Omicidio Di Pasquale Romano, Morto Per Un Sms Che Non Arrivò
Update: 2021-02-05
Description
Pasquale Romano, da molti conosciuto come Lino, e Rosanna vengono da due famiglie per bene e vivono un felice fidanzamento. Stanno addirittura pensando al matrimonio e aspettano solo una maggiore stabilità economica per realizzare il loro grande sogno.
La sera del 15 ottobre Lino è passato a casa della sua fidanzata, nel quartiere di Marianella, per un saluto fugace prima di andare a giocare una partita di calcio con i suoi amici.
Uscito dal portone e salito a bordo della sua auto, viene però raggiunto da alcune persone che stazionavano sotto il palazzo e che gli scaricano addosso una serie innumerevole di colpi di proiettili. Quell’impressionante sequenza di spari allarma allora Rosanna che si precipita fuori dal portone e che apprende la terribile notizia della morte di Lino.
Il giovane però quegli uomini non li aveva mai visti, come i killer non avevano mai visto Lino: si trattava infatti di un terribile caso di scambio di persona, un errore degli assassini che quella sera avrebbero dovuto giustiziare un altro uomo e che uccisero per sbaglio un innocente.
A svelare il tragico scenario in cui si consumò il delitto fu Anna Altamura, una zia della fidanzata di Domenico Gargiulo, appartenente a una banda criminale da tempo in lotta con gli “scissionisti” per la gestione del traffico di droga.
Altamura dichiarò agli agenti di essere stata coinvolta in un’imboscata ai danni di Gargiulo: quella sera era stata infatti invitata a cena dalla nipote, che viveva nello stesso palazzo di Rosanna, e dal compagno e che in accordo con i killer aveva il compito di inviare loro un SMS non appena Gargiulo fosse uscito di casa. I banditi però non attesero quel segnale e cominciarono a sparare sul primo ragazzo uscito dal portone senza farsi troppe domande e convinti che quella fosse la vittima predestinata.
Mandanti ed esecutori finirono presto in manette e giustizia fu fatta.
Da uno degli assassini saltò fuori un’assurda spiegazione sul perché continuò a sparare su Lino anche una volta resosi conto che stava facendo fuoco su un innocente. L’uomo, infatti, rispose agli agenti dicendo: «Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più».
La sera del 15 ottobre Lino è passato a casa della sua fidanzata, nel quartiere di Marianella, per un saluto fugace prima di andare a giocare una partita di calcio con i suoi amici.
Uscito dal portone e salito a bordo della sua auto, viene però raggiunto da alcune persone che stazionavano sotto il palazzo e che gli scaricano addosso una serie innumerevole di colpi di proiettili. Quell’impressionante sequenza di spari allarma allora Rosanna che si precipita fuori dal portone e che apprende la terribile notizia della morte di Lino.
Il giovane però quegli uomini non li aveva mai visti, come i killer non avevano mai visto Lino: si trattava infatti di un terribile caso di scambio di persona, un errore degli assassini che quella sera avrebbero dovuto giustiziare un altro uomo e che uccisero per sbaglio un innocente.
A svelare il tragico scenario in cui si consumò il delitto fu Anna Altamura, una zia della fidanzata di Domenico Gargiulo, appartenente a una banda criminale da tempo in lotta con gli “scissionisti” per la gestione del traffico di droga.
Altamura dichiarò agli agenti di essere stata coinvolta in un’imboscata ai danni di Gargiulo: quella sera era stata infatti invitata a cena dalla nipote, che viveva nello stesso palazzo di Rosanna, e dal compagno e che in accordo con i killer aveva il compito di inviare loro un SMS non appena Gargiulo fosse uscito di casa. I banditi però non attesero quel segnale e cominciarono a sparare sul primo ragazzo uscito dal portone senza farsi troppe domande e convinti che quella fosse la vittima predestinata.
Mandanti ed esecutori finirono presto in manette e giustizia fu fatta.
Da uno degli assassini saltò fuori un’assurda spiegazione sul perché continuò a sparare su Lino anche una volta resosi conto che stava facendo fuoco su un innocente. L’uomo, infatti, rispose agli agenti dicendo: «Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più».
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