ALICE VENTURA morta il 5.3.1945 a Ravensbrück “… per il suo ideale partigiano“
Description
<figcaption>Donne al lavoro nel Campo di Concentramento di Ravensbrück</figcaption></figure>di Orsola Puecher
Scrivere di Storia è scrivere dell’assenza, cercare le parti mancanti di un affresco che senza requie si confonde e si annebbia nell’allontanarsi del passato, prossimo e remoto, sempre imperfetto. La scrittura per sua natura cerca di fermare ciò che sgattaiola via dal vivere i nostri giorni. “Ogni istante è già memoria”, diceva Bergson, tutto è in fuga. Le parole scritte fermano le cose, i fatti, ne cristallizzano, se non tutti, alcuni aspetti, che possono così scendere per un attimo dalla corsa del tempo. Ma le parole per raccontare devono avere una specie di etica del rispetto, una sobrietà letteraria, non sono richiesti barocchismi verbali, trucchi per aumentare l’emotività. La nuda oggettività di un fatto ha in sé una tale carica di emozione, che non ha bisogno di molto altro per risuonare nella mente e nel cuore dell’infinito presente. Occorre solo decifrarlo, risvegliarlo, ridargli vita.
La storia di Alice Ventura Battaglia [Cremosano (CR) 2 ottobre 1894 – Ravensbrück 5 marzo 1945], zia di mia madre, che dai 4 anni in poi fu per lei una specie di mamma adottiva, è una storia piccola, di un piccolo eroismo, un piccolo gesto di normale umana solidarietà, che la portò a esaurire i giorni di una vita bellissima e inconsueta al Campo di Concentramento di Ravensbrück. Una storia che voglio raccontare come memoria e omaggio a lei, a mia madre, alla nostra famiglia, che nei suoi due rami, paterno e materno, tanto ha dato per la rinascita democratica di un paese oppresso dalla crudeltà di un sistema inesorabile, sempre più incattivito dalla fine vicina.
</figure>Fra l’esiguo numero di documenti che mi sono arrivati dall’⇨Arolsen Archive, una vita si sintetizza in questi pochi caratteri scritti a macchina fra due righe rosse: Ventura Alice coniugata Battaglia, figlia di Francesco e Rosa Alpiani, nata a Cremosano il 2.9.1894, italiana, verhaftet, arrestata a Milano nell’Agosto del 1944, Novara Torino Bolzano Ravensbrück, verstorben, deceduta il 5.3.1945.
In calce il nome di Vittorio Battaglia, Milano è quello del marito di Alice, che nel 1964 fece una prima richiesta alla Croce Rossa Internazionale di Bad Arolsen su sua moglie, per poter redigere almeno un certificato di morte definitivo, dopo quello di morte presunta che si può ottenere a dieci anni dalla scomparsa. Di anni ne erano passati allora quasi 20. Ho fatto la stessa richiesta l’anno scorso, 2021, che di anni ne erano passati 76. I documenti sono sempre gli stessi. I nazisti prima di trascinare le sopravvissute in una terribile marcia della morte, distrussero quasi tutto il materiale degli archivi. Il campo fu liberato dall’Armata Rossa il 30 aprile 1945. Non bastarono quei pochi giorni alla povera Alice per restare viva. Dopo i primi periodi del dopo guerra in cui si continuò a sperare nel ritorno dei prigionieri dei campi, a correre alla Stazione Centrale quando si aveva notizia di qualche arrivo dei treni bianchi dei pochi scampati dalla Germania, con il progressivo affievolirsi della speranza di rivederli vivi, il loro ricordo, oggi come allora, resta un tormento inconsolabile, senza tomba su cui piangerli, pregare, portare un fiore, senza nemmeno uno straccio di documento per ridare dignità e concretezza alla loro fine, per farli riposare in pace nel riconoscimento di una società civile, nei suoi parametri. Ma spariti, inghiottiti, perduti nella società barbara e incivile del nazifascismo, nella sua burocrazia di contabili della morte, la loro scomparsa non trova posto ancora oggi.
</figure>Lo zio Vittorio ha una bellissima calligrafia, lettere perfette e svolazzi annessi, ma nel timore che non si capissero bene, alcune cose le scrive sopra in stampatello. L’arresto avviene nell’Agosto del ’44 ad opera delle SS Germaniche, la data di morte è il 5 marzo 1945, presumibilmente, come da certificato, di morte presunta, del Comune di Milano in data 29 Novembre 1957.
</figure>In aggiunta una postilla all’Onorevole Comitato: La motivazione dell’arresto è stata per il suo ideale partigiano e finanziamento a favore di una famiglia partigiana. Ossequi Vittorio Battaglia
</figure>7.7. 1964
Signore,
il Servizio Internazionale di Ricerche non possiede documenti che provino il decesso della persona in questione. Di conseguenza non è possibile stabilire un atto di morte.
Ancora oggi è così: ho avviato una ricerca anche presso l’Archivio di Ravensbrück, ma mi hanno r




