Luoghi di Lipari - I complessi Termali
Description
I complessi termali.
A Lipari sono stati scoperti due complessi termali in via Monsingnor Bernardino Re e in via Franza. Il primo si trova quasi di fronte al Palazzo Vescovile e mostra resti di ambienti a carattere pubblico, con mosaici pavimentali e canalette di scarico, databili all’età imperiale. Sono ben visibili, inoltre, i resti di una vasca a ferro di cavallo, il frigidarium, e alcuni spazi adiacenti interpretati come tepidarium e calidarium. In via Franza, incastonato in quello che gli studiosi interpretano come un quartiere lavorativo, vi è un più modesto edificio termale. Questo, risulta essere composto da tre vani, dotati di pavimento in cocciopesto, uno dei quali, per la presenza delle caratteristiche colonnine in mattonelle sotto il piano pavimentale, è stato riconosciuto come calidarium. Questo secondo edificio termale risale alla tarda età imperiale.
Dell’edificio termale di fronte al palazzo vescovile è stata realizzata una ricostruzione tridimensionale sulla base della documentazione storica reperita facendo affidamento sulla importantissima testimonianza del capitano della marina britannica William Henry Smith che ebbe a visitarlo nel 1824.
La Terme era stata scoperta all'inizio del 1800 dal Vescovo Monsignor Reggio che era ansioso – si legge in una Guida per la Sicilia, pubblicata a Napoli nel 1842 – di trovare qualche avanzo dell'antica città e quindi aveva fatto fare degli scavi tra il palazzo vescovile ed il Seminario.
Poi un suo successore Monsignor Todaro, “annoiato dalle visite dei viaggiatori che venivano ad ammirare questo nobile monumento" lo fece interrare nuovamente. Di questo edificio si continuò a parlare e favoleggiare a lungo nelle istituzioni e nei salotti di Lipari e nel 1950, col consenso del vescovo Monsignor Bernardino Re, il Professor Luigi Bernabò Brea, per corrispondere a pressanti richieste che venivano rivolte alla Soprintendenza, eseguì un saggio che mise in luce “due grandi ambienti consecutivi in senso est ovest, rettangolari, di eguale larghezza (cinque metri e mezzo) e della lunghezza complessiva di quindici metri e cinquanta, entrambi con ipocausto cioè l'impianto usato dai romani per riscaldare le terme. Bernabò Brea, scrive sull' Archivio storico per la Sicilia Orientale nel 1954, che lo stile ci riporta al secondo secolo dopo Cristo. Il fondatore del Museo Eoliano sottolinea che queste stanze fanno parte di un edificio, fornito di impianti termali, che deve essere di notevole estensione e il cui scavo comporterebbe notevoli spese, sia per il valore dell'area sia per le opere di consolidamento e di protezione che si renderebbero necessarie a scavo compiuto.
Così l'edificio termale venne ancora una volta ricoperto fino a quando la Regione, nel 2002 non finanziò, con fondi della Comunità europea, una apposita campagna di scavi, proteggendo i resti venuti alla luce con una moderna copertura.