Il Giallo Del Dirigente Telecom Caduto Dal Ponte Della Tangenziale
Update: 2021-02-05
Description
Sono passate da poco le dodici, quando Adamo Bove, ex poliziotto e responsabile della sicurezza di Telecom Italia, parcheggia l’auto a lato della strada e si getta dal cavalcavia di via Cilea, nel quartiere del Vomero. Il manager muore sul colpo, dopo una caduta di circa venti metri che lo fa schiantare su una carreggiata della Tangenziale.
Per l’uomo certo non era stato un periodo facile: il dirigente era infatti stato indagato per violazione della privacy nell’inchiesta sulle intercettazioni illegali che qualcuno aveva compiuto all’interno dell’azienda, per conto di terzi, ai danni di influenti personaggi della politica e dell'industria.
Dunque il manager qualche preoccupazione deve averla avuta, tuttavia la famiglia accertò che non aveva mai riconosciuto negli atteggiamenti dell’uomo intenti suicidi.
Che dunque Bove fosse stato istigato al suicidio e spinto da qualcuno a commettere l’estremo gesto? Se per la famiglia sembrerà sempre inaccettabile pensare che l’uomo si sia gettato da quel ponte per sua volontà, gli inquirenti chiusero il caso come un suicidio.
Per la procura, dunque, nessuno lo spinse a gettarsi nel vuoto né a parole né materialmente. Secondo il magistrato, infatti, sarebbe stato sicuramente lui e soltanto lui a decidere di fermare l’auto a due passi dallo svincolo del Vomero e a buttarsi di sotto per liberarsi per sempre da quel senso di oppressione che gli aveva provocato lo scandalo sulle intercettazioni illegali.
Per l’uomo certo non era stato un periodo facile: il dirigente era infatti stato indagato per violazione della privacy nell’inchiesta sulle intercettazioni illegali che qualcuno aveva compiuto all’interno dell’azienda, per conto di terzi, ai danni di influenti personaggi della politica e dell'industria.
Dunque il manager qualche preoccupazione deve averla avuta, tuttavia la famiglia accertò che non aveva mai riconosciuto negli atteggiamenti dell’uomo intenti suicidi.
Che dunque Bove fosse stato istigato al suicidio e spinto da qualcuno a commettere l’estremo gesto? Se per la famiglia sembrerà sempre inaccettabile pensare che l’uomo si sia gettato da quel ponte per sua volontà, gli inquirenti chiusero il caso come un suicidio.
Per la procura, dunque, nessuno lo spinse a gettarsi nel vuoto né a parole né materialmente. Secondo il magistrato, infatti, sarebbe stato sicuramente lui e soltanto lui a decidere di fermare l’auto a due passi dallo svincolo del Vomero e a buttarsi di sotto per liberarsi per sempre da quel senso di oppressione che gli aveva provocato lo scandalo sulle intercettazioni illegali.
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