MEDIO ORIENTE: “CESSATE IL FUOCO” MAI RISPETTATI, ISRAELE CONTINUA A BOMBARDARE STRISCIA DI GAZA E LIBANO
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È trascorso un mese da quando Trump ha sbandierato l’inizio di un presunto cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Israele non lo ha mai rispettato. Sono infatti più di 241 i palestinesi uccisi e almeno 640 quelli feriti dai raid dell’Idf negli ultimi trenta giorni. Oggi i bombardamenti israeliani hanno preso di mira le aree settentrionali e orientali della città di Khan Younis, nel sud della Striscia. Tel Aviv sostiene di aver colpito quelli che definisce “due terroristi” che avevano sorpassato la linea gialla stabilita nell’accordo di cessate il fuoco. L’esercito occupante israeliano ha anche sparato colpi di artiglieria verso la zona di Zanna, sempre nel sud, e continua a demolire case anche a Gaza City, in particolare nel quartiere di Zeitoun.
Il tutto a fronte di una situazione che rimane tragica anche dal punto di vista umanitario. L’accordo che ha portato al cessate il fuoco prevedeva, in teoria, l’ingresso di 600 camion di aiuti umanitari al giorno. Secondo le Nazioni Unite ne stanno entrando circa 200 e sono del tutto insufficienti per soddisfare le necessità della popolazione ridotta alla fame, al freddo ed esposta a una situazione igienico-sanitaria molto grave da oltre due anni di genocidio.
Nel quadro degli accordi, Hamas ha restituito finora i corpi di 24 dei 28 prigionieri israeliani deceduti nella Striscia. Tel Aviv invece ha rilasciato circa 2.000 palestinesi, tra cui 250 prigionieri politici che stavano scontando condanne lunghe o l’ergastolo. Scarcerati anche 1.718 palestinesi che – di fatto – sono stati rapiti dalle truppe di occupazione negli ultimi due anni. Non è ancora stato trovato un accordo, invece, sulla questione dei combattenti di Hamas ancora nei tunnel a Rafah, nel sud della Striscia. Ancora una volta l’ostacolo all’intesa verrebbe dal governo israeliano. Il movimento islamico della resistenza palestinese è “impegnato a rispettare l’accordo di cessate il fuoco ed è pronto a rimuovere qualsiasi pretesto all’occupazione israeliana”. Lo ha detto il portavoce di Hamas Hazem Qassem in un’intervista, ribadendo che i combattenti intrappolati “non si arrenderanno” e che la parte palestinese è “pronta ad affrontare positivamente la questione”. Qassem ha aggiunto che i mediatori hanno presentato delle proposte per risolvere il problema ma che Israele “ha fatto marcia indietro”. Secondo funzionari israeliani anonimi, gli Usa starebbero esercitando una forte pressione sull’alleato perché accetti le proposte dei mediatori.
Per quanto riguarda la Cisgiordania occupata, l’esercito israeliano ha avviato stamani un’esercitazione militare su larga scala denominata “Ruggito del Leone”. Durerà tre giorni. Intanto i coloni israeliani continuano ad attaccare i palestinesi impegnati nella raccolta delle olive: finora sono stati documentati circa 150 raid. Feriti circa 140 palestinesi. Vandalizzati più di 4.200 alberi.
L’esercito israeliano continua a bombardare anche il Libano, anche in questo caso in violazione del cessate il fuoco teoricamente in vigore. Oggi, lunedì 10 novembre 2025, l’Idf ha riferito di aver colpito quelle che definisce infrastrutture di Hezbollah nella Valle della Bekaa e nel sud, dove un drone di Tel Aviv ha preso di mira – con tre missili – un’auto che viaggiava tra Tiro e Sidone, uccidendo il conducente.
I raid di Israele sul Libano sono ormai quasi quotidiani e avvengono a quasi un anno dall’entrata in vigore del cessate il fuoco il 27 novembre 2024. A rendere la situazione ancora più tesa è l’avvicinarsi del 31 dicembre, termine fissato per il presunto disarmo di Hezbollah e il ritiro israeliano da alcuni villaggi occupati nel Sud del Paese.
“Israele continua ad attaccare, anche l’area dove si trova il presidio dell’UNIFIL: compie incursioni di terra e intensifica i bombardamenti. Per cui, il clima è già di guerra”, commenta ai microfoni di Radio Onda d’Urto il giornalista Pasquale Porciello in collegamento da Beirut. Ascolta o scarica.




