DiscoverAscolto BeltramiReputazione e contenuti: come uscirne vivi e interi
Reputazione e contenuti: come uscirne vivi e interi

Reputazione e contenuti: come uscirne vivi e interi

Update: 2025-12-19
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Dalla paura della figuraccia al “me ne frego” ragionato: spostare il focus dai giudizi al fatturato. 

Concetto chiave: se voglio usare i contenuti, devo accettare che una parte del gioco sia uscire allo scoperto senza garanzie sulla mia immagine.Cosa frena davvero professionisti e imprese dal mettersi a produrre contenuti in modo franco?

Sono arrivato alla conclusione che il blocco principale non sia la paura delle critiche nel merito.

La critica, quando è seria, presuppone che qualcuno legga, ascolti, ragioni e dica “non sono d’accordo per questi motivi”, e questo accade sempre meno in un contesto che consuma tutto in superficie.

Il freno è un altro: la paura di fare una figuraccia.Più che essere contestati sul contenuto, molti temono di apparire ridicoli, improvvisati o fuori posto davanti al proprio ambiente di riferimento.

Così costruiscono lo scenario di un’entrata in scena perfetta, in cui l’unica opzione ammessa è risultare all’altezza in ogni dettaglio, senza margine per inciampi.
Finché l’aspettativa è questa, è inevitabile restare fermi.
Questa pretesa di controllo totale non è realistica perché non esiste una zona di sicurezza totale contro la derisione.

Nemmeno chi riceve il riconoscimento più alto nel proprio campo è al riparo: ogni Nobel, ogni campione, ogni figura di spicco viene accompagnata da persone che sminuiscono, ridicolizzano, negano il valore.

Con i contenuti funziona allo stesso modo: una quota di persone deriderà ciò che facciamo, e non esiste progetto comunicativo in grado di cancellare questo evento.

Certo, sono episodi fastidiosi, ma quasi mai determinanti rispetto ai risultati complessivi.
La sproporzione sta nel fatto che finiamo per fissarci su quel singolo segnale dimenticando l’insieme di riscontri positivi e di vendite che arrivano nel frattempo.

Qui entra in gioco la questione della reputazione: non esiste UNA reputazione oggettiva, esistono tante immagini di noi quante sono le persone che ci osservano.

Anche nei casi estremi, in positivo o in negativo, c’è sempre qualcuno che vede l’opposto: un professionista considerato quasi intoccabile da molti ha comunque detrattori accesi, e figure molto discusse hanno sempre sostenitori sinceri.

Non se ne esce con una formula che garantisca di essere percepiti in modo univoco.Per questo l’unica zona di relativa sanità mentale è un “me ne frego” ben impostato.

Non significa disinteresse verso la qualità del proprio lavoro, ma rinuncia all’illusione di poter controllare ogni percezione esterna.
Serve anche a spegnere quella macchina di ipotesi tossiche: “e se poi succede questo”, “e se poi qualcuno dice X”, scenari costruiti senza alcun riscontro reale, che consumano energia e tempo.

Chi decide di comunicare non può pretendere i vantaggi dell’esposizione senza accettarne il prezzo minimo.Questo prezzo si gestisce rimettendo al centro il motivo per cui comunico.

Non produco contenuti per evitare di essere deriso, li produco per vendere meglio, accorciare le distanze, costruire fiducia e farmi scegliere dalle persone giuste.

Le domande diventano allora molto concrete: ciò che sto facendo aiuta ad aumentare il numero dei clienti, la frequenza con cui acquistano, la loro spesa media, la qualità del rapporto?

Se la risposta è sì, la direzione è corretta anche se qualcuno commenterà in modo sprezzante.In quest’ottica il perfezionismo è un nemico perché chi aspetta il contenuto perfetto contro qualsiasi fraintendimento finisce per non uscire mai.

L’obiettivo va spostato da “evitare di essere derisi" a "costruire un flusso stabile di clienti soddisfatti grazie a ciò che comunico".
Accettare questo cambio di prospettiva rende più facile dire un “me ne frego” selettivo a chi deride da bordo campo e concentrare le energie sul lavoro vero.


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La voce di Alessio Beltrami viene utilizzata per gentile concessione della Fondazione Alessio Beltrami
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Alessio Beltrami