Personaggi di Milano

Milano e i suoi personaggi. Loquis presenta Personaggi di Milano, per scoprire dove sono cresciuti e quali sono le storie delle più importanti personalità della storia di Milano e i personaggi più famosi del jet set meneghino. - Scarica l'app Loquis per iOS e Android.

Francesco Facchinetti e le Colonne di San Lorenzo

E’ nato a Milano nel 1980. Città che gli ha aperto gli occhi dopo un’esperienza come volontario nei sotterranei della Stazione Centrale di Milano. Figlio del tastierista dei Pooh Roby Facchinetti e dell'allora compagna Rosaria Longoni, Francesco ha vissuto a Mariano Comense, un paese della Brianza comasca, dove risiedeva stabilmente la madre. Milano ha cominciato a frequentarla da quattordicenne. “Da adolescente per un periodo fui un Punkabbestia, per protestare contro la mia famiglia e i Pooh, realtà che mi sembravano soffocanti” racconta Francesco, “Venivo a Milano, saltando sul treno e nascondendomi nella ritirata perché ero senza biglietto. Avevo la cresta e gli anfibi. Con gli amici andavamo alle Colonne di San Lorenzo dove c’era un centro anarchico e spesso ci scontravamo con i naziskin. Ne ho date e ricevute, compresa qualche sprangata”. Ha poi cominciato a lavorare come pr della discoteca Hollywood portando in giro i vip, come Marilyn Manson e Leonardo Di Caprio, che girava nudo su uno skateboard all’ultimo piano dell’Hotel Principe di Savoia. Dopo inizio a fare il dj folle all’Atlantique, dove metteva i dischi, gettava acqua sul pubblico e si spogliava restando in mutande. Claudio Cecchetto volle conoscerlo e da lì prese avvio la sua carriera con la “Canzone del Capitano. Tra le zone di Milano che più ama c’è Paolo Sarpi, che sta diventando il centro della nuova movida, ben collegata con Corso Garibaldi e l’Arco della Pace.

10-05
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Alessandro Robecchi e la Milano dei suoi libri

È nato a Milano nel 1960. Giornali, radio, satira, documentari, saggi, la scrittura dei testi TV di Maurizio Crozza e, nel 2014, l’approdo alla narrativa: davvero una figura poliedrica quella di Robecchi. I suoi libri, attenti alla società, alle sue diseguaglianze e contraddizioni, sono sempre ambientati in una Milano che Alessandro indaga e perlustra di continuo. Il nuovo romanzo, I cerchi nell’acqua, è il settimo episodio che vede muoversi nella capitale lombarda Monterossi, Ghezzi, Carella. L’autore non ha inventato un commissario, un carabiniere, e nemmeno un investigatore privato, ma tutto questo insieme: il suo è un coro di personaggi, un’alternanza di situazioni; lui si muove per la città, nella città: sopra, negli attici di piazza Repubblica; sotto, negli scantinati, nelle bettole, nei bar. L’obiettivo di Robecchi è quello di analizzare la nostra società, di andare a vedere cosa succede nel bar Tramonto di Turro o nello scantinato della Maggiolina. “Quando scopro un nuovo pezzo di città, mi piace andarci, ci torno per sette giorni a fare colazione nello stesso bar” ha dichiarato. Robecchi ricorda a tutti noi che “prima del Bosco Verticale c’era un bosco orizzontale” e lo fa raccontandoci le trame che si dipanano nelle vie malfamate, a pochi minuti dall’aperitivo al “bar fighetto”: lo fa raccontandoci come è cambiata Milano, ci ricorda poi che la Milano dei grattacieli c’è, ma c’è anche il resto.

09-28
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Miuccia Prada e La Fondazione

Diplomatasi al Liceo classico Giovanni Berchet di Milano, è stata una sessantottina e una femminista. Nel 1971, dopo essersi laureata in scienze politiche e aver studiato recitazione al Piccolo Teatro, iscritta perché appassionata all'arte di mimo, è entrata a lavorare da Prada, azienda di famiglia fondata dal nonno Mario nel 1913. Da sempre appassionata di arte, Miuccia e il marito cominciano a collezionare pezzi di arte moderna, principalmente per uso privato, e nel 1993 decidono di aprire la Fondazione Prada a Milano con l'obiettivo di diffondere l'arte moderna. La nuova sede milanese, inaugurata nel 2015, è stata progettata dall'architetto Koolhaas e dallo studio OMA, con la volontà di creare un luogo in cui viva la riflessione sui canoni estetici e artistici della società contemporanea. Lo spazio nella zona sud di Milano era una distilleria di inizio '900, e nel 2018 è stato completato con la costruzione di Torre Prada, sempre a cura di Koolhaas: una costruzione semplice ma che è già arte di per sé, in cui ogni lato è diverso e le forme si dilatano man mano che le si gira intorno. All'interno della Torre spazi e forme dialogano tra loro e con il paesaggio urbanistico milanese, all'ultimo piano si trova il ristorante con terrazza panoramica. Sempre a Milano, dal 2016 è aperto l'Osservatorio, un luogo dedicato alla fotografia che si articola sopra la Galleria Vittorio Emanuele II.

09-23
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Carlo Pellegatti e lo Stadio San Siro

Giornalista, voce ufficiale di tutte le telecronache delle partite del Milan andate in scena dal 1983 fino a quella del 20 maggio 2018 e paladino indiscusso dei colori rossoneri, è noto al pubblico per le sue telecronache ed interviste appassionate e poco imparziali, in cui chiama i calciatori del Milan attraverso numerosi e fantasiosi soprannomi. Nato a Milano nel 1950, in un’intervista racconta gli esordi della sua passione: “E’ stato mio padre che mi ha portato a San Siro le prime volte. Andavamo sempre insieme allo stadio e siamo stai abbonati in tribuna centrale per anni. Poi ho continuato per conto mio a seguire il Milan anche in trasferta e quindi sono Milanista certamente per origini familiari”. Carlo ha poi pubblicato libri sulla sua squadra del cuore, tra cui Sempre Milan 1899-2019: dai pionieri della storia rossonera ai nuovi idoli, dalle fotografie delle prime reti, realizzate davanti a pochi spettatori stretti sulle anguste tribune, alle imprese, alle emozioni regalate agli appassionati nei più celebri stadi del mondo. Il libro vuole rivivere le grandi imprese di una squadra entrata nella leggenda del calcio mondiale.

09-21
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Salvatore Ligresti e le sue torri ai quattro accessi milanesi

Arriva a Milano dalla Sicilia negli anni ‘60 e non se ne allontanerà più, innamorato di un amore interessato e corrisposto dai potenti locali. L'uomo dimostra prestissimo di avere capito esattamente il punto di rottura del cristallo dell'ex capitale morale. Si avvale agli inizi della carriera del tutoraggio di alcuni compaesani “arrivati”. Fu proprio l'incontro con Ursini, finito in disgrazia dopo il crack, a spianargli la strada per il grande salto: l'acquisto del 10% della compagnia assicurativa Sai. Da quel momento non abbandonò più il business assicurativo anche se il primo amore restò sempre il mattone. A Milano intercettò gli anni dell'iperattivismo craxiano e del consociativismo. Quel laboratorio politico tutto milanese che vide socialisti e «miglioristi», stretti in un matrimonio nel segno dell'edilizia il cui beneficiario pressoché esclusivo fu proprio lui. Intanto ai quattro punti di accesso al capoluogo lombardo (via dei Missaglia, Milano Certosa, tangenziale est, via Ripamonti) crescevano le sue famose torri. Salvatore Ligresti ha solcato, navigando di bolina e non senza inciampi, condanne penali e impreviste ripartenze, tutte le stagioni della vita italiana dagli anni Sessanta a oggi.

09-16
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Ulrico Hoepli e la sua casa editrice milanese

E' stato un editore svizzero naturalizzato italiano. Nel 1870 rilevò per corrispondenza la piccola libreria di Theodor Laengner a Milano, nella Galleria De Cristoforis presso il Duomo, e si trasferì nel capoluogo lombardo. La libreria divenne rapidamente un punto di riferimento della borghesia colta milanese, che vi poteva trovare sia preziosi libri di antiquariato sia testi, in particolare scientifici e tecnici, in tutte le principali lingue europee. Sin dal 1871 Ulrico affiancò all'attività libraria quella editoriale, con la nascita della casa editrice Hoepli. Legatosi agli ambienti dell'Istituto Tecnico Superiore (che sarebbe diventato il Politecnico) e delle altre istituzioni scientifiche milanesi, come l'Osservatorio astronomico di Brera, il libraio-editore concepì un'importante operazione culturale: quella di rimediare alla povertà dell'editoria scientifico-tecnica italiana, creando una collana di testi agili destinati ai quadri tecnici dei quali lo sviluppo economico faceva intravedere un crescente bisogno. Oltre ai manuali, la casa editrice, oggi in via Hoepli, pubblicò anche opere di pregio, come la riproduzione del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci e la monumentale Storia dell'Arte Italiana. Ulrico contribuì allo sviluppo culturale anche con il suo mecenatismo: in particolare nel 1921 fondò la "Biblioteca Popolare Ulrico Hoepli" e nel 1930 donò alla città di Milano il planetario a lui oggi intitolato.

09-14
01:36

Livio Garzanti e la casa editrice in via della Spiga

Ultima grande figura dell'epoca degli editori solitari, laureato in filosofia a Milano, dove era nato nel 1921, è stato un uomo che al valore della cultura ha dedicato la vita. Erano gli anni dopo il conflitto mondiale in cui gli editori, lontani dalle logiche commerciali e dai gruppi, andavano alla scoperta di talenti e in cui il libro veniva considerato uno strumento di elevazione sociale. Livio è stato l'editore delle Garzantine ma anche, nel 1955, di Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, di Quer pasticciaccio brutto di via Merulana di Carlo Emilio Gadda, de Il prete bello di Goffredo Parise che si ispirò proprio a lui per scrivere Il padrone. Fondata dal padre Aldo, che aveva rilevato le Edizioni Treves nel 1936, la Garzanti di via della Spiga 30, con la sala riunioni affrescata da Tullio Pericoli con la storia della casa editrice, era passata nel 1952 sotto la guida di Livio, diventato presidente nel 1961. Schivo, famoso per il suo caratteraccio, l’editore aveva, come quelli del secondo Novecento, un grande intuito e fiuto ma era anche un uomo colto, lui stesso autore di due romanzi. Editore in pensione, come parlava di sé negli ultimi anni, Garzanti ha lasciato le redini della sua casa editrice forse quando ha capito che era tramontata un'epoca, quella in cui non si muoveva una foglia senza che lui non volesse. Alla sua morte, ha lasciato un fondo di 90 milioni da destinarsi ad associazione che si occupano dell'assistenza agli anziani di Milano.

09-09
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Dargen D’Amico e Isola

Pseudonimo di Jacopo D'Amico, è un rapper, cantautore, produttore discografico e disc jockey nato a Milano nel 1980. Autoproclamatosi "cantautorap", definisce in modo scherzoso il suo genere come "emo rap", facendo intendere l'uso di tematiche personali e intimiste nella sua musica. Sin da giovane ha partecipato a sfide di freestyle per le strade e nei locali di genere della città. Nel 2014 ha pubblicato Amo Milano, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album D’io. Il singolo è una dichiarazione d’amore per la metropoli lombarda che musicalmente lo ha ispirato. Racconta Dargen: “Amo Milano è dedicata a questa bellezza pallida che è la città che mi ha cresciuto … anche involontariamente. Il ritornello è nato mentre aspettavo, in un deserto bar vetrina di Milano, nel quartiere Isola, un quartiere che avrebbe dovuto diventare vetrina dell'arte contemporanea dell'avant-garde e di molto altro - tutto ciò che non è mai diventato - l'Isola che non c'è per davvero come del resto è questo paesone che chiamiamo metropoli. E questa è un po' la magia triste di questa città, con le sue famose in tutto il mondo 5 giornate di Milano, e cioè 5 giornate di operatività e le restanti 2 giornate di aperitività”. Il video, diretto da Mauro Russo, è stato girato in vari quartieri: si riconoscono piazza Duomo, la galleria in centro, le colonne di San Lorenzo, i Navigli, Ticinese, Porta Garibaldi e Isola.

09-07
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Urbano Cairo e la telefonata a Segrate

Uomo-nemesi della crème del capitalismo italiano, è nato ad Abbazia di Masio, vivendo poi a Milano nella casa di famiglia dei Cairo, una palazzina di viale Fulvio Testi. Studi bocconiani, un master americano, tre matrimoni e quattro figli, la carriera di Cairo inizia nei primissimi anni Ottanta con una telefonata a Segrate: «Signora buongiorno, sono uno studente della Bocconi, vorrei parlare col dottor Berlusconi», ha riferito di aver detto Urbano alla segretaria di Silvio. Il team Fininvest comunque non richiama subito, allora è lui a dover rialzare la cornetta: «Ho due idee eccezionali che vorrei spiegare al dottor Berlusconi. Se non mi permette di parlare con lui, rischia davvero di fargli un danno», dice il giovane Cairo. La sua scalata negli uffici Fininvest di via Rovani è fulminante. Dopo quindici anni con Berlusconi, Cairo litiga con Dell’Utri nella scia di dissidi lasciati da Mani pulite e si allontana poco cordialmente dal Cavaliere ormai sceso in campo, per mettersi in proprio. Fonda la Cairo Communication, la concessionaria con cui inizia a lavorare proprio per Rcs, e posa le prime pietre dell’impero che oggi annette Rizzoli e La7.

09-02
01:15

Federico Buffa e gli spettacoli milanesi

Tra i giornalisti sportivi più amati e versatili del panorama contemporaneo, è nato il 28 luglio del 1959 a Milano. Prima di dedicarsi al mondo della comunicazione, lavora come agente rappresentando anche alcune giocatrici di Serie A. Nel 1984 comincia la sua carriera da giornalista come radiocronista dell’Olimpia Milano condividendo il microfono e l’esperienza con Flavio Tranquillo. Nel 1986 consegue la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano. Aldo Grasso l’ha definito un “narratore straordinario, capace di fare vera cultura, stabilire collegamenti, creare connessioni, aprire digressioni”. E così, Federico debutta nel 2015 anche a teatro con lo spettacolo “Le Olimpiadi del ’36“. Milanese di nascita e milanista di fede calcistica, affabula e conquista il pubblico con il suo stile avvolgente ed evocativo partendo dal Teatro Menotti. Nl 2019, Buffa torna a Milano, al Teatro Nazionale CheBanca in Piazza Piemonte 12, con lo spettacolo “Il rigore che non c’era”, diretto da Marco Caronna. In questo spettacolo, il giornalista racconta i bivi esistenziali di alcune star del novecento: Pelé, Ali, Messi, i Beatles, la storia del Grande Torino, Dylan e Kubrick.

08-31
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Stefano Boeri e il Bosco Verticale

E' nato a Milano il 5 novembre del 1956 ed è uno dei tre figli di Cini Boeri, uno dei più grandi architetti e designer che l’Italia abbia mai conosciuto, donna di ferro e con alti ideali che è riuscita a farsi valere in un mondo di squali, e di Renato Boeri, neurologo molto noto, scomparso nel 1994. Seguendo e appassionandosi al lavoro della famosa mamma, Stefano si iscrive e si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 1980. Nel 1999, insieme a Gian Andrea Barreca e Giovanni La Varra, fonda il “Boeri Studio”. Non si tratta del suo unico studio: nel 2008 nasce “Stefano Boeri Architetti”, mentre nel 2013 anche “Stefano Boeri Architetti China”, con sede a Shangai. Ora, Boeri è professore in diverse università internazionali, come Harvard, ma anche Professore Ordinario di Urbanistica presso il Politecnico di Milano. Sicuramente, la sua opera più nota è il Bosco Verticale a Milano. La realizzazione è stata portata a termine nel 2014 e gli ha fatto ottenere parecchi riconoscimenti. Tra le altre cose, bisogna anche inserire nel suo curriculum un’intensa attività politica, come assessore alla cultura di Milano, ma anche di editoria. Infatti, è autore di diversi volumi come Biomilano: glossario di idee per una metropoli della biodiversità.

08-26
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Enrico Bertolino e Isola: il quartiere di una volta

E' uno dei personaggi più singolari dello spettacolo italiano: milanese di Milano, una laurea in Economia alla Bocconi, ha poi fatto di tutto, o quasi. È nato all’Isola, uno dei quartieri più vecchi di Milano, di cui ha detto: “Prima era un territorio abbandonato, chiamato così perché circondato dai Navigli, dopo li hanno coperti. Mio padre mi raccontava che faceva il bagno in via San Marco, dove oggi c’è la sede del Corriere delle Sera, in via Solferino”. Degli inizi come comico ha anche ricordato: “Come cabarettisti il talent lo facevamo nei locali di Milano. Il Belsit, un’osteria dove c’erano le amanti dei dirigenti, i dirigenti che limonavano con le segretarie… Dopo c’era la Corte dei miracoli, il Fronte del porto ai Navigli, dove se non piacevi ti tiravano le bottiglie vuote di birra. Io fortunatamente avevo già un altro lavoro, lo facevo per hobby. Era dura per quelli che ci dovevano campare e dovevano fare la settimana nella saletta piccola della Ca’ bianca, per esempio, con 30 ospiti. Non era facile”. Nel 2020 ha pubblicato “Diario semiserio di un barricato sentimentale” in cui il comico ironizza sui comportamenti del milanese medio: «In questo momento la gente ha bisogno di un po’ di leggerezza», ha detto in un’intervista.

08-24
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Gabriele Basilico e la Milano industriale

E' probabilmente il fotografo di paesaggi urbani più conosciuto al mondo. Nato a Milano nel 1944, si laurea in architettura nel capoluogo lombardo nel ‘73, ma abbandona subito la carriera per cui aveva studiato per dedicarsi alla fotografia. All’inizio della sua carriera si dedica all'indagine sociale. A cavallo fra gli anni ‘70 ed ‘80 l’influenza dei suoi studi in architettura si fa progressivamente spazio nella sua fotografia. Nel 1982 presenta il suo primo successo internazionale, Milano. Ritratti di fabbriche: il primo, sistematico progetto di catalogazione delle realtà industriali milanesi, realizzato tra il 1978 e il 1980 ed esposto al Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano. «Nella magica sospensione luminosa della Pasqua 1978, spostandomi nella città di zona in zona, pianta alla mano» scrive Basilico «mi sono ritrovato nella zona 14, tra via Ripamonti e via Ortles, in un’area caratterizzata prevalentemente da costruzioni industriali. Per la prima volta ho “visto” le strade e, con loro, le facciate delle fabbriche stagliarsi nitide, nette e isolate su un cielo inaspettatamente blu, dove la visione consueta diventava improvvisamente inusuale. Ho visto così, come se non l’avessi mai visto prima, un lembo di città senza il movimento quotidiano. Ho visto l’architettura riproporsi, filtrata dalla luce, in modo scenografico e monumentale. Ho individuato un metodo per capire e per scoprire ciò che a volte si osserva in modo confuso e miope».

08-19
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Giuseppe Arcimboldo e le vetrate del Duomo

E' stato un pittore del periodo manierista, noto soprattutto per le "Teste Composte", ritratti burleschi eseguiti combinando tra loro, in una sorta di trompe-l'œil, oggetti o elementi dello stesso genere (prodotti ortofrutticoli, pesci, uccelli, libri) collegati metaforicamente al soggetto rappresentato in modo da sublimare il ritratto stesso. Nacque a Milano il 5 aprile 1526, figlio di Biagio, pittore accreditato presso la Veneranda Fabbrica del Duomo. Presso la bottega paterna Giuseppe iniziò la sua attività artistica verso il 1549, anno in cui lo sappiamo impegnato nel disegno di cartoni che dovevano servire per la costruzione delle Vetrate del Duomo di Milano. La città lo vide dunque interessarsi a "diverse bizzarrie", e sicuramente tra queste avranno avuto un posto di rilievo le caricature fisiognomiche rese dal soggiorno milanese di Leonardo. Dopo la permanenza a Vienna e Praga, nel 1587 ottenne il permesso di tornare nella sua Milano. Gli anni del secondo periodo milanese furono ancora ricchi di impegno e di successi: a tale periodo risalgono i dipinti della Ninfa Flora e di Rodolfo II in veste di Vertunno. Arcimboldo morì a Milano l'11 luglio 1593. La causa della morte, riportata nella documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Milano è da attribuire a complicanze derivanti da ritenzione urinaria acuta e calcolosi renale. Con ogni probabilità fu tumulato nella cripta di famiglia del Duomo.

08-17
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Bramante, dalla Pinacoteca a Sant’Ambrogio

Fu, insieme a Leonardo da Vinci, un grande innovatore, stimato architetto e punto di riferimento in un periodo di grande ascesa e fermento culturale ed artistico. Bramante giunse a Milano tra il 1476 e il 1480 per trovare fortuna e dove, presto, venne accolto nella corte di Ludovico il Moro. Si dedicò, inizialmente, quasi completamente alla pittura. Delle opere, ricordiamo: Cristo alla colonna, già nell’abbazia di Chiaravalle e oggi conservato nella Sala XXIV in Pinacoteca; i frammenti degli affreschi rappresentanti Eraclito e Democrito e Uomini dall’alabarda e dallo spadone presenti in Sala I. Ma fu nella produzione architettonica che il Bramante si distinse. Una delle maggiori opere attribuitegli è Santa Maria presso San Satiro, splendido esempio di connubio fra un antico luogo di culto altomedievale e una chiesa neorinascimentale. Santa Maria delle Grazie ci riporta, senza dubbio, all’associazione con Leonardo da Vinci e alla sua splendida Ultima cena, ma scopriamo anche che, con ogni probabilità, entrambi i geni furono chiamati da Ludovico il Moro per portare a termine l’ambizioso progetto di ampliamento e ristrutturazione del convento domenicano delle Grazie. Ritroviamo Bramante in un’altra chiesa caposaldo della tradizione artistica milanese: Sant’Ambrogio. Leonardo e Bramante parteciparono inoltre alle opere di trasformazione che interessarono la fabbrica del Castello Sforzesco.

08-12
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Philippe Daverio, un passepartout per l'arte

Iscritto nella lista dei cittadini meneghini illustri nel Famedio del Cimitero Monumentale, Philippe Daverio è stato uno storico dell'arte, critico d'arte, personaggio televisivo, gallerista, politico e accademico con cittadinanza francese. Nasce nel 1949 a Mulhouse, in Alsazia, quarto di sei figli: sua mamma, Aurelia Hauss, è alsaziana, mentre suo padre, Napoleone Daverio, è un costruttore italiano. Dopo avere ricevuto un'educazione ottocentesca in collegio, Philippe si trasferisce con la famiglia in Italia e frequenta la Scuola Europea di Varese. Quindi si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio all'Università Bocconi di Milano, supera tutti gli esami ma non scrive la tesi (e quindi non si laurea) per seguire la mentalità sessantottina dell'epoca secondo la quale all'università non si va per laurearsi, ma per studiare. Diventato quasi per caso un mercante d'arte, negli anni Ottanta apre due gallerie, una a Milano e una a New York. Tra il 1993 e il 1997 è assessore del Comune di Milano nella giunta di Marco Formentini, in quota alla Lega Nord, con le deleghe alla Cultura, all'Educazione, al Tempo Libero e alle Relazioni Internazionali. Iniziano poi i programmi di successo alla TV come Passepartout

08-10
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Eco, illustre milanese di adozione

Un legame profondo e viscerale quello che legava Umberto Eco a Milano. Tanto che proprio al capoluogo meneghino aveva dedicato il suo ultimo romanzo, Numero Zero, nel 2015. Scrittore, semiologo, filosofo, intellettuale impegnato anche nella vita pubblica con prese di posizione nette anche sull'attualità politica, arrivò a Milano negli anni Cinquanta. E proprio la Milano di un tempo Eco la citò festeggiando la vittoria di Giuliano Pisapia alle comunali del 2011. Iscritto nell'elenco dei cittadini illustri milanesi nel Pantheon di Milano dal 2016, Umberto Eco è nato nel 1932 ad Alessandria, e aveva avviato la sua carriera presso i servizi culturali della Rai. La collezione di titoli onorifici di Umberto Eco è impressionante, essendo stato omaggiato da università di tutto il mondo, non limitandosi a ritirare le lauree honoris causa o i premi, ma anche tenendo frequentatissimi corsi. Non si può dimenticare il successo planetario ottenuto con il romanzo best seller \"Il nome della rosa\". Non solo grande scrittore e uomo di cultura, ma anche uomo molto legato a Milano, dove andava in giro con i nipotini ai Navigli o alla chiesa di San Bernardino. Eco era presidente dei bibliofili milanesi, amava frequentare le biblioteche e la domenica passeggiava tra i mercatini artigiani di piazza Cordusio. Umberto Eco muore all'età di 84 anni nella sua casa di Milano la sera del 19 febbraio 2016, a causa di un tumore che lo aveva colpito due anni prima.

08-05
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Nina, livin' la vida loca

Questo ristorante di cucina asiatica, Nima, nasce da un’idea della modella Nina Moric e del suo ex compagno Luigi Favoloso. Nina Moric è sicuramente più famosa per altro che per la sua attività di imprenditrice della ristorazione. Nata a Zagabria nel 1976, esordisce come seconda classificata nel \"Look of the year\" il famoso concorso di bellezza creato dalla agenzia Elite del vulcanico John Casablancas. Nina si ritrova a sfilare per Versace, Erreuno e Les Copains. Già Miss Croazia nel 1996, arriva l'occasione di partecipare come protagonista a un videoclip musicale: la canzone è la travolgente "La vida loca" di Ricky Martin. Spostatasi dalla passerella alla TV Nina Moric conosce un periodo d'oro. Arriva in Italia e partecipa alla prima serata del sabato sera di RaiUno affiancando Giorgio Panariello nel suo one-man-show "Torno Sabato". Poi partecipa a programmi come "Furore", "La sai l'ultima?" e "Il grande bluff". Incide anche una canzone dance dal titolo "Star", ma il successo è piuttosto scarso. A soli 24 anni è una regina delle notti mondane. Poi sposa il noto Fabrizio Corona, imprenditore figlio d'arte, ma giornalista mancato, dal quale nel 2002 avrà il figlio Carlos. Corona gestisce un'agenzia fotografica: nel 2007 scoppia lo scandalo cosiddetto di "Vallettopoli" che porta Corona al centro di accuse che lo vedrebbero ricattatore di Vip in cambio della non-pubblicazione di foto compromettenti. Mentre Corona è ancora in carcere, Nina, che all'interno di questa vicenda è accusata di riciclaggio per aver portato denaro fuori dall'Italia, chiede la separazione. Nel 2011 partecipa all'ottava edizione de "L'isola dei famosi". All'inizio del 2012 è su Rai 2 come opinionista, poi è di nuovo concorrente sulla stessa rete, quando partecipa alla edizione numero nove de L'isola dei famosi, riuscendo ad arrivare in semifinale. Nel 2017 Nina Moric , attraverso i social, ha espresso interesse per il gruppo di estrema destra CasaPound e nel marzo dello stesso anno ha deciso di diventarne una militante.

08-03
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Flavio, un po' di Billionarie a Milano

Negozio di abbigliamento maschile di lusso, il Billionaire è di proprietà, tramite una società comune, dell'imprenditore Flavio Briatore. Nato nel 2005 allo scopo di ampliare l'universo lifestyle del suo celebre night-club di lusso “Billionaire” situato a Porto Cervo, in Sardegna. Briatore è noto per avere un grande fiuto nello scoprire giovani piloti di talento ma è anche noto per il suo talento nello scovare giovani veneri disposte a fidanzarsi con lui, anche quando non era più nel fiore della gioventù. Eppure top model come Naomi Campbell o Heidi Klum hanno ceduto al fascino di questo solido cuneese dai modi un po' bruschi, ma dalla simpatia irresistibile e un po' guascona. Nel 2008 ha sposato la showgirl calabrese Elisabetta Gregoraci, da cui ha avuto un figlio, Nathan Falco, nato nel 2010. Dal 2017 i due sono separati.

07-29
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Marracash, il salto dal Muretto

Nel quartiere Barona, alla periferia di Milano, ha trascorso la sua infanzia Fabio Bartolo Rizzo, in arte Marracash, in una delle case di ringhiera del quartiere. Il background culturale del futuro rapper viene notevolmente influenzato dal tipo di vita trascorso dapprima in un monolocale con altri colleghi del padre e poi in modesto appartamento con la madre. A 18 anni il rapper prende contatto con il mondo del hip-hop lombardo, frequentando assiduamente il Muretto di San Babila, storico luogo di aggregazione della cultura hip hop milanese; proprio grazie a queste frequentazioni, incomincia a scrivere dei testi. Il suo primo demo risale al 1999, prodotto insieme ad altri rapper: Gué Pequeno, Jack la Furia e Dargen d'Amico. Il suo nome Marracash si ricollega alla città di Marrakech, e al fatto che, avendo sempre avuto fin da piccolo dei tratti molto marcati e con la pelle scura, veniva spesso appellato come \"marocchino\". Figlio della seconda generazione del hip-hop milanese, Fabio viene considerato una delle figure di maggior talento del panorama musicale di questo genere, essendosi guadagnato il soprannome di King of Rap. L'alternanza tra fasi depressive con altre di estrema euforia in parte condizionano la carriera di Marracash: decide così di rivelare pubblicamente di essere affetto da una lieve forma di Sindrome Bipolare.

07-27
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