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Update: 2021-04-11
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(Testo di riferimento: Matteo 20,17-32 - La Bibbia)
Mentre Gesù viaggiava risoluto verso Gerusalemme dove lo attendeva il culmine della sua missione, a cosa pensavano i discepoli?
Ne parliamo in questo episodio 48 della serie sul vangelo di Matteo.
Gesù aveva già annunciato diverse volte la sua morte e la sua risurrezione ai discepoli. Era importante che capissero ciò che stava per accadere. E, proprio mentre si stavano recando a Gerusalemme, lo ribadì ancora una volta:
Poi Gesù, mentre saliva verso Gerusalemme, prese da parte i dodici; e strada facendo, disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi; essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito, flagellato e crocifisso; e il terzo giorno risusciterà». (Mt 20, 17-19)
Abbiamo già incontrato altre volte questi annunci di Gesù. Ma questo, nel vangelo di Matteo, è particolarmente importante perché è l'ultimo che Matteo riportò prima dell'entrata in Gerusalemme. Ancora una volta Gesù predisse la sua morte e la sua risurrezione, ma in questo caso diede più dettagli di quanto aveva fatto in precedenza, parlò del suo tradimento, del suo essere dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi, quindi della sua condanna, della sua consegna ai pagani, ovvero ai romani, predisse lo scherno, la flagellazione e la crocifissione. infine predisse la sua risurrezione.
Gesù non avrebbe potuto essere più chiaro di così con i suoi discepoli. Con queste parole egli dimostrò loro di avere ogni cosa sotto controllo , infatti le cose sarebbero andate esattamente come egli aveva detto loro. Era piuttosto chiaro che Gesù stava andando a Gerusalemme nella piena consapevolezza degli eventi che lo attendevano, anzi stava andando lì proprio volontariamente per affrontare quegli eventi.
Avvicinandosi a Gerusalemme si avvicinavano gli eventi che avrebbero dato un senso alla sua missione, eventi che i discepoli continuavano a non capire. Non dimentichiamo che, se Gesù era davvero il Messia, i suoi discepoli non si aspettavano di vederlo morire. Nonostante Gesù continuasse a parlare di queste cose, i discepoli continuavano a cercare di non pensarci, forse speravano che si sbagliasse o che parlasse in modo figurato.
Matteo ci presenta infatti un contrasto evidente con Gesù che continua a preparare i suoi discepoli al momento difficile che si presentava davanti a loro ed essi che continuavano a preoccuparsi di chi avrebbe avuto un posto di primo piano nel regno dei cieli. Leggiamo come prosegue il brano:
Allora la madre dei figli di Zebedeo si avvicinò a Gesù con i suoi figli, prostrandosi per fargli una richiesta. Ed egli le domandò: «Che vuoi?» Ella gli disse: «Di' che questi miei due figli siedano l'uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra, nel tuo regno». (Matteo 20, 20-21)
Avete notato che contrasto? Matteo presenta Gesù che parla della sua morte e subito dopo descrive la vera preoccupazione dei discepoli, quella del premio che avrebbero ricevuto. In questo caso, addirittura interviene una madre ad intercedere per i suoi figli.
Gesù rispose: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che io sto per bere?» Essi gli dissero: «Sì, lo possiamo». (Matteo 20, 22)
La risposta di Gesù li riporta però alla realtà. Avevano capito davvero cosa stava per accadere? Avevano capito che giunti a Gerusalemme non sarebbe stato il momento di insediarsi per regnare, ma sarebbe stato il momento di morire e risorgere. Gesù non stava parlando di una morte e di una risurrezione figurati,
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