DiscoverRadio Onda d`UrtoPIANO TRUMP: “LA FIRMA E’ IL SIGILLO DI UNA TRAGEDIA IMMANE DI CUI NESSUNO PAGHERA’ LE CONSEGUENZE. ANZI I CARNEFICI DIVENTANO EROI”. INTERVISTA AD ALESSANDRO VOLPI
PIANO TRUMP: “LA FIRMA E’ IL SIGILLO DI UNA TRAGEDIA IMMANE DI CUI NESSUNO PAGHERA’ LE CONSEGUENZE. ANZI I CARNEFICI DIVENTANO EROI”. INTERVISTA AD ALESSANDRO VOLPI

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Update: 2025-10-15
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“L’ipocrisia. La firma a Sharm el Sheik della “pace” a Gaza, celebrata con la massima enfasi dai media e rivendicata con orgoglio dalla presidente Giorgia Meloni, è il sigillo di una tragedia immane di cui, di fatto, nessuno pagherà le conseguenze, anzi i carnefici diventano eroi”. Lo scrive Alessandro Volpi docente di Storia contemporanea, di Storia del movimento operaio e sindacale e di Storia sociale presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa.


Che aggiunge: “La più recente analisi del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente indica che la distruzione o il danneggiamento del 78% circa dei 250 mila edifici stimati nella Striscia ha determinato un volume di circa 61 milioni di tonnellate di macerie, diciassette volte la somma di tutti i detriti prodotti dai precedenti bombardamenti a Gaza dal 2008. Secondo le fonti più accreditate, rimuovere e processare questa massa enorme richiederà decenni, anche al netto degli imprevisti. Gaza, inoltre, è un cimitero dove si stima che almeno 12 mila corpi, degli oltre 70 mila, siano ancora sepolti sotto le macerie, con suoli e acque gravemente contaminate. Questo disastro ambientale, esito della strategia di genocidio, che di fatto ha svuotato Gaza City, creando un inferno destinato a rendere impossibile qualsiasi ritorno, peraltro è già oggetto di grandi affari. La “privatizzazione” dei soccorsi ha trovato alcuni fondi pronti ad occuparsene, a partire dal fondo di private McNally Capital e da Safe Reach Solutions, due società vicine al “negoziatore eroe” Witkoff, mentre l’enorme opera di rimozione delle macerie sarà svolta da varie imprese israeliane, a diverso titolo legate, a Jared Kushner. Sempre a Sharm, poi, prenderà definitivamente forma il fondo da 53 miliardi di dollari, finalizzato a trovare investitori esteri – fondi Usa e arabi – secondo il disegno dello stesso Kushner, che, non a caso, aveva ipotizzato fin dallo scorso anno che sarebbero stati necessari almeno 50 miliardi di dollari per l’avvio della ricostruzione. Questa non è una pace, è lo strumento per celebrare i massacratori e per consentirgli di fare montagne di soldi”.


Alessandro Volpi sottolinea anche che “uno degli artefici delle trattative Israele-Hamas Steve Witkoff è a capo di una grande compagnia immobiliare, Witkoff Group, fondata nel 1997, che trae buona parte dei finanziamenti per il suo gruppo da fondi sovrani arabi, a cominciare, dal Qatar e dalla grandi banche Usa, a cominciare da Jp Morgan. Guarda caso il settore immobiliare nel quale il gruppo di Witkoff è specializzato è quello dei grandi alberghi di lusso e delle “riconversioni di aree molto degradate”.


A tutto questo bisogna aggiungere altri due punti: “Il primo è che i due figli di Witkoff hanno creato una società che si occupa di criptovalute e di stable coin, in cui hanno già investito il fondo sovrano di Abu Dhabi e quello del Qatar. Il secondo è che Witkoff ha conosciuto Trump quando il presidente si occupava di immobili e ha legami stretti con l’altro delegato al Medio Oriente, Jared Kushner, marito di Ivanka Trump, e fondatore nel 2021, sulle orme del padre, di Affinity, una società di investimenti finanziata, di nuovo, dai fondi sovrani arabi, e dedita in gran parte a operazioni immobiliari. Verrebbe da dire che la “pace”, dopo il genocidio, è avvenuta grazie agli immobili. Una pace immobiliare.


L’intervista a Alessandro Volpi docente di Storia contemporanea, di Storia del movimento operaio e sindacale e di Storia sociale presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa Ascolta o scarica 

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