DiscoverVISTE - EOLIELuoghi di Lipari - Diana: Parco Archeologico e necropoli
Luoghi di Lipari - Diana: Parco Archeologico e necropoli

Luoghi di Lipari - Diana: Parco Archeologico e necropoli

Update: 2023-03-13
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Diana: il parco archeologico e l’antica necropoli.


Il Parco Archeologico di Contrada Diana si trova a Lipari, nell’area pianeggiante a sud del Vallone Ponte e a nord del Vallone Santa Lucia. All’area del Parco appartengono l’ampia zona recintata nei pressi del Palazzo Vescovile, delimitata a sud dall’ex via Diana (ora via  Marconi), e altre piccole aree archeologiche adiacenti. L’intera area archeologica è stata istituita nel 1971 dalla allora Soprintendenza delle Antichità della Sicilia Orientale. Nel 1987, invece, a seguito della nascita della Soprintendenza dei Beni Culturali a Messina, è diventata patrimonio archeologico della provincia di Messina.


Scavi archeologici sistematici sono stati condotti fin dal 1948. Per circa un ventennio, a partire dal 1954, le indagini furono condotte da Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, i quali contribuirono a fondare il Parco e, soprattutto, il Museo Archeologico. L’intera area del Parco conserva memoria di tutta la storia dell’isola e ha restituito testimonianze di età preistorica, greca e romana. Tra queste, di particolare interesse sono la necropoli greco-romana e i resti delle cinte murarie, cui si aggiungono due complessi termali.


Il cuore del Parco Archeologico di Contrada Diana è costituito dalla grande necropoli. Primo sito a essere scavato, in oltre sessant’anni di scavo ha restituito quasi 3000 sepolture. Le tombe erano disposte ordinatamente, in filari, e sovrappose su più ordini: le più recenti, infatti, si trovano al di sopra di quelle più antiche. Tutte le sepolture hanno orientamento Nord Sud e ognuna di esse era accompagnata da un corredo interno e da uno esterno. Sono state identificate ben otto tipologie di sepoltura: si tratta, prevalentemente, di sepolture in sarcofagi, più raramente all’interno di anfore defunzionalizzate. Il corredo esterno, prima posto entro un grande vaso, a partire dalla metà del quarto  secolo avanti Cristo  viene inserito all’interno di un involucro di argilla cruda. In età imperiale, dal primo al quinto secolo dopo Cristo, oltre al riutilizzo di vecchie sepolture greche le tombe assumono anche forma monumentale con recinti e ipogei familiari.


Il rito funebre era misto e prevedeva sia l’inumazione che l’incinerazione, con una netta prevalenza della prima sulla seconda. I ricchi corredi funebri, conservati all’interno del Museo Archeologico Regionale Eoliano, erano composti di ceramica figurata e non, gioielli e oggetti in metallo, statuette e maschere in terracotta, che riproducono personaggi della commedia e della tragedia greche e romane.

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