Tonnarelli Cses e Plastitar - Scientificast
Update: 2025-01-20
Description
Episodio 546 con Luca e Giuliana rampanti ai microfoni!
Nella prima parte dell'episodio Giuliana ci parlerà di un recente studio sulla cacio e pepe perfetta, o meglio scientifica! Dopo avervi fatto venire fame vi daremo anche la ricetta, tranquilli.
Nel nostro intervento esterno Marco intervista Alessandro Sotgiu, ricercatore dell'INFN Roma Tor Vergata parlandoci di raggi cosmici di bassa energia, la loro possibile correlazione con i terremoti e sugli esperimenti italo-cinesi CSES 01 e CSES 02.
Rientrati in studio, Giuliana ci intriga con una barza matematica e Luca ci parla di una nuovo tipo di residuo plastico ritrovato nel Mediterraneo: il plastitar, un agglomerato di nao, micro e macroplastiche incorporate in una matrice di bitume e dall'aspetto "roccioso". Oltre a confermare presenza sempre maggiore del plastitar sulle nostre coste e studiarne la composizione, lo studio affronta la possibilità di utilizzare questo materiale di rifiuto come capsula del tempo a memoria dell'inquinamento da materiali platici causato dall'uomo. Se siete curiosi di capire cosa è stato ritrovato all'interno del plastitar, vi rimandiamo al sito di archeoplastica, frutto dei risultari dello studio guidato da ricercatori dell'Università Milano Bicocca.
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Nella prima parte dell'episodio Giuliana ci parlerà di un recente studio sulla cacio e pepe perfetta, o meglio scientifica! Dopo avervi fatto venire fame vi daremo anche la ricetta, tranquilli.
Nel nostro intervento esterno Marco intervista Alessandro Sotgiu, ricercatore dell'INFN Roma Tor Vergata parlandoci di raggi cosmici di bassa energia, la loro possibile correlazione con i terremoti e sugli esperimenti italo-cinesi CSES 01 e CSES 02.
Rientrati in studio, Giuliana ci intriga con una barza matematica e Luca ci parla di una nuovo tipo di residuo plastico ritrovato nel Mediterraneo: il plastitar, un agglomerato di nao, micro e macroplastiche incorporate in una matrice di bitume e dall'aspetto "roccioso". Oltre a confermare presenza sempre maggiore del plastitar sulle nostre coste e studiarne la composizione, lo studio affronta la possibilità di utilizzare questo materiale di rifiuto come capsula del tempo a memoria dell'inquinamento da materiali platici causato dall'uomo. Se siete curiosi di capire cosa è stato ritrovato all'interno del plastitar, vi rimandiamo al sito di archeoplastica, frutto dei risultari dello studio guidato da ricercatori dell'Università Milano Bicocca.
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