Bibliotp - Rete Biblioteche Trapani

BiblioTP | Rete delle biblioteche della provincia di Trapani Polo SBN (Servizio bibliotecario nazionale) Trapani Servizio bibliotecario regionale (SBR) della Sicilia - Provincia di Trapani

OPEN FARDELLIANA 10. SALA TORRE ARSA – Archivio del Senato di Trapani

La biblioteca Fardelliana custodisce un ricco patrimonio di memorie: l’Archivio del Senato di Trapani, ossia l’archivio storico dell’amministrazione cittadina dal XVI secolo sino al 1818. La giunta comunale di Trapani, con delibera del 20 marzo 1917, ne stabilì il deposito qui in Fardelliana “perché vi fosse custodito e tenuto a disposizione degli studiosi” e da allora questo patrimonio documentario costituisce una fonte insostituibile per gli studi sulla storia della città. Il fondo presenta una sostanziale continuità degli atti, in quanto le strutture amministrative locali rimasero inalterate in Sicilia dal tempo dei sovrani normanno-svevi fino alla riforma amministrativa borbonica del 1816-1817. Le città isolane erano distinte in città demaniali, terrae e casali. Le prime erano le realtà più importanti dal punto di vista economico e demografico, le seconde si distinguevano dai casali perché avevano il castello e la piazza o loggia, dove si riuniva il consiglio generale del Comune e si svolgevano i piccoli negozi. Nel 1589 alla Universitas di Trapani, fino ad allora definita terra, fu concesso il privilegio di chiamarsi Civitas. Le carte conservate raccontano la storia dell’evoluzione dei rapporti tra la città e la monarchia, attraverso le varie dominazioni succedutesi nell’isola. Consuetudini e privilegi concessi dai sovrani, corrispondenza, atti, memoriali, carte notarili, mandati, insieme con tantissime curiosità, come una numerazione delle case di Trapani, risalente al 1748, che costituisce una vera propria radiografia del tessuto urbano della città alla metà del XVIII secolo, con l’indicazione toponomastica dei quartieri, delle cosiddette “isole”, e con i nomi dei proprietari degli immobili.  I documenti ci parlano delle corporazioni artigiane, della marina grande dei naviganti e di quella piccola, dei pescatori, dei prezzi dei prodotti alimentari nelle varie epoche, di episodi minori della cronaca e della politica. Dalle antiche carte riaffiora il ritratto di una Trapani operosa, con il suo vivace porto pieno di imbarcazioni di ogni tipo, punto di convergenza delle rotte mercantili dalla Spagna al Nordafrica, incrocio di storie e di culture al centro del Mediterraneo, importante punto di scambio delle ricchezze tradizionali della città, il sale, il tonno, il corallo. OPEN FARDELLIANA⁠⁠⁠⁠ ⁠⁠⁠⁠BIBLIOTP

10-24
03:12

OPEN FARDELLIANA 9. SALA TORRE ARSA – STATUA ANTONIO SCONTRINO – Descrizione Fondo Musicale e carteggio

La Fardelliana possiede un fondo musicale costituito da circa 200 records di musica manoscritta e a stampa del periodo compreso tra Ottocento e Novecento, che racconta la storia della musica italiana e internazionale e offre un quadro esauriente della tradizione musicale della nostra città, con i suoi compositori, musicisti e quanti, pur non essendo trapanesi, hanno avuto contatti con la cultura locale. Uno dei musicisti e compositori più importanti di Trapani fu Antonio Scontrino cui è intitolato il Conservatorio cittadino.  Siamo nel maggio del 1919 quando il maestro Scontrino, con testamento olografo (conservato nell’archivio della biblioteca), lascia buona parte della sua produzione musicale alla città che gli ha dato i natali e per cui nutre un profondo affetto. Il fondo musicale Scontrino costituisce la parte più cospicua del patrimonio musicale della Fardellliana. Conosciamo meglio questo illustre musicista, raffigurato nel mezzobusto in gesso bronzato che lo scultore trapanese Giuseppe Cafiero, nel 1933, volle destinare alla Fardelliana per ricordarne degnamente il nome e la figura. Antonio Scontrino nacque a Trapani nel 1850, virtuoso del contrabbasso, fu autore di importanti musiche per il suo strumento e si affermò come compositore anche a livello europeo. Iniziò a suonare in tenera età, su impulso del padre, Studiò composizione al conservatorio di Palermo e perfezionò poi la sua formazione alla scuola reale di Monaco. Insegnò contrappunto e composizione prima a Palermo e successivamente all’istituto musicale della città di Firenze, dove – poco prima della morte – ricevette l’incarico di direttore. La sua fantasia compositiva diede vita a bizzarrie, ghiribizzi, melodie, canti, romanze ma anche opere liriche più impegnative. Tra quest’ultime: Matelda, melodramma in 4 atti e la Cortigiana che debuttò al Dal Verme di Milano nel 1896 con un indiscusso successo sia di pubblico che di critica. Tra i suoi lavori di maggiore successo ci sono anche 5 quartetti per archi. Grazie al Quartetto n. 1, eseguito per la prima volta a Firenze dal rinomato “Quartetto Fiorentino”, si fece ascoltare anche da Gabriele D’Annunzio che decise di commissionargli le musiche di scena per la “Francesca da Rimini” interpretata dalla grande Eleonora Duse. Ispirato dal mare di Trapani, Scontrino compose la Sinfonia Marinaresca nella quale riesce a descrivere, con la magia delle note, la calma del mare, la sua profondità sconfinata, il suo misterioso gorgoglio, il dolce lambire delle onde, le brezze fresche che arrivano da regioni ignote. Per la città di Trapani compose anche una Marcia Trionfale, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II. A testimonianza del credito a livello internazionale di cui godeva il musicista trapanese, nel 1914 Richard Strauss diresse al Königliches Opernhaus di Berlino la sua Sinfonia Romantica. Il Fondo Scontrino conserva documenti, appunti, locandine, articoli di critica su stampa nazionale ed estera e una raccolta di lettere di grande interesse, sia per le notizie biografico-critiche che per gli autografi di eccezione di illustri personaggi dell’arte, della letteratura, della scienza e della politica come: Verdi, Strauss, D’Annunzio, Pirandello, Verga, Capuana, Nunzio Nasi, Eleonora Duse. ⁠⁠⁠⁠OPEN FARDELLIANA⁠⁠⁠⁠ ⁠⁠⁠⁠BIBLIOTP

10-24
06:48

OPEN FARDELLIANA 8. TORRE ARSA - Samuel Butler e genesi del manoscritto

Tra le opere custodite in Fardelliana c’è un manoscritto che contiene una teoria affascinante sull’origine dell’Odissea e sull’identità del suo autore. Si tratta del  manoscritto originale de ”L’autrice dell’Odissea” (The Authoress of Odyssey), redatto nel  XIX secolo dallo scrittore inglese Samuel Butler. Il manoscritto autografo si compone di due volumi e il testo è corredato da foto scattate dallo stesso autore. Chi era Butler e come mai la sua opera è custodita nella nostra biblioteca? Samuel Butler, figlio di un pastore anglicano, nasce nel 1835 in un piccolissimo villaggio dell’Inghilterra centrale. Cresciuto nel clima culturale della Londra vittoriana, di cui non condivide le regole e il perbenismo apparente, destinato anch’egli ad una carriera ecclesiastica, si ribella e si allontana dalla famiglia per seguire le sue passioni. Butler è un uomo piuttosto eccentrico e controcorrente. Innamorato della cultura greca e del mondo antico segue le orme del suo eroe preferito, Odisseo, e nel 1892 lo ritroviamo a Trapani, che elegge a sua seconda patria, dove sviluppa la sua teoria sulla genesi dell’Odissea.  Lo scrittore inglese, studiando il testo greco originale dell’Odissea, si rende conto che nelle sue parole si nascondono alcuni indizi riguardo la possibile identità dell’autore. In particolare si convince che lo sguardo che animava il poema fosse uno sguardo femminile e non uno sguardo maschile. La sensibilità, la preminenza dei sentimenti sulle azioni, le diverse figure femminili – tutte importanti e protagoniste – che accompagnano Odisseo nel suo viaggio portano il nostro autore a una conclusione sconvolgente: Omero era una donna!  Questa teoria era inaccettabile per i suoi contemporanei. Come era possibile che una donna di quell’epoca avesse sviluppato una simile abilità narrativa? Proprio Trapani è la chiave delle argomentazioni di Butler. Secondo Butler, chi scrive qualcosa e fa una descrizione topografica, in genere tende ad ispirarsi a dei luoghi reali a lui ben noti. Butler è convinto che le descrizioni omeriche di Itaca (patria di Ulisse) e dei suoi dintorni non corrispondano alle isole Ioniche, come sostiene la maggior parte delle teorie dell’epoca, e si mette alla ricerca di una corrispondenza più precisa tra le descrizioni di Omero e la topografia reale. Guidato anche dall’idea che l’episodio della nave feace tramutata da Poseidone in pietra avesse il suo fondamento nell’esistenza reale di uno scoglio di forma allungata presente all’imboccatura di un porto. Giunto a Trapani trova la conferma che sperava: a Trapani sorgeva Scheria, la penisola falcata proiettata sul mare, situata tra due porti, con l’alta montagna vicina e con uno scoglio affiorante sul mare somigliante al profilo di un’imbarcazione (la nave feace tramutata in pietra da Poseidone, colpevole di aver riportato a casa Ulisse). Butler identifica inoltre Marettimo con Itaca, Pantelleria con Ogigia (l’isola di Calipso), Ustica con l’isola di Eolo e localizza nel Monte Erice la sede dei Ciclopi. Scheria, la patria dei leggendari feaci governati dai sovrani Alcinoo e Arete, è l’ultima tappa del lungo viaggio di Ulisse prima del ritorno definitivo ad Itaca. Qui Nausicaa, la figlia del re, trova il naufrago Ulisse e affascinata dal racconto delle sue incredibili avventure, si innamora perdutamente di lui. Secondo Butler se Omero si dilunga così tanto nel descrivere la favolosa corte di Alcinoo significa che Scheria gli è molto familiare. Questo lo conduce ad una ipotesi intrigante: Omero si cela sotto le spoglie della bellissima principessa Nausicaa.  Nel 1903, dopo la morte di Butler, il suo amico e collaboratore Henry Festing Jones venne a Trapani e consegnò nelle mani del sindaco della città il manoscritto originale di “The Authoress of Odyssey”, dando compimento all’ultimo desiderio di Butler e cioè che la sua opera fosse per sempre conservata proprio a Trapani, luogo della sua genesi. Alla Biblioteca Fardelliana venne affidato il compito di accogliere, custodire e tramandare alle generazioni future la sua opera. E se Omero fosse davvero una giovane poetessa trapanese? A noi piace crederlo e a voi? ⁠⁠⁠⁠OPEN FARDELLIANA⁠⁠⁠⁠ ⁠⁠⁠⁠BIBLIOTP

10-24
05:31

OPEN FARDELLIANA 6. SALA LETTURA - Le colonne arabe

Le due colonne con iscrizioni in caratteri cufici, il tipo più antico di scrittura araba, presenti nella sala di lettura intitolata al fondatore Giovan Battista Fardella, sono databili al secolo XI. Insieme con una terza colonna e alcune lapidi custodite al Museo Pepoli, sono tra le poche tracce dell’antica Itràbinis, la Trapani araba. Vennero ritrovate scavando le fondamenta della vicina chiesa di San Rocco nel 1574. Rimasero conservate nel chiostro del convento di San Rocco sino al 1830 e poi, munite di basi e capitelli del XVI secolo, trasferite qui in Fardelliana. I fusti, costituiti da monoliti in marmo, furono certamente ricavati da antiche colonne di età romana. Le iscrizioni vennero tradotte dal celebre arabista Michele Amari nel 1875, costituiscono entrambe un affidamento ad Allah, Dio clemente e misericordioso. Gli storici ipotizzano che le tre colonne provenissero dal sito di un’antica moschea araba, di cui però non abbiamo tracce documentarie. Ma basta sfiorarle, con la loro presenza millenaria, per entrare in contatto con la storia affascinante di una città multiculturale, ricca di stratificazioni storiche, incrocio di genti e di popoli, bianca colomba protesa sul mare, che la circonda da ogni lato, come la descrisse il grande geografo arabo Al-Idrisi, che viaggiò attraverso la Sicilia su incarico di Re Ruggero nella metà del XII secolo, col suo porto tranquillo e senza risacca, dall’intenso movimento marittimo anche nella stagione invernale per la mitezza del suo clima. Città ricca dall’economia vivace, incastonata tra l’azzurro del mare e del cielo, alle falde del monte Erice, in cui per secoli hanno convissuto pacificamente pescatori, commercianti, artigiani di popolazioni diverse. ⁠OPEN FARDELLIANA⁠⁠⁠⁠⁠ ⁠⁠⁠⁠⁠BIBLIOTP

10-06
02:25

OPEN FARDELLIANA 5. SALA LETTURA – Busto Giambattista Fardella

Finalmente ci conosciamo di persona. Sono proprio io, Giambattista Fardella!  Come vi ho già raccontato amavo l’arte e la cultura ma non desideravo tenere solo per me la bellezza che andavo conoscendo nei libri o nelle opere degli artisti, perciò ho donato il mio patrimonio alla Biblioteca Fardelliana. Ma non basta: ho promosso in città la nascita di un Liceo, di una scuola di Nautica, di un Istituto per l’istruzione delle fanciulle, ho voluto la costruzione del Lazzaretto per la cura degli infermi di colera e malattie contagiose. E, ahimè, anch’io sono rimasto vittima del colera che aveva colpito Napoli nel 1836. Ai miei tempi la medicina non aveva ancora gli strumenti per debellare questa terribile malattia, purtroppo. E dopo aver fatto tanto bene alla mia città, il mio corpo venne sepolto tra le tante vittime del morbo nel cimitero dei colerici, senza una tomba che mi ricordasse. Ma in fondo il modo migliore per ricordarmi è entrare in questo luogo, immergervi anche voi nel profumo delle pagine dei libri, respirare il sapere. Guardate in alto: “In libris Humanitas”, ecco la mia eredità che non morirà mai. Sono nato a Trapani il 29 luglio 1762 da Vincenzo Fardella Bluvier, marchese di Torrearsa e da Teodora Fardella Tipa. Già ad 8 anni mio padre mi inviò a Napoli per intraprendere la carriera militare e a 18 anni divenni tenente di cavalleria. Ho partecipato a numerose battaglie contro le truppe napoleoniche guadagnando sul campo il grado di colonnello di cavalleria. Dopo aver sedato a Messina nel 1830 i moti carbonari, sono stato nominato Ministro e Segretario di Stato borbonico della Guerra e della Marina. Ho sempre portato nel cuore la mia Trapani, definita città fidelissima e invictissima, titolo acquisito per la resistenza opposta ai nemici dei sovrani spagnoli e borbonici. Questo busto marmoreo, a mia imperitura memoria, è stato inaugurato il 17 dicembre 1831. OPEN FARDELLIANA⁠⁠⁠⁠ ⁠⁠⁠⁠BIBLIOTP

10-06
02:51

OPEN FARDELLIANA 7. SALA TORRE ARSA - Il patrimonio e le rarità bibliografiche

Eccoci nella “Sala Torre Arsa”, qui avrò il piacere di raccontarvi dei tesori custoditi dalla Biblioteca Fardelliana: pergamene, preziosi manoscritti, incunaboli, cinquecentine, seicentine, settecentine; ma anche giornali e riviste d’epoca, carteggi di illustri personaggi trapanesi e pregevoli stampe antiche. I primi testi scritti e redatti in forma di libro tramandatici dall’antichità sono i manoscritti o codici. Questi libri sono oggetti unici, scritti a mano da copisti e impreziositi da miniature. La Biblioteca ne custodisce ben 446. La maggior parte di essi proviene dalle disciolte corporazioni religiose e tra questi spiccano cinque Chorali databili intorno alla seconda metà del XVI secolo e provenienti dalla Chiesa di San Domenico di Trapani.  Il Chorale più bello è l’Antifonario Officina propria tempòrum, restaurato nel 2020. Si tratta di un manoscritto di grosso formato realizzato in pergamena, un materiale scrittorio molto prezioso e resistente, ricavato dalla pelle di animale. Prima dell’arrivo in Europa della carta, tutti i manoscritti erano su pergamena. L’Antifonario è un libro che raccoglie tutti i canti della liturgia delle Ore, preghiera ufficiale della Chiesa Cattolica. Questo libro liturgico veniva poggiato su un leggio davanti al coro, ed era a disposizione del Cantore, il frate che conduceva la parte di liturgia che prevedeva appunto la preghiera tramite il canto gregoriano. Un particolare che impreziosisce il manoscritto è la presenza di bellissime lettere miniate tra cui una “R” in oro e altre in rosso e azzurro. Tra queste spicca per bellezza e per significato una “P” che presenta un galeone a gonfie vele bianche con una bandiera rossa distinta da una croce bianca su ciascuno dei due alberi. La lettera nasce da un ramo di corallo e presenta un mascherone al curvilineo superiore di destra. Un vero e proprio affresco che sembra far riferimento alla nostra città, terra di mare e di corallo. Tra i codici miniati più importanti, per bellezza e pregio artistico, sono da ricordare due Libri d’Ore, databili tra il XIV e il XV secolo. Si tratta di libri di preghiere da recitare durante le ore della giornata. Sono piccoli capolavori, vere e proprie opere d’arte, spesso offerte come dono di nozze e appartenenti a una ristretta élite. Un rarissimo manoscritto custodito in Fardelliana è un’opera in lingua ebraica, “La Luce dell’intelletto” di Abū l-’Āfiya, scrittore e mistico spagnolo del XIII secolo. In esso sono racchiusi gli insegnamenti della cabala, misteriosa disciplina che tramanda dottrine esoteriche e mistiche. Continuando il nostro viaggio, arriviamo ad un momento rivoluzionario nella storia dell’umanità. Siamo in Germania nella metà del ‘400 quando Johannes Gutenberg, un giovane orafo inventò la stampa a caratteri mobili trovando così un modo per rendere più veloce ed economica la produzione dei libri e facilitarne la diffusione. I libri stampati con la nuova tecnica tra il 1455 e il 1500 sono chiamati incunaboli, dal latino umanistico incunabulum, che rimanda al termine “culla”, a indicare i primi prodotti della stampa che conservano ancora elementi tipici del manoscritto, spesso infatti questi primi libri a stampa continuavano ad essere decorati a mano con miniature e disegni. Io ho donato i miei incunaboli alla Fardelliana che ne possiede oggi 125, di vario contenuto. Un esemplare molto prezioso è la Historia naturalis di Plinio il Vecchio stampato a Venezia da Nicolas Jenson nel 1472. Un’altra tappa del nostro viaggio nel tempo ci porta a Venezia alla fine del XV secolo quando Aldo Manuzio, nella sua bottega tipografica, rivoluzionò il modo di realizzare i libri rendendoli maneggevoli, con caratteri eleganti, corredati da frontespizio e da indice, simili a quelli che oggi ci troviamo tra le mani. Il formato piccolo dei libri, l’invenzione del corsivo e l’utilizzo della punteggiatura rese i testi più fruibili e comprensibili e dal quel momento leggere divenne anche un piacere a cui dedicarsi nel silenzio dell’intimità. Anche in Fardelliana possiamo trovare testi stampati da questo celebre tipografo, recanti la sua marca: la celebre ancora con delfino.  Le edizioni a stampa del XVI secolo possedute dalla biblioteca sono circa 700.  Una preziosissima cinquecentina è la Divina Commedia di Dante Alighieri con il commento di Cristoforo Landino e Alessandro Vellutello, stampata a Venezia nel 1578. Altra bellissima cinquecentina è l’edizione del 1577 dell’opera di Giovanni Mario Verdizzotti Cento favole morali, in cui vengono riportate tutte le più belle favole di autori greci, latini e di scrittori in lingua volgare, donata proprio da me. In Fardelliana si conserva anche una preziosa e cospicua raccolta di stampe ed incisioni antiche. Tra queste ricordiamo le opere dell’illustre architetto e incisore veneziano del ‘700 Giovanni Battista Piranesi, stampate in Francia tra il 1836 e il 1839, e donate alla città dal politico trapanese Nunzio Nasi. Si tratta di 1180 acqueforti tra cui anche delle bellissime vedute di Roma, ancora intatte e splendide, raccolte in 20 volumi. Ma il nostro viaggio nel patrimonio della Fardelliana vi riserverà altre sorprese. ⁠OPEN FARDELLIANA⁠⁠⁠⁠⁠ ⁠⁠⁠⁠⁠BIBLIOTP

09-08
07:18

OPEN FARDELLIANA 4. INGRESSO SALA LETTURA – Fondazione della biblioteca Fardelliana (lapidi che ricordano le diverse donazioni e stemma della Fardelliana)

Eccomi sono di nuovo io, il generale Fardella. Prima di fare il vostro ingresso nella sala lettura, a me intitolata, vorrei parlarvi di coloro che, come me, hanno contribuito con generosità e impegno alla nascita e alla crescita della biblioteca, il cui ricordo viene tramandato dalle iscrizioni delle lapidi murate nelle pareti di fronte a voi. Nel 1826, a seguito dello scioglimento della Compagnia dei Bianchi, i nobili confrati cedettero il piano superiore del Palazzo, sede della Confraternita, al Comune di Trapani con il vincolo di utilizzare i locali per allocarvi una biblioteca aperta al pubblico. Venuto a conoscenza dell’intenzione di istituire la prima biblioteca pubblica in città, spinto dal desiderio di condividere il mio amore per libri e le opere d’arte, come ricorderete, decisi di donare alla comunità la mia raccolta di volumi antichi e di gran pregio, e la mia collezione di tele e dipinti e decisi, inoltre, di offrire una retta annuale per il mantenimento della biblioteca. Il 21 aprile del 1830 venne solennemente inaugurata la Biblioteca Comunale del Capovalle di Trapani che venne intitolata Fardelliana in onore al gesto di generosità da me compiuto. Poco dopo la biblioteca comunale venne unificata alla biblioteca provinciale, istituita nel 1825, ma mai aperta al pubblico. La biblioteca Fardelliana divenne in tal modo “Comunale e Provinciale”. Nel volgere di pochi anni essa arricchì il proprio patrimonio librario, sia attraverso i doni provenienti da altri nobili trapanesi (come la baronessa Franca Milo che donò la sua collezione privata di 349 volumi), sia attraverso l’acquisto di preziosi incunaboli ed edizioni del Cinquecento da parte del Comune. Successivamente, dopo la soppressione degli ordini monastici, vennero destinate alla biblioteca le opere provenienti da diversi conventi presenti sul territorio. tra cui preziosi corali. Nel 1877 venne incorporata alla Fardelliana la biblioteca circolante, creata da Giuseppe Polizzi che diresse la biblioteca dal 1872 al 1880, il quale riuscì nella difficile impresa, vista l’epoca, di promuovere la lettura tra i ceti meno abbienti. Anche i miei discendenti continuarono a sostenere questa preziosa istituzione. Infatti, il mio pronipote, Giovanni Battista Fardella, già Sindaco della città, con testamento olografo, istituì un legato in favore della Fardelliana e, affinché l’Ente potesse accettare il lascito da parte di un privato, nel 1889 la biblioteca venne eretta in Ente Morale. Ancora oggi numerose persone (i miei concittadini e non solo) continuano ad arricchire e animare questo luogo dove il sapere si conserva, si tramanda, si rende disponibile a tutti. Entriamo adesso nella sala principale del palazzo, Sala Fardella, che accoglie ogni giorno decine di studenti, ricercatori e lettori. Volgendo lo sguardo verso il portone che divide la Sala Fardella dalla Sala Torre Arsa, potrete scorgere l’immagine di una civetta rivolta con la testa in maestà, immagine a voi già familiare, dal momento che vi ha guidato lungo il percorso. La civetta, simbolo di saggezza, è presente nello stemma ancora oggi adoperato dalla Fardelliana, derivato dall’antico stemma dell’Accademia della Civetta, una delle più importanti accademie letterarie fiorite a Trapani nel XVII secolo e che ebbe la sua sede proprio nel palazzo San Giacomo. Dopo esserci guardati attorno, percorriamo il salone fino in fondo. ⁠⁠⁠OPEN FARDELLIANA⁠⁠⁠ ⁠⁠⁠BIBLIOTP

07-12
04:43

OPEN FARDELLIANA 3. ATRIO, DAVANTI SCALA PRINCIPALE DEL PALAZZO – Compagnia dei bianchi, stemmi nobiliari e lapide pesca miracolosa

Dopo essere stata sconsacrata, la Chiesa di San Giacomo divenne sede, nel 1624, della Compagnia della Carità di S. Croce, detta dei Bianchi, per via del saio in tela bianco che i confratelli indossavano durante le diverse funzioni. L’abito veniva stretto alla vita da un cordoncino di filo bianco, da cui pendeva una coroncina di dieci palline d’avorio o di legno chiaro, completavano l’abbigliamento un cappello di feltro bianco, guanti e scarpe naturalmente di colore bianco (emblema della purezza d’animo dei confratelli). La confraternita fu fondata il 2 aprile del 1555, sotto il viceré Giovanni de Vega, con fini caritatevoli e umanitari, ma assunse anche un carattere elitario, infatti per esservi ammessi, oltre ad avere fama di uomini virtuosi, bisognava essere aristocratici di nascita con non meno di 200 anni di nobiltà. Numerose famiglie nobili trapanesi diedero origine a tale istituzione. Si narra che la nascita della Compagnia risalga ad un particolare episodio. Alcuni nobili videro abbandonato in strada il corpo di una vecchia, defunta da qualche tempo, di cui nessuno si era preso cura. Mossi da pietà, essi la presero in spalla dandole poi cristiana sepoltura. In seguito si assunsero l’oneroso compito di seppellire degnamente, secondo i precetti della Chiesa, tutti i cadaveri dei miserabili e degli emarginati, che non appartenevano ad alcun ceto, né avevano famiglia. Altro compito di cui si incaricarono fu quello di dare assistenza spirituale ai condannati a morte. Inoltre si impegnarono anche a vigilare affinché tutti i loro concittadini vivessero in buona armonia e a metter pace tra le famiglie in disaccordo. La Compagnia entrò lentamente in declino e si sciolse definitivamente nel 1826. Come potrete osservare, a testimonianza della sua storia è possibile trovare oggi diversi stemmi nobiliari, che, murati, ornano lo scalone principale del palazzo. Avrete sicuramente osservato diverse lapidi. Esse ricordano alcuni importanti avvenimenti della città. Nell’atrio che porta alla scala principale, sulla destra vedete murata una lapide marmorea di grandi dimensioni che ricorda una pesca miracolosa di corallo, avvenuta a Trapani nel 1673, con dedica a Santa Lucia. Nella città di Trapani, il culto di Santa Lucia è sempre stato collegato al mondo del mare. Nel trecento i pescatori del quartiere Palazzo, oggi quartiere San Francesco, fecero costruire una chiesa dedicata alla Santa (dove è stata ritrovata la lapide). Nel secolo successivo la corporazione dei pescatori si dedicò principalmente alla pesca del corallo. In Fardelliana è possibile ammirare solo una parte della lapide originaria, ossia quella con testo epigrafico che, come una carta di navigazione lungo la costa trapanese, fornisce il luogo di ritrovamento del banco corallifero. La parte figurata, invece, è conservata al Museo Pepoli e raffigura tre torri con al centro una croce, un ramo di corallo e una barchetta con due marinai. Proseguite lungo le scale e fermatevi in cima, prima di accedere a quella che oggi è la sala lettura, per un’altra tappa del nostro percorso. ⁠⁠OPEN FARDELLIANA⁠⁠ ⁠⁠BIBLIOTP⁠⁠

07-12
05:02

OPEN FARDELLIANA 2. ANDRONE DEL PALAZZO - Storia della Chiesa di San Giacomo e Cavalieri di San Giacomo

La storia di questo palazzo ha inizio alla fine del tredicesimo secolo, in un periodo storico in cui il porto di Trapani era uno dei più importanti del Mediterraneo, ove gettavano l’ancora molte navi che veleggiavano verso il Levante. Era l’epoca delle crociate. Trapani era luogo ideale di sosta per le navi dirette in Terra Santa. Un gruppo di cavalieri provenienti da Santiago di Compostela in Spagna, durante il viaggio per la conquista del Santo Sepolcro, decise di fermarsi nel quartiere Casalicchio, il più antico della città (oggi quartiere San Pietro) e costruire la loro dimora in cui riunirsi e reclutare nuovi affiliati. Conosciamo meglio questi cavalieri. Si tratta degli appartenenti all’ordine di Santiago, fondato nel XII secolo in Spagna, con origine militare, divenuto dopo qualche anno un ordine religioso. Giunti a Trapani, i Cavalieri di San Giacomo, oltre alla loro dimora, tra il 1285 e il 1286, costruirono una chiesa sottostante dedicandola a San Giacomo Maggiore, loro protettore. La Chiesa di San Giacomo, con due cancellate, si apriva con un portico a due arcate scandito da colonne marmoree con capitelli corinzi che, come potete notare, è rimasto lo stesso. La chiesa era ad un'unica navata con un altare centrale adornato da lastre di marmo rosso policromo, altare che oggi potete ammirare murato nella parete destra dell’androne del palazzo. Esso è adornato da uno stemma gentilizio e presenta una nicchia centrale decorata da un’enorme conchiglia realizzata in gesso, incastonata tra due colonne. La conchiglia è ricorrente nell’iconografia dell’apostolo San Giacomo Maggiore. Infatti, era consuetudine cucire una conchiglia sul mantello o sul cappello del pellegrino, come testimonianza dell’avvenuto pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo di Gesù. Conchiglia che i pellegrini utilizzavano lungo tutto il percorso non solo per sfamarsi ma anche per dissetarsi usando le grandi valve per raccogliere l’acqua da bere. Ancora oggi essa è il simbolo del cammino di Santiago. La sua presenza nell’altare fa presumere che nella nicchia centrale fosse allocata la statua in marmo di San Giacomo Maggiore, opera del 1522 dello scultore palermitano Antonello Gagini, uno dei più grandi scultori del Rinascimento italiano. Oggi è possibile ammirare la statua al Museo Regionale Pepoli. Nel corso dei secoli il palazzo che ospitava la chiesa di San Giacomo ha subito diverse modifiche. Se vi spostate in modo da osservare il prospetto, noterete l’aspetto manieristico-barocco della facciata settecentesca. Nel 1747, infatti, essa venne restaurata dall’architetto Giovanni Biagio Amico, il più celebre degli architetti trapanesi, a cui si devono molte pregevoli costruzioni a Trapani. A lui venne affidato anche il compito di sistemare il maestoso scalone in pietra trapanese che subì successivamente vari rifacimenti, sia nell’ Ottocento che ai primi del Novecento ed ancora nel 1967, quando la biblioteca fu ristrutturata completamente con la sostituzione delle originali scansie di legno con l’odierna scaffalatura in metallo e arricchita di nuovi locali. In cima all’edificio è possibile scorgere due statue di stucco di figura colossale che sostenevano una croce, simbolo dei successivi ospiti del palazzo San Giacomo: i confrati della Compagnia di Carità della S. Croce. Rientriamo e proseguiamo fino ad arrivare ai piedi del grande scalone. ⁠OPEN FARDELLIANA⁠ ⁠BIBLIOTP⁠

07-12
05:20

OPEN FARDELLIANA 1. INGRESSO ATRIO – Benvenuto del Generale Giambattista Fardella

C’era una volta… è così che cominciano tutte le fiabe, ma quella che sto per raccontarvi non è una fiaba, è un sogno che è diventato realtà e che ha saputo resistere al tempo. Dunque… c’era una volta e c’è ancora un luogo magico, scrigno di tesori e di sapere, un luogo che ha attraversato la storia e ne è stato attraversato. Un’antica chiesa edificata nell’epoca delle crociate e poi divenuta sede della Compagnia della carità di Santa Croce, detta dei Bianchi, fondata dalle famiglie della grande nobiltà trapanese. Nel 1830 la Chiesa di San Giacomo, ora Palazzo San Giacomo, e il grande salone dei Bianchi divennero la sede della prima biblioteca pubblica cittadina, la Biblioteca Fardelliana, in cui ho l’onore di accogliervi. E qui entro in scena io: il Generale Giambattista Fardella dei marchesi di Torrearsa. Nonostante la mia formazione militare sono stato da sempre un appassionato della bellezza, grande amante dei libri e collezionista di opere d’arte. Conoscendo il valore della cultura, era mio desiderio che i miei concittadini potessero avere a disposizione una biblioteca pubblica, un luogo del sapere accessibile a tutti. E così, quando nel 1826, a seguito dello scioglimento della Compagnia dei Bianchi, i nobili confrati cedettero al Comune di Trapani il piano superiore del Palazzo, sede della loro Confraternita, io ebbi l’idea di donare la mia prestigiosa biblioteca personale, costituita da pregevoli manoscritti e antichi libri a stampa, e la mia ricca collezione di tele e dipinti. Oggi tutte queste opere d’arte sono custodite presso il Museo Agostino Pepoli, un altro scrigno di tesori trapanesi, mentre i miei preziosi libri hanno costituito il primo nucleo della grande istituzione di cui oggi voglio narrarvi. Il patrimonio librario della biblioteca si è arricchito sempre più nel tempo, sono mutati i costumi, le epoche, è mutato il volto della città e di questo antico quartiere, il più antico di Trapani, chiamato del Casalicchio, stravolto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale ma Palazzo San Giacomo e la Fardelliana sono ancora qui, a raccontarvi la loro storia, se avrete la curiosità di ascoltarla. OPEN FARDELLIANA BIBLIOTP

07-12
03:28

Girolamo Grammatico presenta “Sopravviventi”. TrapanIncontra 2024

TrapanIncontra 2024. Girolamo Grammatico presenta “Sopravviventi” L'autore conversa con Giacomo Pilati, curatore della rassegna Trapanincontra 2024. Trapanincontra 2024 2 marzo, Biblioteca Fardelliana, Trapani Nel romanzo autobiografico  I sopravviventi di Girolamo Grammatico, pubblicato nella collana Unici dalla casa editrice Einaudi, attraverso il resoconto delle esperienze di un giovane siciliano trasferitosi a Roma per studiare, ma presto di fatto travolto dal lavoro senza tregua presso un grande centro d’accoglienza per senza fissa dimora situato a pochi metri dalla Stazione Termini della capitale, si entra in contatto con le storie toccanti di individui emarginati, ognuno con un passato e un presente unici, spesso segnati da dolore, perdita e disperazione Trapanincontra è una rassegna organizzata dal Comune di Trapani e dalla Biblioteca Fardelliana, con la direzione editoriale a cura del giornalista e scrittore Giacomo Pilati. ⁠BIBLIOTP Rete delle Biblioteche della provincia di Trapani⁠ ⁠Rassegne e Festival letterari in provincia di Trapani I sopravviventi, Girolamo Grammatico, Einaudi editore 2023 «Ho lavorato con le persone senza dimora per circa diciassette anni. Le storie che racconto sono vere, nel senso che si sono svolte nella trama della mia vita. Sono esperienze che ho vissuto, sentimenti che ho provato, persone che ho incontrato» Cominciare da ragazzi, con il cuore e la testa leggeri. Lavorare per anni in un centro d’accoglienza per persone senza dimora. Stare a contatto ogni giorno con uomini e donne che hanno perso gli strumenti per abitare il mondo. Conoscerli a fondo e cambiare per sempre. «I senza dimora non hanno le chiavi di casa, le chiavi della macchina, le chiavi del loro destino, non hanno le chiavi di nulla. E noi, che siamo pagati per aiutarli durante il nostro turno di lavoro? Noi chi siamo? La cura o il problema?» «Ho lavorato con le persone senza dimora per circa diciassette anni. Le storie che racconto sono vere, nel senso che si sono svolte nella trama della mia vita. Sono esperienze che ho vissuto, sentimenti che ho provato, persone che ho incontrato», scrive l’autore nella nota finale. Il protagonista di questo romanzo è lui, o meglio il suo doppio giovanissimo: un ragazzo siciliano arrivato a Roma per studiare Sociologia pieno di ideali in testa, che sceglie di fare servizio civile nel più grande centro d’accoglienza della capitale per persone senza dimora. Anno dopo anno, si ritroverà a confrontarsi con le difficoltà quotidiane di quel lavoro e con i limiti dell’istituzione di cui fa parte, a interrogarsi sul senso dell’altruismo e della sua fede, a scivolare lentamente in un isolamento simile a quello delle persone che aiuta, prima di provare a cercare se stesso nelle storie degli altri. Storie che racchiudono il mistero di vite silenziate che possono mostrarsi solo per scintille. Quella di Mimmo, l’anziano calabrese sdentato che non ha mai avuto nessuno che si prendesse cura di lui; o di Hamameh, che viene dalla Siria e non parla e ha un passato criminale da nascondere; o quella della ragazza rumena che sogna di aprire un centro estetico; o di Flavio, che rifiuterà sempre un posto letto e al quale non basterà, come aveva sognato, costruire una famiglia. Il cancello, le chiavi, la casa, la strada, lo specchio: sono realtà concrete, ma anche simboli che non smettono di risuonare a ogni pagina. Se c’è un senso – perché di questo va in cerca incessantemente chi narra, con il suo fare e il suo pensare – va ricercato nella relazione tra esseri umani. Solo così la sopravvivenza di chi è senza casa può dirsi la metafora di come tutti noi abitiamo questo mondo.

03-07
01:06:57

Toni Capuozzo presenta "Nessuno più canta per strada". Trapanincontra 2024

Toni Capuozzo presenta il suo libro “Nessuno più canta per strada” (Edizioni Biblioteca dell’Immagine), una raccolta di articoli che narrano gli anni Ottanta.  L'autore conversa con Giacomo Pilati, curatore della rassegna Trapanincontra. Trapanincontra 2024 20 febbraio, Biblioteca Fardelliana, Trapani Toni Capuozzo, una figura di spicco del giornalismo italiano, con un ricco background che spazia dalla carta stampata ad importanti telegiornali televisivi, condividerà le sue esperienze e riflessioni maturate durante trent'anni di copertura mediatica dei conflitti globali. Il libro si focalizza sul periodo degli anni '80 in Italia, offrendo uno sguardo retrospettivo sulle sfide e i cambiamenti di quel tempo attraverso gli articoli che hanno testimoniato la trasformazione di un'epoca. Trapanincontra è una rassegna organizzata dal Comune di Trapani e dalla Biblioteca Fardelliana, con la direzione editoriale a cura del giornalista e scrittore Giacomo Pilati. BIBLIOTP Rete delle Biblioteche della provincia di Trapani Rassegne e Festival letterari in provincia di Trapani Nessuno più canta per strada di Toni Capuozzo Dedicato a chi ancora ricorda d’aver cantato per strada, ad alta voce senza vergogna, e a volte con allegria.» Toni Capuozzo - Ah no, questo libro non è nostalgia. Quella l'ho provata quando non dovevo, ed ero un ragazzo. Nostalgia di posti dove non ero mai stato per davvero, che uscivano da libri per l'infanzia... Stavo crescendo in una cittadina piatta, e senza magia, e gliela costruivo attorno a dettagli che sbiadivano ogni giorno un po' come vecchie cartoline. Non c'era più il cortile del cesso alla turca. Poi al cinema avevano tolto la televisione dal palcoscenico. Al bar Rio non arrivavano più i militari americani. E con loro se n'era andato il primo juke box... Era un mondo semplice, quell'Italia, che non sapeva di essere sul punto di diventare passato per sempre. E così sono arrivati gli anni Ottanta. Trent'anni dopo, quando si è smesso di cantare, senza che lo avessimo deciso o ci fosse stato imposto, è riuscito naturale. No, non sono uno che disprezzi il presente, o vagheggi un passato più felice di quanto apparisse allora, in corso d'opera. Non mi ostino a fermare il tempo. Solo mi chiedo il perché del silenzio di quei canti randagi. Non è stata la radio a farli zittire, c'era anche allora, e usciva dalle case come un profumo di cucina. Non è stata la prepotenza dei canti collettivi, in una gita in pullman, in un corteo politico. Sono cori attutiti anche quelli, adesso. Non sono state le cuffiette dello smartphone e neppure il Karaoke. Le piccole città e le città grandi, e tutta l'Italia, a un certo punto ha semplicemente smesso di cantare, imbambolata. Ho provato a raccontare questo nostro paese.

02-21
01:16:46

Antonio Sanfilippo. Segni Forme, Sogni della Pittura. Cento Anni. Presentazione alla stampa.

Mostra antologica “Antonio Sanfilippo. Segni Forme, Sogni della Pittura. Cento Anni Intervento di Bruno Corà, curatore della mostra, in occasione della presentazione alla stampa Castello Grifeo, Partanna 21 dicembre 2023 La mostra “Antonio Sanfilippo. Segni Forme, Sogni della Pittura. Cento Anni”, a cura di Bruno Corà, è un progetto espositivo “in rete”, che presenta più di cento lavori di uno dei maggiori protagonisti della storia dell’arte del XXI secolo, provenienti da collezioni pubbliche e private ed esposti in quattro luoghi della Sicilia: il Villino Scerbi, Comune di Partanna; il Castello Grifeo di competenza del Parco Archeologico di Selinunte Cave di Tusa e Pantelleria; il RISO – Museo regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo; Villa Zito sede della Fondazione Sicilia. Antonio Sanfilippo ha avviato una nuova stagione di arte astratta italiana dopo il Fascismo, ricongiungendosi alle più avanzate proposizioni dell’arte europea e internazionale. L’ artista ha esordito nell’immediato dopoguerra ed è stato esponente di una nuova generazione di artisti siciliani tra cui si distinguevano Pietro Consagra, Carla Accardi e Ugo Attardi. La sua vena immaginaria, capace di concepire e visualizzare momenti, figure, spazi a lungo osservati e meditati nella propria terra, è stata in grado di trasformarle in forme archetipe, cariche di rimandi nella coscienza individuale e collettiva. Il progetto espositivo è promosso dal Comune di Partanna, con il sostegno del Dipartimento Regionale e dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, con la Fondazione Sebastiano Tusa, Fondazione Sicilia, Sicily Art and Culture, e in collaborazione con l’Archivio Accardi Sanfilippo di Roma.

02-19
16:28

Trapanincontra 2024. Marco Rizzo presenta "Per amore di Monna Lisa"

TrapanIncontra 2024 - VI edizione Marco Rizzo, presenta il suo libro "Per amore di Monna Lisa" Trapani - Biblioteca Fardelliana 16 febbraio 2024 Marco Rizzo ha dedicato la sua carriera a raccontare storie attraverso la potenza visiva del graphic journalism. Tra i suoi successi più rilevanti, ricordiamo le graphic novel su Peppino Impastato, Che Guevara, Marco Pantani, Jan Karski, Mauro Rostagno e Ilaria Alpi. I suoi lavori sono stati tradotti in dieci paesi e hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Micheluzzi al Napoli Comicon e il Boscarato al TCBF. Con "Per amore di Monna Lisa", Marco Rizzo promette di offrire un'immersione appassionante nel mondo dell'arte e del giornalismo a fumetti. Trapanincontra è la rassegna letteraria organizzata dal Comune di Trapani e dalla Biblioteca Fardelliana, con la direzione editoriale a cura del giornalista e scrittore Giacomo Pilati. BiblioTP ⁠Rassegne e Festival letterari in provincia di Trapani

02-19
55:32

Il vero Nunzio Nasi raccontato dallo storico Costanza

Intervista a Salvatore Costanza realizzata a Trapani nel 2020 in occasione della presentazione del suo libro "L’Italia RovesciataNunzio Nasi. Una biografia politica". FONTE Videosicilia https://youtu.be/7OkBEUoM2JI

05-07
02:12

Salvatore Costanza legge 'Genius Loci'

In un tranquillo pomeriggio di fine estate 2013, Salvatore Costanza legge 'Genius Loci' - suo scritto del 1957 e pubblicato in 'La Sicilia nella mia vita'. Fonte: Easytrapani https://www.youtube.com/watch?v=4clX87Vh6tg

05-07
05:37

Alberto Samonà presenta "Bonjour Casimiro. Il barone e la villa fatata" - Un borgo di libri e autori 2022

Alberto Samonà presenta "Bonjour Casimiro. Il barone e la villa fatata" Un borgo di libri e autori 2022, Custonaci, Grotta Mangiapane a cura di Valentina Pipitone Bonjour Casimiro. Il barone e la villa fatata  di Alberto Samonà Rubbettino, 2021 Il libro tratteggia la vicenda di un uomo  contemporaneo che si reca nei luoghi in cui visse il barone Casimiro  Piccolo, acquarellista e fotografo, il quale, a partire dal 1932 scelse  di abbandonare Palermo e i salotti ovattati della nobiltà cittadina, per  trasferirsi nella villa di famiglia sulle appartate colline di Capo  d'Orlando. Un "ritiro" dalla città voluto dalla madre, che Casimiro  condivise con il fratello, il celebre poeta Lucio Piccolo, e con la  sorella Agata Giovanna, esperta di botanica. La villa spesso era  frequentata anche dal cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa che amava  soggiornarvi per ritrovare qui un'atmosfera familiare e cercare spunti  per quello che sarebbe stato il grande capolavoro letterario del  Novecento. Quel luogo, incastonato fra il mare e i monti Nebrodi, in  realtà non rappresentò mai una chiusura, ma l'occasione per guardare il  mondo che cambiava da un punto di osservazione altro, in cui anche  spazio e tempo sembravano assumere un senso differente dall'ordinario.  Le pagine di questo romanzo rappresentano un viaggio, un'immersione del  protagonista nell'universo di Casimiro, popolato da gnomi, ninfe, maghi,  folletti e da altri spiriti della natura che il barone-artista  affermava di incontrare nelle lunghe passeggiate notturne per i giardini  e le campagne della tenuta e immortalava nei suoi acquerelli a tema  magico. Ed è un attraversamento delle regole ordinarie spazio-temporali,  con incontri impossibili e il disvelarsi graduale di una verità, in cui  si sovrappongono realtà e mondi onirici. Sullo sfondo, memorie di  antiche famiglie aristocratiche siciliane che oltrepassano gli anni per  giungere fino a noi.

01-28
01:07:14

Pietrangelo Buttafuoco presenta "Sono cose che passano" - Un borgo di libri e autori 2022

Pietrangelo Buttafuoco presenta "Sono cose che passano" Un borgo di libri e autori 2022, Custonaci, Grotta Mangiapane a cura di Valentina Pipitone Sono cose che passano di Pietrangelo Buttafuoco La nave di Teseo, 2021 Nel secondo dopoguerra il barone di dubbia  nobiltà Rodolfo Polizzi sposa Ottavia principessa di Bauci e la porta  con sé a Leonforte, un paese dell'entroterra di Sicilia. In quell'estate  del 1951 dove, poco lontano, sull'isola di Vulcano Roberto Rossellini  s'innamorava di Ingrid Bergman e, a Capo d'Orlando, Lucio Piccolo con i  fratelli Casimiro e Agata Giovanna - zii di Ottavia - ricevevano il jet  set internazionale, a casa del candido Rodolfo arrivava Lucy Thompson,  la compagna di college della moglie a svegliare i trascorsi di gioventù  della principessa, tutti di strani riti e sabba studenteschi. Sotto gli  occhi della signorina Lia, entusiasta testimone di una stagione  elettrizzante, mentre il barone Polizzi si ammala e la principessa si  lascia sedurre da un capomastro, l'intera Leonforte si trasforma in un  pandemonio. Ma qualche anno dopo Carlo Delcroix, un eroe soldato - cieco  e mutilato - la spinge a una scelta cruciale, ma forse vana. Un romanzo  seducente e infuocato come la Sicilia, un divorzio all'italiana che  Pietrangelo Buttafuoco trasforma in un moderno Faust al femminile.

01-28
01:19:48

Gaspare Balsamo presenta «Sotto il segno del cunto» - Un Borgo di Libri ed Autori 2022

Sotto il segno del cunto. Melos, Epica fera, Omu a mari, Muciara, Ciclopu, Camurria di Gaspare Balsamo Un borgo di libri e autori 2022, Custonaci, Grotta Mangiapane a cura di Valentina Pipitone Nel Cunto, in ogni Cunto, nella sua arte, è fortissimo il rapporto tra  vecchi e giovani, tra chi racconta e chi ascolta le storie, mentre  cresce e si forma alla vita. È un filo mai reciso né sotterrato, esso  stesso portatore e testimone del bisogno di sentire storie che riempiano  l'intorno di senso e provenienza, come della necessità della magia di  qualcuno che le sappia raccontare. Scrivere, riscrivere e dare forma a  questo libro è stato come scolpire, lasciando delinearsi pian piano una  scultura che, alla fine, è apparsa.

01-28
01:14:18

Costanza DiQuattro presenta "Giuditta e il monsù" - Un borgo di libri e autori 2022

Giuditta e il Monsù di Costanza DiQuattro Un borgo di libri e autori, Custonaci, Grotta Mangiapane a cura di Valentina Pipitone Giovedì 18 Agosto 2022 Giuditta e il Monsù di Costanza DiQuattro Ibla, 1884. A Palazzo Chiaramonte, una notte di maggio porta con sé due nascite anziché una soltanto. Fortunato, abbandonato davanti al portone, e Giuditta, l’ultima fimmina di quattro sorelle. Figlia del marchese Romualdo, tutto silenzi, assenze e donne che non si contano più, e di sua moglie Ottavia, dall’aria patibolare e la flemma altera, è proprio lei a segnare l’inizio di questa storia. Lambendo cortili assolati e stanze in penombra, cucine vissute ed estati indolenti, ricette tramandate e passioni ostinate, il romanzo si spinge fin dove il secolo volge, quando i genitori invecchiano e le picciridde crescono. C’è chi va in sposa a un parente e chi a Gesù Cristo, ma c’è pure chi l’amore, di quello che soffia sui cuori giovani, lo troverà lì dov’è sempre stato: a casa. Dopo Donnafugata, Costanza DiQuattro invita a sfogliare un nuovo album di famiglia, fatto di segreti inconfessabili, redenzioni agrodolci, e tanta, infinita dolcezza.

01-24
01:03:28

Recommend Channels