SCUOLA RESISTENTE: PUNTATA DEL 22 NOVEMBRE 2025
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Con Stefano Borroni Barale, fisico teorico, esponente della CUB, con alle spalle diverse esperienze di ricerca, tra cui il progetto EU-DataGrid (il prototipo del moderno cloud) nel gruppo di ricerca dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN), abbiamo parlato del lato oscuro dell’IA, del sistema di profitti, delle perdite di posti di lavoro ma soprattutto di come gestirla al meglio e soprattutto da protagonisti e non da fruitori passivi e inconsapevoli.
Martedi 25 novembre, a Padova si terrà un corso di formazione accreditato MIM, gratuito per insegnanti organizzato dal CESP fruibile anche in videoconferenza proprio su questi temi connessi coi sistemi educativi. Come insegnante nelle scuole secondarie superiori, Borroni Barale, ci racconta dei rischi dell’IA e di come sia possibile, senza demonizzazioni, appropriarsene per un uso effettivamente utile senza che nessuno poi tagli il ramo dove la maggior parte dei docenti è seduto. Di fatto è lo stesso approccio già affrontato nel 2003 nel suo “Come passare al software libero e vivere felici” pubblicato per Altraeconomia e proseguito vent’anni dopo in “L’intelligenza inesistente. Un approccio conviviale all’intelligenza artificiale”. Si parte addirittura dalla messa in discussione del termine stesso di “intelligenza” in associazione con “artificiale” per finire per sfatare uno stereotipo e un pregiudizio che si ha verso chiunque non “cavalchi” l’onda dell’innovazione, a prescindere da tutto, tacciato di luddismo.
D’altro canto molti posti di lavoro, in effetti, si perdono e nessuno ormai crede più ad una loro sostituzione con lavori diversi, più creativi o composti da servizi innovativi. Si può rispondere a questo con le parole di Brian Merchant autore del recentissimo “Sangue nelle macchine. Le origini della ribellione contro la tecnologia” per Einaudi, intervistato dallo Borroni Barale: “Ciò che le macchine permisero ai proprietari delle fabbriche di fare fu dividere e dequalificare il lavoro: le macchine producevano tessuti di qualità inferiore, ma potevano essere azionate da bambini o da lavoratori meno qualificati. In altre parole, erano un mezzo per frammentare la forza lavoro e ridurre i costi del lavoro. Questo è quasi esattamente ciò che sta accadendo oggi con molti lavori creativi, come illustratori, grafici e copywriter. I prodotti commerciali di intelligenza artificiale consentono alle aziende di produrre in serie prodotti creativi a basso costo, anche se hanno ancora bisogno di “esseri umani nel ciclo” per ripulire il risultato, con una retribuzione molto inferiore a quella che i lavoratori umani ricevevano in precedenza”.
Quindi si può dire che l’IA più che per una sostituzione dell’uomo viene usata dai manager come arma di ricatto per ridurre i costi del lavoro, offrire paghe basse e modalità lavorative disagiate. Portando ad esempio il caso sperimentale del Regno Unito, dove in una scuola i/le bambin3 si siedono intorno ad un robot che riesce ad offrire ad ognuno un’interazione personalizzata e paziente, Borroni Barale affronta poi il caso del dilagare dell’IA in campo scolastico dove l’apprendimento dovrebbe essere un fatto relazionale, un obiettivo da raggiungere in collaborazione con gli altri membri del gruppo-classe. Citando ancora Brian Merchant si può dire che Lasciare entrare l’IA in classe è davvero un patto con il diavolo (…), non sarà mai in grado di sostituire funzionalmente gli insegnanti, ma alle aziende tecnologiche non importerà, non per quanto riguarda l’economia futura che hanno in mente, dove l’obiettivo è quello di creare persone che siano poco più che ingranaggi: inserire brevi frammenti di testo per lavori via e-mail, diventare dipendenti da sistemi digitali opachi, consumare grandi quantità di contenuti e consentire alle poche aziende che rendono possibile tutto ciò di trarne enormi profitti.
Borroni Barale quindi ci propone di prendere noi il comando e di allargare il più possibile la platea dei “costruttori di algoritmi” proprio come fu all’epoca del software libero che aprì una strada di successi. Se oggi la logica del profitto che guida l’IA rende il prodotto finale in termini di accuratezza e creatività di gran lunga inferiore ai risultati ottenibile da un cervello umano gli spazi di resistenza e di opposizione ad una logica autoritaria ci sono ancora. In Italia, ad esempio due importanti sindacati di base (con circa 5000 iscritti) si sono uniti ad alcuni hacker casuali per realizzare la seguente campagna contro l’IA: http://iabasta.ghost.io/primo-appello, (tradotta in inglese qui: https://annuel.framapad.org/p/iabasta-en) stanno cercando di sabotare l’uso dell’IA autoritaria a favore di un’IA conviviale, basata sull’idea di Ivan Illich di “società conviviale”.
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