Al FIND 2025 Giuseppe Sanniu: il corpo come mappa interiore tra fragilità e movimento autentico
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Giuseppe Sanniu, danzatore e coreografo cagliaritano esplora con il corpo la vulnerabilità e la disarmonia, trasformando l’imperfezione in linguaggio artistico durante il FIND 2025
Oggi ai microfoni di Unica Radio, abbiamo parlato con Giuseppe Sanniu, danzatore e coreografo cagliaritano, protagonista del workshop “Incoerenze”, in programma giovedì 13 novembre dalle 14 alle 16 alla scuola di danza Assunta Pittaluga, nell’ambito del FIND – Festival Internazionale Nuova Danza, giunto alla sua 43ª edizione.
Sanniu racconta che l’idea nasce “dalla necessità di mostrare ciò che spesso viene ignorato o nascosto: la parte scomoda, fragile e disallineata del movimento”. L’obiettivo è accogliere l’imperfezione come valore, trasformando la vulnerabilità in strumento creativo.
La cartografia fisica dei paesaggi interiori
Nel laboratorio, Sanniu parla di una vera e propria “cartografia fisica”, un lavoro anatomico che frammenta il corpo in micro segmenti per esplorare come la disarmonia possa generare bellezza. “Anche ciò che appare mostruoso può diventare poetico se osservato con occhi nuovi”, spiega il coreografo.
La sua esperienza in Sardegna, iniziata giovanissimo al Teatro Lirico di Cagliari, è stata fondamentale: “A 17 anni mi sono trovato per caso in quel mondo. Da lì, con l’aiuto di Maurizio Montis, ho capito come funziona davvero la danza, in Italia e all’estero.”
Improvvisazione e scrittura fisica: l’origine del gesto
Nel suo processo creativo, l’improvvisazione è l’elemento cardine. “È il modo più diretto per conoscere un danzatore. Da lì emergono verità, emozioni, direzioni nuove.” Sanniu utilizza task fisici e momenti di scrittura corporea per dare forma a concetti complessi, creando un linguaggio autentico e in continua evoluzione.
Inner Map: il disagio di essere visti
Venerdì 14 novembre alle 21:30 a Sa Manifattura, Sanniu presenterà lo spettacolo “Inner Map”, un’indagine sull’essere osservati e giudicati. “Non voglio dare risposte, ma creare domande dentro lo spettatore. Il disagio può essere fertile, se accettato.”
Tra le sue ispirazioni cita il coreografo Brian e l’artista sarda Lupa Maimone, “esempi di dedizione assoluta e visione”.










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