Il Movimento Moderno e l’insegnamento al Bauhaus
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Alla fine della Prima guerra mondiale, le strutture urbane tradizionali cominciarono ad apparire anacronistiche. La ricostruzione del primo dopoguerra e la ripresa delle attività imposero un’accentuazione della funzionalità delle città e una loro ristrutturazione generale, nonché la meccanizzazione dei servizi e dei trasporti.
Le città, insomma, dovettero essere “ripensate” in senso funzionale, sociale e igienico. Si trasformò radicalmente la figura professionale dell’architetto, al quale si richiese di essere un urbanista prima ancora che un costruttore.
Se, dunque, il banco di prova per i precursori dell’architettura moderna era stato, all’inizio del secolo, la progettazione di abitazioni unifamiliari per la grande borghesia illuminata, dopo la guerra, sempre di più, gli architetti dovettero porsi il problema di costruire case a basso costo, moduli abitativi facilmente disponibili su una stessa linea (case a schiera) o ripetibili in gruppi, sino a formare interi quartieri.
Ancora una volta fu la borghesia a comprendere e ad accettare la sperimentazione formale dell’architettura moderna, tesa a inventare un diverso modello di bellezza.
<figure class="wp-block-image size-large"><figcaption class="wp-element-caption">Un ritratto fotografico di Walter Gropius negli anni Trenta.</figcaption></figure>
Il Movimento Moderno
Una nuova tendenza progettuale, capace di caratterizzare in tutta l’Europa la prima metà del XX secolo, prese il nome di Movimento Moderno. Tra i protagonisti di questo nuovo indirizzo architettonico ci furono architetti di altissimo calibro, come Walter Gropius, Ludwig Mies van der Rohe e Le Corbusier, che si ribellarono al classicismo accademico e propugnarono il più drastico rifiuto dell’eclettismo stilistico e dell’ornamento.
Questi maestri asserirono che gli edifici moderni dovevano essere prima di tutto funzionali e che nuove forme architettoniche, elementari e puriste, potevano essere elaborate soprattutto attraverso l’uso di materiali come il cemento armato, il ferro e il vetro. Essi proposero, altresì, di controllare la necessaria espansione urbana attraverso un’ordinata zonizzazione delle funzioni. Nell’architettura del Movimento Moderno prevalse la tendenza ad adottare forme geometriche rigorose nella progettazione di edifici.
La forma geometrica, tuttavia, non fu scelta come forma in sé, in nome di un presunto canone di bellezza moderno per l’architettura, ma come forma standardizzata, dunque universale e ripetibile, cui attribuire significati diversi secondo le diverse circostanze e necessità.
Il Movimento Moderno è anche noto come Funzionalismo o, per la fiducia riposta dai suoi esponenti nel potere della ragione, come Razionalismo, sebbene con quest’ultimo termine si tenda normalmente a identificare soprattutto l’attività degli architetti moderni italiani.
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