I monumenti di Lipari - Il vecchio palazzo vescovile
Description
La prima sede del Vescovado di Lipari, nel terzo secolo con Agatone ( e forse anche prima), dovette essere fuori delle mura urbane, dalle parti di Portinenti, nei pressi dove sorge ora la chiesetta di San Bartolomeo extramoenia cioè defilata rispetto ai luoghi di governo della città ostili ai cristiani. Ma già nel quinto secolo dovette trasferirsi sulla Rocca quando i cristiani riuscirono ad ottenere i resti del tempio pagano che doveva esistere dove ora sorge la Cattedrale e dedicarono a S.Bartolomeo una prima costruzione sostituita ben presto da una struttura più ambiziosa di stile bizantino.
L’edificio che sorge a destra della Cattedrale, oggi facente parte del Museo archeologico, divenne la sede vescovile nel periodo normanno con l’ampliamento della chiesa, la costruzione del Chiostro, e quindi della stessa sede vescovile. Qui ospitato il nascente Comune di Lipari, fin dalle sue origini e cioè fin dai primi decenni del 1200 quando si ebbe un sistema municipale stabile anche se ad autonomia limitata. Una struttura amministrativa di questo tipo per Lipari risulta da un atto notarile del 22 maggio del 1246 dove veniamo a conoscenza che a Lipari vi sono tre giudici. Era una struttura ad autonomia limitata perché conviveva col potere del vescovo che nelle Eolie aveva ereditato il potere degli abati benedettini. Infatti questi funzionari venivano nominati dal vescovo. Dalle sue origini e fino a tutto il ‘600 il corpo dirigente municipale occupò in affitto un paio di stanze al pian terreno del Palazzo Vescovile vecchio. Il Municipio allora non si chiamava Municipio e nemmeno Comune ma Tocco che derivava dal greco e voleva dire seggio del consiglio. Fu solo all’inizio del 700 che il Comune ebbe una sede propria ma i locali non dovevano essere molto ampi per cui spesso il Consiglio si teneva a Marina corta che allora si chiamava spianata di San Giovanni, o sopra la Civita o nella Cattedrale che allora era più piccola di oggi e con una sola navata.
Il Vescovado rimase al Castello fino intorno al 1725 poi il vescovo Platamone andrà ad abitare nel palazzo di villeggiatura a Diana che aveva reso agibile ospitando anche la curia ed il tribunale ecclesiastico giacchè il Palazzo vescovile vicino alla Cattedrale era “quasi del tutto crollato, a causa della recente guerra di Sicilia”e non era abitabile. Nel palazzo di villeggiatura, al Pozzo, oltre alla sopraelevazione del primo piano ricavandone sei vani, Platamone realizzò un bel vialetto colonnato, ombreggiato da viti che andava verso la via di S. Lucia. Naturalmente anche il “Tocco”, cioè la sede municipale, dovette allora essere trasferita ed andò sul Timparozzo, che col tempo fu chiamata strada del Municipio e lì rimase fino al 1912 quando fu trasferito nel convento dei Frati minori a piazza Mazzini che con le leggi cosiddette eversive del 1866 era passato al Comune.