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NAZIONE INDIANA
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24 Episodes
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Dietro il vaso

Dietro il vaso

2025-10-03--:--

di Giuliano Tosi Non si può guardare un quadro senza immaginarlo in frantumi. Nella densa nebbia milanese dei suoi novant’anni, a Francesco Hayez erano rimasti solo due ricordi chiari e distinti della sua infanzia veneziana.
di Greta Bienati Mastro Giacomo Albini, medico di prìncipi ed estrattore di quintessenza, nacque in Moncalieri, cinquant’anni prima della Grande Peste, in cui scomparve senza lasciare traccia. Della sua vita, le pergamene raccontano le guarigioni e i viaggi...
La rusascia

La rusascia

2025-07-1401:32

di Greta Bienati La Martina era brutta, fatua, con tanto di gozzo e con pochissimo cervello. O, almeno, così la dipingeva suo fratello Battista, contadino e muratore, che le voleva un bene dell’anima. La voce pubblica aggiungeva che casa sua era tutto un via vai...
Dona katta venia

Dona katta venia

2025-04-0803:401

di Greta Bienati La Morte lo scherza, ma il pittore adesso sa cosa deve fare. Intinge il dito nel nero, e, sotto l’ex voto, scrive una preghiera alla Madonna. Nella testa, le lingue di una vita si impastano tutte insieme, e scrivere è una fatica uguale a spostare una montagna.
di Greta Bienati Nell’anno del Signore mille cinquecento dodici, il giorno dodici del mese di maggio, davanti a Francesco Stanga, notaro in Revello, si presentò per sottoscrivere un contratto dotale la saluzzese Caterina Milaneti, accompagnata dal padre Bartolomeo e dal fratello Giovanni Pietro.
di Mariasole Ariot Di nuovo, appesi all'infinito e a questo spazio, se l'appeso è un aspettare, il gioco è dire basta, morire nella cassa toracica del niente.
di Anna Tellini «A noi, compagni, sia a me, che a Šostakovič, che a S. Ejzenštejn, è data la pie­na possibilità di continuare il nostro lavoro e solo nel lavoro correggere i nostri errori. (Applausi). Compagni, dite: dove, in quale altro paese dell’or­be terraqueo è possibile un simile fenomeno?» Queste parole precedono solo di poche ore la firma dell’ordine di arresto di Mejerchol’d.
Mots-clés__Aprile

Mots-clés__Aprile

2023-04-02--:--

di Paola Ivaldi Aprile è il più crudele dei mesi: genera/Lillà dalla morta terra, mescola/Ricordo e desiderio
di Anna Tellini Strana città, la Berlino a cavallo del 1920. Profondamente scissa tra la farragine di ipotesi rivoluzionarie cui mancherà il fatto risolutore, all’apparenza imminente – inevitabile anzi – e poi ritardato senza scadenza, e la condanna all’inazione...
“Ognuno fa quel che vuole, vero?”di Orsola Puecher Populism or populism?di Francesco Forlani
di Mariasole Ariot Si incammina lento, un corpo puntellato dagli spilli, quando gli insetti s’insinuano nel sottopelle e dalla punta più bassa del terreno arrivano alla testa: un brulichio di voci e mani a forma di pensiero...
di Georges Perec "Era l’11 maggio 1947. Aveva 11 anni e 2 mesi. Era appena scappato di casa da Rue de l’Assomption numero 18, 16° arrondissement, indossava una giacca di panno grigia a tre bottoni, un paio di pantaloni corti blu ... "
di Orsola Puecher "...non un qualsiasi film tratto da un qualsiasi racconto, ma “questo” racconto in vaga forma di labirinto, che ripete di continuo le stesse parole, gli stessi gesti, ripercorre sempre gli stessi itinerari."
di Mariasole Ariot Quando cade la pioggia dalla bocca e si fa nero il nero, si accumulano le uova dell'insetto che apre e scortica il becco di tre parti, una cosa morta il bianco ragionato un petalo appassito per dolore...
di Orsola Puecher ... è una storia piccola, di un piccolo eroismo, un piccolo gesto di normale umana solidarietà, che la portò a esaurire al Campo di Concentramento di Ravensbrück i giorni di una vita bellissima e inconsueta.
di Orsola PuecherE' Mercoledì 11 Aprile 1770: Johann Georg Leopold Mozart e suo figlio, il quattordicenne Wolfgang Amadeus, esibito fin da bambino nelle le corti d’Europa in sfiancanti tournée musicali, arrivano a Roma.
di Orsola Puecher ... l'organetto a manovella che gira il suo disco di metallo traforato insieme al cerchio delle bambine, figurine danzanti di un carillon, ci fa subito capire che stiamo entrando in una dimensione delicata e parallela.
di Mariasole Ariot   O dovremo obbedire, e cavalcare con te fra gli annegati Dylan Thomas       Cui Cesar – Preludes – Moderato assai “  Al mattino fuoriesce un verme dalla bocca, annodato dalla notte che è di ottone, una tomba annuncia il sangue del mattino, mi sputa nella gola un meccanismo artefatto di parole, quando non sappiamo dirci e il corpo disfa per una comunicazione interna, fondersi con l’altro, diffondersi nell’aria, e i vermi escono, uno a uno, annunciano un giorno malato, le cecità mortali delle grotte e delle gole   Il grembo della madre è una caverna   Un cordone ombelicale carezza l’animale, e gli animali non portano ginocchia con cui inginocchiarsi, pregano ferite suturate attorno al collo, la dolcezza falsa della polvere di millenni caduti addosso, l’umano con le ghirlande al collo che dimentica i fiumi e i fumi con cui è nato, tornato sempre all’origine del male, masticando un alone sulle teste rapate dei baci, quando siamo accorti e ci preghiamo di non fare, e preghiamo: non urlare l’inverno sotto la sabbia   Le grida nel deserto non spostano le dune   Le gambe si aprono a conchiglia, con lingue piovose e già annerite, la lingua nera di chi non è innocente, un abito bianco con cui ci vestiamo addolorati – e poi smorfiàmo, le bocche e un ghigno di piacere, morire prima dei guardiani, non poter avere chiave ma una testa lacerata: il corpo si è rinchiuso in un armadio.… Leggi il resto »
di Mariasole Ariot   18 ottobre 1917. Paura della notte. Paura della non-notte Franz Kafka     Aleksandr Nikolaevič Skrjabin – Etude Op.8 No.12 “  Crescono i corpi del giardino come piccole tempeste della notte, un fiore che appassisce alla finestra e tu non dici acqua – quando lo scherzo è cauto e doloroso, il bene che hai annunciato una miseria, di nuovo un filamento un pozzo un sogno, ancora il fiato un fato e il vuoto: è il nulla che mi cerchi, ancora la mia pelle sugli avanzi, divori il mio futuro e mi rammenti, quando agli anni della carne hai macellato, un cielo è un velo appoggiato sul pudore, ricorda il verticale: l’orizzonte e la pena che non vale   La tomba, il tuo affanno della lingua   E crescono, escono all’asciutto i rami sulla spiaggia, l’orlo che ha vestito il buio che ho investito, quando all’alba mi richiama un’incertezza ed è certezza, il patto che si stende sulla fossa, la madre che hai bevuto per assenza – e ancora non si muove che uno straccio, mi spello mi rivesto e mi riespello, il gioco che hai ferito, le serpi che ricordano i ricordi, che donano le facce al mio scomposto.… Leggi il resto »
Omotetia

Omotetia

2020-05-29--:--

di Mariasole Ariot   Muzio Clementi – Sonata in G Minor, Op 50 No.3, “Didone Abbandonata”  La colpa è un oggetto, una casa in cui restare per fuggire, respinge salvabile a salvabile, redime gli assoluti come fossero infiorescenze, la colpa degli antenati, le dannazioni interne, i nervi scoperti, colpevolizza gli azzerati, la colpa dei fiori che forgiano l’erba, i fiumi strappati, le forme trasversali della misericordia – e quando ci hanno dato, quanto ancora passato mi cava gli occhi, quanti occhi hai mangiato, quanto ti spinge le ossa, quando preme, come una colpa immaginata per restare, quando fai restare, la seduta dolce delle parti, la carne ricomposta come un tratto, e dicono i detti delle parti, dicono cade e non si degna, dicono non parlare, dicono studia le recite dei passanti, dicono passa e non passa, dicono riversa il lembo, dicono un verbo                                                                                                 L’impossibilità, una forma di indigestione   Ridono delle ragioni e degli intenti, una facoltà di guardare sotto le grate, scoperchiare i segreti delle persone dure, i denti delle cose morte, una patria prediletta, dove dicono il fare, dicono stare, attenti alle composizioni, dicono la fame, dicono il niente, dicono di restare, dicono mai o mai più, dicono di dire il vero, verificano il dire che non hai detto, dicono la misura, dicono che il peso è una perdita, dicono che perdi, dicono il lutto dei bambini, dicono la nenia, dicono che è tutto, dicono che i gatti si lanciano dal tetto, dicono che ho paura, dicono che canto, dicono che è niente, dicono attraversa, dicono morire, dicono le strade – queste strade vuote offuscate in apparenza, dicono la pelle, dicono il risveglio, dicono le mani conficcate nella terra, dicono il giorno degli affetti, dicono un sangue, dicono promesse da restare, quando dici ora e non arrivi, quando non arrivi e dico è ora, quando non torni, quando mi sfuggo, quando dicono un passo, se passeggiare è il solo vedere, e dicono un astro, dicono che siamo, dicono gli umori, dicono le scritte incise a sangue, dicono il sangue, dicono si muove, dicono veniamo, dicono si muore, dicono non muore   L’indecenza, una tana di parole   Poi cadono, ridono delle tombe che non ha visto, dicono i funerali nei campi, dicono il peggio, dicono che arriveranno, dicono non tornano, dicono quando, quanto sangue nella testa, dicono un cervello smembrato, dicono che un pranzo non si assolve, dicono le voglie, dicono si gode, dicono si doma, dicono l’imbarazzo, dicono che si fermi, dicono i meriti come i metri, dicono misura e non misura, dicono la culla, infilano gli oggetti nelle bocche e non son bocche, dicono una buca come sboccia, dicono l’aria, dicono si muova, dicono si sente, dicono si tenta, dicono non fare domande, dicono non parlare, dicono non mettere il nero nel nero, dicono non urlare, dicevano non è appropriato, dicevano ti dono la voce della voce, dicevano la domanda, dicevano i tuoni, tuonavano le urla, dicono si possa non fermare, dicono un respiro, dicono trattieni, dicono l’apnea dei pesci nelle gabbie, dicono che il tempo sia innocente, dicono che passa, dici che non passa.… Leggi il resto »
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