V. Ė. Mejerchol’d UN BALLO IN MASCHERA
Description
<figcaption>Bozzetto di⇨ A. Ja. Golovinper la prima edizione di Un ballo in maschera
“Lo sconosciuto”</figcaption></figure>
⇨ Aleksandr Konstantinovič Glazunov [1865-1931]
musiche di scena per
Un ballo in maschera
di ⇨ Anna Tellini
estratti da
“Un ballo in maschera“
⇨ 2023 Cue Press
[da Prologo pag. 9-10]
[…] Non c’è più tempo. «A noi, compagni, sia a me, che a Šostakovič, che a S. Ejzenštejn, è data la piena possibilità di continuare il nostro lavoro e solo nel lavoro correggere i nostri errori. (Applausi). Compagni, dite: dove, in quale altro paese dell’orbe terraqueo è possibile un simile fenomeno?» Queste parole precedono solo di poche ore la firma dell’ordine di arresto di Mejerchol’d. Il resto è noto: incarcerato, il Maestro confessa improbabili mene antisovietiche e sciorina nomi. La successiva ritrattazione, che gli restituisce piena statura morale, ovviamente non varrà a scalfire i carnefici. Delle «due scuole di pensiero della fase istruttoria», «i chimici e i fisici», nel caso di Mejerchol’d furono questi ultimi ad agire:
— I fisici erano quelli che erigevano a pietra angolare dell’istruttoria l’azione puramente fisica, poiché vedevano nelle percosse il metodo per disvelare il principio morale del mondo. Disvelare nel profondo l’essenza della natura umana – e come risultava vile e insignificante questa essenza!…
<figcaption>Foto segnaletica di Mejerchol’d al momento dell’arresto</figcaption></figure>L’ultima ripresa di Un ballo in maschera, dunque, si incunea tra questi eventi finali e la chiusura del teatro di Mejerchol’d (stabilita con risoluzione del Comitato per gli Affari delle Arti del 7 gennaio 1938: nel suo intervento alla Conferenza dei Registi egli la definisce «corretta»), a cui aveva dato il la P. M. Keržencev, bolscevico della prima ora, col suo articolo Čuzoj teatr [Un teatro estraneo] , in cui tra l’altro bollava l’intera attività teatrale prerivoluzionaria di Mejerchol’d come «una lotta contro il teatro realistico, per un teatro convenzionale, estetico, mistico, formalistico, cioè che esorcizzava la vita reale».
Ma l’epilogo era iniziato prima, addirittura il 2 aprile del 1923: al teatro Bol’šoj si festeggia Mejerchol’d, proclamato «artista del popolo». Tra le numerose felicitazioni inviategli, anche quelle di Trockij, cui il regista aveva dedicato il suo Terra in subbuglio . Per questo Stalin sceglierà Mejerchol’d, perché vecchio comunista, perché legato da tempo a Trockij. Facile sostenere che guidasse dal 1930 un gruppo trockista di lavoratori dell’arte antisovietici; irreprensibilmente consequenziale condannarlo alla fucilazione, nel 1940.
E veniamo al 1933, anno di una memorabile purga di partito: tutto è considerato, chi e quando è stato legato a Trockij. I membri della Commissione per l’epurazione accusano il teatro di Mejerchol’d di essersi allontanato dalla contemporaneità. Il presidente cesella:
— Per quel che riguarda personalmente il compagno Mejerchol’d, senza dubitare del suo passato, senza discutere del suo presente, temiamo alquanto per il suo futuro .
È ancora libero, il Maestro, ma sa che ‘in alto’ l’atteggiamento è sfavorevole. Continua comunque a pubblicare, a fare regie. Ma per la Signora delle Camelie, andata in scena il 19 marzo 1934, Mejerchol’d sente il bisogno di giustificare lo spettacolo con un compito educativo, ideologico, e sostiene, in una nota comparsa sulle «Izvestija» del 18 marzo 1934, di aver l’intenzione di «mostrare un ciclo di pièce sulle sofferenze delle lavoratrici nella società capitalistica» . E poi la regia d’opera de La donna di picche, e poi le prove (1936-37) del Boris Godunov, con cui Mejerchol’d sperava di inaugurare il nuovo edificio del GosTIM… Tutto questo malgrado quel che si stava preparando, e che lui non poteva ignorare. Così come prima non gli era sfuggito il crearsi dell’oligarchia staliniana. Mackin arriva a sorridere del presunto antistalinismo delle sue messinscene, che tale sarebbe solo agli occhi degli occidentali . Ma certo, come artista dell’avanguardia, il suo progetto era stato necessariamente totale, illimitato, assolutamente privo di innocenza:
— L’esigenza dell’artista di dominare il materiale artistico, che sta alla base della moderna concezione dell’arte, implica un’esigenza di dominio sul mondo, se si considera il mondo stesso come materiale .
Ma ormai, se la figura del demiurgo dell’avanguardia si era sdoppiata nel ‘nonno’ Lenin infinitamente buono e nell’infinitamente perverso ‘sabotatore’ Trockij, Stalin manteneva viceversa, nonostante la sua indubbia positività, una massiccia dose di attributi demoniaci – il suo lavorar di notte, i suoi prolungati silenzi, i suoi inattesi interventi –, assicurandosi in tal modo la pienezza sia della venerazione sincera che del terrore sacrale .
E se il Procuratore Generale Vyšinskij, il carnefice Vyšinskij, fu il relatore centrale alla Conferenza dei Registi che si sviluppò secondo una sceneggiatura prestabilita, a Mejerchol’d toccò di diventare uno dei protagonisti principali di questa tragica farsa, nel ruolo di un uomo piegato, di un peccatore penitente, che contava se non sul perdono, almeno sull’indulgenza . Di questo le parole finali dello stenogramma di Un ballo in maschera sono, in un certo senso, la prova generale.
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