DiscoverPaul Graham: il pifferaio magico dei nerdLe Origini del “Wokeness” // The Origins of Wokeness
Le Origini del “Wokeness” // The Origins of Wokeness

Le Origini del “Wokeness” // The Origins of Wokeness

Update: 2025-03-04
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Traduzione e letture in italiano di Elena Carmazzi dall’essay originale di Paul Graham "The Origins of Wokeness" [Gennaio 2025].

[Nota di Elena: Wokeness è un termine nato negli Stati Uniti per indicare la consapevolezza riguardo a ingiustizie sociali, razzismo e disuguaglianze. Deriva da "woke," che in inglese significa "sveglio" o "consapevole”. Nato con un accezione positiva legata alla giustizia sociale, ha poi acquisito una connotazione critica, usato per descrivere un atteggiamento percepito come eccessivamente politicamente corretto o moralmente superiore. Oggi riflette sia l'attenzione verso temi sociali sia le tensioni culturali legate a identità e libertà di espressione.]

La parole “moralista”/”bacchettone” (”prig” in inglese) oggi non è così comune, ma se si guarda alla sua definizione vi suonerà familiare. La definizione data da Google non è male:

Una persona moralista che si comporta come se fosse superiore agli altri.

Questo significato della parola nasce nel 18esimo secolo e la sua età è un indizio importante: mostra che sebbene il wokeness sia un fenomeno relativamente recente, è un esempio di un fenomeno molto più antico.

C'è un certo tipo di persona attratta da una forma superficiale e rigorosa di purezza morale, che dimostra la propria virtù attaccando chiunque infranga le regole. Ogni società include queste persone. L'unica cosa che cambia sono le regole che fanno rispettare. Nell’Inghilterra vittoriana era la virtù cristiana. Nella Russia di Stalin era il marxismo-leninismo ortodosso. Per i woke, è la giustizia sociale.

Quindi se volete comprendere la wokeness, la domanda da porsi non è perché le persone si comportino in questo modo. Ogni tipo di società ha i moralisti al suo interno.

La domanda da porsi è perché i nostri moralisti sono prigionieri di queste idee, in questo momento. E per rispondere a questa domanda dobbiamo chiederci quando e dove è iniziata la wokeness.

La risposta alla prima domanda è negli ‘80. La Wokeness è una seconda ondata, più aggressiva, di correttezza politica iniziata alla fine degli anni ‘80, morta nei tardi ‘90 e successivamente tornata con prepotenza all’inizio del 2010, raggiungendo infine l’apice dopo le rivolte del 2020.

Questo non era il significato originale di woke, ma oggi è usato raramente nel senso originale. Oggi l’accezione peggiorativa è quella dominante. Che cosa significa? Mi è stato chiesto spesso di definire sia la wokeness sia il concetto di “politicamente corretto” da persone che pensano siano etichette senza significato, quindi lo farò. Entrambe hanno la stessa definizione:

Un’attenzione aggressiva e ostentata alla giustizia sociale.

In altre parole, sono persone che fanno le moraliste riguardo la giustizia sociale. E questo è il reale problema: l’ostentatività, non la giustizia sociale.

Il razzismo, ad esempio, è un problema genuino. Non un problema sulla scala che il woke crede che sia, ma uno di quelli genuini. Credo che nessuna persona ragionevole possa negarlo. Il problema con il politicamente corretto non è che si concentra su gruppi emarginati, bensì il modo superficiale e aggressivo in cui lo fa. Invece di andare per il mondo e aiutare tranquillamente i membri dei gruppi emarginati, il politicamente corretto si è concentrato sul mettere nei guai le persone che usano le parole sbagliate per parlare di loro.

Per quanto riguarda l’origine del politicamente corretto, se ci pensate, probabilmente conoscete già la risposta. È nato al di fuori delle università e si è diffuso all’interno di esse successivamente? Ovviamente no; è sempre stato più estremo nelle università. Allora dove è iniziato nelle università? È iniziato nella matematica, nelle scienze dure o nell'ingegneria, e da lì si è diffuso nelle scienze umane e sociali? Sono immagini divertenti, ma no, ovviamente è iniziato nelle scienze umane e sociali.

Perché lì? E perché allora? Cosa è successo nelle scienze umane e sociali negli anni '80?

Una teoria efficace sulle origini del politicamente corretto deve essere in grado di spiegare il motivo per cui non è successo prima. Perché non è successo durante i movimenti degli anni ‘60, ad esempio? Si preoccupavano all’incirca degli stessi problemi.

Il motivo per cui le proteste studentesche degli anni ‘60 non portarono al politicamente corretto fu proprio questo: erano movimenti studenteschi. Non avevano alcun reale potere. Gli studenti possono anche aver parlato tantissimo di libertà delle donne e black power, ma non era quello che veniva insegnato nelle loro classi. Non ancora.

Ma all'inizio degli anni '70, gli studenti contestatori degli anni '60, cominciarono a terminare le loro tesi di laurea e a essere assunti come professori. All'inizio non erano né potenti né numerosi. Ma man mano che un numero maggiore di loro coetanei si univa a loro e la precedente generazione di professori iniziava ad andare in pensione, gradualmente divennero entrambi.

Il motivo per cui il politicamente corretto è nato nelle scienze umane e sociali è che questi campi offrivano più spazio per l'iniezione di politica. Un radicale degli anni ‘60 che avesse ottenuto un lavoro come professore di fisica poteva ancora partecipare alle proteste, ma le sue convinzioni politiche non avrebbero influenzato il suo lavoro. Mentre la ricerca in sociologia e nella letteratura moderna può essere politicizzata a piacimento.

Ho visto nascere il politicamente corretto. Quando ho iniziato l'università nel 1982 non esisteva ancora. Le studentesse potevano obiettare se qualcuno diceva qualcosa che consideravano sessista, ma nessuno veniva denunciato per questo. Non era ancora una realtà quando ho iniziato la scuola di specializzazione nel 1986. Nel 1988, però, era sicuramente una cosa diffusa e all'inizio degli anni ‘90 sembrava pervadere la vita del campus.

Cosa è successo? In che modo la protesta è diventata punizione? Perché alla fine degli anni ‘80 le proteste contro il maschilismo (come veniva chiamato) si sono trasformate in denunce formali alle autorità universitarie per sessismo? In sostanza, i radicali degli anni ’60 hanno ottenuto la cattedra. Sono diventati l'establishment contro cui avevano protestato due decenni prima. Ora erano nella posizione non solo di parlare delle loro idee, ma anche di farle valere.

Una nuova serie di regole morali da applicare era una notizia entusiasmante per un certo tipo di studenti. Ciò che la rendeva particolarmente eccitante era il fatto di poter attaccare i professori. Ricordo di aver notato questo aspetto all’epoca, non si trattava semplicemente di un movimento studentesco di base: erano i membri della facoltà a incoraggiare gli studenti ad attaccare altri membri della facoltà. Da questo punto di vista era come la Rivoluzione culturale. Anche quella non era un movimento di base; era Mao che scatenava le giovani generazioni contro i suoi avversari politici. E infatti quando Roderick MacFarquhar iniziò a tenere un corso sulla Rivoluzione culturale ad Harvard alla fine degli anni '80, molti lo videro come un commento sull'attualità. Non so se lo fosse davvero, ma la gente lo pensava, e questo significa che le somiglianze erano evidenti.

Gli studenti universitari spesso "fanno LARP" (Live action role-playing) cioè interpretano ruoli come se fossero in un gioco di ruolo dal vivo, ma invece di travestirsi da personaggi fantasy, recitano parti sociali o morali per adattarsi alle aspettative del loro gruppo. È nella loro natura sperimentare identità e valori. Di solito è innocuo. Ma quando iniziano a recitare ruoli morali in modo superficiale, può diventare un mix velenoso.

Il risultato è stato una sorta di galateo morale, superficiale ma molto complicato.

Immagina di dover spiegare a un visitatore ben intenzionato proveniente da un altro pianeta perché usare l'espressione "people of color" è considerato particolarmente illuminato, mentre dire "colored people" ti fa licenziare. E perché esattamente non si dovrebbe usare la parola "negro" ora, anche se Martin Luther King la usava costantemente nei suoi discorsi. Non ci sono principi di fondo. Dovresti semplicemente dargli una lunga lista di regole da memorizzare.

Il pericolo di queste regole non consisteva soltanto nel fatto che creassero vere e proprie mine per gli incauti, ma anche nel fatto che la loro elaborazione le trasformasse in un sostituto efficace della virtù. Ogni volta che una società possiede un concetto di eresia e ortodossia, quest'ultima finisce per sostituire la vera virtù. Puoi essere la persona peggiore del mondo, ma fintanto che rimani ortodosso, sei considerato superiore a chi non lo è. Questo rende l’ortodossia estremamente attraente per chi ha cattive intenzioni.

Ma perché l’ortodossia funzioni da surrogato della virtù, essa deve essere difficile da raggiungere. Se bastasse indossare un certo capo o evitare di pronunciare determinate parole per essere considerati ortodossi, chiunque saprebbe come fare, e l’unico modo per apparire più virtuosi degli altri sarebbe in effetti esserlo davvero. Le regole superficiali, complicate e in costante mutamento della correttezza politica le hanno rese il perfetto sostituto della virtù autentica. Il risultato è stato un mondo in cui le persone buone, non aggiornate sulle correnti mode morali, venivano sminuite da individui il cui carattere, se potessi vederlo, ti farebbe rabbrividire.

Un grande fattore che ha contribuito all’ascesa della correttezza politica fu la mancanza di altri ambiti sui quali potersi vantare di una purezza morale. Le generazioni precedenti di moralisti s

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Elena Carmazzi