da dimenticare.Nella comunicazione aziendale, si dovrebbero privilegiare messaggi sintetici e frequenti nei punti di passaggio obbligati del cliente, sfruttando ogni occasione per accorciare le distanze.I post-it digitali possono trasmettere cose da non dimenticare, azioni importanti da compiere, informazioni utili o piccoli gesti di empatia, come messaggi motivazionali e ironici. Non c’è una formula universale: l’efficacia dipende dalla capacità del contenuto di generare una risposta positiva, accorciando la distanza tra azienda e cliente. In sintesi, una comunicazione professionale è quella in grado di creare messaggi vicini al cliente e portarlo all’azione. *** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
Ogni domanda è madre di una risposta.E ogni risposta sarà orfana senza una domanda.Per mantenere lucidità nella creazione di contenuti mi pongo alcune domande con regolarità. Riguardano lo spazio che separa chi vende da chi compra.Uno spazio sacro e maledetto allo stesso tempo: sacro perché lì si gioca la possibilità di incontro, maledetto perché nonostante gli sforzi, la vendita spesso sfuma.Se però restiamo concentrati su questo spazio le probabilità di sfruttarlo nel modo corretto aumentano. *** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
Oggi il valore dei contenuti non è più quello di rispondere alle domande pratiche, ormai esiste un sovraccarico di informazioni accessibili ovunque. La differenza non sta più nel fornire nozioni, ma nel creare momenti in cui la mente di chi ascolta o legge si mette in moto.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
I contenuti sono strumenti: se messi al servizio del marketing diventano strumenti di marketing e nasce il Content Marketing. In ogni caso sono il frutto di scelte e per arrivare a quelle scelte serve un confronto al cosiddetto “tavolo delle decisioni”. Qui emergono dinamiche umane universali: ognuno di noi vuole avere ragione. È una debolezza comune che finisce per compromettere ogni decisione collettiva.Quando si sceglie cosa comunicare e come, il punto non è imporre la propria visione, ma orientare le scelte verso un obiettivo chiaro. Quando manca questa condizione i confronti degenerano in lotte di opinione senza senso.Eppure la realtà che ci circonda ci mostra ogni giorno che esistono più mondi e più sensibilità: ciò che a noi sembra inutile o fastidioso, per altri rappresenta valore. Un'azienda che non prenderà mai i nostri soldi prospera grazie a clienti diversi da noi. Clienti ben felici di spendere soldi in quel modo. Accettare queste evidenze è fondamentale per costruire strategie solide con un approccio che vada oltre le convinzioni personali. Il rischio è confondere le proprie preferenze e intolleranze con verità assolute. Dire “non me la sento” è un argomento legittimo; bollare un’idea come “una cazzata che non funziona” perché non rispecchia i nostri gusti, non lo è. Serve onestà perché alla fine i contenuti devono parlare ai clienti, non al nostro ego. Le domande cruciali restano semplici: esiste un mercato? Quanto è grande? Quanto è competitivo? In quale sensibilità si inserisce il nostro messaggio? Solo rispondendo a queste domande, e basandoci su dati più che su percezioni personali, il tavolo delle decisioni può diventare solido e generare scelte che produrranno risultati.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
In questa puntata rifletto sulle parole forti. Sul loro ruolo e su come utilizzarle nelle comunicazioni commerciali. Prendo in prestito un "vaffanculo", ma solo perché rende bene l'idea. Approfondisco la storia del bollino "Parental Advisory" nato negli Stati Uniti in seguito a un piccolo incidente domestico con la figlia di Tipper Gore (allora moglie del vice presidente Al Gore). Anche quella situazione è utile per comprendere la difficoltà che abbiamo nel relazionarci con parole e concetti ritenuti "inappropriati".Quel bollino, nato come censura, si trasformò presto in una sorta di trofeo per gli artisti generando l'effetto contrario.Allo stesso modo, nella nostra quotidianità termini un tempo vietati sono oggi socialmente accettati. Queste parole, pur rappresentando eccessi e sfoghi, sono un buon modo per far uscire allo scoperto emozioni e valori profondi.Per capirci, quando in una comunicazione - email o testi commerciali - dobbiamo rappresentare reazioni forti, usare espressioni edulcorate sarebbe controproducente.E questo riguarda in modo diretto professionisti e micro imprese che a differenza delle grandi aziende, traggono vantaggio da una comunicazione onesta e diretta.Senza il problema di mostrare temperamento e convinzioni forti. Essere credibili non è un'idea astratta, richiede autenticità, e parole scomode possono aiutare quando utilizzate in modo appropriato.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
I contenuti non sono come il denaro. Prelevare soldi al bancomat asciuga il tuo conto corrente, ma creare contenuti rinforza ogni volta la tua capacità di realizzarne altri. A differenza del denaro, che è una risorsa finita, le idee e i contenuti nella nostra mente aumentano ad ogni “prelievo”. Infatti, se siamo abituati a creare in modo regolare, diventa più semplice accedere a nuove idee in tempi rapidi. È un processo naturale.Il nostro cervello non è un archivio perfetto: non abbiamo accesso immediato a tutte le informazioni, né possiamo richiamare tutto ciò che ci serve quando vogliamo. Oltre alle informazioni, quando creiamo contenuti ci affidiamo anche a ragionamenti, intuizioni, ricordi e racconti.L’intuizione esiste, ma rappresenta una parte piccola rispetto al lavoro costante e alla disciplina.Metti tutto in cassaforte: usa la carta.Per prelevare contenuti dalla nostra mente serve trasferirli su un supporto materiale, che sia carta, audio o digitale. In questo modo, ciò che era solo pensiero diventa qualcosa di concreto.All’inizio può sembrare un lavoro forzato—la costruzione della nostra “prigione”—ma, se questa routine diventa abitudine, non pesa e diventa parte del nostro quotidiano, come respirare.Da fuori apparirà come una costrizione, ma non lo è, perché costruire e condividere contenuti quando diventa abitudine è naturale e non richiede sforzo.Nota da tenere sempre a mente: professionisti e imprenditori potrebbero essere “milionari” di idee se prelevassero in modo regolare idee e contenuti dal loro conto corrente.Fai qualcosa di saggio: rendi la creazione di contenuti un’abitudine.Diventerà sempre meno faticosa e sempre più reminerativa.*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
L’organizzazione dei contenuti non è un dettaglio. Se è importante crearne in quantità, lo è ancora di più organizzarli con criterio (dove si trova cosa).È come per una biblioteca: 30.000 volumi senza un catalogo diventano inutili.Ragionando invece sul singolo contenuto, dovremmo rispettare alcune condizioni di base.Sono importanti perché rispondono a quelle che definirei "esigenze cognitive" e se non soddisfatte allontaneranno il cliente dall'acquisto.Usa questa lista come se fosse uno strumento di check up, per verificare se i tuoi contenuti rispettano questi parametri vitali.Conoscenza di base: il cliente deve sapere alcune cose indispensabili per riconoscere il prodotto o servizio. Comprensione: non basta fornire i dati, dobbiamo spiegare e collegare le informazioni, perché alcuni concetti verranno apprezzati solo se compresi. Esempio, se produco una pizza con impasto al Kamut, dovrò spiegare in che modo quella scelta produca risultati differenti da un impasto comune.Sensibilità: a volte occorre far nascere nei clienti una nuova sensibilità, una consapevolezza che prima non c’era. Riguarda le situazioni in cui non possiamo limitarci a spiegare il meccanismo di una scelta, ma dobbiamo spingerci oltre, fino ai valori che stanno alla base. Urgenze: il calendario del cliente non prevede il momento per comprare da noi. Con la narrazione e i contenuti dobbiamo creare l’urgenza o la scadenza, così come avviene con i saldi.Sicurezze: il grande dubbio alla base di molti mancati acquisti risiede nella persona stessa. Bisogna offrire esempi, storie di successo, prove che mostrano come anche altre persone sono riuscite a ottenere risultati in un contesto simile. Esempio, potrei rimandare l'acquisto di una tenda da campeggio perché mi reputo poco esperto per il suo montaggio, ma vedendo casi simili al mio che hanno gestito con padronanza il montaggio, le cose cambierebbero eccome. Nel Minuto Bordino a fine puntata il Dott. Tito Bordino aggiunge un sesto elemento: rispondere sempre alla domanda "Perché proprio noi?". *** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami*** *** ***Scarica il corso gratuito sul Content Marketing: https://www.ascoltobeltrami.com/corsoVisita https://www.ascoltobeltrami.com/La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami




