VISTE - EOLIE

Voci innovative per storytelling del Tirreno Eolie - PODCAST - V.I.S.T.E. - EOLIE Progetto Gal - Tirreno Eolie CUP: G65J21000000009 - Testi relativi ai monumenti e alla storia di Lipari: Michele Giacomantonio

Racconti e leggende - L'arrivo del corpo di S.Bartolomeo a Lipari

Forse la testimonianza più antica che parla dell’arrivo e della presenza a Lipari del corpo di San Bartolomeo è quella di San Gregorio di Tours, vescovo e storico, che tra il cinquecentosettantadue e il cinquecentonovanta scrive: La storia del martirio di Bartolomeo narra che egli patì in India, secondo altre versioni: in Asia. Dopo lo spazio di molti anni dal suo martirio, essendo sopraggiunta una nuova persecuzione contro i Cristiani, e vedendo i pagani che tutto il popolo accorreva al suo sepolcro e a lui rivolgeva preghiere e offriva incensi, presi da odio, sottrassero il suo corpo e ponendolo in un sarcofago di piombo, tenuto a galla dalle acque che lo sostenevano, da quel luogo fu traslato ad un’isola che si chiama Lipari, e ne fu data notizia ai Cristiani perché lo raccogliessero: e raccoltolo e sepoltolo, su di questo edificarono una grande chiesa. In questa chiesa è ora invocato e manifesta di giovare a molte genti con le sue virtù e le sue grazie. Anche Teodoro il Lettore, storico bizantino, scrive intorno al cinquecentotrenta come le reliquie di San Bartolomeo fossero state inviate dall’imperatore d’Oriente Anastasio, forse nel cinquecentosette, a Dara,  cittadella che egli aveva fortificata. Tale informazione è confermata da Procopio di Cesarea morto nel cinquecentosessantacinque. Non è nostro compito dimostrare quale reliquia fosse quella autentica, in un’epoca in cui imperversava il commercio delle reliquie, e se a Dara e a Lipari si pensasse di avere l’intero corpo o, ciascheduna, solo una parte delle reliquie. E’ importante dimostrare come  già nel sesto secolo, praticamente negli stessi anni in cui cadeva Dara, nel cinquecentosettantatre, con riferimenti a molti anni prima, il 13 febbraio del duecentosessantaquattro , veniva collegata Lipari al culto ed al corpo di San Bartolomeo e che si comincia a sviluppare una tradizione che afferma : che il corpo fu gettato in mare e tenuto a galla dalle acque che lo sostenevano; che il corpo fu traslato all’isola di Lipari; che fu data notizia ai cristiani perché lo accogliessero; che il corpo fu accolto e sepolto e su di esso fu edificata una grande chiesa. Un’altra testimonianza del legame fra San Bartolomeo e Lipari ce la dà san Teodoro Studita (759  – ottocentoventisei). Questo monaco bizantino racconta che dopo la sua morte San Bartolomeo non si dimenticò dei suoi uccisori e fece numerosi miracoli e prodigi, ma proprio questo portò i suoi persecutóri ad infierire sul suo corpo. Presero l’arca miracolosa che conteneva il suo corpo e la gettarono in mare. Ma invece di affondare l’arca, per grazia divina, parve avanzare attraverso i flutti. L’arca fu trascinata dalle regioni dell’Armenia, con le arche di altri quattro martiri anch’esse gettate in mare, che precedettero ed in qualche modo scortarono l’Apostolo. Navigando queste arche giunsero oltre la Sicilia, all’isola chiamata Lipari, per manifestarsi là grazie al ritrovamento da parte del vescovo del luogo, il santissimo Agatone. E’ come – esclama san Teodoro – se l’isola dal nome appropriato abbia gridato con voci misteriose verso di lui che vi era pervenuto: Vieni a me l’infelice, tesoro tre volte beato dello Spirito tutto santo, vieni a me la disprezzata, perla di immenso valore, vieni a me la postulante, o tu che da altri foste gettato via con suprema ingiustizia; stabilisci in me e molte dimore in me si costruiranno , sii mio patrono e sarò molto abitata; rendi celebre il tuo nome in me e da ogni parte si parlerà di me; mentre altri hanno respinto te portatore di luce, io che vivo nel buio mi protendo verso la tua luce; mentre gli altri si sono fatte beffe di te, nutrimento di parole viventi, io invece come una piccola cagna bramo di ricevere le briciole delle tue reliquie.

03-15
08:43

Luoghi di Lipari - Scogliera di Sotto il Palo

La scogliera di Sotto il Palo. La scogliera di sotto il palo collega il Porto di Sottomonastèro con quello di Marina Corta ed è formato da rocce basse a cui si può accedere quando il mare non è agitato e rappresenta un punto interessante per i bagnanti e per chi vuole prendere il sole nel periodo estivo. Ma perché questo nome visto che non c’è nessun palo che sovrasta la scogliera? In realtà Sotto il palo non sta a significare che sopra la scogliera vi fosse una pertica di legno o di ferro ma il nostro palo o meglio “palum” - visto che si tratta di una struttura vecchia di oltre settecento anni  – spiega Giuseppe Iacolino nel suo Gente delle Eolie  – deriva da “pal” che ha senso di “largo”, di spiazzo o radura  e quindi parente stretto di palese  cioè di cosa aperta, chiara, evidente.  Una struttura, anzi un recinto, dove venivano sequestrati e custoditi tutti gli animali erranti che sconfinavano dai pascoli comuni o dai recinti padronali e invadevano i poderi coltivati danneggiando le vigne, le messi, gli ortaggi. Buoi, cavalli, asini, capre, pecore e maiali. Non è una esagerazione, commenta Iacolino, ma in passato, nell’isola nostra c’erano più capi di bestiame nelle campagne che cristiani in città. Nelle Consuetudines scripte huius civitatis Lipare, una sorta di codice medievale contenenti usi, diritti  e obblighi consuetudinari dei cittadini liparoti, sono elencati le categorie di questi animali ritenuti potenziali  dannificatori delle culture. Accanto ad ogni categoria è segnata l’ammenda da far pagare ai rispettivi negligenti padroni. Si dava però il caso che non si fosse in grado, li per lì, di identificare il proprietario responsabile delle bestie incriminate, e allora il Baiolo, una sorta di sovrintendete alle cause civili, chiamato anche visconte o conte,  doveva provvedere a imbrancare le bestie, a condurle in città e a richiuderle in un apposito recinto per il tempo in cui durava l’indagine. Questo recinto si estendeva lungo il settore orientale della spianata della Civita ed era definito “carcérem animalium”, ma con termine specifico era chiamato “palium” e, per riflesso, la scarpata sottostante, fino al mare, era chiamata Sotto il Palo.

03-13
02:22

Ricette con i capperi

Ricette con i capperi. PER CAPPERI AL SALE: prima di usarli, porli a bagno in abbondante acqua fredda, cambiandola più volte, perché perdano un pò il sale e fare attenzione a non salare troppo le vivande alle quali si uniranno. Sono ottimi; anche semplicemente conditi con olio di oliva, qualche goccia d’aceto e aromatizzati con aglio. Si usano in numerosissimi e gustosi piatti, con la carne e con il pesce, nei contorni, preparare salse e specialità ed esercitano una utile funzione tonica-digestiva. PER CAPPERI ALL’ACETO: prima di usarli è consigliabile lavarli in acqua fredda per eliminare in parte il sapore aspro dell’aceto. Trovano impiego nelle insalate di pomodori, di riso e miste e possono essere serviti da soli con olio di oliva ed altri aromi naturali. La preparazione dei piatti è stata realizzata in collaborazione con il noto Ristorante ”FILIPPINO ” di Lipari. Chef: Lucio Bernardi. SCORFANO A GHIOTTA. Procedimento: In una casseruola fate rosolare con l’olio la cipolla e l’aglio successivamente mettete dentro il pesce e fatelo colorare da entrambi i lati e poi sfumate con del vino bianco. successivamente aggiungete pomodori a pezzi e una leggera sfumatura di salsa e fate cuocere a fuoco basso, aggiungete quando lo richiede dell’acqua. infine unire capperi, olive e prezzemolo. fate cuocere per altri 10 minuti. INGREDIENTI. 1 Scorfano di almeno 500 grammi. Pomodori freschi 300 grammi. Capperi 50 grammi. Olive 50 grammi. Prezzemolo, quanto basta. Aglio uno spicchio. Cipolla  quanto basta. Un bicchiere di vino bianco. Olio evo quanto basta. TONNO IN CROSTA DI FRANTUMATO DI CAPPERI SU CREMA DI POMODORO AL BASILICO. Per la crema: frullare, pomodoro fresco, mandorle, basilico, olio evo, sale e pepe. Procedimento: tagliate il tonno e impanàtelo nel frantumato di capperi. successivamente in una padella antiaderente versate un filo di olio e cuocete per circa 5 minuti a fuoco vivace. una volta cotto versate la crema nel fondo del piatto e adagiate sopra il tonno appena cotto. INGREDIENTI. Pomodoro fresco, 80 grammi. Mandorle, 30 grammi. Basilico, quanto basta. Tonno, 80 grammi. Frantumato di capperi, quanto basta. Olio, quanto basta. Sale quanto basta. CAPONATA DI GAMBERI E CUCUNCI. Procedimento: fare un soffritto di cipolla e sedano. aggiungere pomodoro a cubetti, gamberi sgusciati e cucunci tagliati finemente. cuocete per 6 minuti a fiamma vivace, infine unite zucchero e aceto. PESCE SPADA ALLA ONASSIS. Ingredienti per 4 persone: 4 fette di pesce spada fresco, un bicchiere d’olio, 2 uova, una cipollina, una manciata di prezzemolo, un pizzico di timo, una manciatina di capperi. 2 cucchiai di senape francese, un limone, sale, pepe. Preparazione: Ponete in una tazza due tuorli d’uovo leggermente salati e versatevi l’olio a gocce mescolando finché avrete ottenuto tre quarti di tazza di maionese. Aggiungete il succo del limone, la cipolla, il prezzemolo, il timo e i capperi, il tutto tritato fino a che si riduca in poltiglia. Aggiungete due cucchiai di senape. Passate sulla griglia le fette di pesce unte d’olio. Salate, pepate, fatele dorare, servìtele caldissime.

03-13
06:24

I monumenti di Lipari - I Templi sulla rocca

La Rocca di Lipari rappresenta un simbolo di sicurezza ed è stata luogo di edifici sacri votati agli Dei ed ai Santi. Questo è testimoniato già in epoca preistorica dalle pietre dinnanzi alla Chiesa dell’Immacolata dove si riconosce un grande cerchio che probabilmente era il basamento di un santuario. Al tempo degli Eoli e degli Cnidi  il luogo che oggi è della Cattedrale era occupato probabilmente da un tempio dedicato ad Efesto. In questo luogo fin dagli albori del Cristianesimo  forse  a partire dal quinto secolo, ma anche prima, nacque un tempio dedicato a San Bartolomeo del quale, nel chiostro normanno, permangono ancora lembi di mosaici della chiesa bizantina distrutta nel nono secolo dai saraceni probabilmente attirati lì, per avidità o gelosia, dal fatto che le sue spoglie fossero meta di pellegrinaggi e donazioni. Il periodo più intricato dei passaggi storici è quello dal paganesimo al cristianesimo che abbraccia quasi mille anni ma sempre con la rocca come punto di riferimento salvo una breve parentesi di qualche decennio quando i Romani conquistarono Lipari e distrussero monumenti ed edifici ad iniziare dalla rocca stessa. La Lipari dei normanni con il “constitutum” dell’Abate Ambrogio anticipò in Sicilia la stagione dei Comuni mentre  la Lipari del settecento con la “controversia liparitana” – a ricordarlo, sul Castello vi è la chiesa delle Grazie  da cui partì l’interdetto che fece esplodere il bubbone della Legazia Apostolica -  contribuì alla laicizzazione della politica siciliana. Sulla Rocca ci sono diverse chiese fra le più importanti delle Eolie:  La Cattedrale, l’Immacolata, l’Addolorata, Madonna delle Grazie. Fra i luoghi di grande interesse ci sono anche il Chiostro Normanno, il Vecchio Palazzo Vescovile e prima sede comunale, il Museo archeologico e una parte del Parco archeologico con i resti dell’antica Acropoli.

03-13
02:05

Le Chiese di Lipari - San Bartolomeo Extramoenia

La Chiesetta di San Bartolomeo extramoenia - come dice la lapide in marmo murata sulla facciata – potrebbe sorgere nel luogo dove il 13 febbraio duecentosessantaquattro, secondo la tradizione, sarebbe stato portato il corpo del Santo il cui sarcofago era prodigiosamente approdato alla spiaggia di Portinente. Alla luce di queste considerazioni si può pensare che l’ambiente della prima ecclesia dei Liparei fosse una villa aristocratica che sorgeva sull’elevato dosso della Maddalena. Lì accanto dovette essere innalzato ben presto un edificio funerario o, forse  venne scavato un ipogeo o delimitato uno spazio cimiteriale dove potessero trovare decorosa sepoltura i membri della comunità. Uno di questi ipogei  potrebbe essere quello esistente nella zona fra la Chiesa di San Giuseppe e la chiesetta di San Bartolo extramenia dove probabilmente sorgeva il monastero dei monaci che curavano la custodia delle reliquie del Santo. Proprio nel luogo dove oggi sorge questa chiesetta e nella piazzetta antistante doveva risiedere nel quarto secolo, dopo l’editto di Costantino dell'anno trecentotredici, la prima sede episcopale e la prima Cattedrale di Lipari. Era certamente all’inizio un edificio modesto che, col passare dei decenni sia per la crescita dei fedeli sia  per la diffusione della fama dei poteri taumaturgici della reliquia del santo, subì trasformazioni e ingrandimenti fino a divenire, nel sesto secolo  secondo l’espressione di san Gregorio di Tours, un templum magnum. Nel quarto secolo o negli anni a cavallo tra il quarto e il quinto secolo, quando il Cristianesimo era ormai penetrato prepotentemente nella storia e nel costume degli isolani, è probabile, anche se non ci sono riscontri storici, che la Cattedrale sia stata trasferita nella città alta ed abbia preso il posto del tempio di Efesto. Si sarebbe trattato di una basilica ad aula unica, con volta a ogive. Nell’altra chiesa di San Bartolomeo si continuò, invece, a custodire sia il corpo del Santo che quelli dei vescovi liparitani.

03-13
01:53

Luoghi di Lipari - Marina Corta

Marina Corta  si considera  il “salotto di Lipari”. E'  abbastanza decentrata e quindi tranquilla dal punto di vista del traffico urbano. Una volta la piazzetta di Marina Corta era sempre piena di gente d’estate e d’inverno perché da lì arrivavano e partivano gli aliscafi mentre le navi arrivavano a Sottomonastéro. Poi nel duemilauno si pensò di unificare i due scali e questo svuotò Marina corta in particolare nella stagione invernale. D’estate invece rimane uno dei luoghi di incontro più frequentati dell’isola dove nelle feste estive si tengono spettacoli e si esibiscono cantanti ed orchestre. Dal centro di Lipari  si può arrivare percorrendo la Via Garibaldi, dove sono presenti numerosi locali e negozi di souvenir. Alle banchine della penisoletta del Purgatorio, una appendice di Marina Corta,  attraccano i battelli privati che fanno il giro dell'isola e le escursioni alle spiagge. Da marina corta oltre a partire  le escursioni alle altre sei isole dell'arcipelago eoliano approdano le barche dei pescatori eoliani. Marina Corta è sicuramente uno dei punti più suggestivi  di Lipari. Qui si trova una splendida piazza con ristoranti e bar dove è possibile incontrarsi per conversare, svagarsi, riposare e fare colazione con la granita  e brioche, gustare un gelato, prendere un aperitivo con vari “stuzzichini”. A rendere ancora più pittoresco il paesaggio, oltre alla vista sul Castello di Lipari, c'è la piccola Chiesa delle Anime del Purgatorio. Le barche colorate dei pescatori sono tirate a secco sulla piccola spiaggetta o direttamente sulla stessa piazza, magari attorniando la statua di San Bartolomeo che si trova su un piedistallo di marmo ai piedi della stradella che porta alla Chiesa di San Giuseppe. La sera Marina Corta diventa ancora più bella sotto la notte stellata e con il riflesso delle luci sull’acqua.

03-13
01:51

L'introvabile Isola Bianca di Danilo Conti

Lipari e l’introvabile Isola bianca di Danilo Conti. Pubblicato in win  in Sicily il 4 ottobre 2018 di Francesco Pensovecchio. Il vino è una faccenda di luoghi e di uomini (o donne). La prima attiene all’elemento geografico: sul dove nasce e cresce il frutto, ovvero il clima, il sole, il suolo, il vento, l’aria, la vegetazione, i profumi e tutto ciò che c’è attorno. Nel caso di un’isola, ad esempio, il mare. La seconda attiene al carattere e alla personalità degli uomini che lo fanno. Il caso della Azienda Agricola San Bartolo di Danilo Conti, di casa a Lipari, nello sfavillante arcipelago eoliano, mi colpisce e mi tocca da vicino. Pur essendo il carattere di Danilo generoso, energico, con questo intendendosi un temperamento diritto, per nulla incline a deviazioni di comodo o elementare opportunismo, al contrario, verso i suoi luoghi ha sempre adottato una pazienza e tolleranza paragonabile solo al più profondo amore paterno. Il suo progetto di viticoltura non ha mai avuto fretta o necessità di bruciare le tappe, probabilmente influenzato dalla sua prima attività, quella di selezionatore e distributore nelle Eolie dei migliori vini di Sicilia, così come d’Italia e del mondo, presso la sua Vineria & Dispensa. In data 3 ottobre 2018, dopo lunghi anni di attesa, assaggio all’Hotel Signum di Salina, l’unico posto in Europa dove poter trovare questa etichetta, la Malvasia secca Isola Bianca 2016 di San Bartolo. È un secondo incontro, un primo convincente assaggio lo avevo fatto proprio con lui nel maggio scorso. Le vigne, condotte con scrupolo e senza l’utilizzo di chimica di sintesi, si trovano a Lipari, i vitigni sono quelli storici dell’arcipelago eoliano, malvasia e corinto nero. Parte di esse recuperano appezzamenti secolari ormai abbandonati, una porzione si trova all’interno di un vulcano spento. Preziosi consigli e un sostanziale aiuto sono arrivati da un amico, Paolo Vòdopivec, produttore di vini nel Carso. Isola bianca 2016, di sola Malvasia, è di colore giallo oro brillante con qualche riflesso orange. Appassionanti i profumi del vitigno, di macchia mediterranea e salsedine, tipici di questo vitigno e queste isole. Ma il vino – netto, pulito e senza quelle sbavature che molti perdonano ai “naturali”. Supera l’ovvio e rilancia verso una aromaticità ancora più intensa, quasi equatoriale, spalleggiata da spezie verdi e sentori finemente mielati. Al palato non è caldo come ci si aspetterebbe, anzi, si notino gli 11 gradi e mezzo. Il vino si manifesta con una trama fitta, eppure incredibilmente lieve e piacevole. Senza compromessi, senza storture, forte, come chi lo ha immaginato e cresciuto in famiglia. Il nome “Isola bianca” è un chiaro riferimento a Lipari e ai suoi colori chiari per la pietra pomice, diversa dalle altre isole quasi tutte con colori scuri e lavici.

03-13
02:57

Luoghi di Lipari - Le cinta murarie

La cinta muraria. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di due cinte murarie, una risalente al periodo della prima fondazione e l’altra al rifacimento della metà del quarto secolo avanti cristo. Le mura più antiche sono state rinvenute nel 1954, sotto quella che oggi è piazza Luigi Salvatore d’Austria. Si tratta di mura in opera poligonale, con grandi blocchi di pietra lavica perfettamente sbozzati, costruite con l’intento di proteggere il nucleo abitativo greco, che si estendeva tra la collina della Civita e il Castello. Ciò che è visibile a Contrada Diana è il rifacimento della prima metà del quarto  secolo avanti Cristo. Si tratta di un tratto lungo 50 metri che evidenzia la presenza di torri quadrate di protezione. La nuova e più ampia cortina si adattava all’espansione dell’abitato greco. Questa seconda tecnica di costruzione prevedeva un riempimento di pietrame compatto, foderato, su entrambe le facce, da blocchi isodomi in pietra proveniente dal Monte Rosa di Lipari. Con l’arrivo dei Romani, la città greca viene distrutta e obliterata dai resti della rioccupazione di epoca romana. Nella seconda metà del  primo secolo avanti Cristo, i cittadini edificano una nuova parallela linea di fortificazione, che dista sei metri e mezzo dalla precedente: si tratta dell’aggere di Sesto Pompeo, opera dalla forma irregolare, composta di solo pietrame a secco e blocchi di spoglio. Le nuove mura facevano parte delle fortificazioni volute da Sesto Pompeo in occasione della guerra civile del 36 avanti Cristo, contro Ottaviano. Le mura, così come la necropoli, sono impiantate in un’area che era stata sede del villaggio preistorico, afferente alla cultura di Capo Graziano: esse, infatti, tagliano i resti di antiche capanne a pianta ovale, costruite con la tecnica del muro a secco.

03-13
01:56

Danilo Conti - Il veterinario stregato da Lipari

Danilo Conti il veterinario stregato da Lipari: "Il mio vigneto nel cratere di un vulcano". Pubblicato in Il Personaggio il 12 Luglio 2021. Di Ambra Cusimano. Danilo Conti racconta della sua vita, della sua passione per le Eolie e della sua “visione” del vino. Nato a Messina e cresciuto a Lipari, Danilo ama questa isola ed è molto attivo sia dal punto di vista sociale che culturale. Crede fermamente nelle potenzialità di questo territorio tanto da decidere di investire in diverse attività con la speranza che presto l’isola possa uscire dal torpore che ormai da troppi anni la pervade. Ho studiato veterinaria all’Università di Bologna nonostante i miei genitori fossero contrari. Proprio a Bologna è nata la passione per il vino, mentre frequentavo un corso di equitazione. I proprietari producevano vino e in quel periodo ho fatto il primo corso di sommelier. Questa curiosità è nata un po’ per gioco. Successivamente ho fatto un viaggio a Montalcino dove è sbocciato l’amore per questo mondo. Tra le tante cose sono stato istruttore subacqueo, skipper in barca a vela e ristoratore per dieci anni presso le Cantine Stevenson a Vulcano. Tornato a Lipari ho aperto un ambulatorio veterinario, ma sapevo di dover realizzare qualcosa di diverso. Così ho inaugurato l’enoteca San Bartolo Vineria & Dispensa, tuttora aperta, con la quale facevo anche distribuzione per le varie attività presenti sulle isole. Oggi Danilo Conti produce vino sull’Isola di Lipari seguendo un processo antico e tradizionale, ma con piccoli accorgimenti per la ricerca dell’eleganza. Attualmente i vini prodotti sono tre: Isola Bianca, una Malvasia Secca in purezza. Isola Nera, blend di Corinto Nero da vigna prefillossera e Alicante Bouschet. Isola Nera San Salvatore, invece, viene prodotto utilizzando Nocera, Nerello Cappuccio e Nerello Mascalese. I vigneti dei primi due sono certamente quelli più interessanti. Le viti sono coltivate in un ettaro di terreno all’interno di un antico cratere a Fossa del Monte, conosciuta per essere vocata alla produzione del Corinto Nero alle Eolie. In contrada San Salvatore sono presenti invece tre ettari vitati in comodato d’uso. A causa delle piccole dimensioni dei terreni le bottiglie prodotte si aggirano intorno alle 1.500 l’anno, salvo imprevisti. Avevo 14 anni e stavo risalendo la strada con il motorino quando ho scoperto questo cratere e ne sono rimasto del tutto affascinato, dice Danilo. Nel 2010 ho acquistato una parte del terreno dal nonno di un vecchio compagno di scuola. Il primo impianto risale proprio al 2010, ma solo nel 2016 è uscito il primo bianco. "Se le annate non sono al 100% preferisco non produrre - afferma Danilo.  La vendemmia delle uve avviene rigorosamente all’alba, quando ancora fuori è fresco, ed entro le 11 tutto deve essere portato in cantina. L’uva deve arrivare fresca senza iniziare quei processi di microfermentazione che portano poca eleganza al vino in un secondo momento". Isola Bianca fa un giorno e mezzo di macerazione sulle bucce e successivamente viene messo all’interno di un uovo Nomblot di cemento della Borgogna. Il cemento è naturale non vetrificato. è spesso 15 centimetri quindi non vi sono grandi sbalzi termici, vibrazioni o scariche elettriche. Crea inoltre movimenti convettivi molto naturali e morbidi durante la fermentazione. Per la fermentazione vengono utilizzati lieviti indigeni con un minimo di solforosa aggiunta. Rimane un anno all’interno dell’uovo ed alla vendemmia successiva viene travasato in acciaio. In seguito fa tre o quattro travasi fino a quando tutto il sedimento tende a scomparire. Non vi sono stabilizzazioni termiche o fisico-chimiche. All’imbottigliamento non vi è alcuna filtrazione.

03-13
04:45

I monumenti di Lipari - Il chiostro normanno

Il chiostro a fianco della Cattedrale, conosciuto come Chiostro normanno, con gli ambulacri e le belle volte a crociera poggianti su archi sorretti da colonne di pietra, quasi tutto materiale di età ellenistica e bizantina  recuperato e riutilizzato, va ascritto all’opera di Giovanni da Pergana, successore dell’Abate Ambrogio nel governo della Lipari normanna. Iacolino nel suo libro “le Isole Eolie nel risveglio delle memorie sopite” propende a credere che se non lo stesso Ambrogio, di certo Giovanni fin dal millecentoventicinque  abbia provveduto a ristrutturare la fabbrica del monastero ricorrendo, come s’era fatto in origine, al riuso di materiali di età classica trovati in loco, come massi squadrati e colonne di pietra. “Non possiamo altresì pensare – aggiunge Iacolino – che un monastero degno di questo nome – e quel che più conta – considerato “uno dei più grandi monasteri di Sicilia” non sviluppasse le sue articolazioni edilizie attorno ad un chiostro quasi perfettamente quadrangolare e dotato di corsie coperte. E per questo che siamo fermamente persuasi che il chiostro benedettino, forse ancor fresco di muratura, dovette esserci a Lipari già nel millecentotrentuno. Comunque non prima del milleottantacinque. Che il Chiostro sia anteriore al millecentotrentuno lo dimostrerebbe, sempre secondo Iacolino, anche la sua tipologia. Risulterebbe realizzato da maestranze siculo-arabe che se furono capaci di stendere le solide volte a crociera, non dovettero però essere dotate di spiccato senso estetico nell’esecuzione del colonnato dove si evidenziano vistose irregolarità e asimmetrie sulle curvature delle arcate e frettolosità e manualità grossolana nella collocazione dei conci nei tratti di muratura che formano le arcate stesse.

03-13
01:55

Luoghi di Lipari - I complessi Termali

I complessi termali. A Lipari sono stati scoperti due complessi termali in via Monsingnor Bernardino Re e in  via Franza. Il primo si trova quasi di fronte al Palazzo Vescovile e mostra resti di ambienti a carattere pubblico, con mosaici pavimentali e canalette di scarico, databili all’età imperiale. Sono ben visibili, inoltre, i resti di una vasca a ferro di cavallo, il frigidarium, e alcuni spazi adiacenti interpretati come tepidarium e calidarium. In via Franza, incastonato in quello che gli studiosi interpretano come un quartiere lavorativo, vi è un più modesto edificio termale. Questo, risulta essere composto da tre vani, dotati di pavimento in cocciopesto, uno dei quali, per la presenza delle caratteristiche colonnine in mattonelle sotto il piano pavimentale, è stato riconosciuto come calidarium. Questo secondo edificio termale risale alla tarda età imperiale. Dell’edificio termale di fronte al palazzo vescovile è stata realizzata una ricostruzione tridimensionale  sulla base della documentazione storica reperita facendo affidamento sulla importantissima testimonianza del capitano della marina britannica William Henry Smith che ebbe a visitarlo nel 1824. La Terme era stata scoperta all'inizio del 1800 dal Vescovo Monsignor  Reggio che era ansioso – si legge in una Guida per la Sicilia, pubblicata a Napoli nel 1842 – di trovare qualche avanzo dell'antica città e quindi aveva fatto fare degli scavi tra il palazzo vescovile ed il Seminario. Poi un suo successore  Monsignor Todaro, “annoiato dalle visite dei viaggiatori che venivano ad ammirare questo nobile monumento" lo fece interrare nuovamente. Di questo edificio si continuò a parlare e favoleggiare a lungo nelle istituzioni e nei salotti di Lipari e nel 1950, col consenso del vescovo Monsignor Bernardino Re, il Professor Luigi Bernabò Brea, per corrispondere a pressanti richieste che venivano rivolte alla Soprintendenza, eseguì un saggio che mise in luce “due grandi ambienti consecutivi in senso est ovest, rettangolari, di eguale larghezza (cinque metri e mezzo) e della lunghezza complessiva di quindici metri e cinquanta, entrambi con ipocausto cioè l'impianto usato dai romani per riscaldare le terme. Bernabò Brea, scrive sull' Archivio storico per la Sicilia Orientale nel 1954, che lo stile ci riporta al secondo secolo dopo Cristo. Il fondatore del Museo Eoliano sottolinea che queste stanze fanno parte di un edificio, fornito di impianti termali, che deve essere di notevole estensione e il cui scavo comporterebbe notevoli spese, sia per il valore dell'area sia per le opere di consolidamento e di protezione che si renderebbero necessarie a scavo compiuto. Così l'edificio termale venne ancora una volta ricoperto fino a quando la Regione, nel 2002 non finanziò, con fondi della Comunità europea, una apposita campagna di scavi, proteggendo i resti venuti alla luce con una moderna copertura.

03-13
03:13

Luoghi di Lipari - Diana: Parco Archeologico e necropoli

Diana: il parco archeologico e l’antica necropoli. Il Parco Archeologico di Contrada Diana si trova a Lipari, nell’area pianeggiante a sud del Vallone Ponte e a nord del Vallone Santa Lucia. All’area del Parco appartengono l’ampia zona recintata nei pressi del Palazzo Vescovile, delimitata a sud dall’ex via Diana (ora via  Marconi), e altre piccole aree archeologiche adiacenti. L’intera area archeologica è stata istituita nel 1971 dalla allora Soprintendenza delle Antichità della Sicilia Orientale. Nel 1987, invece, a seguito della nascita della Soprintendenza dei Beni Culturali a Messina, è diventata patrimonio archeologico della provincia di Messina. Scavi archeologici sistematici sono stati condotti fin dal 1948. Per circa un ventennio, a partire dal 1954, le indagini furono condotte da Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, i quali contribuirono a fondare il Parco e, soprattutto, il Museo Archeologico. L’intera area del Parco conserva memoria di tutta la storia dell’isola e ha restituito testimonianze di età preistorica, greca e romana. Tra queste, di particolare interesse sono la necropoli greco-romana e i resti delle cinte murarie, cui si aggiungono due complessi termali. Il cuore del Parco Archeologico di Contrada Diana è costituito dalla grande necropoli. Primo sito a essere scavato, in oltre sessant’anni di scavo ha restituito quasi 3000 sepolture. Le tombe erano disposte ordinatamente, in filari, e sovrappose su più ordini: le più recenti, infatti, si trovano al di sopra di quelle più antiche. Tutte le sepolture hanno orientamento Nord Sud e ognuna di esse era accompagnata da un corredo interno e da uno esterno. Sono state identificate ben otto tipologie di sepoltura: si tratta, prevalentemente, di sepolture in sarcofagi, più raramente all’interno di anfore defunzionalizzate. Il corredo esterno, prima posto entro un grande vaso, a partire dalla metà del quarto  secolo avanti Cristo  viene inserito all’interno di un involucro di argilla cruda. In età imperiale, dal primo al quinto secolo dopo Cristo, oltre al riutilizzo di vecchie sepolture greche le tombe assumono anche forma monumentale con recinti e ipogei familiari. Il rito funebre era misto e prevedeva sia l’inumazione che l’incinerazione, con una netta prevalenza della prima sulla seconda. I ricchi corredi funebri, conservati all’interno del Museo Archeologico Regionale Eoliano, erano composti di ceramica figurata e non, gioielli e oggetti in metallo, statuette e maschere in terracotta, che riproducono personaggi della commedia e della tragedia greche e romane.

03-13
03:06

Luoghi di Lipari - Il convento dei Cappuccini ora Municipio

il convento dei frati minori oggi  Municipio. il convento dei frati minori oggi  Municipio. è una imponente costruzione abbarbicata su uno sperone roccioso ripartita su due ordini. I prospetti dei corpi di fabbrica al piano nobile sono contrassegnati da grandi monofore con cornici ogivali e stipiti in conci di lava con  finestroni al piano sottostante. C'è una caratteristica merlatura posta a coronamento dell'edificio. L’antico Convento dei Frati minori visto dal porto di Sottomonastero si presenta in questo modo. Visto invece da piazza Mazzini o Sopra la civita presenta sulla sinistra la Chiesa di Sant’Antonio di Padova inizialmente dedicata a San Francesco  e davanti  una macchia di verde che invita soprattutto nel periodo primaverile ed estivo e nelle ore serali, al riposo ed alle conversazioni rilassanti. La costruzione che sorge sull’area dove è oggi il Municipio di Lipari è l’aggregato monumentale del Convento dell’Ordine dei Frati minori Cappuccini dal titolo “Immacolata concezione della Beata Vergine Maria” di cui l’inizio della costruzione risale al 1584 e viene completata nel 1599. Nell’arco di pochi anni l’edificio però transita ai religiosi dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti perché i Cappuccini furono costretti dai loro superiori ad abbandonare l’isola visto che vivevano in  contrasto coi principi della regola. Questa infatti prevedeva un tenore di vita spartano e senza entrate economiche se non la pubblica elemosina, mentre i religiosi dedicandosi  al piccolo commercio di prodotti locali come uva passa, capperi e tante altre attività legate al mondo agricolo, avevano altre entrate. L'atto ufficiale di consegna dei fabbricati ai frati Osservanti di Calabria avvenne il 20 maggio del 1600. Questi ingrandirono, rinnovarono e perfezionarono le strutture con lavori che terminarono intorno alla metà del diciottesimo secolo. Con l’emanazione delle leggi eversive e la soppressione degli Ordini del 1866, fu intimato ai religiosi e cioè sia ai Frati minori, sia ai Cappuccini, che nel frattempo erano ritornati a Lipari per le rimostranze popolari ed avevano avuto assegnato, fuori della cinta urbana, una vasta area agricola dove nel 1646, avevano iniziato i lavori della costruzione di un nuovo convento, di abbandonare entrambi edifici e terreni. L'atto ufficiale di consegna dei fabbricati ai frati Osservanti di Calabria avvenne il 20 maggio del 1600. Questi ingrandirono, rinnovarono e perfezionarono le strutture con lavori che terminarono intorno alla metà del diciottesimo secolo. Con l’emanazione delle leggi eversive e la soppressione degli Ordini del 1866, fu intimato ai religiosi e cioè sia ai Frati minori, sia ai Cappuccini, che nel frattempo erano ritornati a Lipari per le rimostranze popolari ed avevano avuto assegnato, fuori della cinta urbana, una vasta area agricola dove nel 1646, avevano iniziato i lavori della costruzione di un nuovo convento, di abbandonare entrambi edifici e terreni.

03-13
03:43

Le Chiese di Lipari - La Chiesa di Sant'Antonio da Padova.

La Chiesa di Sant'Antonio da Padova. A sinistra del Municipio si trova la Chiesa di Sant'Antonio da Padova. Fra la Chiesa e il Municipio si inserisce la torre campanaria  a tre livelli: il primo livello con coppia di monofore cieche, il secondo ancora  con coppia di monofore, ed il terzo con singola monofora e orlature rinascimentali laterali. Quanto alla Chiesa, l'interno si presenta a navata unica, con volta a botte, pennacchi e tre finestre ad occidente. Un arco separa l'altare maggiore e l’area del presbiterio dall’aula. Le mense degli altari sono realizzate in marmi policromi nella prima metà del diciottesimo secolo. Della stessa epoca sono i dipinti raffiguranti Santa Gertrude e San Gaetano di Thiene. Il grande Crocifisso risale invece al '600. L’altare maggiore, ligneo, è rivolto verso il popolo. La mensa dell'altare  in marmi policromi è sormontata da una macchina lignea costituita da colonne con capitelli corinzi decorate con arabeschi e ghirlande fitomorfi con sviluppo elicoidale. Le coppie di colonne, collocate in prospettiva convessa, reggono un cornicione e un timpano ad arco spezzato. Sulle cimase i trovano  putti osannanti e vasotti acroteriali con fiamme che delimitano una stele intermedia intagliata con stemma centrale e festoni. Nell'edicola lignea è collocato il quadro raffigurante la Vergine ritratta con San Francesco d'Assisi e San Domenico di Guzmán di autore ignoto.Sulla parete destra della navata il sottocoro con la nicchia del  Crocifisso ligneo. Nella prima arcata la Cappella di San Pasquale di Baylon con l’altare marmoreo nella cui edicola è collocato il quadro raffigurante l'Adorazione di San Pasquale Baylon ritratto con Sant'Orsola e altre tre figure, opera di Giovanni Tuccari realizzata nel 1741. Nella seconda arcata, la Cappella dell'Immacolata Concezione con l'altare marmoreo sormontato da una nicchia contenente la statua dell'Immacolata Concezione, quindi la nicchia con la statua raffigurante il Sacro Cuore di Maria. Nella terza arcata, la Cappella dell'Assunta, con l'altare marmoreo sormontato da una edicola contenente il dipinto raffigurante l'assunzione di Maria. Sulla parete sinistra della navata, dopo il sottocoro, nella prima arcata c'è la Cappella con altare marmoreo nella cui edicola è collocato il quadro raffigurante la Vergine con Bambino ritratta con santi francescani quindi una nicchia con la statua raffigurante Santa Lucia. Nella seconda arcata si trova la  Cappella di San Francesco d'Assisi con altare marmoreo sormontato da una nicchia contenente un gruppo statuario. Nella terza arcata, la Cappella di Santa Teresa. nella cui edicola sopra l'altare marmoreo è collocato il quadro raffigurante Gesù Cristo e Santa Teresa d'Avila con l'iscrizione recante il motto "aut pati aut mori", opera di Giovanni Tuccari realizzata nel 1741.

03-13
03:11

Le Chiese di Lipari - La chiesa delle Anime del Purgatorio

La penisoletta del Purgatorio é prospiciente la piazza Ugo di Santonofrio a Marina Corta. Al centro della penisoletta si trova la chiesa delle Anime del Purgatorio o chiesa delle Anime Purganti. La data a cui far risalire la costruzione della chiesa è il 1545, cioè l’anno successivo alla “ruina”. E proprio nel corso della “ruina”, accaduta nel Luglio del 1544, l’abate Maurand  imbarcato su un battello francese al seguito del Barbarossa, fece un disegno di Lipari, vista dal mare e scriveva che il signor Bazan, cioè il Barbarossa, stava nel Monastero della Chiesa di San Giuseppe dove aveva piantato 16 pezzi di artiglieria. In questi disegni non si nota alcuna costruzione della penisola con l’attuale chiesa. Dopo la distruzione del Barbarossa nacquero tre chiese a Lipari: “San Giuseppe” (ricostruita), la “chiesetta delle Anime del Purgatorio” e “San Pietro”. Si ha notizia di una visita pastorale del 1681 di Mons. Francesco Arata, che diceva “la chiesetta è piccolina, e viene indicata col titolo: della Madonna della Neve oppure delle Anime del Purgatorio”. Originariamente infatti la chiesa aveva due altari, l’altare centrale con l'attuale quadro in cui era raffigurata la “Madonna della Neve” e uno secondario dedicato alla Madonna Annunziata ubicato nei locali vicini all’attuale sagrestia. La chiesa sorge su un'area soggetta a bradisismo, infatti tutta la piattaforma dell'intero porto subisce una fase di sprofondamento testimoniata dall'esistenza di impianti e rovine romane sui fondali di Marina Lunga. La chiesa è raffigurata nel quadro del pittore tedesco Jakob Philipp Hackert, dipinto della seconda metà del ‘700 che evidenzia il bradisismo. Si confronti infatti la elevazione della chiesetta del Purgatorio qui raffigurata con il disegno della stessa di cento anni dopo pubblicata dall’Arciduca Salvatore d’Austria e con la situazione attuale.

03-13
08:07

Il bio distretto delle Isole Eolie

L’arcipelago delle isole Eolie, luogo turistico di mare per eccellenza, racchiude il primo Biodistretto della Sicilia, nato nel 2015 a Lipari. L’iniziativa fu fortemente voluta dalla Presidente Onoraria Aimée Carmozzz, animata dal desiderio di trasmettere l’importanza della tutela dell’immenso patrimonio naturalistico delle Eolie. Il comitato Promotore del Biodistretto comprende vari produttori agricoli, AIAB Sicilia e il Comune di Santa Marina Salina. Le produzioni del Biodistretto e la commercializzazione. Nelle isole Eolie si coltivano con metodo biologico olio, vino, frutta, ortaggi, zafferano e capperi. Per le produzioni animali ci sono caseifici che hanno aderito all’iniziativa. Alcune produzioni sono regolarmente certificate biologiche, altre non lo sono formalmente ma operano con gli stessi princìpi. Lo stesso Danilo Conti, Presidente del Biodistretto è un agricoltore che coltiva Malvasia e Corinto nero per produrre un vino bianco vinificato secco e un rosso da Corinto Nero. Altre sue coltivazioni, di zafferano, avvengono singolarmente all’interno del cratere spento del vulcano Monte Gallino (la piana si chiama Fossa Monte). Gli operatori turistici del Biodistretto, alberghi e ristoratori, assorbono quasi tutta la produzione locale chiudendo così il cerchio a kilometro zero. Gli agriturismi organizzano invece dei giri turistici, anche con gli asini, e attività didattiche per gli ospiti. L’orto solidale. Una delle iniziative importanti del Biodistretto è l’Orto solidale di Lipari, frutto della necessità di produrre cibo in un momento in cui molte famiglie iniziavano ad avere difficoltà economica a causa della Pandemia da Covid-19. Un ristoratore di Lipari ha concesso in comodato d’uso gratuito un proprio terreno, sono quindi stati raccolti dei fondi per l’acquisto di sementi, piantine e tutto quanto era necessario, e nel maggio 2021 sono iniziati i lavori di sistemazione del terreno la coltivazione. Gli ortaggi raccolti, coltivati ovviamente con metodo biologico, sono stati poi distribuiti alle famiglie più bisognose. Il giardino dei frutti dimenticati. Un progetto adesso in corso è quello di creare un campo prova, con all’aiuto dell’Università di Palermo, per le specie da frutto antiche e ormai divenute rare, tipiche del territorio. sarà chiamato Il giardino dei frutti dimenticati. Il Biodistretto promuove a tutto tondo la sostenibilità del territorio e si batte perché si sviluppino due altre tematiche: - Un sistema adeguato per la raccolta differenziata di tutti i rifiuti, tema sul quale l’arcipelago può fare ancora molto. - La casa dell’acqua. Ovvero una stazione di distribuzione di acqua minerale alla spina che consenta il risparmio di moltissima plastica, vetro ed imballaggi.

03-13
02:44

Azienda Agricola S.Bartolo – Lipari

Dall'amore per il territorio, all'interno di un cratere spento, al centro dell'isola di Lipari, nasce l'Azienda Agricola San Bartolo. Il mio progetto nasce dalla passione per il vino, per i prodotti di qualità e per il territorio, con il desiderio di offrire una vetrina importante ai prodotti da me rappresentati e distribuiti nelle Isole Eolie e prende vita nel 2006. Studi e corsi di formazione mi hanno portato ad essere riconosciuto come sommelier professionista e degustatore ufficiale. Oggi, San Bartolo Vineria & Dispensa, è un punto di riferimento alle Isole Eolie per appassionati e gourmet. Un vasto assortimento di vini, spumanti, birre, distillati e prodotti agroalimentari di alta qualità, vi accoglie tra colori, sapori, odori ed emozioni di terre vicine e lontane. Scopriamo e promuoviamo piccole realtà della nostra terra e del resto del mondo. Largo spazio è inoltre dedicato a produzioni naturali, biologiche e biodinamiche. E' invece dall'amore per la terra che ha origine il progetto di recupero di vigne abbandonate da oltre 50 anni. Devo tutto all'aiuto e al sostegno del mio amico Paolo Vodopivec, produttore di fama mondiale di vini naturali nel Carso, il quale ha compreso il mio territorio meglio di chiunque altro e sintetizzato la sua esperienza in insegnamenti e consigli. Questo progetto non sarebbe stato possibile senza di lui. C’era una volta un cratere. L'Azienda Agricola San Bartolo nasce nel 2010, dalla volontà di recuperare terre e vigne secolari abbandonate, all'interno di un vulcano spento, nell'isola di Lipari. Vengono utilizzate soltanto varietà tradizionali dell'arcipelago eoliano, Malvasia e Corinto Nero, producendo le uve naturalmente, senza l'utilizzo di sostanze chimiche. Il desiderio è  che questo vino possa restituire i luoghi nel bicchiere e che sia riconoscibile senza compromessi. Effettuiamo visite speciali in vigna anche con la presenza di un asinello e abbiamo la prima produzione di zafferano delle Isole Eolie.

03-13
02:31

Racconti e leggende - Baia Portinenti e l'arrivo del corpo di S.Bartolomeo a Lipari

Un importante riconoscimento per la spiaggia di Portinente di Lipari nl maggio del 2020. La spiaggia infatti ha ricevuto l’iscrizione ne “Il Libro degli Spazi Simbolici” che fa a capo al “Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia” grazie alla volontà delle due scrittrici  Macrina Marilena Maffei e Anna Siracusano, le quali hanno richiesto l’iscrizione alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina che ha valutato positivamente la proposta. “La spiaggia di Portinente – spiega la dottoressa Maffei – possiede i requisiti per l’iscrizione nel Libro degli Spazi Simbolici quale luogo legato al sacro che ha registrato eventi tali da sortire dinamiche di memorie collettive”. . “Siamo particolarmente grate – aggiunge la professoressa Siracusano – a quanti nelle istituzioni hanno espresso giudizi favorevoli alla nostra proposta. L’idea di richiedere l’iscrizione è nata, sia dal legame affettivo con le isole che dalla conoscenza delle tradizioni religiose e della cultura popolare eoliane; conoscenza che ha consentito di motivare la richiesta, documentando con ampiezza e accuratezza che la spiaggia di Portinente da tempo immemorabile ‘produce memorie legate al sacro’ nelle isole Eolie, ed è riconosciuta dalla collettività insulare come un luogo importante della identità eoliana“. Il riferimento naturalmente è alla tradizione che vuole che il 13 febbraio del 264 sia approdato a quella spiaggia il corpo di S. Bartolomeo jn una cassa che ha navigato per tutto il Mediterraneo dalle coste dell’Armenia fino a Lipari. San Bartolomeo: uno dei dodici apostoli di Cristo conosciuto anche ( nel vangelo di Giovanni) con il nome di Natanaele, nativo di Cana, che morì verso la metà del I secolo probabilmente in Siria. Il vero nome dell'apostolo è Natanaele. Il nome Bartolomeo deriva probabilmente dall'aramaico «bar», figlio e «talmai», agricoltore o ,secondo un’altra versione, “tholmai” colui che smuove le acque. Bartolomeo giunse a Cristo tramite l'apostolo Filippo. Dopo la resurrezione di Cristo, Bartolomeo fu predicatore itinerante (in Armenia, India e Mesopotamia). Divenne famoso per la sua facoltà di guarire i malati e gli ossessi e  fu condannato ad essere scorticato vivo e poi crocefisso.

03-13
02:34

I monumenti di Lipari - Il vecchio palazzo vescovile

La prima sede del Vescovado di Lipari, nel terzo secolo con Agatone ( e forse anche prima), dovette essere fuori delle mura urbane, dalle parti di Portinenti, nei pressi dove sorge ora la chiesetta di San Bartolomeo extramoenia cioè defilata rispetto ai luoghi di governo della città ostili ai cristiani. Ma già nel quinto secolo dovette trasferirsi sulla Rocca quando i cristiani riuscirono ad ottenere i resti del tempio pagano che doveva esistere dove ora sorge la Cattedrale e dedicarono a S.Bartolomeo una prima costruzione sostituita ben presto da una struttura più ambiziosa di stile bizantino. L’edificio che sorge a destra della Cattedrale, oggi facente parte del Museo archeologico, divenne la sede vescovile nel periodo normanno con l’ampliamento della chiesa, la costruzione del Chiostro, e quindi della stessa sede vescovile. Qui  ospitato il nascente Comune di Lipari, fin dalle sue origini e cioè fin dai primi decenni del 1200 quando si ebbe  un sistema municipale stabile anche se ad autonomia limitata. Una struttura amministrativa di questo tipo per Lipari risulta da un atto notarile del 22 maggio del 1246 dove veniamo a conoscenza che a Lipari vi sono tre giudici. Era una struttura ad autonomia limitata perché conviveva col potere del vescovo che nelle Eolie aveva ereditato il potere degli abati benedettini. Infatti questi funzionari venivano nominati dal vescovo. Dalle sue origini e fino a tutto il ‘600 il corpo dirigente municipale occupò in affitto un paio di stanze al pian terreno del Palazzo Vescovile vecchio. Il Municipio allora non si chiamava Municipio e nemmeno Comune ma Tocco che derivava dal greco e voleva dire seggio del consiglio. Fu solo all’inizio del 700 che il Comune ebbe una sede propria ma i locali non dovevano essere molto ampi per cui spesso il Consiglio si teneva a Marina corta che allora si chiamava spianata di San Giovanni, o sopra la Civita o nella Cattedrale che allora era più piccola di oggi e con una sola navata. Il Vescovado rimase al Castello fino intorno al 1725 poi il vescovo Platamone andrà ad abitare nel palazzo di villeggiatura a Diana che aveva reso agibile ospitando anche la curia ed il tribunale ecclesiastico giacchè il Palazzo vescovile vicino alla Cattedrale era “quasi del tutto crollato, a causa della recente guerra di Sicilia”e non era abitabile. Nel palazzo di villeggiatura, al Pozzo, oltre alla sopraelevazione del primo piano ricavandone sei vani, Platamone realizzò un bel vialetto colonnato, ombreggiato da viti che andava verso la via di S. Lucia. Naturalmente anche il “Tocco”, cioè la sede municipale, dovette allora essere trasferita ed andò sul Timparozzo,  che col tempo fu chiamata strada del Municipio e lì rimase fino al 1912 quando fu trasferito nel convento dei Frati minori a piazza Mazzini che con le leggi cosiddette eversive del 1866 era passato al Comune.

03-13
03:14

Il numero zero - B&B a Km 0

Il Numero Zero è un piccolo b&b composto da due stanze e una sala da pranzo\cucina e un tipico “bagghiu” (terrazzo) eoliano. Ogni stanza, arredata con un gusto quasi spartano e ispirato unicamente dalla semplicità della vita di mare, ha accesso indipendente dall’esterno o dalla sala, bagno personale e amache per la siesta. Le stanze, matrimoniali o triple, guardano a Est-Sud Est, sul borgo di Lipari e sulle isole  di Panarea e Stromboli. Kitchen & living room I nostri ospiti hanno libero accesso all’utilizzo della cucina, così come del barbecue in pietra lavica, per preparare pranzi e cene. Gli host sono a loro disposizione per aiutarli nella preparazione di piatti tipici o per consigliargli i migliori posti in cui acquistare pesce, frutta e verdura. Colazioni a chilometro zero Le colazioni sono preparate quasi interamente con cibo e frutta locali o autoprodotti, e vengono servite a orari personalizzati. Disponibili su richiesta menu vegani. Gli host del Numero zero sono a disposizione dei propri ospiti con un’auto al check in e check out per accompagnarli gratuitamente dal porto a casa, e viceversa, con zaini, bagagli ed eventuali biciclette o attrezzature sportive al seguito. Sono inoltre disponibili per spostamenti, passaggi, escursioni e visita dell’isola dietro pagamento di modiche cifre e rimborso carburante Siamo ragazze e ragazzi con lauree, master e noiosi lavori nello zaino. Siamo ragazzi e ragazze le cui storie sono rimaste imbottigliate nel traffico, incastrate tra un quartiere e l’altro o dimenticate sui muri di grandi palazzi di cemento delle città da cui siamo andati via. Abbiamo trasformato questa piccola casetta bianca arrampicata sul cielo Lipari in una casa vacanze; stiamo trasformando la terra vulcanica circostante in uliveti, orti e frutteti. Al numero zero ospitiamo e coltiviamo le storie di chi viaggia per terra e per mare. shekking Il numero zero offre la possibilità di organizzare trekking personalizzati con guida ambientale escursionistica a Lipari e nelle altre isole, talvolta con l’ausilio dell’asinello “Lucio” e\o con mountain-bike messe a disposizione dallo staff o prese a noleggio. In alcuni periodi dell’anno è possibile visitare le aziende agricole della zona e degustare vino e malvasia, miele, frutti e trasformati eoliani e conoscere da vicino gli antichi mestieri agricoli. L’itinerario più frequente è quello di Lipari Sud, con partenza dal numero zero e visita dei duomi vulcanici di Monte Gallina e Monte Guardia, passeggiate nelle vigne antiche della “Fossa” (l’antico cratere) e le degustazioni di miele presso l’azienda apiaria di Gianni Iacolino, di vino presso i vigneti di Danilo Conti e Bartolo Lo Sinno, e i trasformati dolci e salati dell’azienda “Terre Rosse”, che sorge proprio nella tenuta del numero zero. In queste escursioni l’asino Lucio provvederà a trasportare viveri e zaini e una guida autorizzata, esperta di geologia, aiuterà i trekkers a comprendere la complessa e affascinante geomorfologia vulcanica

03-13
03:05

Recommend Channels