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PODCAST: "SOCIAL PER IL SOCIALE", NASCE LA FACTANZA ACADEMY CON LILLY

Accompagnare le associazioni di pazienti nella comunicazione digitale: è l’obiettivo di “Social per il Sociale”, il nuovo percorso formativo promosso da Factanza Media in collaborazione con Lilly Italia.Si tratta della prima academy digitale gratuita, pensata per rafforzare le competenze comunicative delle associazioni e renderle protagoniste nello spazio pubblico e online.Formazione digitale per le associazioniIl programma prevede 10 ore di formazione tra videolezioni e incontri live, con accesso a una piattaforma riservata per un anno. Gli argomenti affrontati spaziano dalla definizione della strategia social alla gestione delle community, passando per algoritmi di Instagram e LinkedIn, piano editoriale, copywriting e content creation.Un training su misura, studiato per le esigenze di chi ogni giorno rappresenta i pazienti e li accompagna nei loro percorsi di cura.Perché la comunicazione conta in sanitàNel mondo della salute la qualità della comunicazione ha un impatto diretto sulla consapevolezza, l’orientamento e il benessere delle persone. Dare strumenti concreti alle associazioni significa rafforzare il loro ruolo di interlocutori autorevoli con istituzioni, sanità e cittadini, aumentando al contempo la lotta alle fake news in ambito medico.La partnership Factanza – LillyFactanza porta la propria esperienza di comunicazione digitale chiara e inclusiva, mentre Lilly facilita la diffusione e l’accesso al percorso attraverso la propria rete di associazioni.Un’alleanza che mette al centro la voce dei pazienti, con l’obiettivo di creare comunità digitali più forti, solidali e informate.Come partecipareIl percorso “Social per il Sociale” è disponibile gratuitamente fino a un massimo di 35 associazioni iscritte. Per candidarsi è necessario compilare il form ufficiale https://tally.so/r/mDLrxj, verificato da Factanza in base ai requisiti statutari.    Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni  

09-29
14:08

Podcast. Camminare riduce il rischio di infarto e ictus nelle persone con pressione alta

Fare attività fisica quotidiana è fondamentale per proteggere cuore e vasi sanguigni. Un nuovo studio pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology dimostra che camminare più a lungo e più velocemente riduce il rischio di infarto, ictus e insufficienza cardiaca, anche senza raggiungere la soglia dei 10.000 passi al giorno. I dati dello studio L’analisi, condotta su oltre 36.000 persone con ipertensione, ha evidenziato che:ogni 1.000 passi in più al giorno riducono del 17% il rischio complessivo di eventi cardiovascolari;rischio di insufficienza cardiaca ridotto del 22%;rischio di infarto ridotto del 9%;rischio di ictus ridotto del 24%.Un aumento di soli 30 minuti di camminata veloce (circa 80 passi al minuto) ha portato a una riduzione del 30% del rischio di problemi cardiaci gravi.Perché è importante camminareL’ipertensione colpisce circa 1,28 miliardi di persone nel mondo ed è tra i principali fattori di rischio per malattie cardiovascolari. Lo studio, coordinato dal professor Emmanuel Stamatakis dell’Università di Sydney, sottolinea che ogni passo conta e che anche sotto la soglia dei 10.000 passi quotidiani i benefici sono reali e misurabili.Benefici anche per chi non ha la pressione alta I ricercatori hanno riscontrato risultati simili in oltre 37.000 persone senza ipertensione: più passi significano meno rischio di infarto, ictus e scompenso cardiaco. Un nuovo approccio alla prevenzione Gli autori propongono di considerare la camminata come una vera e propria “terapia standard” per i pazienti con pressione alta. Non servono obiettivi irraggiungibili: l’importante è muoversi ogni giorno e aumentare gradualmente intensità e velocità.Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni.www.salutedomani.com

09-06
16:21

PODCAST. COVID: INFEZIONE DA SARS-COV-2 INVECCHIA I VASI SANGUIGNI SOPRATTUTTO NELLE DONNE

L'infezione da SARS-CoV-2 può accelerare l'invecchiamento dei vasi sanguigni, rendendoli più rigidi, un effetto particolarmente pronunciato nelle donne. Questa rigidità vascolare, misurata tramite la velocità dell'onda di polso carotideo-femorale (PWV), può equivalere a circa 5 anni di invecchiamento aggiuntivo e aumenta il rischio di eventi cardiovascolari come ictus e infarto. I ricercatori suggeriscono che il virus potrebbe agire direttamente sui vasi sanguigni o attraverso risposte infiammatorie e immunitarie, e sottolineano l'importanza di identificare precocemente chi è a rischio, per prevenire future complicazioni, suggerendo che la vaccinazione possa mitigare tale effetto e che lo stile di vita e i farmaci comuni possano aiutare a gestire l'invecchiamento vascolare accelerato. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sull’European Heart Journal, che ha coinvolto 2.390 persone provenienti da 16 paesi diversi (Austria, Australia, Brasile, Canada, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Messico, Norvegia, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti), reclutate tra settembre 2020 e febbraio 2022.Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

08-23
07:05

PODCAST, ESTATE E ALIMENTAZIONE: I RISCHI DEI PRANZI IN SPIAGGIA E I CONSIGLI PER UNA DIGESTIONE SENZA PROBLEMI

Con il caldo, le abitudini quotidiane si modificano: orari sregolati, viaggi, pasti rapidi e cibi crudi o speziati. Tutti questi fattori, uniti all’aumento della temperatura, influenzano la digestione e l’equilibrio del microbiota intestinale.Il risultato? Gonfiore, rallentamento digestivo, dolore addominale e un rischio maggiore di tossinfezioni alimentari dovute a una cattiva conservazione dei cibi. Congestione: mito da spiaggia o rischio reale? Il termine “congestione” è molto popolare, ma scientificamente si parla di risposta fisiologica a uno sbalzo termico.Durante la digestione, il sangue si concentra nell’apparato digerente; un tuffo improvviso in acqua fredda può ridurne l’afflusso, causando nausea, vomito, dolore addominale e nei casi più gravi sincope.La gastroenterologa Elena Zucchi (AIGO) sottolinea come questo fenomeno non sia un’invenzione estiva, ma un rischio legato alla circolazione. Idratazione: la prima regola di prevenzioneBere 1,5-2 litri di acqua al giornoDistribuire i liquidi nell’arco della giornataEvitare bevande troppo fredde prima del bagnoLimitare alcolici, bibite zuccherate e caffeinaUna corretta idratazione mantiene stabile il volume plasmatico e riduce il rischio di disturbi digestivi e cali di pressione.Cosa mangiare in spiaggia per una buona digestione I consigli degli esperti sono chiari:preferire pasti leggeri e frequenti, ricchi di frutta, verdura, cereali e pesceridurre grassi, fritti, carni rosse e piatti elaboratilimitare zuccheri semplici (gelati, dolci, bibite zuccherate) che favoriscono gonfioreaumentare l’apporto di fibre solubili (mele, pere, avena, legumi decorticati) per regolarizzare il transito intestinaleSicurezza alimentare: attenzione a conservazione e cottura Le alte temperature favoriscono la proliferazione batterica. È quindi essenziale:lavare accuratamente frutta e verduramantenere la catena del freddocuocere bene carne, pesce e uova (almeno 85°C per 5 minuti)evitare alimenti scaduti, alterati nel colore, odore o consistenzaAttività fisica: alleata del benessere intestinale Il movimento moderato stimola la motilità intestinale, ma va praticato con buon senso:mai subito dopo pasti abbondantimeglio nelle ore fresche della giornataevitare attività intensa con alte temperature per non peggiorare il reflusso o causare crampiConclusione Pranzi in spiaggia e relax estivo possono nascondere insidie per la digestione. Idratarsi correttamente, scegliere alimenti leggeri e rispettare le regole di sicurezza alimentare sono le chiavi per godersi il mare senza rischi.L’estate è fatta per rigenerarsi: la moderazione resta la migliore alleata della salute. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

08-16
07:52

PODCAST, PERCHE’ NON PIACE LA MUSICA? ANEDONIA E DISCONNESSIONE TRA REGIONI DEL CERVELLO

Dieci anni fa, i ricercatori hanno scoperto un piccolo gruppo di persone che non traggono alcun piacere dalla musica, pur avendo un udito normale e la capacità di apprezzare altre esperienze o stimoli.La condizione, "anedonia musicale specifica", è causata da una disconnessione tra le reti uditive e di ricompensa del cervello. In un articolo pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences della Cell Press , il team che ha scoperto l'anedonia musicale specifica descrive i meccanismi cerebrali alla base della condizione e discute di come la sua comprensione potrebbe rivelare altre differenze nel modo in cui le persone sperimentano piacere e gioia.    "Un meccanismo simile potrebbe essere alla base delle differenze individuali nelle risposte ad altri stimoli gratificanti- afferma l'autore e neuroscienziato Josep Marco-Pallarés dell'Università di Barcellona. -Indagare su questi circuiti potrebbe aprire la strada a nuove ricerche sulle differenze individuali e sui disturbi correlati alla ricompensa, come l'anedonia, la dipendenza o i disturbi alimentari".  Per identificare l'anedonia musicale, il team ha sviluppato uno strumento chiamato Barcelona Music Reward Questionnaire (BMRQ ), che misura il grado di gratificazione che una persona prova per la musica. Il questionario esamina cinque diversi modi in cui la musica può essere gratificante: evocando emozioni; aiutando a regolare l'umore; favorendo le relazioni sociali; attraverso la danza o il movimento; e come qualcosa di nuovo da ricercare, collezionare o sperimentare. Le persone con anedonia musicale generalmente ottengono punteggi bassi in tutti e cinque gli aspetti del BMRQ. Studi comportamentali e di neuroimaging hanno entrambi supportato l'idea che una specifica anedonia musicale sia dovuta a una disconnessione tra regioni cerebrali. Le persone affette da questa condizione possono percepire ed elaborare melodie musicali, il che significa che i loro circuiti cerebrali uditivi sono intatti, semplicemente non ne traggono piacere. Allo stesso modo, le scansioni fMRI mostrano che quando ascoltano musica, le persone con anedonia musicale presentano una ridotta attività nel circuito della ricompensa – la parte del cervello che elabora le ricompense, tra cui cibo, sesso e arte – ma un livello normale di attività in risposta ad altri stimoli gratificanti, come vincere denaro, indicando che anche il loro circuito della ricompensa è intatto.  "Questa mancanza di piacere per la musica è spiegata dalla disconnessione tra il circuito della ricompensa e la rete uditiva, non dal funzionamento del circuito della ricompensa in sé”, prosegue Marco-Pallarés.“Se il circuito della ricompensa non funziona bene, si ottiene meno piacere da qualsiasi tipo di ricompensa- evidenzia l'autore e neuroscienziato Ernest Mas-Herrero dell'Università di Barcellona- potrebbe essere importante non solo l'attivazione di questo circuito, ma anche il modo in cui interagisce con altre regioni cerebrali rilevanti per l'elaborazione di ciascun tipo di ricompensa".  Le cause che portano allo sviluppo di questa condizione non sono ancora chiare, ma alcuni studi hanno dimostrato che genetica e ambiente potrebbero svolgere un ruolo importante. Uno studio recentemente pubblicato su gemelli dimostra che gli effetti genetici potrebbero essere responsabili fino al 54% dell'apprezzamento musicale di un individuo.   Anche tra le persone sane, c'è molta variabilità nel modo in cui le persone rispondono alle ricompense, ma la ricerca su tipi specifici di ricompense è relativamente rara, dato che la maggior parte delle ricerche sul circuito delle ricompense ha dato per scontato che la reattività alle ricompense sia un fenomeno del tipo "tutto o niente", il che non è vero.  "Proponiamo che l'utilizzo della nostra metodologia per studiare altri tipi di ricompensa potrebbe portare alla scoperta di altre anedonie specifiche- conclude Marco-Pallarés. -È possibile, ad esempio, che le persone con una specifica anedonia alimentare possano presentare un deficit nella connettività tra le regioni cerebrali coinvolte nella trasformazione del cibo e il circuito della ricompensa".  Il team sta attualmente collaborando con genetisti per identificare geni specifici che potrebbero essere coinvolti in specifici tipi di anedonia musicale. Intendono anche indagare se la condizione sia un tratto stabile o qualcosa che cambia nel corso della vita, e se l'anedonia musicale o altre condizioni simili possano essere invertite.  Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

08-09
07:02

PODCAST. CIBI ULTRA-PROCESSATI E TUMORE AI POLMONI: NUOVO STUDIO RIVELA UN RISCHIO ANCHE PER I NON FUMATORI

Da tempo sappiamo che i cibi ultra-processati non fanno bene: aumentano il rischio di obesità, diabete e malattie cardiovascolari.Ora, un nuovo studio apre uno scenario ancora più allarmante: il possibile legame con il cancro ai polmoni, anche nei non fumatori.  Ma cosa si intende per alimenti ultra-processati? Si tratta di cibi industriali che contengono ingredienti artificiali o poco comuni nella cucina casalinga, come conservanti, emulsionanti, coloranti, aromi artificiali e zuccheri o grassi modificati. Bibite, snack, zuppe pronte, cibi surgelati impanati e gelati sono solo alcuni esempi. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Thorax, chi consuma più cibi di questo tipo ha un rischio del 41% più alto di ricevere una diagnosi di tumore al polmone rispetto a chi ne mangia meno. Lo studio, condotto su oltre 100.000 persone, ha incrociato i dati sulle abitudini alimentari con le cartelle cliniche. Anche tenendo conto di variabili come il fumo, il legame tra alimentazione e rischio tumorale si è mantenuto solido — anzi, è risultato ancora più evidente tra i non fumatori. Uno dei possibili colpevoli è l’acroleina, una sostanza tossica che si sviluppa durante la cottura ad alte temperature di grassi e oli, ma che si trova anche nei fumi di sigaretta e nell’inquinamento. Anche gli imballaggi alimentari possono rilasciare sostanze chimiche potenzialmente dannose. Nonostante la natura osservazionale dello studio (quindi non definitiva nel provare la causa-effetto), gli esperti concordano sulla pericolosità di una dieta povera e troppo elaborata. Il Dr. David Katz, esperto in medicina dello stile di vita, sottolinea come questi alimenti possano favorire infiammazioni croniche e alterare il microbiota intestinale, compromettendo le difese immunitarie — condizioni ideali per lo sviluppo del cancro. Il rischio cresce anche per il basso contenuto di omega-3, grassi essenziali noti per le loro proprietà antinfiammatorie. Nei prodotti ultra-processati vengono spesso eliminati per aumentarne la conservabilità. Secondo la nutrizionista Fang Fang Zhang della Tufts University, i pericoli potrebbero derivare da più fattori combinati: additivi, sostanze cancerogene formate durante la produzione, contaminanti degli imballaggi. Ma per capire esattamente il meccanismo, serviranno nuovi studi. Nel frattempo, il messaggio è chiaro: migliorare la qualità della dieta è una strategia fondamentale di prevenzione. Più cibi naturali, meno confezionati. Frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci e semi dovrebbero essere la base dell’alimentazione quotidiana. Il consiglio? Leggere sempre le etichette: più lunga è la lista di ingredienti sconosciuti, maggiore è il rischio che si tratti di un alimento ultra-processato. Meglio optare per prodotti semplici e preparazioni fatte in casa. Inizia con piccoli passi: riduci i cibi industriali e aggiungi ogni giorno qualcosa di fresco e naturale. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

08-04
08:25

PODCAST, DONNE OVER 38: INIZIA L’ETA’ DELLA FIDUCIA. ABBRACCIARE GLI ANNI CON SICUREZZA E STILE

Quasi la metà delle donne crede di essere appena entrata nella sua "era della fiducia in se stessa". Questo secondo un nuovo sondaggio su 2.000 donne di età superiore ai 35 anni in USA, che rivela che, in media, le donne raggiungono un nuovo livello di fiducia in se stesse come persone dopo aver compiuto 38 anni.Questo salto di autostima non è avvenuto dall'oggi al domani, poiché quasi una su tre (29%) si è sentita meno se stessa durante l'adolescenza, minimizzando alcuni aspetti della propria personalità o conformandosi alle norme sociali. Un altro 21% ha faticato di più durante gli anni dell'università (19-23), il che significa che alcune donne hanno impiegato più di 20 anni per accettare chi sono. Ma meglio tardi che mai: più di tre su cinque (64%) ammettono che rispetto alla loro giovinezza ora sono più sicure di sé. Le donne che vivono nel Nord-Est (75%) e sulla costa occidentale (66%) sono particolarmente più sicure di sé oggi rispetto a prima di compiere 35 anni. E nei prossimi cinque anni, il 46% si aspetta un ulteriore aumento di autenticità. Condotto da OnePoll per conto di AGEbeautiful di Zotos Professional, i risultati hanno rivelato che due terzi (67%) delle donne sono attivamente alla ricerca di modi per acquisire maggiore sicurezza in determinati ambiti della propria vita. Le donne sperano di essere più sicure di sé nella socializzazione (54%), nel proprio aspetto (49%), nella carriera (45%) e nei propri hobby o passioni (41%). Le intervistate affermano di aumentare la propria sicurezza trascorrendo del tempo con i propri cari (49%), ridendo o scherzando con familiari e amici (43%) o provando una nuova acconciatura (31%)."Ho assistito all'incredibile trasformazione che si verifica quando le donne abbracciano la propria bellezza unica e sperimentano con i propri capelli- afferma il portavoce Christopher Naselli. -Non si tratta solo di cambiare look; si tratta di sbloccare una nuova fiducia che irradia da dentro. Quando esploriamo e celebriamo tutti gli aspetti di noi stessi, diventiamo la versione più vera e bella di ciò che siamo." Anche le giornate con i capelli belli (36%), i complimenti delle persone care (25%) e i commenti positivi sui social media (18%) sollevano il morale. Cambiare guardaroba (39%), provare nuovi colori di capelli (37%) e nuove acconciature (34%) sono alcuni dei modi in cui le donne escono dalla loro zona di comfort, con una donna media che ha provato diverse versioni negli ultimi 10 anni. Infatti, una donna ha provato in media tre acconciature diverse negli ultimi 10 anni, con il 27% che è arrivata a più di cinque. Per quanto riguarda il colore dei capelli, le intervistate hanno scelto, sempre in media, due colori diversi negli ultimi 10 anni. Lo stesso vale per il loro senso dello stile: mentre una donna ha cambiato tre diversi guardaroba negli ultimi dieci anni, quasi un quarto (23%) ha toccato i sei o più.Con l'età arrivano saggezza e sicurezza, ed è per questo che tre donne su cinque (61%) concordano di avere attualmente una visione positiva dell'invecchiamento. "Le donne stanno riscrivendo la narrativa dell'invecchiamento. Non si tratta di sfidare il tempo ma di abbracciarlo con sicurezza e stile- aggiunge Michelle Ryan, Vicepresidente Marketing di Zotos Professional. -Sperimentando nuove acconciature, colori e scelte di moda, le donne non stanno solo uscendo dalla loro zona di comfort; stanno entrando in un nuovo capitolo autentico e pieno di forza della loro vita. È una meravigliosa evoluzione e noi siamo qui per sostenere e celebrare ogni passo coraggioso lungo il percorso".Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

07-26
07:04

PODCAST DA AUTISMO A SCHIZOFRENIA: OSSITOCINA, SCUDO CEREBRALE CONTRO I DISTURBI NEUROPSICHIATRICI

Poche gocce nasali di ossitocina, somministrate dalla nascita, per una settimana, potrebbero bastare per prevenire patologie come l’autismo, la schizofrenia e l’ADHD.  Infatti, l’ossitocina, nota anche come l’ormone del parto, perché stimola le contrazioni dell’utero e favorisce l’allattamento, è in grado di riparare i difetti della barriera ematoencefalica, scudo del cervello contro le sostanze dannose, che risulta compromesso in alcuni disturbi psichiatrici e del neurosviluppo. A rivelarlo è uno studio internazionale dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e di Genova, coordinato da Francesco Papalèo, direttore del gruppo di ricerca Genetics of Cognition, con il supporto della Fondazione Telethon e appena pubblicato sull’importante rivista Brain. La ricerca ha infatti evidenziato che, in seguito al trattamento con ossitocina, migliorano i deficit cognitivo-comportamentali e del sistema immunitario nella sindrome di DiGeorge, una malattia genetica rara provocata dall’assenza di un tratto del cromosoma 22q11.2, e caratterizzata da disturbi psichiatrici e neuroevolutivi. Questi miglioramenti dati dall’ossitocina sono causati appunto dalla riparazione dei difetti della barriera èmatoencefalica. LO STUDIO “La sindrome di DiGeorge, che colpisce fino a un neonato su mille, è associata ad anomalie del sistema immunitario e a uno spettro di disabilità sociali e intellettive. In particolare, a questi bambini vengono spesso diagnosticati deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e disturbi dello spettro autistico durante l’infanzia e schizofrenia in età adulta. Nel nostro studio – spiega Papalèo, coordinatore della ricerca –, abbiamo dimostrato che nei pazienti colpiti da questa sindrome, la maggiore permeabilità della barriera èmatoencefalica, la struttura di difesa del cervello, è responsabile di alterazioni del sistema immunitario e del comportamento”. “Ciò dipende dalla riduzione della proteina Claudina-5, responsabile di giunzioni, simili a zip, che garantiscono una chiusura più efficace della barriera, che come un “cancello”, può selezionare quali sostanze possono entrare nel sistema nervoso. Quando, però, è carente, la chiusura a cerniera della barriera si allenta, consentendo l’infiltrazione di molecole dannose per il sistema nervoso”, afferma Giulia Castellàni, coautrice del lavoro e ricercatrice dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino.“Per comprendere come correggere questi difetti, abbiamo utilizzato topini con sindrome di DiGeorge trattati con una dose quotidiana di ossitocina in gocce per via nasale, per una settimana dalla nascita – descrivono Papalèo e Castellàni -. Nei modelli animali che hanno ricevuto questa somministrazione, trascorsi 35 giorni, fase di sviluppo del topino che equivale all’adolescenza umana, abbiamo osservato che l’intervento con ossitocina ha ridotto i disturbi cognitivo-comportamentali e migliorato l’equilibrio del sistema immunitario, sia a livello cerebrale che periferico, con effetti duraturi nel tempo – sottolineano gli esperti. Questi risultati dimostrano che l’intervento alla nascita con ossitocina, preventivo, sicuro e non invasivo, potrebbe cambiare il destino dello sviluppo neurologico per tutta la vita nella sindrome di DiGeorge e potenzialmente in tanti altri disturbi neuroevolutivi con difetti nella barriera èmatoencefalica”.Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

07-20
06:47

PODCAST, GESTIRE LA MALATTIA INFIAMMATORIA CRONICA INTESTINALE (MICI). CAMPAGNA ‘VOCI DI PANCIA’

Passare all’azione. Per dare risposte concrete alle necessità dei pazienti che convivono con una Malattia Infiammatoria Cronica Intestinale (MICI). Prime fra tutte quelle che riguardano la sessualità e la possibilità di diventare genitori, ma anche quelle che nascono fra i banchi di scuola o nei luoghi di lavoro, o ancora nei momenti di socialità e convivialità. Per ognuna di queste sfere d’azione ci sono azioni concrete da intraprendere insieme – Istituzioni, Associazione dei pazienti, comunità scientifica e Industria - ma anche consigli e approfondimenti che aiutano le persone con MICI a gestire meglio queste patologie ad alto impatto sociale.È questo il fulcro della seconda edizione della campagna “Voci di pancia”, campagna di sensibilizzazione promossa da Lilly con il patrocinio di AMICI ITALIA, IG-IBD (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Diseases) ed IFCCA (International Federation of Crohn's & Ulcerative Colitis Association). Presentata oggi a Roma, la campagna raccoglie il lavoro di ascolto delle emozioni dei pazienti svolto durante la prima edizione e le elabora in azioni, così da coinvolgere anche le Istituzioni e spingerle a impegnarsi per migliorare la gestione della malattia e la qualità di vita dei pazienti. “Le MICI sono malattie caratterizzate da una infiammazione cronica della parete intestinale che provoca diarrea, dolore, debolezza e perdita di peso. Queste patologie colpiscono in Italia oltre 250.000 persone, con un’incidenza in costante aumento, e hanno un esordio soprattutto in età giovanile, tra i 15 e i 40 anni”, spiega Alessandro Armuzzi, Responsabile UO IBD, Istituto Clinico Humanitas, Rozzano e Professore Ordinario di Gastroenterologia, Humanitas University. “I pazienti con MICI possono soffrire di stati di infiammazione anche in altre parti del corpo quali articolazioni, cute e occhio, e in circa la metà dei casi la malattia ha un andamento medio-grave che incide fortemente sulla vita quotidiana”.  Colite Ulcerosa e Malattia di Crohn sono le due MICI più diffuse.“La CU coinvolge il colon e causa lo sviluppo di ulcere della mucosa, lo strato più superficiale della parete intestinale, provocando sintomi debilitanti come dolore addominale, urgenza evacuativa, sanguinamento rettale e affaticamento cronico,  compromettendo gravemente la qualità della vita dei pazienti”, afferma Massimo Claudio Fantini, Segretario Generale di IG-IBD (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease) e Professore Ordinario di Gastroenterologia, Università degli Studi di Cagliari, Direttore della Struttura Complessa di Gastroenterologia, AOU, Cagliari. “Nella malattia di Crohn invece l’infiammazione coinvolge tutto lo spessore della parete intestinale e provoca la formazione di ferite profonde, provocando diarrea e dolore più frequentemente nella parte inferiore destra dell’addome. Per i sintomi che le caratterizzano, le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali non hanno solo un impatto fisico ma generano un peso psicologico e sociale significativo, troppo spesso sottovalutato”.Azioni concreteSe la prima edizione di Voci di pancia ha portato alla luce questo peso psicologico, grazie al dialogo con AMICI Italia, la seconda edizione vuole proporre azioni che aiutino a rispondere alle domande e alle istanze delle persone con MICI. Il Manifesto delle Azioni identifica tre sfere di interesse e per ognuna fa una proposta concreta. Sul fronte dello studio/lavoro l’introduzione di incentivi fiscali o sgravi contributivi per le aziende che offrono opzioni di lavoro flessibile ai dipendenti affetti da MICI e riconoscimento della disabilità (Legge 104) e l’istituzione di corsi di formazione specifici per il personale docente nelle scuole/università. Nell’ambito della sessualità/genitorialità la creazione di percorsi formativi per medici e personale sanitario su come affrontare in modo empatico il tema della sessualità e supportare attivamente i pazienti con MICI. Infine, per quanto riguarda la convivialità e la nutrizione la realizzazione di Linee guida nutrizionali da parte del Ministero della Salute che aiutino a identificare cibi e opzioni alimentari ideali durante le diverse fasi della patologia. “Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali non si vedono. E proprio perché invisibili, spesso non vengono capite. Ma dietro a ogni paziente c’è una battaglia silenziosa, fatta di dolore, urgenza, stanchezza, solitudine che spesso colpisce non solo la persona ma tutto il nucleo familiare. Oggi vogliamo rompere questo silenzio. Non è solo una questione medica: è una questione di diritti, di dignità, di qualità della vita. Con il Manifesto delle Azioni chiediamo un cambiamento reale, concreto, che parta dalle Istituzioni e arrivi nella vita di tutti i giorni. E ci rivolgiamo anche ai pazienti: non siete soli, non dovete vergognarvi. La vostra voce conta. Le vostre emozioni sono la forza da cui partire per costruire un futuro più giusto e più umano. ‘Voci di Pancia’ è proprio questo: un invito a trasformare la sofferenza in consapevolezza, e la consapevolezza in azione” sottolinea Salvo Leone, Direttore Generale di AMICI Italia e Chairman della International Federation of Crohn's & Ulcerative Colitis Associations (IFCCA).“Voci di pancia. Dalle emozioni alle azioni” poggia quindi su tre pilastri: -        Il Manifesto delle Azioni, presentato durante l’evento e sottoscritto dall’associazione di pazienti, dalla comunità scientifica, dai rappresentanti istituzionali e di Lilly; -        3 Guide pratiche, opuscoli rivolti alle persone con MICI per orientarsi tra i temi di sessualità e genitorialità, lavoro e studio, nutrizione e convivialità, attraverso un’informazione chiara e diretta;-   una serie vodcast in 3 episodi, momenti di dialogo e confronto animati dall’Associazione AMICI ITALIA, clinici gastroenterologi ed esperti sulle tre aree di bisogni individuate  "Il nostro impegno è quello di migliorare la vita delle persone, non solo grazie all’innovazione farmacologica. La campagna Voci di Pancia è un esempio di come interpretiamo questo ruolo: essere al fianco dei pazienti e delle Società scientifiche per ascoltare e raccogliere le loro necessità e, insieme, provare a costruire un mondo migliore”, afferma Federico Villa- Associate VP Corporate Affairs e Patient Access Italy Hub di Lilly. “Le MICI sono patologie spesso invisibili ma con un impatto molto importante sulla vita di chi ne è colpito. Vogliamo aiutare le persone e le loro famiglie ad alleggerire il carico di queste patologie nel quotidiano”. Tutti i materiali sono visionabili e scaricabili su www.vocidipancia.it Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni  

07-12
06:10

Podcast: ChatGPT e il declino cognitivo con l'uso dell' IA. Studio MIT

Uno studio di quattro mesi condotto dal MIT Media Lab ha rivelato che i partecipanti che utilizzavano ChatGPT completavano i compiti di scrittura con una velocità del 60% superiore, ma mostravano una riduzione del 32% del "germane cognitive load", ovvero lo sforzo mentale necessario per elaborare le informazioni in conoscenze significative.Qesta efficienza ha un costo significativo, poiché i ricercatori hanno identificato un fenomeno che chiamano "debito cognitivo", in cui l'esternalizzazione di compiti mentali all'intelligenza artificiale indebolisce nel tempo le capacità di pensiero fondamentali. I lavori prodotti dagli utenti di ChatGPT mancavano di originalità e mostravano una notevole somiglianza tra loro, con i partecipanti che segnalavano un senso di responsabilità minimo sul proprio lavoro rispetto a coloro che si affidavano esclusivamente al proprio cervello. Gli utenti di ChatGPT sono diventati sempre più passivi con ogni saggio successivo, spesso semplicemente copiando e incollando contenuti generati dall'intelligenza artificialeIl deterioramento cognitivo persisteva anche dopo che i partecipanti avevano smesso di utilizzare gli strumenti di intelligenza artificiale, suggerendo che l'uso abituale dell'intelligenza artificiale potrebbe causare cambiamenti duraturi nell'elaborazione delle informazioni.I cervelli in via di sviluppo dei giovani potrebbero essere particolarmente vulnerabili a questi effetti, sollevando preoccupazioni circa l’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale in contesti educativiLe scansioni EEG hanno rivelato differenze significative nella connettività neurale tra i tre gruppi di studio. I partecipanti che si affidavano esclusivamente al proprio cervello mostravano le reti più forti, con 79 connessioni Alpha Band, cruciali per l'attenzione interna e l'elaborazione semantica durante il pensiero creativo. Gli utenti dei motori di ricerca hanno mostrato un coinvolgimento moderato, mentre gli utenti di ChatGPT hanno mostrato una connettività significativamente più debole, con solo 42 connessioni Alpha Band. Forse il risultato più allarmante dello studio del MIT è stato il grave impatto sulla formazione della memoria e sul ricordo tra gli utenti di ChatGPT. Oltre l'83% dei partecipanti che hanno utilizzato lo strumento di intelligenza artificiale non è stato in grado di citare correttamente saggi scritti solo pochi minuti prima.Questo contrasta nettamente con gli utenti che hanno utilizzato solo il cervello e i motori di ricerca, dove solo l'11,1% ha riscontrato simili difficoltà di ricordo. I risultati dello studio del MIT sollevano profondi interrogativi sul ruolo dell'IA nell'istruzione, poiché gli studenti che diventano dipendenti da strumenti come ChatGPT potrebbero sviluppare modelli cognitivi fondamentalmente diversi. La ricercatrice principale Nataliya Kosmyna ha sottolineato l'urgenza di comprendere questi effetti, soprattutto perché il cervello dei giovani in via di sviluppo potrebbe essere il più vulnerabile a questi cambiamenti.Questa preoccupazione è amplificata da altre ricerche che dimostrano come un maggiore coinvolgimento nell'IA sia correlato a una maggiore solitudine e a una minore motivazione, nonostante i miglioramenti della produttività. Le implicazioni dello studio si estendono oltre l'ambito scolastico, raggiungendo contesti professionali in cui il pensiero critico è essenziale. Sebbene la ricerca abbia coinvolto un campione relativamente piccolo e sia in attesa di revisione paritaria, fornisce la prima prova neurologica completa di come gli assistenti alla scrittura basati sull'intelligenza artificiale influenzino la cognizione umana.Approfondimenti e altre notizie sono nel portale Salutedomani.com e Saluteh24.com, nella pagina Facebook salutedomanicom, twitter @salutedomani e nel canale gratuito di telegram Salutedomani

06-22
07:27

PODCAST, UN PIATTO DI PASTA E’ COMFORT FOOD CHE GENERA EMOZIONI E CREA LEGAMI

'Il consumo condiviso di pasta è un catalizzatore unico di convivialità, che genera emozioni positive e rafforza i legami sociali in misura maggiore rispetto ad altre attività sociali comuni'.È la conclusione a cui è arrivato un esperimento scientifico condotto dal 'Behavior & Brain Lab' dell'Università IULM, realizzato per i pastai di Unione Italiana Food, che ha condotto il primo studio che indaga la sfera della socialità nel cervello quando assaporiamo il nostro piatto di pasta preferito. Grazie a tecniche neuroscientifiche e al brain tracking si è sperimentato che il consumo condiviso di pasta è un catalizzatore unico di convivialità, che genera emozioni positive e rafforza i legami sociali in misura maggiore rispetto ad altre attività sociali comuni. 'La scienza si è messa al servizio delle emozioni per certificare che la pasta fa rima con convivialità- spiega il professor Vincenzo Russo dello IULM- I risultati ci permettono di affermare che la pasta è un vero e proprio catalizzatore di relazioni e che un piatto di spaghetti a centro tavola può dar vita ad una rete sociale'. Dunque la pasta, simbolo della cultura italiana, non è solo un alimento, ma un'esperienza sociale che richiama momenti di condivisione e convivialità. Non a caso, è l'emblema della Dieta Mediterranea che proprio della convivialità ha fatto una condizione necessaria, positiva per il corpo e la mente. Negli anni, numerosi studi hanno dimostrato che mangiare in compagnia riduce lo stress, rafforza i legami sociali e influisce positivamente sulla salute fisica e mentale. Quello che non era noto è che la pasta è un 'vero e proprio propulsore di socialità': esiste un meccanismo preciso di spinta alla connessione sociale che si prova mangiando un piatto di pasta e che, per la prima volta, è stato indagato e misurato scientificamente. La ricerca scientifica ha indagato la sfera della convivialità a tavola con un focus sulla pasta e, grazie all'uso di strumenti di neuromarketing, ha dimostrato che il consumo condiviso di pasta è un catalizzatore unico di convivialità, capace di generare emozioni positive e di rafforzare i legami sociali in misura maggiore rispetto ad altre attività sociali comuni. Per dimostrarlo, i ricercatori hanno utilizzato le metodologie neuroscientifiche e del brain tracking (l'analisi delle attivazioni cerebrali legate alle emozioni, della variazione del battito cardiaco e della microsudorazione), su un campione di 40 soggetti (20 donne e 20 uomini) divisi in 20 in coppie di età compresa tra i 25 e i 55 anni, senza allergie o intolleranze alimentari, appassionati di pasta (1 su 2 dichiara di consumarla quotidianamente e per il 53% è un vero e proprio comfort food), film e giochi. Lo studio ha così individuato l'effetto del consumo di pasta sulla qualità delle interazioni sociali, ha confrontato le emozioni positive e la connessione percepita in diverse esperienze condivise come la visione di uno spezzone di un film, la condivisione di un'attività ludica e una fase di interazione libera (che viene considerata come benchmark, visto il suo naturale livello di coinvolgimento sociale), identificando gli indicatori neuroscientifici, fisiologici e comportamentali che spiegano il ruolo unico della pasta nella promozione della convivialità.TRA MEMORIA E COINVOLGIMENTO EMOTIVO: ECCO COME LA PASTA ACCENDE LA CONVIVIALITÀ Lo studio conferma che mangiare pasta in compagnia facilita le interazioni sociali a livello di stimolazione cognitiva ed emotiva, più di quanto succeda con la visione di un film o durante lo svolgimento di un'attività ludica. La ricerca ha reso evidente che condividere un pasto semplice come un piatto di pasta può essere un modo efficace per rafforzare i legami sociali e connettere emotivamente persone tra loro sconosciute e diverse. Lo studio è stato realizzato in due step: come hanno performato le varie attività di condivisione e quale attività ha generato una migliore interazione e connessione tra i partecipanti. In base ai parametri adottati (Emotional Index, Engagement Index, Memorization Index, Analisi dell'esperienza razionale, Inclusion of Other in Self Scale, Questionario, Hyperscanning), i risultati evidenziano che il consumo di un piatto di pasta produce una potente attivazione emozionale in chi condivide l'esperienza, con valori più alti rispetto a quelli prodotti da altre attività socializzanti, come fare un gioco collaborativo, guardare un film o chiacchierare liberamente. La stessa tendenza si verifica andando a vedere l'indicatore di memoria: la pasta si riconferma 'cibo della memoria' e catalizzatrice di memorie condivise e ricordi. È, infine, l'attività che maggiormente ha attivato emozioni positive, riducendo quelle negative.IULM: LA SCIENZA AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI PROVA CHE LA PASTA FA RIMA CON CONVIVIALITÀ Possiamo quindi dire che, dove c'è pasta, ci sono legami? 'Attraverso questo studio la scienza si è messa al servizio delle emozioni per certificare che la pasta è sinonimo di convivialità- afferma Vincenzo Russo, professore ordinario di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing dell'Università IULM, fondatore e coordinatore del Centro di Ricerca di Neuromarketing Behavior & Brain Lab IULM- I risultati ci dicono che sono proprio i momenti in cui mangiamo la pasta quelli che ci attivano maggiormente a livello emotivo'. È, quindi, l'atto vero e proprio di assaggiare e assaporare il piatto nel suo pieno sapore a 'stimolare le memorie e le emozioni più positive- aggiunge l'esperto- I risultati ci permettono di poter affermare che la pasta è un vero e proprio catalizzatore di relazioni e che un piatto di spaghetti a centro tavola può dar vita ad una rete socialePASTA, COMFORT FOOD PER OLTRE 1 ITALIANO SU 2, RIPORTA A 'CASA', 'FAMIGLIA' E 'TRADIZIONE' La pasta è il comfort food per il 53% del campione, in linea con le statistiche nazionali. La pasta rincuora e gratifica tramite associazioni positive, regalando una sensazione di benessere, a cui ricorriamo per soddisfare un bisogno emotivo. Le associazioni legate alla pasta fanno riferimento principalmente a caratteristiche organolettiche, alla dimensione domestica e familiare e al benessere. La metà del campione (50%) associa come prima cosa 'all'esperienza pasta" caratteristiche sensoriali legate al gusto, definendola come 'gustosa", 'buona". Il 43% ha usato parole che fanno riferimento alla sfera della casa, della famiglia e della tradizione, usando termini come 'famiglia", 'mia moglie", 'tradizione", 'Italia". Il 13% ha usato anche termini relativi alla sfera del benessere usando parole come 'coccola", 'gratificazione", 'piacere", 'benessere" e 'buonumore". Il potere della pasta come attivatore di ricordi si manifesta anche nelle conversazioni: mentre i partecipanti condividevano un piatto di pasta, il 60% delle interazioni ruotava attorno a legami familiari, relazioni personali e origini. Un dato che conferma come questo alimento abbia la capacità di riportare alla mente momenti vissuti, creando un ponte emotivo tra passato e presente. La pasta, simbolo della cultura italiana, non è solo un alimento ma un'esperienza sociale che richiama momenti di condivisione e convivialità, e da oggi sappiamo perché.'Abbiamo sempre saputo che la pasta è un alimento conviviale che si presta ad essere condivisa e che, consumata con gli amici o con la famiglia, permette di creare un momento di aggregazione- afferma Margherita Mastromauro, presidente dei pastai italiani di Unione Italiana Food- È protagonista di momenti di gioia e relax e la sua versatilità permette di creare infinite ricette, adatte a diverse occasioni e gusti. Ora arriva la conferma da questa ricerca che abbiamo commissionato a IULM, nella quale la pasta viene eletta a vero e proprio catalizzatore di socialità. Sono felice di poter dire che la pasta è il linguaggio universale dell'amicizia e che, dove c'è la pasta, si accende la compagnia e si creano legami".  Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

06-14
06:27

PODCAST IPERTENSIONE: 49% DEGLI UOMINI E 39% DELLE DONNE TRA I 35 E I 74 ANNI IN ITALIA

L'ipertensione arteriosa – la pressione elevata esercitata contro le pareti delle arterie - rappresenta una delle principali cause di morte prematura e disabilità nel mondo, aumentando significativamente il rischio di infarto, ictus, insufficienza renale, demenza e cecità. Colpisce circa 1 adulto su 3 a livello globale.Si parla di pressione elevata quando misurazioni effettuate su entrambe le braccia, più volte consecutivamente e in giorni differenti, danno valori di pressione arteriosa superiori o uguali a 140 mmHg per la pressione sistolica (massima) e/o a 90 mmHg per la pressione diastolica (minima). In Italia, il Dipartimento malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità (Iss) conduce periodicamente l’Italian Health Examination Survey (HES) – Progetto CUORE, l’indagine che prevede l’esame di campioni di popolazione generale di età compresa tra i 35 e i 74 anni per monitorare lo stato di salute della popolazione. “I dati preliminari dell’indagine Italian Health Examination Survey – Progetto CUORE in corso mostrano, nei campioni esaminati nel 2023 e 2024, una prevalenza di pressione arteriosa elevata pari al 37% negli uomini e al 23% nelle donne, e se si considerano le persone con pressione arteriosa elevata e/o in trattamento farmacologico specifico, ovvero le persone definite ipertese, si arriva ad una prevalenza del 49% negli uomini e 39% nelle donne. Il valore medio della pressione sistolica è risultato pari a 134 mmHg negli uomini e a 126 mmHg nelle donne e il valore medio della pressione diastolica pari a 80 mmHg negli uomini e a 75 mmHg nelle donne”, dicono Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco, ricercatori del Dipartimento malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Iss. “Tra le persone risultate ipertese durante l’indagine – aggiungono - circa un terzo non era consapevole di poter avere problemi di controllo della pressione arteriosa”.L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce i seguenti stili di vita da adottare: •       Consumare più frutta e verdura •       Limitare il consumo di sale mentre si cucina e scegliere cibi non troppo salati (cercare di rimanere sotto i 5 grammi al giorno di consumo di sale, che equivalgono a un cucchiaino da thè) •       Stare meno seduti •       Essere più attivi fisicamente, per esempio camminare, correre, nuotare, ballare o praticare attività di rinforzo muscolare •       Fare almeno 150 minuti a settimana di attività aerobica di intensità moderata o 75 minuti a settimana di attività aerobica intensa. •       Perdere peso se si è in sovrappeso o obesi. •       Assumere i farmaci secondo le prescrizioni del medico •       Rispettare gli appuntamenti con il medico Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

05-20
07:38

PODCAST, INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CHIMICA RIVOLUZIONANO LA PROGETTAZIONE DI NUOVI FARMACI

Creare nuovi farmaci in modo più veloce e mirato, anche per malattie rare o complesse. Un team di ricerca internazionale, delle Università di Pisa e di Bonn ha sviluppato un innovativo approccio per generare nuove molecole chimiche grazie all’intelligenza artificiale. Al centro dello studio pubblicato sull’European Journal of Medicinal Chemistry ci sono i cosiddetti “chemical language models”, modelli linguistici ispirati a quelli usati nei chatbot come ChatGPT, capaci di leggere e scrivere il linguaggio molecolare. “L’obiettivo – racconta il professore Tiziano Tuccinardi del Dipartimento di Farmacia dell’Ateneo pisano – è quello di superare i limiti delle tecniche tradizionali nella progettazione di nuovi farmaci, generando in modo automatico molecole chimicamente corrette, strutturalmente originali e potenzialmente bioattive, a partire da frammenti”. Ricercatori e ricercatrici hanno addestrato tre modelli di IA per “tradurre” frammenti chimici (strutture centrali, gruppi sostituenti o combinazioni di entrambi) in nuove molecole a partire da enormi dataset di molecole bioattive.“La ricerca rappresenta un salto qualitativo nell'uso dell'IA per la chimica e la farmacologia – continua Tuccinardi - aprendo la strada a una generazione automatica e intelligente di molecole, con impatti potenziali su sanità, industria e ricerca. Non si tratta solo di accelerare i processi, ma di immaginare strutture molecolari che la mente umana difficilmente può concepire”. “In linea con i principi di scienza aperta – conclude Tuccinardi - il codice sorgente e i dataset utilizzati nello studio sono stati resi pubblicamente disponibili, a beneficio della comunità scientifica. Ma soprattutto, il progetto segna un traguardo importante: da oggi, anche all’Università di Pisa, è possibile generare automaticamente nuove molecole bioattive, un passo concreto verso una progettazione molecolare più rapida, innovativa e accessibile”. Ha collaborato alla ricerca Lisa Piazza, iscritta al Dottorato in Scienza del Farmaco e delle Sostanze Bioattive dell’Università di Pisa e componente del gruppo di Chimica Computazionale del professore Tuccinardi.  Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

05-11
06:11

PODCAST, OMS: NUOVE LINEE GUIDA PER PREVENIRE GRAVIDANZE ADOLESCENZIALI

Nel tentativo di affrontare la principale causa di morte a livello mondiale tra le ragazze tra i 15 e i 19 anni, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato oggi delle nuove linee guida volte a prevenire la gravidanza adolescenziale e le significative complicazioni per la salute a essa correlate. Tra le altre strategie, le linee guida sollecitano un'azione rapida per porre fine al matrimonio infantile, estendere la scolarizzazione delle ragazze e migliorare l'accesso ai servizi e alle informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva: tutti fattori essenziali per ridurre le gravidanze precoci tra le adolescenti in tutto il mondo."Le gravidanze precoci- afferma la direttrice della Salute Sessuale e Riproduttiva e della Ricerca presso l'Oms e il Programma Speciale delle Nazioni Unite sulla Riproduzione Umana (Hrp), Pascale Allotey- possono avere gravi conseguenze fisiche e psicologiche per le ragazze e le giovani donne e spesso riflettono disuguaglianze fondamentali che incidono sulla loro capacità di plasmare le proprie relazioni e la propria vita". "Affrontare questo problema- prosegue- significa quindi creare le condizioni affinché le ragazze e le giovani donne possano prosperare, garantendo loro la possibilità di continuare a studiare, essere protette da violenza e coercizione, accedere a servizi di salute sessuale e riproduttiva che difendano i loro diritti e avere reali possibilità di scelta sul loro futuro". Ogni anno, nei Paesi a basso e medio reddito, oltre 21 milioni di ragazze adolescenti rimangono incinte, circa la metà delle quali indesiderate. Con ripercussioni sull'istruzione, le relazioni sociali e le prospettive lavorative future delle ragazze, la gravidanza precoce può creare cicli di povertà intergenerazionale difficili da interrompere. Comporta inoltre gravi rischi per la salute, tra cui tassi relativamente più elevati di infezioni e parti pretermine, nonché complicazioni derivanti da aborti non sicuri, legate alle particolari difficoltà di accesso a cure sicure e rispettose.Le cause delle gravidanze precoci sono molteplici e interconnesse, tra cui disuguaglianze di genere, povertà, mancanza di opportunità e impossibilità di accedere ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva. Esiste una forte correlazione con il matrimonio precoce: nei Paesi a basso e medio reddito, 9 nascite adolescenziali su 10 avvengono tra ragazze sposate prima dei 18 anni. Le linee guida raccomandano sforzi olistici per fornire alternative valide al matrimonio precoce, rafforzando l'istruzione, il risparmio e le prospettive occupazionali delle ragazze. Se tutte le ragazze completassero la scuola secondaria, si stima che i matrimoni infantili potrebbero ridursi fino a due terzi. Per le ragazze a più alto rischio, le linee guida raccomandano di prendere in considerazione incentivi per sostenere il completamento della scuola secondaria, come borse di studio o sussidi finanziari mirati. Le linee guida raccomandano inoltre leggi che vietino il matrimonio prima dei 18 anni, in linea con gli standard dei diritti umani, e il coinvolgimento della comunità per prevenire tale pratica. "Il matrimonio precoce- le parole della scienziata per la salute sessuale e riproduttiva degli adolescenti presso l'Oms, Sheri Bastien- nega l'infanzia alle ragazze e ha gravi conseguenze sulla loro salute"."L'istruzione è fondamentale per cambiare il futuro delle ragazze- evidenzia- consentendo al contempo agli adolescenti, sia maschi che femmine, di comprendere il consenso, prendersi cura della propria salute e contrastare le gravi disuguaglianze di genere che continuano a causare alti tassi di matrimoni precoci e gravidanze precoci in molte parti del mondo". Le raccomandazioni sottolineano la necessità di garantire che le adolescenti possano accedere a servizi di salute sessuale e riproduttiva di alta qualità e adatti alle loro esigenze, comprese le opzioni contraccettive. In alcuni Paesi, per accedere ai servizi è richiesto il consenso di un adulto, il che rappresenta un ostacolo significativo al loro utilizzo. Anche le ragazze che rimangono incinte devono poter accedere a un'assistenza sanitaria di alta qualità e rispettosa durante e dopo la gravidanza e il parto, libera da stigma e discriminazione, nonché a un'assistenza per l'aborto sicura. Un'educazione sessuale completa è essenziale sia per i ragazzi che per le ragazze, per garantire che sappiano dove accedere a tali servizi e come utilizzare i diversi tipi di contraccezione.È stato dimostrato che riduce le gravidanze precoci, ritarda l'inizio dell'attività sessuale e migliora la conoscenza degli adolescenti sul proprio corpo e sulla salute riproduttiva. A livello globale, si sono registrati progressi nella riduzione delle gravidanze e delle nascite tra le adolescenti. Nel 2021, si stima che 1 ragazza su 25 abbia partorito prima dei 20 anni, rispetto a 1 su 15 di vent'anni prima. Permangono disparità significative. In alcuni Paesi, quasi 1 ragazza adolescente su 10 (15-19 anni) partorisce ogni anno. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni  

05-05
07:52

PODCAST, RICERCA E SALUTE DELLA DONNA, RACE FOR THE CURE, TEST SANGUE ANTI DEMENZA

Oggi si parla di salute della donna, della Race for the Cure per la prevenzione del tumore al seno e di esame del sangue per scoprire il declino cognitivo negli anziani.SALUTE DELLA DONNA, IN 10 ANNI QUASI TRIPLICATI GLI STUDI IN ITALIA Negli ultimi dieci anni, l'attenzione alla salute della donna in Italia e nel mondo è cresciuta a livello scientifico. Con la chiave “salute della donna”, “women health”, su PubMed, principale database gratuito e ad accesso aperto sui temi della medicina, nel 2015 risultavano pubblicati 35.945 articoli, mentre nel 2024 il numero è salito a 62.262. Restringendo il campo all'Italia, le pubblicazioni erano 1312 nel 2015 e sono quasi triplicate nel 2024, raggiungendo le 3491. Sono state prodotte e pubblicate dal 2017 ad oggi, anno in cui è stato istituito il Sistema nazionale linee guida, anche 16 linee guida e raccomandazioni legate alla salute al femminile, relative agli ambiti dell’oncologia ginecologica e senologica, della salute riproduttiva, della ginecologia e uro-ginecologia e della gravidanza e percorso nascita. Questo il quadro tracciato dall’Istituto Superiore di Sanità in occasione della recente giornata nazionale della salute della donna.RACE FOR THE CURE, CORSA PER LA PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENOLa Race for the Cure è molto più di una semplice corsa: è un evento simbolico e coinvolgente che unisce sport, salute, solidarietà e impegno civile nella lotta contro il tumore al seno. Organizzata dalla Susan G. Komen Italia, questa manifestazione si svolge ogni anno in diverse città italiane, coinvolgendo migliaia di partecipanti tra donne in rosa, che hanno affrontato o stanno affrontando la malattia, familiari, amici, medici, volontari e cittadini. L'edizione 2025 della Race for the Cure si terrà a Roma dall'8 all'11 maggio al Villaggio della Salute presso il Circo Massimo. Sono 26 anni che Komen Italia, fondata dal professor Masetti, svolge un ruolo straordinario per la prevenzione e la cura delle donne. Oltre che a Roma si svolge in parallelo anche a Bari, Bologna, Brescia, Matera e Napoli. L'iniziativa è aperta a tutti.PRELIEVO SANGUE PER PREDIRE E PREVENIRE DECLINO FISICO E COGNITIVO ANZIANI La fragilità è una sindrome clinica caratterizzata dal declino di molteplici funzioni fisiologiche del corpo umano, comprese le abilità fisiche, cognitive e sociali. Il significativo aumento dell'aspettativa di vita avvenuto negli ultimi decenni ha reso la fragilità una problematica sempre più comune nei paesi occidentali, che devono ora fronteggiare l'enorme impatto socio-economico legato all'assistenza della popolazione anziana più fragile. Un team di ricercatori italiani, composto da neuroscienziati, biochimici e neurologi, ha scoperto tramite un semplice prelievo di sangue l'esistenza di nuovi profili metabolici in grado di individuare i soggetti anziani pre-fragili (cioè in fase intermedia tra lo stato di salute e la fragilità) e quelli fragili, distinguendoli dagli individui sani. La ricerca è pubblicata sulla rivista scientifica Npj Aging. Lo studio ha evidenziato che i soggetti pre-fragili hanno un profilo ematico caratterizzato da livelli elevati di betaina rispetto agli anziani fragili e a quelli sani. Questa scoperta è di grande interesse in quanto la pre-fragilità rappresenta una condizione clinica "di transizione" potenzialmente reversibile a quella di buona salute.  Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

04-26
04:49

PODCAST. COVID, NUOVO CORONAVIRUS HKU5-CoV-2, NUOVI FARMACI PER IL TUMORE DEL PANCREAS, BOOM PRODOTTI SKINCARE

NUOVO CORONAVIRUS HKU5-CoV-2Un coronavirus di pipistrello, scoperto di recente, utilizza la stessa proteina di superficie cellulare del virus SARS-CoV-2 che causa il COVID, per entrare nelle cellule umane, aumentando la possibilità che un giorno possa diffondersi agli esseri umani, scrivono i ricercatori cinesi nella rivista ‘Cell’. Il virus non entra nelle cellule umane con la stessa facilità del SARS-CoV-2 però gli scienziati hanno affermato che, come il SARS-CoV-2, il virus del pipistrello HKU5-CoV-2 contiene una caratteristica nota come sito di scissione della furina, che gli consente di entrare nelle cellule tramite la proteina recettore ACE2 presente sulla superficie cellulare. I merbecovirus comprendono quattro specie virali con una notevole diversità genetica: coronavirus correlato a MERS , coronavirus del pipistrello Tylonycteris HKU4 , coronavirus del pipistrello Pipistrellus HKU5 e coronavirus 1 di Hedgehog. Negli esperimenti di laboratorio, l'HKU5-CoV-2 ha infettato cellule umane con alti livelli di ACE2 in provetta e in modelli di intestino e di vie respiratorie umane. Rispetto al 2019 la popolazione ha sviluppato una maggiore immunità ai virus SARS simili, il che potrebbe ridurre il rischio di pandemia. Questo studio rivela un lignaggio distinto di HKU5-CoV nei pipistrelli, che utilizzano in modo efficiente l'ACE2 umano e sottolinea il loro potenziale rischio zoonotico.TUMORE DEL PANCREAS: NUOVI FARMACI SPERIMENTALI ALLO IEO L’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) accende una nuova speranza di cura per il tumore del pancreas grazie a due nuove terapie sperimentali con farmaci innovativi. È infatti il primo centro in Europa ad aver avviato lo studio clinico RASolute 302 con un nuovo farmaco diretto a una specifica alterazione molto frequente nel tumore del pancreas, per la quale finora non c’era alcuna terapia mirata. A giorni in IEO sarà inoltre attivo lo studio il PRISM-1 che valuterà l’efficacia dell’aggiunta di un nuovo farmaco a bersaglio molecolare alla chemioterapia standard. Entrambi gli studi rappresentano prima di tutto importanti opportunità per i pazienti con tumore del pancreas per ampliare le opzioni terapeutiche. Saranno inoltre un contributo importante per la ricerca clinica ed auspicabilmente per introdurre nuove cure mirate per l’adenocarcinoma pancreatico.BOOM SKINCARE, UN ITALIANO SU DUE ACQUISTA PRODOTTI DEDICATI La skincare ha fatto breccia tra gli italiani, circa uno su due utilizza prodotti per la cura della pelle, di questi il 45% li usa ogni giorno, il 35% più volte al giorno e solo il 7% meno di una volta a settimana. Sono principalmente le donne che ne fanno uso, poco più di 7 su 10, e anche coloro che hanno già effettuato trattamenti di chirurgia estetica, poco più di 7 su 10. E ancora poco meno di 4 italiani su 10 (36%) usano prodotti per il make-up, ancora una volta soprattutto le donne (67%), di giovane età (46%) e che già in passato si sono sottoposte ad interventi di chirurgia estetica (66%). Il 19% delle donne li adopera più volte al giorno, mentre il 52% ne fa un uso giornaliero. Guardando agli uomini il 19% (praticamente uno su 5) utilizza principalmente cosmetici per la cura della pelle e anti-aging: tendenzialmente li adoperano una volta al giorno (36%) o una volta ogni due giorni (30%). È questa una prima fotografia dei dati sul rapporto tra gli italiani, la bellezza e la chirurgia estetica emersi dal rilevamento del monitor continuativo di EngageMinds Hub - Consumer, Food & Health Research Center, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell'Università Cattolica, campus di Cremona. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

02-22
05:24

PODCAST IMMUNOTERAPIA E MELANOMA, TRAPIANTO DI ISOLE PANCREATICHE, MIGRAZIONE SANITARIA

Oggi si parla di un chip per immunoterapia e melanoma, del trapianto di isole pancreatiche nel diabete e infine dei dati sull’immigrazione sanitaria tra le regioni italiane   IMMUNOTERAPIA CONTRO IL MELANOMA: L’ EFFICACIA SI PREVEDE CON UN CHIP Un gruppo di ricercatori dell‘Istituto Europeo di Oncologia e del Politecnico di Milano hanno messo a punto un “gut-on-chip” (un modello miniaturizzato dell’intestino umano su un dispositivo delle dimensioni di un chip) in grado di riprodurre le caratteristiche principali dell’infiammazione intestinale e predire la risposta di pazienti con melanoma al trattamento con immunoterapia. I risultati sono stati appena pubblicati su Nature Biomedical Engineering. L’interazione fra microbiota e immunoterapia è nota da tempo ed è il risultato sia di effetti sistemici che di processi locali, soprattutto a livello dell'intestino, dove vivono la maggior parte dei batteri che popolano il nostro organismo. Questi ultimi, tuttavia, si possono studiare solo in modelli animali, con tutte le loro limitazioni; infatti, non ci sono ragioni cliniche per sottoporre a colonscopia e biopsia al colon un paziente che riceve l’immunoterapia per melanoma. Eppure l’infiammazione intestinale è uno degli effetti collaterali principali di questo trattamento, che spesso costringe ad interrompere la terapia. Da qui l’idea dei ricercatori di applicare al colon la tecnologia “organi-su-chip” con dettagli innovativi specificamente studiati per mettere a fuoco il legame fra microbiota intestinale e immunoterapia. Il microbiota dei pazienti con melanoma, che non rispondo all’immunoterapia, ha pronunciate caratteristiche pro-infiammatorie, che danneggiano l’integrità della barriera epiteliale dell’intestino e promuovono la produzione di molecole in grado di regolare il sistema immunitario. L’uso del gut-on-chip potrà evitare a pazienti resistenti alla terapia il rischio di inutili effetti collaterali, dando ai loro oncologi la possibilità di somministrare eventuali terapie che li predispongano ad una migliore risposta. Per far questo basterà prelevare un campione fecale e testarne gli effetti.DIABETE, TRAPIANTO DI ISOLE PANCREATICHE PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA È stato pubblicato su The Lancet Diabetes & Endocrinology uno studio che analizza i risultati a lungo termine del trapianto di isole pancreatiche in pazienti con diabete di tipo 1 trattati presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele dal 2001 al 2023.  L’analisi ha coinvolto 79 pazienti di età compresa tra i 18 e i 67 anni, rivelando che nei soggetti con diabete di tipo 1 trattati con una dose specifiche di isole pancreatiche si è ottenuto un significativo miglioramento nella sopravvivenza del trapianto e una maggiore indipendenza dall’insulina. In questo gruppo, la sopravvivenza mediana delle isole è stata di 9.7 anni, con il 72.7% dei pazienti che ha mantenuto l’indipendenza dall’insulina per un periodo tra i 6 e i 7 anni. I dati complessivi mostrano una sopravvivenza del trapianto dell’86% a un anno, del 65% a cinque anni e del 40% a vent’anni, a conferma dell’efficacia a lungo termine del trattamento. Tuttavia, lo studio ha evidenziato alcuni effetti collaterali associati alla terapia immunosoppressiva, come infezioni e riduzione della funzionalità renale, che richiedono un attento monitoraggio e interventi mirati per garantire la sicurezza a lungo termine dei pazienti.MIGRAZIONE SANITARIA: SFONDATO TETTO DEI 5 MILIARDI € NEL 2022. SI AGGRAVA LO SQUILIBRIO NORD-SUD Nel 2022, la mobilità sanitaria interregionale ha raggiunto la cifra record di 5.04 miliardi di euro, il livello più alto mai registrato e superiore del 18.6% a quello del 2021. I dati elaborati dalla Fondazione GIMBE confermano anche il peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che si confermano le Regioni più attrattive. Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto raccolgono da sole il 94,1% del saldo attivo della mobilità sanitaria, ovvero la differenza tra risorse ricevute per curare pazienti provenienti da altre Regioni e quelle versate per i propri cittadini che si sono spostati altrove. A pagare il prezzo più alto sono Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, che insieme rappresentano il 78.8% del saldo passivo. La mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti da altre Regioni, si concentra per oltre la metà in Lombardia (22.8%), Emilia-Romagna (17.1%) e Veneto (10.7%), seguite da Lazio (8.6%), Piemonte (6.1%) e Toscana (6%). Sul fronte opposto, a generare i maggiori debiti per cure ricevute dai propri residenti in altre Regioni, sono Lazio (11.8%), Campania (9.6%) e Lombardia (8.9%), che da sole rappresentano quasi un terzo della mobilità passiva, con un esborso superiore ai 400 milioni di euro ciascuna.Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

02-16
07:01

PODCAST CHALLENGE SESSO SUI SOCIAL, SPERMATOZOI A RISCHIO E INFERTILITA’, OBESITA’ IN SVIZZERA

IST: AUMENTANO I CONTAGI, VADEMECUM SIMAST PER SESSO SICURO. I RISCHI DELLE ‘CHALLENGE’ SUI SOCIAL“Sex roulette", "calippo tour", chemsex: si moltiplicano soprattutto tra i più giovani possibilità di sesso occasiònale, spesso foraggiate anche dalle sfide lanciate da app e social. Questi fenomeni, oltre ad avere numerosi risvolti sociali, possono provocare anche contagi da Infezioni Sessualmente Trasmesse, i cui dati sono in aumento in tutta Europa, con l'Italia che non fa eccezione. A preoccupare è la mancanza di consapevolezza: è maggiore "l'onta" di aver perso una challenge” del rischio di aver contratto una malattia con possibili conseguenze nefaste. Numeri e studi aggiornati su questi temi sono stati al centro del X Congresso Nazionale della Società Interdisciplinare per lo studio delle Malattie Sessualmente Trasmissibili (SIMaST) di Roma. Presenti oltre 200 specialisti. In questa occasiòne è stato presentato anche il Vademecum sul sesso sicuro, un opuscolo destinato a tutta la popolazione con particolare attenzione ai più giovani.  "Nel 2022 per la Gonorrea sono stati segnalati al sistema sentinella circa 1200 casi, che rispetto agli 820 del 2021 implicano un aumento del 50%- sottolinea Barbara Suligoi, Direttore COA dell'ISS e Presidente del Congresso SIMaST.- Per la Sifilide, siamo passati da 580 casi del 2021 a 700, con un aumento del 20%. Anche sulla Clamidia il riscontro è analogo: dagli 800 casi del '19, si è giunti nel 2022 a 993, con un aumento del 25%. L'aspetto più rilevante è il coinvolgimento giovanile, in particolare i giovani under 25: la prevalenza della Clamidia tra le ragazze di questa fascia d'età è del 7%, mentre sopra i 40 anni è appena 1%. In 3 casi su 4 l'infezione da clamidia è asintomatica, quindi molte ragazze non se ne accorgono". Un altro dato che colpisce emerge dallo Studio internazionale HBSC: In Italia, tra i giovani sessualmente attivi a 15 anni, il 69,4% dei ragazzi e il 61,6% delle ragazze hanno dichiarato di aver usato il profilattico nell'ultimo rapporto sessuale, ma a 17 anni si registrano percentuali più basse: 65,9% nei maschi e 56,8% nelle femmine. Emerge la diminuzione a partire dal 2014 dell'uso del preservativo tra i quindicenni sessualmente attivi.SPERMATOZOI A RISCHIO: TROVATI BATTERI NEL LIQUIDO SEMINALEL’eccesso di alcuni ceppi di Pseudomonas, Prevotella e Lattobacilli nel liquido seminale sarebbe in grado di alterare la concentrazione degli spermatozoi favorendo un micro-ambiente infiammatorio, nemico della fertilità maschile. A dimostrarlo due review condotte dai ricercatori dell’Università di Napoli “Federico II”, insieme a colleghi brasiliani e danesi, e dagli esperti dell’Università di Padova, pubblicate di recente su Frontiers in Endocrinology e Cells. Dai 2 lavori, che hanno preso in considerazione rispettivamente 37 ricerche e 27 studi, è emerso come un aumento di ceppi di Prevotella e Pseudomonas e l’incremento di Lactobacillus iners, siano fattori di rischio per la concentrazione spermatica nel liquido seminale, causandone una riduzione sotto la soglia minima stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e necessaria per la fertilità maschile. Gli esperti della Società Italiana di Andrologia, in occasiòne del VI Congresso Natura, Ambiente, Uomo (NAU) hanno focalizzato l’attenzione su questo tema di primaria importanza, in quanto si stima che un numero ridotto di spermatozoi sia causa o concausa di almeno il 30% dei casi di infertilità di coppia. Sono infatti numerosi gli studi che hanno rilevato come negli ultimi 50 anni ci sia stato un significativo declino globale della concentrazione e della conta spermatica totale, il cui numero si è dimezzato negli ultimi decenni e il cui ritmo di riduzione è più che raddoppiato dal 2000.43% DELLA POPOLAZIONE OBESA O IN SOVRAPPESO IN SVIZZERA Nel 2022 il 31% della popolazione dai 15 anni in su residente in Svizzera era in sovrappeso e il 12% soffriva di obesità. I gruppi di popolazione presentavano tassi di sovrappeso e obesità diversi. Gli uomini ne erano colpiti più spesso delle donne. Le persone affette da obesità o sovrappeso soffrivano più spesso di malattie cardiovascolari, diabete o altre malattie croniche rispetto alle persone normopeso. Le persone obese manifestavano anche più spesso sintomi depressivi severi. Questi sono alcuni dei risultati della pubblicazione sul sovrappeso e sull'obesità dell'Ufficio federale di statistica. L'Organizzazione mondiale della sanità definisce il sovrappeso e l'obesità sulla base all'indice di massa corporea. Le persone in sovrappeso hanno un IMC da 25 a 29,9, mentre si tratta di obesità quando è uguale o superiore a 30. L'OMS considera l'obesità come una malattia cronica complessa. Nel 2022 il 31% delle persone dai 15 anni che risiedevano in Svizzera erano in sovrappeso e il 12% erano affette da obesità. In 30 anni la quota di persone che soffrono di obesità è aumentata dal 5% del 1992 al 12% del 2022. Per quanto riguarda il sovrappeso, tra il 1992 e il 2012 la quota è aumentata dal 25 al 30% per poi rimanere stabile nei dieci anni seguenti.Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

11-23
06:47

PODCAST SPECIALE VAIOLO DELLE SCIMMIE MPOX. COSA E’, INFEZIONE, CONTAGIO, SINTOMI, DURATA, COMPLICANZE, VACCINO

Per la seconda volta in due anni il 14 agosto 2024 è stata dichiarata un’"Emergenza di salute pubblica internazionale" (PHEIC) per l’mpox, nuova denominazione del virus del vaiolo delle scimmie.  La causa è da riscontrarsi nell’impennata dei casi registrati nella Repubblica Democratica del Congo quest’anno (oltre 15.600 casi e 537 decessi) e nell’allargamento dell’epidemia a numero crescente di Paesi africani. Intanto un caso è stato scoperto in Svezia: è stata infettata durante un soggiorno nella parte dell'Africa dove c'è un importante focolaio di mpox clade I. In una nuova valutazione del rischio, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha affermato che è altamente probabile che l’Europa registri più casi importati di mpox causati dal virus del clade I attualmente in circolazione in Africa. Tuttavia, la probabilità di una trasmissione sostenuta in Europa è molto bassa, a condizione che i casi importati vengano diagnosticati rapidamente e vengano implementate misure di controllo. Mpox, spiegano gli esperti del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, è una malattia virale causata dal virus del vaiolo delle scimmie (mpxv), un orthopoxvirus della stessa famiglia del vaiolo (poxviridae). Esistono due gruppi geneticamente distinti: il clade I, a sua volta distinguibile nei due sub-clade Ia e Ib, e il clade II, distinguibile nei due sub-clade IIa e IIb. Il virus è presente nella fauna selvatica, in particolare primati e piccoli roditori, in diversi paesi dell’Africa centrale e occidentale. Il nome vaiolo delle scimmie, precedentemente attribuitogli, deriva dalla prima identificazione del virus, scoperto nelle scimmie in un laboratorio danese nel 1958. Il virus è stato rilevato per la prima volta nell’uomo nel 1970, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Da allora, casi nell’uomo trasmessi prevalentemente attraverso il contatto con animali infetti, sono stati riportati in RDC e altri paesi africani. Nel 2022, la rapida diffusione del mpox clade IIb a livello globale, in paesi in precedenza non affetti, con trasmissione interumana, prevalentemente per via sessuale, fu dichiarata anche in quel caso un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, poi terminata nel maggio 2023,. Dalla fine del 2023 è in corso nella RDC un’altra importante epidemia di mpox, che recentemente si è allargata ad altri paesi africani. Desta una particolare preoccupazione l’attuale rapida diffusione del mpxv clade I e in particolare, di un nuovo ceppo sub-clade Ib, che sembra si stia diffondendo prevalentemente attraverso contatti sessuali. Il numero di casi riportato quest’anno nella RDC ha già superato il numero totale dello scorso anno, con più di 15600 casi e 537 decessi. L’emergere di un nuovo sottotipo di mpox, la sua rapida diffusione nella parte orientale della RDC e la segnalazione di casi in diversi paesi vicini sono stati valutati come molto preoccupanti, tanto da far ritenere all’Oms necessaria una risposta internazionale coordinata per fermare la diffusione del virus, con conseguente dichiarazione dell’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. ​Dopo un periodo di incubazione che può variare da 5 a 21 giorni (in genere da 6 a 13 giorni), la malattia è generalmente caratterizzata da una fase prodromica, che dura tra 0 e 5 giorni, con febbre, intensa cefalea (generalizzata o frontale), linfoadenopatia (linfonodi ingrossati), mal di schiena, mialgia e intensa astenia (debolezza). La linfoadenopatia è una caratteristica distintiva del vaiolo delle scimmie rispetto ad altre malattie che inizialmente possono apparire simili (per esempio la varicella) e poi da un’eruzione cutanea che di solito si presenta entro 1-3 giorni dalla comparsa della febbre, tipicamente iniziando sul viso (coinvolto nel 95% dei casi) e poi diffondendosi ad altre parti del corpo, soprattutto alle estremità (inclusi i palmi delle mani e la pianta dei piedi nel 75% dei casi). Possono essere coinvolte anche le mucose orali (nel 70% dei casi), i genitali (30% dei casi) le congiuntive (20%). Il coinvolgimento oculare può portare a ulcere corneali e cecità. L’eruzione cutanea generalmente evolve in sequenza da macule (lesioni con una base piatta) a papule (lesioni solide leggermente rialzate), vescicole (lesioni piene di liquido trasparente), pustole (lesioni piene di liquido giallastro) e croste che si seccano e cadono. Il numero di lesioni varia da poche a diverse migliaia. A differenza della varicella, le lesioni sono generalmente delle stesse dimensioni e nello stesso stadio maturativo per sito anatomico.  Nell’epidemia mondiale del 2022, sono state riscontrate alcune differenze nel periodo di incubazione che può variare da 7 a 8 giorni con periodi anche più brevi da 2 a 4 giorni. I sintomi prodromici che precedono l’eruzione cutanea non sempre si manifestano, e sono assenti in quasi il 50% dei casi. Le complicanze tipiche del vaiolo delle scimmie possono includere infezioni batteriche secondarie, broncopolmonite, sepsi, encefalite e infezione della cornea con conseguente perdita della vista. Sono state inoltre descritte complicanze genitali, perianali e orali, tra cui proctite e tonsillite. L’Mpox è solitamente una malattia autolimitante e in genere dura da 2 a 4 settimane. Alcune persone possono sviluppare una malattia più grave e necessitare di ricovero ospedaliero. Fino al 2022, le epidemie di mpox sono risultate legate a eventi di spillover dagli animali all’uomo, con scarsa trasmissibilità uomo-uomo, e con il Mmxv clade I presente in Africa centrale, mentre il clade II in Africa occidentale. Nel 2022, il MPXV sub-clade IIb ha causato un’epidemia a livello globale, sostenuta da contagio uomo-uomo quasi esclusivamente attraverso il contatto sessuale. La trasmissione umana può avvenire anche tramite il contatto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee o con oggetti contaminati (lenzuola, vestiti), oppure il contatto prolungato faccia a faccia (attraverso droplets respiratori). È possibile che le persone che sono state vaccinate contro il vaiolo siano a minor rischio di infezione con il virus del vaiolo delle scimmie per la similitudine di quest’ultimo con il virus del vaiolo umano.   È attualmente disponibile un vaccino attenuato non replicativo (MVA-BN) ancora più sicuro rispetto a quello utilizzato durante la campagna di eradicazione del vaiolo umano, terminata tra la fine degli anni ‘70’ e l’inizio degli anni ‘80 del secolo scorso, efficace anche contro il virus del vaiolo delle scimmie. Nell’attuale contesto epidemiologico non è raccomandata la vaccinazione per la popolazione generale. Al momento la vaccinazione è offerta ad alcune categorie di persone più a rischio.  L'ECDC raccomanda ai viaggiatori in aree epidemiche di consultare il proprio medico o i centri di vaccinazioni internazionali/medicina dei viaggi in merito all'idoneità alla vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie.   Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

08-17
09:01

PODCAST VACCINO UNIVERSALE PER INFLUENZA, BAMBINI E RISCHIO ANNEGAMENTO, EFFETTI AVVERSI E RADIOTERAPIA

UN VACCINO UNIVERSALE CONTRO L'INFLUENZAUna nuova ricerca condotta dall'Oregon Health & Science University rivela un approccio promettente per lo sviluppo di un vaccino antinfluenzale universale, un cosiddetto vaccino "one and done", che conferisce immunità a vita contro un virus in evoluzione. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha testato una piattaforma vaccinale sviluppata dall'OHSU contro il virus ritenuto più probabile causa della prossima pandemia. I ricercatori hanno riferito che il vaccino ha generato una robusta risposta immunitaria nei primati non umani esposti al virus dell'influenza aviaria H5N1. Ma il vaccino non era basato sul virus H5N1 contemporaneo; invece, i primati sono stati inoculati contro il virus dell'influenza del 1918 che ha ucciso milioni di persone in tutto il mondo. I ricercatori hanno riferito che sei degli 11 primati non umani inoculati contro il virus che circolava un secolo fa, l'influenza del 1918, sono sopravvissuti all'esposizione a uno dei virus più letali al mondo oggi, l'H5N1. Al contrario, un gruppo di controllo di sei primati non vaccinati esposti al virus H5N1 è morto per la malattia. La piattaforma potrebbe essere "assolutamente" utile contro altri virus mutanti, tra cui SARS-CoV-2.BAMBINO GESÙ: 40 MINORI OGNI ANNO MUOIONO PER ANNEGAMENTO IN ITALIA Ogni anno in Italia, circa 400 persone perdono la vita per annegamento. Di queste, circa 40 (il 10%) sono minori. Presso i pronto soccorso del Bambino Gesù negli ultimi 10 anni sono arrivati circa 80 bambini e ragazzi vittime di incidenti di balneazione. In vista della giornata mondiale per la prevenzione dell’annegamento del 25 luglio, istituita dalle Nazioni Unite, gli esperti dell’Ospedale forniscono le indicazioni per ridurre al minimo i rischi legati a questo fenomeno.  Secondo i dati sulle cause di mortalità pubblicati dall’ISTAT, in 10 anni in Italia sono morte 3.760 persone per annegamento. Di questi, 429 erano bambini e ragazzi (43 circa ogni anno). Nel Lazio la media di decessi per annegamento è stata di 16 l’anno. In tutto il centro Italia sono morti 55 minori tra il 2012 e il 2021. Secondo il rapporto pubblicato dall’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno in Italia si registrano 800 ospedalizzazioni per annegamento, circa 60.000 salvataggi (solo sulle spiagge) e più di 600.000 interventi di prevenzione da parte dei bagnini.RADIOTERAPIA, PRECISIONE NEL TRATTAMENTO PUO' INCIDERE SU EFFETTI COLLATERALI Quando si parla di radioterapia è frequente il riferimento alla tossicità e agli effetti collaterali, pur trattandosi di false credenze sulle quali l'Associazione Italiana di radioterapia Italiana (Airo) vuole fare chiarezza. I risultati emersi dall'indagine Airo-Astra Ricerche, mostrano che l'84,3% di chi conosce la radioterapia indica almeno un effetto collaterale: prima fra tutte la stanchezza (indicata dal 63,8%), seguita da reazioni cutanee (arrossamenti, irritazioni) (50,0%), da caduta di capelli, peli nelle zone trattate (37,5%) e da pelle secca (29,5%). Un aspetto relativo alla mitigazione degli effetti collaterali è stato oggetto dello studio premiato nel corso del 34°Congresso Nazionale Airo appena concluso, in cui è stata indagata la correlazione tra la dose di radiazioni e la tossicità cardiaca nei trattamenti di radioterapia per il carcinoma del polmone. Si intende la capacità della radioterapia di essere curativa e di interagire in modo sinergico con le terapie sistemiche nella loro evoluzione e con la chirurgia. “La radioterapia- spiega Pierluigi Bonomo, responsabile Commissione scientifica Airo- costituisce uno dei pilastri fondamentali nella cura del cancro, insieme alla chirurgia, alla chemioterapia e, da alcuni anni, all'immunoterapia. I risultati emersi dallo studio premiato potrebbero rivelarsi fondamentali per lo sviluppo di nuovi limiti di dose da utilizzare nella pianificazione dei trattamenti futuri. L'obiettivo è aumentare ulteriormente la precisione della radioterapia, minimizzando gli effetti collaterali e migliorando la qualità della vita dei pazienti".Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni

07-20
06:03

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