DiscoverNicoletta CinottiLa Self-Compassion non è egoismo: sfatiamo un mito
La Self-Compassion non è egoismo: sfatiamo un mito

La Self-Compassion non è egoismo: sfatiamo un mito

Update: 2025-11-02
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C’è una confusione essenziale che accompagna il nostro rapporto con l’amore verso noi stessi. La confondiamo con l’egoismo, o peggio, con il narcisismo. Eppure, come psicoterapeuta e insegnante di mindfulness, posso testimoniare che si tratta di due movimenti dell’anima profondamente diversi.

Nel narcisismo si ama un’immagine di sé, spesso costruita per coprire un vuoto sottostante o un senso di disvalore. Il narcisista ha poco contatto profondo con sé stesso – ama la superficie, non la sostanza.


La self-compassion, invece, consiste proprio nel toccare quella radice intima e profonda che spesso nascondiamo agli altri. È guardare i nostri graffi, strappi e imperfezioni e dire: “Vai bene così. Non devi dimostrare niente a nessuno.”


Il paradosso della cura esterna


Sappiamo prenderci cura di tutto: piante, casa, lavoro, relazioni. Esercitiamo le nostre abilità di cura verso l’esterno con naturalezza. Ma quando si tratta di rivolgerle all’interno? È come se ci fosse una ruota dentata che fa sobbalzi in continuazione.

Guardiamo fuori nella speranza che la cura dispensata agli altri ci torni magicamente indietro. Aspettiamo che qualcuno si accorga di noi e risponda ai nostri bisogni senza nemmeno doverli esprimere. Nel frattempo, continuiamo a essere prodighi con l’esterno e a privarci della cura che viene dal volersi bene.


La differenza tra autostima e self-compassion


L’autostima è condizionata ai risultati. È un amore “scolastico”, che assomiglia alla pagella di fine quadrimestre. Un amore a condizione di vincere, a patto di essere bravi.

La self-compassion è radicalmente diversa. Non dipende da ciò che otteniamo o da come performiamo. È presente proprio quando ne abbiamo più bisogno: nei momenti di difficoltà, di fallimento, di vulnerabilità.

Kristin Neff, ricercatrice all’Università di Austin e co-creatrice del programma Mindful Self-Compassion, ha dimostrato attraverso anni di ricerca che la self-compassion:





    • Riduce ansia e depressione

    • Aumenta la motivazione intrinseca

    • Migliora le relazioni interpersonali

    • Sostiene la resilienza




I tre pilastri della pratica

La self-compassion poggia su tre elementi fondamentali:


Mindfulness: Non possiamo curarci se non sappiamo di cosa abbiamo bisogno

Gentilezza: Trattarci con la stessa premura che riserveremmo a un caro amico

Comune umanità: Riconoscere che la sofferenza è parte dell’esperienza umana condivisa


Un invito alla pratica


Oggi, mentre leggi queste parole, fermati un momento. Porta una mano al cuore. Respira. Chiediti: “Di cosa ho davvero bisogno in questo momento?”

Non è egoismo. È il primo passo di una rivoluzione gentile che parte da dentro e si espande all’esterno, rendendo più autentiche e profonde tutte le nostre relazioni.

Perché la verità è questa: non possiamo dare agli altri ciò che non siamo capaci di dare a noi stessi. L’amore, come la gentilezza, non è una risorsa limitata. Più ne coltiviamo dentro, più ne abbiamo da condividere.


Vuoi un file audio di pratica? Un respiro affettuoso


© Nicoletta Cinotti 13 Giorni di gentilezza per la giornata mondiale della gentilezza. PUOI PARTECIPARE LIVE, A GENOVA A Palazzo Rosso oppure in STREAMING COLLEGANDOTI A ZOOM. Prenota il tuo postocliccando sul link sotto


Un cuore gentile: pratica per la Giornata mondiale della gentilezza


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