Il testimone invisibile (II): Śaṅkara, Husserl e Sartre a confronto
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Nella scorsa puntata abbiamo visto come il pensiero di Śaṅkara possa dialogare, a distanza di secoli, con la filosofia critica di Kant: entrambi ci hanno mostrato il rapporto tra i limiti della conoscenza e la possibilità di un fondamento.
In questo episodio di FilosofIndia, secondo di due, continuiamo quel viaggio e ci spostiamo nel Novecento con Husserl. Con lui entriamo nel mondo della fenomenologia, dove l’io trascendentale diventa un po’ come un testimone che osserva tutto senza partecipare direttamente – un’idea che fa eco, in modi diversi, al testimone vedāntico.
E non ci fermeremo qui: da Husserl, con la sua coscienza pura e costituente, faremo un passo verso Sartre; con lui l’ego non è più solo testimone interno o pura coscienza, ma si mostra nella sua trascendenza, sempre proiettato fuori di sé verso il mondo e gli altri.
Dal testimone immobile di Śaṅkara, passando per l’io costituente husserliano, fino all’ego trascendente di Sartre… il filo della coscienza continua a dipanarsi.