DiscoverLectio: Atti degli ApostoliLectio degli Atti degli Apostoli di lunedì 16 dicembre 2013
Lectio degli Atti degli Apostoli di lunedì 16 dicembre 2013

Lectio degli Atti degli Apostoli di lunedì 16 dicembre 2013

Update: 2013-12-16
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Commento a Atti 20, 32-36

Non vedrete più il mio volto


Abbiamo già incontrato vari discorsi di Paolo, diversi secondo i destinatari a cui si rivolge. In 13,17-41 parla a Giudei; in 14,15-17 e 17,22-31 parla rispettivamente a pagani devoti e a pagani colti. Incontreremo altri suoi discorsi nel seguito degli Atti. Questo è l’unico di tipo pastorale, rivolto a una comunità di credenti. Quanto qui leggiamo ci fa vedere cosa l’Apostolo diceva a chi già aveva accolto l’annuncio e ricevuto il battesimo. Non faceva discorsi teorici o programmatici, ma proponeva ciò che lui stesso faceva. La sua parola aveva “autorità” perché scaturiva dal suo modo di essere, dallo stile di vita visibile a tutti. Non diceva: “Armiamoci e partite”, ma faceva per primo quanto diceva.

Paolo sta andando a Gerusalemme e ripartire da lì per Roma, dove compirà la sua missione.

È un discorso di congedo, simile a quelli di Gesù nell’ultima cena nel vangelo di Giovanni. Lascia il suo testamento ai fratelli che ha generato nella fede come figli del Padre. Chi fa testamento dà in eredità ai suoi cari i propri beni. Non è un discorso missionario come quelli già visti né un discorso apologetico come vedremo in seguito.

Prima di andarsene, Paolo riflette sul suo ministero e sulla sua testimonianza, esortando i presbiteri di Efeso a imitare il servizio da lui reso alla Parola.

Luca, scrivendo gli Atti circa 20 anni dopo, rivolge queste parole a ogni comunità. Ciò che è stato al principio, è ciò che si farà anche dopo, con fedeltà duttile e creativa. Così Paolo ci ha insegnato, facendosi sempre “tutto a tutti”, sapendo accogliere le differenze e cogliere le istanze nuove.

Come i Vangeli, anche gli Atti sono un manuale di “aggiornamento”. Ci danno la spinta per seguire “oggi”, in modo sempre nuovo, l’imprevedibilità del Signore che sarà sempre con noi per eseguire il suo progetto di “ricapitolare tutto in Cristo” ( Ef 1,10). L’acqua della sorgente è sempre nuova ogni istante, come l’azione di Dio. Diversamente l’acqua viva diventa stagno o pantano di morte. Anche le lettere post-paoline portano avanti lo stesso insegnamento, adattandole al mondo giudaizzante-gnostico delle dottrine eterogenee in circolazione alla fine del I.° secolo (cf 1Tim 6,20). La lettura costante della Parola è per noi l’aggiornamento dell’antivirus contro la mondanità che quotidianamente si ripresenta in forme nuove – ma sempre vecchie come la morte.

I vangeli, presentandoci Gesù, ci mostrano come è chiamato ad essere ogni discepolo di ogni tempo. Gli Atti, presentandoci Paolo, fondatore di comunità, ci mostrano come sempre la chiesa dovrà essere, adattandosi ad ogni cultura e ad ogni tempo. Dio infatti parla nella realtà della storia, non nelle fantasie delle nostre idee. Compie infatti le sue promesse, non le nostre attese. Queste sono in gran parte dettate dai deliri delle nostre paure, che si fanno illusioni di controllo e potere. Ma, nonostante ogni barriera, l’acqua alla fine va sempre dove deve andare.

La comunità non si costruisce sui nostri progetti: deve radicarsi e crescere sulla roccia, che è il Vangelo di Gesù trasmesso con integrità. Gli anziani (i presbiteri) devono essere specchio di ogni virtù, imitatori di Paolo come lui lo è di Cristo (1Cor 11,1): siano irreprensibili, abbiano cura dei poveri, stiano attenti al pericolo della ricchezza e veglino perché lupi terribili non distruggano la comunità.
Al centro del discorso c’è il v. 28: “State attenti a voi stessi e a tutto il gregge, in cui lo Spirito Santo vi ha posti come supervisori (= episcopoi) per pascere la chiesa di Dio che si è acquistato con il proprio suo sangue”. È una parola profetica che conferma gli anziani nel loro servizio: essere pastori del popolo della nuova alleanza, opera di Dio stesso, Padre, Figlio e lo Spirito.

Il testo, ricco di sapienza e sentimenti, rappresenta al vivo l’agire e il sentire di Paolo, modello per la comunità cristiana e i suoi pastori (cf.1Ts 2,1ss!). Tutti siamo chiamati ad essere “la lettera” viva di Cristo, leggibile da tutti ( cf.2Cor 3,1ss); anzi, “il profumo di Cristo” che si effonde nel mondo intero ( 2Cor 2,14).







DIVISIONE
a. vv. 18-27: Paolo modello integro di testimonianza evangelica

1 - vv. 18-21: comportamento di Paolo nel passato

2 - vv. 22-24: sua situazione presente e futura

3 - vv. 25-27: Paolo esempio per i presbiteri

b. vv. 28-35: appello alla vigilanza contro i lupi e all’amore per i poveri
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