Team malessere 1 o malessere 2? - TWILIGHT (Cosa resta della sua eredità scintillante) di Paola Zanghì e Licia Cascione (Beccogiallo)
Update: 2025-11-19
Description
Appena uscita da un rewatch - non ancora terminato - con una mia cara amica (con la quale, ora che ci penso, condivido letterariamente e cinematograficamente due colossi “Twilight” e “Orgoglio e pregiudizio”, mica sarà un caso?) mi imbatto in questo saggio serio (ma fa pure ridere) su ciò che ci ha lasciato Twilight: prevalentemente traumi, oserei dire. Solo ora, (dopo anni di concentrazione sugli scarsi effetti speciali) riguardandolo con una consapevolezza sociale, mi accorgo di quanto sia perfettamente inserito nella logica patriarcale per la quale la donna si deve mostrare con le palle in onore al penzolante scroto maschile ma che comunque non basterà perché deve essere protetta (=controllata)e ok le palle ma prima di tutto i suoi scopi nella vita dovranno diventare l’amore, il matrimonio e la procreazione - in quest’ordine. E infatti, Bella, che nasce già di per sé con una serie di traumi inflitti prevalentemente da sua madre, ma pur carica di interessi e sogni, cade v1tt1ma del primo pendaglio che le fa delle lusinghe strutturalmente ben create (tipo tratte dalla letteratura, io la capisco Bella); pure gli uomini però non è che riescano a salvarsi, perlomeno nella visione che ci è concessa di loro: due ragazzi dediti al macismo che devono conquistare il cuore dell’amata Bella (passando anche sopra al rispetto per quest’ultima). Quindi nel 2025, avendo più coscienza della società che ci plasma e che contribuiamo a plasmare - perché è impossibile pensare di esserne indenni, la scintillante eredità di Twilight mi svela molto altro oltre alla bambina fatta al computer o al collo struccato di Carlisle. Ti amo Carlisle. Mi conferma che la letteratura è importante nella crescita di un individuo, che il contesto della sua nascita ci racconta delle idee portate avanti da chi lo ha scritto e non necessariamente la società ha gli strumenti per decodificare le storie (e che palle comunque doverle decodificare). Ma pensare alla me tredicenne che si abitua a credere che l’amore sia essere strattonata da più individui, che l’amore e la risoluzione della vita sentimentale ad ogni costo siano l’obiettivo finale che ognuno dovrebbe avere, cose a cui cedo a credere irrazionalmente tuttora mi fa tenerezza. La consapevolezza non è tutto, ce lo insegnano le nostre sedute dallə psicologə ma è pur qualcosa per involarci tra magari altri 25 anni e vederci fuori da certe dinamiche che sono ancora nostre.
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