DiscoverRadio Onda d`UrtoPALESTINA: REGGE PER ORA IL FRAGILE CESSATE IL FUOCO A GAZA. ISRAELE RIFIUTA DI LIBERARE ESPONENTI POLITICI DI PRIMO PIANO E I SANITARI RAPITI DALLA STRISCIA
PALESTINA: REGGE PER ORA IL FRAGILE CESSATE IL FUOCO A GAZA. ISRAELE RIFIUTA DI LIBERARE ESPONENTI POLITICI DI PRIMO PIANO E I SANITARI RAPITI DALLA STRISCIA

PALESTINA: REGGE PER ORA IL FRAGILE CESSATE IL FUOCO A GAZA. ISRAELE RIFIUTA DI LIBERARE ESPONENTI POLITICI DI PRIMO PIANO E I SANITARI RAPITI DALLA STRISCIA

Update: 2025-10-11
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Nella giornata di sabato 11 ottobre 2025 il cessate il fuoco, fragile, sembra tutto sommato reggere a Gaza, e dalle macerie emergono i corpi straziati dal genocidio. 155 i cadaveri recuperati solo nelle ultime 24 ore, di cui una ventina uccisi nella stessa abitazione di Gaza City la sera di mercoledì. Dall’ottobre 2023, quasi 68 mila palestinesi uccisi a Gaza dalle bombe, a cui aggiungere 460 morti per la fame usata come arma di guerra (154 sono bambini), senza considerare 170 mila feriti diretti per i raid. Numeri comunque parziali, tregua o non tregua: sotto le macerie la Protezione civile palestinese stima vi siano almeno altre 9.500 mila corpi, che porterebbero il totale dei morti alle soglie della spaventosa quota di 80mila morti per il genocidio condotto dallo Stato israeliano.


Le distruzioni, che hanno preso di mira abitazioni e infrastrutture, hanno portato allo sfollamento di oltre 2 milioni di persone, praticamente tutta la popolazione palestinese della Striscia di Gaza. Slitta per loro a domani, domenica 12 ottobre, l’ingresso di aiuti umanitari e altre forniture essenziali, gestiti dalle agenzie internazionali collegate alle Nazioni Unite. Così Tel Aviv, che fa inoltre sapere che il valico di Rafah sarà aperto ai civili solo a metà settimana; gli stessi civili che, a centinaia di migliaia, hanno ricominciato a muoversi lungo le strade costiere della Striscia, tornando a vedere il poco che resta delle loro abitazioni, delle loro terre, dei loro affetti.


Particolarmente drammatica la situazione a Khan Younis: l’80% del governatorato è distrutto, 400.000 tonnellate di macerie ricoprono le strade della città. Oltre a migliaai di case, 136 tra parchi, giardini, piazze pubbliche e rotatorie sono stati rasi al suolo e distrutti. Da Gaza la traduzione in italiano della testimonianza di Umm Mustafa Baraka, residente palestinese di Bani Suheila, governatorato di Khan Younis. Ascolta o scarica


Le truppe israeliane occupano comunque ancora circa metà della Striscia, in particolare le zone lontane dal mare, imponendo divieti di movimento ai palestinesi anche nelle aree dove si sono ritirati. Nel mirino in particolare l’entroterra di Khan Younis, a sud, e l’intero nord, dove le truppe israeliane hanno condotto una campagna su larga scala di incendi dolosi, dando fuoco a un’enorme quantità di case civili e infrastrutture prima che le famiglie vi facessero ritorno. Sempre a nord in corso scontri armati tra Hamas e i miliziani di Yasser Abu Shabab, leader delle “Forze popolari”, collaborazioniste con l’occupante israeliano in questi mesi.


In Israele intanto stanno arrivando 200 soldati Usa che dovrebbero monitorare il rispetto dell’accordo. Lunedì arriverà Trump, atteso sia a Tel Aviv che in Egitto, dove ci sarà la firma formale dell’accordo, nelle stesse ore in cui dovrebbe iniziare lo scambio di prigionieri. 20 israeliani da un lato, 1950 – in più tranche – palestinesi dall’altro, su oltre 11mila prigionieri politici totali.


Tensione sui nomi, con Tel Aviv che rifiuta di liberare Marwan Barghouti – popolarissimo leader laico e progressista di Fatah – e Ahmad Saadat, segretario FPLP, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Anche il dottor Hussam Abu Safiya non dovrebbe essere rilasciato. E’ detenuto da dicembre durante il raid sull’ospedale Kamal Adwan, dopo che si era rifiutato di abbandonare i pazienti sotto assedio. Sorte analoga per il dottor Marwan Al Hams, direttore degli ospedali da campo di Gaza. Si tratta in queste ore sulla lista definitiva, anche se Hamas fa sapere di avere iniziato a radunare i prigionieri israeliani e Israele sta facendo lo stesso con i primi palestinesi; quelli diretti a Gaza sono nel carcere di Ketziot, quelli invece che saranno rilasciati in Cisgiordania, 100 secondo le stime, in quello di Ofer.


WEST BANK – Proprio in Cisgiordania si sta sfogando l’ira dei coloni fascisti, contrari a ogni accordo sulla Striscia. Almeno 50 i palestinesi contusi e feriti negli attacchi di massa contro la raccolta delle olive in corso in tutta la West Bank. Nelle ultime ore gli stessi coloni hanno messo nel mirino la zona nord della Valle del Giordano, distruggendo case, impianti idrici e fotovoltaici. Da ottobre 2023, i coloni sono responsabili di oltre 7mila attacchi in West Bank, con la morte di 33 persone e lo sfollamento di almeno 33 comunità palestinesi. Dai coloni all’esercito occupante, che non solo proteggere i suprematisti, ma ammazza e invade a sua volta: venerdì sera nei dintorni della città di Jenin ucciso un 25enne e ferito un 15enne. Un ferito, grave, anche attorno ad Al Khalil / Hebron, durante i raid che hanno portato ad almeno altri 6 rapimenti, camuffati da arresti.


LIBANO – Ancora Medio Oriente; l’Idf ha pesantemente colpito il sud del Libano, con violenti ed estesi raid aerei, in una delle più pesanti tra le infinite violazioni del cessate il fuoco, siglato nel novembre 2024 con Hezbollah. Tel Aviv parla, come al solito, di “raid contro infrastrutture terroristiche” del movimento sciita, smentito però persino dal presidente libanese, l’ex capo dell’esercito Joseph Aoun, tutt’altro che amico di Hezbollah. In una nota il cristiano-maronita Aoun parla di “attacchi contro strutture civili, con il bilancio di un morto” nella dozzina di attacchi di Tel Aviv. Non solo: la stampa libanese sostiene che Beirut abbia sventato un complotto dei servizi segreti di Israele per compiere un altro attacco terroristico simile alle esplosioni del cercapersone dell’autunno 2024.


ITALIA – Per la Palestina diverse le iniziative solidali in questo fine settimana in Italia, in particolare con i cortei di sabato a Milano, Bologna, Arezzo, Termoli, mentre domani – domenica –a Roma. Oltre ai cortei, ci sono una miriade di altre iniziative tra cultura, storia, cibo, socialità e solidarietà dal basso, oltre che cercare di capire, collettivamente, come proseguire la lotta, unendo quella del popolo palestinese contro l’occupazione alle istanze degli altri territori. A Brescia c’è la due giorni “Insieme per la Palestina” al centro sociale autogestito Magazzino 47 di via Industrale, 10; già sold out la cena di stasera, con 120 persone prenotate per raccogliere fondi che andranno a sostenere le spese sanitarie delle persone – molte giovanissime – colpite dalle manganellate di polizia nelle cariche di piazza Repubblica del 22 settembre, giornata del primo sciopero generale, quello indetto dal solo sindacalismo di base. Porte aperte invece domenica, fin dalle ore 15.30, con una giornata tra workshop, bancarelle di prodotti palestinesi e, alle ore 18, la presentazione del libro di Gaza FreeStyle, “Rompere il muro. 10 anni di carovane solidali a Gaza”.


Su Radio Onda d’Urto, diversi approfondimenti sulla due giorni “Insieme per la Palestina di Brescia. Ascolta o scarica

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