SCUOLA RESISTENTE: PUNTATA DELL’11 OTTOBRE 2025
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“Erano anni che il mio liceo non si mobilitava per delle lotte politiche e poi occupava la propria scuola”. Così esordisce Fabio raccontando dei due giorni di occupazione all’Istituto Santorre di Santa Rosa di Torino. L’eco della Global Sumud Flotilla è arrivato anche e soprattutto tra i ragazzi della cosiddetta generazione “Z” quella più stereotipata nell’immaginario collettivo, disegnata come assente, apatica e poco combattiva, perché totalmente inebetita davanti lo schermo del proprio cellulare.
Lo sdegno, invece, per quanto stava succedendo e quanto purtroppo tuttora sta succedendo nelle terre martoriate dal genocidio in atto in Palestina, ha risvegliato parecchie coscienze; e come ha tenuto a sottolineare Fabio, anche a far capire come quello che stava avvenendo era, in maniera tragica, il risultato di un modello di sviluppo in cui tutti noi siamo immersi e quindi a maggior ragione anche il sistema scolastico uno dei più colpiti insieme a quello sanitario dai tagli alle spese in cambio di acquisti di armi, peraltro fuori dal patto di stabilità. La posizione di Fabio, però, in quest’ultimo mese non è l’unica a Torino, dove oltretutto anche i suoi colleghi più grandi, studenti universitari, da mesi sono in mobilitazione permanente contro il cosiddetto Polo Tecnologico che va avanti indisturbato, attraendo giovani, convinti in buona fede dell’innoffensivita’ di alcune filiere e facendo leva sul cosiddetto dual-use e sulla solita retorica intorno all’ economia digitale.
Altro caso sono gli studenti del liceo scientifico “Galileo Ferraris” che in un loro comunicato affermano che “di fronte all’attuale situazione mondiale si è deciso di mostrare il nostro appoggio al popolo Palestinese e alla Global Sumud Flotilla, e mostrare il nostro dissenso verso un governo da cui non ci sentiamo ascoltati. La Global Sumud Flotilla ci ha dato un motivo in più per reagire e ci ha ispirato ad essere coraggiosi. Abbiamo quindi capito che anche nel nostro piccolo possiamo, come loro, mostrare la nostra solidarietà al popolo palestinese e ritrovare il nostro senso di umanità che la scuola non si è mai occupata di sviluppare. Proviamo per loro una grande stima e rispetto e per questo reputiamo il loro gesto umanitario un efficace rischio per trasmettere un messaggio fondamentale: che ogni vita ha un valore. Per tale motivo abbiamo deciso di seguire il loro esempio senza nasconderci e senza restare in silenzio.
Inoltre pensiamo che il governo italiano non riconosca il popolo palestinese come tale e cerchi di minimizzare la tragedia che è in atto. Perciò non vogliamo stare zitti, vogliamo far sentire la nostra voce e far capire da che parte stiamo. Chiediamo quindi che questo genocidio finisca, e che il nostro governo smetta di esserne complice, continuando ad inviare armi allo stato di Israele. Chiediamo che il blocco del porto di Genova non sia un avvenimento isolato. Chiediamo anche che il nostro governo riconosca lo stato Palestinese. Oltretutto noi studenti percepiamo che nel nostro mondo, e nella nostra generazione stia prevalendo sempre più un sentimento di indifferenza. Quindi reputiamo che occupare la scuola sia un atto importante e una presa di posizione fondamentale. Per tale ragione è necessario sensibilizzare più persone possibile sul genocidio che sta avvenendo in Palestina, e su tutte le guerre in corso, per poter essere davvero cittadini del mondo.
Durante la nostra occupazione abbiamo perciò organizzato numerosi laboratori per dare finalmente la possibilità a noi studenti di informarci adeguatamente sulle questione attuali. Abbiamo infatti invitato professori, esperti, attivisti, come membri del “ToxGaza”, e altre associazioni che ritengono importante la nostra causa, come “Friday for Future” o “Nudm”. Inoltre sono stati organizzati momenti di dibattito tra noi studenti sul tema, cineforum (dove abbiamo visto “Noi e loro” e “No other land” e molti altri), laboratori artistici, interventi di studenti universitari, assemblee e conferenze sulla storia della Palestina. In questo modo chiunque di noi può avere le possibilità di approfondire le ragioni della nostra protesta. Inoltre abbiamo deciso di manifestare contro le nuove riforme scolastiche che sembrano limitare la nostra possibilità di esprimere dissenso. Questi cambiamenti, infatti, ci hanno fatto capire chiaramente che il silenzio all’esame di Maturità non è ammesso, quindi abbiamo deciso di far sentire la nostra voce adesso. Siamo stufi di essere rappresentati da un governo che limita le nostre libertà, e che non ci rappresenta. Siamo stufi di essere spettatori di un avvenimento storico così grave e disumano, che ci aspettavamo non si replicasse più. Il Galileo Ferraris sa da che parte stare!”.
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