Frasivolanti blog - di Laura Ressa: Relazioni di cura e ascolto per costruire una società migliore - Intervista a Matteo Maria Bonani
Update: 2024-12-21
Description
I temi della sofferenza e della cura ci portano inevitabilmente a riflettere sul modo in cui la società influenzi lo stato di salute delle persone. Salute fisica, certo, ma anche salute psicologica: due aspetti questi saldamente interconnessi nelle nostre vite.
Il protagonista dell'intervista del 28 ottobre 2024 è stato Matteo Maria Bonani, psicoterapeuta, supervisore e formatore nelle aree della disabilità complessa, della salute mentale e della tutela del minore.
Oltre agli studi di psicoterapia, Matteo si interessa di filosofie orientali e di altre tradizioni come lo sciamanismo. Autore di “Relazione di cura e cura della Relazione”, del testo “Oceano Irrazionale. Cronache di uno psicoterapeuta” e, insieme alla moglie Silvia Riccamboni, di “Il Canto della Foresta. Ayahuasca e medicina sciamanica“.
Per entrare ancora più nel vivo della sua storia, propongo di seguito alcuni stralci di una sua recente intervista.
"Sono un uomo di montagna e di mare, anche se vivo in città. Sono cresciuto in un paese alle pendici delle piccole dolomiti, il bosco, i torrenti e le rocce sono state le mie vere scuole. Ho amato arrampicare e praticare snowboard, anche se preferivo salire a piedi la neve fresca, magari le notti di luna piena e poi scendere nel silenzio dell’immensità del cielo stellato. La frenesia degli impianti di risalita mi ha sempre messo a disagio, questo quando ero giovane non lo capivo e mi sentivo “strano”, ma poi ho compreso: la mia predisposizione naturale è sempre stata l’ascolto, l’osservazione, la contemplazione. Senza volerlo questa mia inclinazione è diventata la cifra anche del mio lavoro con le persone. Sono uno psicoterapeuta ma fondamentalmente mi sento un ricercatore. Di cosa? Della profondità esistenziale; intendo dire questo quando parlo di me come di un uomo di mare. [...]
Per attraversare alcuni territori dell’esperienza umana serve prima di tutto un linguaggio. Non è facile dare parola ad alcuni pensieri, sentimenti, emozioni, sensazioni; quando una situazione o l’incontro con qualcuno toccano corde sensibili del nostro essere, sfiorano ferite antiche ancora in grado di farci provare paura, terrore o rabbia a livello viscerale, è proprio là, allora che servono parole capaci di contenere e dare un senso a quanto accade e ci potrebbe altrimenti anche sconvolgere o travolgere. [...]
Mi sono sempre chiesto: ma perché una parola, un gesto, un silenzio possono essere talvolta una medicina, un balsamo, una carezza mentre in altre occasioni si rivelano un veleno, una doccia fredda o una ustione, uno schiaffo o un pugno in faccia? Ho voluto argomentare ed esplorare gli orizzonti di questa domanda, che è nata in me molto prima di iniziare a lavorare come psicoterapeuta. L’incontro tra le persone può determinare cambi di rotta esistenziale anche molto significativi, nel bene e nel male. [...]".
Infine riporto un testo che Matteo Maria Bonani ha pubblicato su Facebook a seguito di una sua visita al Parco di San Giovanni di Trieste.
"Ad ogni viaggio che faccio in questa splendida terra non posso non fare un passaggio per l'ex manicomio provinciale, luogo di sofferenze inaudite e ingiustizie disumane prima della legge 180. Qui Basaglia con i suoi compagni e compagne ha mostrato che non solo un altro modo di prendersi cura di chi soffre mentalmente sia possibile, ma ciò ha reso evidente che l'integrazione della sofferenza psichica, l'ascolto dell'urlo disperato di chi si è smarrito ed ha vissuto l'esperienza del naufragio può contribuire ad un tessuto sociale migliore."
Cerchiamo allora, insieme, di capire in che modo la cura e l'ascolto possano ancora avere una grande rilevanza. Soprattutto, cerchiamo insieme di comprendere come e se sia ancora possibile costruire un tessuto sociale migliore.
Il protagonista dell'intervista del 28 ottobre 2024 è stato Matteo Maria Bonani, psicoterapeuta, supervisore e formatore nelle aree della disabilità complessa, della salute mentale e della tutela del minore.
Oltre agli studi di psicoterapia, Matteo si interessa di filosofie orientali e di altre tradizioni come lo sciamanismo. Autore di “Relazione di cura e cura della Relazione”, del testo “Oceano Irrazionale. Cronache di uno psicoterapeuta” e, insieme alla moglie Silvia Riccamboni, di “Il Canto della Foresta. Ayahuasca e medicina sciamanica“.
Per entrare ancora più nel vivo della sua storia, propongo di seguito alcuni stralci di una sua recente intervista.
"Sono un uomo di montagna e di mare, anche se vivo in città. Sono cresciuto in un paese alle pendici delle piccole dolomiti, il bosco, i torrenti e le rocce sono state le mie vere scuole. Ho amato arrampicare e praticare snowboard, anche se preferivo salire a piedi la neve fresca, magari le notti di luna piena e poi scendere nel silenzio dell’immensità del cielo stellato. La frenesia degli impianti di risalita mi ha sempre messo a disagio, questo quando ero giovane non lo capivo e mi sentivo “strano”, ma poi ho compreso: la mia predisposizione naturale è sempre stata l’ascolto, l’osservazione, la contemplazione. Senza volerlo questa mia inclinazione è diventata la cifra anche del mio lavoro con le persone. Sono uno psicoterapeuta ma fondamentalmente mi sento un ricercatore. Di cosa? Della profondità esistenziale; intendo dire questo quando parlo di me come di un uomo di mare. [...]
Per attraversare alcuni territori dell’esperienza umana serve prima di tutto un linguaggio. Non è facile dare parola ad alcuni pensieri, sentimenti, emozioni, sensazioni; quando una situazione o l’incontro con qualcuno toccano corde sensibili del nostro essere, sfiorano ferite antiche ancora in grado di farci provare paura, terrore o rabbia a livello viscerale, è proprio là, allora che servono parole capaci di contenere e dare un senso a quanto accade e ci potrebbe altrimenti anche sconvolgere o travolgere. [...]
Mi sono sempre chiesto: ma perché una parola, un gesto, un silenzio possono essere talvolta una medicina, un balsamo, una carezza mentre in altre occasioni si rivelano un veleno, una doccia fredda o una ustione, uno schiaffo o un pugno in faccia? Ho voluto argomentare ed esplorare gli orizzonti di questa domanda, che è nata in me molto prima di iniziare a lavorare come psicoterapeuta. L’incontro tra le persone può determinare cambi di rotta esistenziale anche molto significativi, nel bene e nel male. [...]".
Infine riporto un testo che Matteo Maria Bonani ha pubblicato su Facebook a seguito di una sua visita al Parco di San Giovanni di Trieste.
"Ad ogni viaggio che faccio in questa splendida terra non posso non fare un passaggio per l'ex manicomio provinciale, luogo di sofferenze inaudite e ingiustizie disumane prima della legge 180. Qui Basaglia con i suoi compagni e compagne ha mostrato che non solo un altro modo di prendersi cura di chi soffre mentalmente sia possibile, ma ciò ha reso evidente che l'integrazione della sofferenza psichica, l'ascolto dell'urlo disperato di chi si è smarrito ed ha vissuto l'esperienza del naufragio può contribuire ad un tessuto sociale migliore."
Cerchiamo allora, insieme, di capire in che modo la cura e l'ascolto possano ancora avere una grande rilevanza. Soprattutto, cerchiamo insieme di comprendere come e se sia ancora possibile costruire un tessuto sociale migliore.
Episode: https://www.spreaker.com/episode/relazioni-di-cura-e-ascolto-per-costruire-una-societa-migliore-intervista-a-matteo-maria-bonani--63431043
Podcast: https://www.spreaker.com/podcast/frasivolanti-blog-di-laura-ressa--4596701
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